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Autore: Sweet Amber    19/09/2011    3 recensioni
"Aprì di scatto gli occhi, non sapeva se definire sogno o incubo ciò che era tornato a tormentarlo. La vista era appannata e la testa gli girava vorticosamente, l'odore di narcotico lo prese alla gola."
La sete di vendetta ha logorato il suo essere, il rimorso non lo sfiora nemmeno ed è disposto a ricorrere qualsiasi mezzo pur di placare il suo animo. 
Una lettera misteriosa quanto banale, un biglietto di sola andata per l'esperienza più dura della loro vita e un traditore.
Un intreccio tra violenza e ironia, aggressività e sentimenti, fumo e alcol, amore e shonen-ai.
........salve a tutti! Questa è la mia primissima ff e ringrazio di cuore Avly per avermi sostenuta. Spero sia di vostro gradimento, buona lettura!
Avviso: la parte finale del terzo capitolo è stata revisionata e modificata
Amber
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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La parte finale del capitolo è stata modificata!

Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a finire anche questo capitolo e chiedo scusa dato che è passata più di una settimana. Ringrazio ancora HeartInRussia per aver recensito e aver aggiunto la storia tra le seguite! Ora vi lascio leggere in pace il capitolo sperando che vi piaccia, un grazie anche a chi ha semplicemente letto la storia, buon lettura (:  

 

Capitolo 3


Il vociare, le luci soffuse coperte dal fumo che aleggiava nel locale, l'odore di alcol... non lo sfioravano minimamente. Sentiva le ginocchia tremare e le energie abbandonare il suo corpo.
-Fa' quel che ti pare- recuperò un briciolo di lucidità
-Come sempre. Ti ricordo solamente la mia proposta, Yuri- diede un tiro alla sigaretta
-Sai benissimo che non posso accettare. Non posso lasciarla sola, non di nuovo-
-Da quando ti affezioni così tanto alle persone?- gli occhi ametista fissavano duramente quelli di ghiaccio
-Non è una persona qualunque! Cazzo, è mia sorella Kai- aveva i pugni serrati
-Ma se viviamo sotto lo stesso tetto insieme a lei da nemmeno sei mesi!-
-Colpa mia se siamo stati separati da sempre?! A questo punto l'unica cosa che mi resta da fare è starle accanto-
-Sei proprio un sentimentale-
-Fanculo Hiwatari. Ti ricordo che ho ancora memoria del tuo pianto silenzioso accanto al letto d'ospedale durante il mio coma-
-Tsk- fece finta di non aver sentito -Barista, due tequila- Kai fissò con sguardo magnetico Yuri che ricambiò.
-Leccare il sale, bere la tequila tutta d'un fiato e mettere in bocca il limone- sussurarono all'unisono. Sbatterono i bicchieri vuoti sul bancone e Hiwatari passò una sigaretta a Ivanov. Era il segnale che la serata volgeva al termine. Ad un tratto Kai si alzò e Yuri fece lo stesso; si fissarono intensamente negli occhi mentre le sigarette si stringevano, come i loro gelidi cuori. I volti dei due ragazzi si avvicinarono l'uno all'altro, fino a quando le loro labbra non si sfiorarono in un casto bacio
-Spero che tu abbia memoria anche di questo- i capelli argentei coprivano gli occhi amerista che si erano incupiti -Stasera offro io- lasciò una banconota sul bancone per poi imboccare l'uscita del locale e dileguarsi sotto lo sguardo perso di Yuri.
Della tequila, una marlboro rossa, un addio e una sottile scia salmastra che solcava timidamente il volto di Yuri: tutto in perfetto stile Hiwatari. Aveva avuto la possibilità di andarsene con lui chissà dove ma aveva scelto di non seguirlo, solo per Lena "Non voglio avere rimpianti"
Un sussurro inudibile uscì dalla sua bocca -Kai, io ti... -
 
 
Aprì di scatto gli occhi, non sapeva se definire sogno o incubo ciò che era tornato a tormentarlo. La vista era appannata e la testa gli girava vorticosamente, l'odore di narcotico lo prese alla gola. Le corde che legavano polsi e caviglie gli stavano lacerando la pelle. Si guardò intorno e si ritrovò circondato da pareti metalliche "Devo essere in un container" Un piccolo impianto elettrico faceva luce debolmente. Chinò il capo: era ricoperto di tagli profondi, graffi e sangue rappreso. Era disorientato, fino a quando le figure di due corpi accasciati in un angolo non gli fecero ricordare tutto "Lena, Boris!" Avanzò strisciando sulla superficie fredda nonostante il dolore delle ferite e riuscì ad avvicinarsi ai compagni. Il maglioncino di Lena era completamente intriso di sangue ed era lacerato in più punti, scrutò meglio il suo corpo e vide un solco evidente sul braccio sinistro "Cazzo, la sparatoria"
-Lena?- non ci fu nessuna risposta, si avvicinò ulteriormente -Lena?!-
-Mh... - un debole lamento uscì dalla bocca della ragazza mentre Yuri tirò un sospiro di sollievo
-Lena, ci sei?-
-... - non disse niente, il viso cadaverico era nascosto nella penombra ma si potevano intravedere gli occhi socchiusi e spenti, quasi inquietanti -Boris?- chiese tentando di appoggiare la schiena alla parete fredda, la testa le doleva da impazzire, ma mai quanto il braccio. Aveva perso molto sangue, ma fortunatamente l'emorragia si era fermata. Aveva tagli ovunque e sentiva il sapore metallico in bocca, osservò Yuri e Boris; erano messi uno peggio dell'altro "Ce lo dovevamo aspettare, maledizione"
 
Era sveglio da quasi un'ora, ma non aveva le forze di fare nulla. Era steso supino e sentiva il volto reso gonfio dai pugni che aveva preso, era ridotto davvero male. Girò appena la testa e si soffermò su Lena, respirava debolmente ma era già qualcosa; sentiva la gamba di Yuri appoggiata alla sua, dovevano essere entrambi privi di coscienza. Boris si sarebbe alzato sbarazzandosi delle corde spesse e avrebbe fatto lo stesso ai compagni e poi si sarebbe assicurato che le loro condizioni non fossero eccessivamente gravi. Ma non fece nessuna di queste cose; era ancora sotto l'effetto del narcotico che gli avevano fatto respirare a forza quando erano ancora all'interno della casa. Nonostante lo stato di incoscienza era riuscito a sentire due uomini parlare all'esterno, si trovavano su un camion che andava direttamente al Severnaja Sos'va o meglio, all'inferno. Dovevano attraversare le montagne e ci sarebbero voluti almeno tre giorni per arrivare a destinazione "Hanno programmato tutto alla perfezione, arriveremo all'inizio di questa stronzata" Teneva gli occhi chiusi, forse perchè sarebbe impazzito a furia di fissare le pareti d'acciaio che li circondavano o semplicemente perchè non riusciva a credere davvero a ciò che gli stava capitando. Ad un tratto una fitta al fianco destro lo fece contorcere dal dolore e fu costretto a trattenere un lamento, sporse la testa e vide un grosso pezzo di vetro conficcato in profondità nella pelle, attorno a se una grossa macchia di sangue "Se l'hanno fatto di proposito, giuro su Dio che non appena esco da qui faccio una strage" Il cuore di Boris iniziò ad accelerare i battiti, tanto che perse i sensi e sprofondò nel buio totale.
 
Un sussurro lontano chiamava il suo nome, non sapeva nemmeno lei se sarebbe riuscita a rispondere. L'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu un lamento
-Lena, ci sei?- una voce roca e profonda, così familiare, suo fratello. Rispose alla domanda con un'altra
-Boris?- non fece in tempo ad aggiungere altro che iniziò a tossire violentemente e sputò sangue. Yuri cercò di girarsi dall'altro lato per verificare la situazione del compagno
-E' messo male- fu l'unica cosa che riuscì a dire, il viso di Boris era una maschera di sangue e dolore, aveva un labbro spaccato e svariati pesti
-L'hanno preso a pugni in tre o quattro, è l'unica cosa che ricordo- Lena si pulì la bocca con la manica del maglioncino logoro
-Cazzo, ci hanno fottuti- Yuri avrebbe lanciato un destro capace di aprire il portellone del container, ma le corde gli impedivano qualsiasi movimento
-Yuya, è tutto ok?-
-Non chiamarmi così. E comunque, come può essere tutto ok? Non vedi dove ci troviamo e come siamo ridotti?!- la situazione iniziava a farsi abbastanza irritante per il ragazzo
-Non intendevo in quel senso. Qualche ora fa ho sentito che ti agitavi nel sonno- Lena abbassò lo sguardo che si velò di una sottile malinconia, ma non disse nulla riguardo all'ultima frase che il fratello aveva pronunciato -Lo hai sognato ancora, vero?- quella domanda colpì Yuri come uno schiaffo ma non lo diede a vedere
-Tsk, probabilmente ero ancora sotto effetto del narcotico- sviò la domanda mentendo
-Ehi- la voce impastata di Boris che si era appoggiato ad una parete catturò l'attenzione della rossa e Yuri lo ringraziò mentalmente
-Kuznestov, te le hanno date eh?- la voce di Lena tremava un po' troppo per poter risultare ironica e fastidiosa
-Tu ringrazia che il proiettile ti abbia presa di striscio- rispose accennando un sorriso alla ragazza che gli fissava il viso gonfio con un'espressione tra il preoccupato e il terrorizzato
-Già. Per lo meno siamo ancora tutti vivi- gli occhi indaco di Lena vagavano sui volti dei due ragazzi di fronte a lei
-In ogni caso non ci avrebbero uccisi. A quanto pare hanno bisogno di noi vivi o meglio, in condizioni agibili- asserì Yuri
Ad un tratto il portellone del container si spalancò facendo entrare la luce e l'aria fredda all'interno di quella prigione di ferro. I raggi del tardo sole pomeridiano ferirono gli occhi dei ragazzi. La figura di un uomo sulla trentina si fece avanti e, con un movimento agile, saltò a bordo del camion; si avvicinò a Yuri con un coltello gerber in mano. Quando si abbassò al livello della faccia del rosso lo fissò per qualche secondo negli occhi, poi con una mossa rapida e inaspettata fece gelare il sangue ai ragazzi. Aveva tranciato le corde che bloccavano mani e piedi di tutti e tre i russi lasciandoli stupiti
-Non sono venuto per fare una strage- fece scivolare un vassoio con del cibo e una coperta accanto a Boris che fissava con odio quell'uomo; l'avrebbe preso a pugni volentieri. Poco dopo iniziò a frugare nelle tasche del lungo cappotto scuro che aveva addosso e tirò fuori tre pacchetti di sigarette di marca diversa e alcune scatoline di fiammiferi -Siete fortunati che Vorkov vi tratti così bene, si vede che siete davvero... preziozi- disse beffardo per poi fissare Lena con fare perverso -E tu che ci fai qui piccola? Sai che una signorina come te non dovrebbe andare in giro conciata così, perchè non vieni un po' con me? Saprei io come trattarti- una risata boriosa gli uscì dalla bocca ma fece in tempo a chiuderla che Lena gli sputò in pieno viso
-Fanculo, stronzo- lo sguardo della rossa era omicida e l'uomo si mise in piedi, stava per tirarle un calcio ma si bloccò
-Antonov, datti una mossa o non arriveremo in tempo per incontrarci con gli altri camion al valico- la voce di un uomo catturò la sua attenzione, distraendolo dal pestare la ragazza
-Certo- aspettò che il compare se ne fosse andato -Ritieniti fortunata, puttana- così si dileguò, lasciando che il container fosse illuminato solamente dalla flebile luce artificiale. Yuri prese i pacchetti di sigarette e li spartì a seconda delle varie marche per poi guardare il vassoio; molto probabilmente era la loro cena. Erano tutti affamati, peccato che quello che gli avevano portato era un umile pasto frugale e insufficiente per tutti e tre: c'era solamente un po' di zuppa e del pane nero. Presero i cucchiai e sorseggiarono quella brodaglia lentamente accompagnata dal pane che assomigliava più ad una pietra. Boris aprì il suo pacchetto di winston blue, ne prese una e l'accese
-Quel tizio stava per suonartele Lena, hai visto che scarponi indossava? Ti avrebbe spezzata in due- dalla sua bocca uscì lentamente il fumo
-Cazzi suoi. Sono ancora viva e vegeta, quindi non me ne fotte niente- rispose acidamente
-Non mi sembra che tu sia in forma smagliante: un proiettile ti ha presa di stirscio. Come ti senti?- chiese Yuri
-Tutto ok- questa volta non mentiva, dopo aver mangiato si era sentita un po' meglio e, per completare il tutto, si accese una sigaretta e il fratello la imitò. Quando il camion mise in moto, tra i ragazzi calò il silenzio, l'unico rumore che si sentiva era quello del motore. Dopo la quarta camel, Lena prese la coperta e si coprì quanto bastava per lasciarne un po' anche ai compagni
-Fa freddo, probabilmente domani arriveremo al valico di cui parlavano quei due tizi- ipotizzò Lena che si era stesa su un fianco -Bhè, buona notte- e così chiuse gli occhi lasciando che Morfeo l'abbracciasse. Quando anche Boris aveva sentito la stanchezza alle porte e si era coricato, Yuri accese l'ennesima sigaretta e dopo un po' si avvicinò silenziosamente alla sorella
-Ci tengo a te, Lena- così posò le labbra sulla guancia della ragazza che pareva così fragile mentre dormiva; si stese accanto a Boris e si lasciò cullare dai respiri dei compagni.
 
Una frenata improvvisa fece svegliare di colpo i ragazzi che fecero capolino dalla coperta ancora calda. Udirono alcuni uomini urlare strani ordini, fino a quando il portellone del container non fu aperto ancora una volta. Non appena la loro vista si fu abituata alla luce del sole che filtrava tra la fitta nebbia, furono in grado di vedere delle vette alte e possenti spiccare nel cielo grigiastro e quattro grandi camion completamente neri. Non fecero in tempo a capire cosa stesse succedendo che un gruppo di uomini, molto più simili ad armadi, con la tipica mimetica russa li afferarono per la vita e li portarono dentro al tir più grande trovandosi faccia a faccia con almeno una dozzina di persone
-Ma che cazzo... ?!- i pensieri dei tre ragazzi uscirono dalle loro bocche all'unisono, ma una voce familiare li fece tacere, attirando l'attenzione di tutti
-Buon giorno Teams. Siamo a due giorni dal Severnaja Sos'va, come potete vedere ci troviamo ai piedi degli Urali- un uomo alto e magro di mise di fronte all'ingresso del container in modo da essere visibile a tutti, in mano aveva una mazzetta di fogli
-Credevate di potervi sottrarre a me, non è vero?- una risata agghiacciante e un sorriso sadico comparvero sul quel viso ben conosciuto quanto odiato; Vorkov. I tre ragazzi rimasero paralizzati, e si guardarono in torno lanciando delle rapide occhiate alle persone che si trovavano insieme a loro in quella prigione metallica. Non apparivano per niente spaventati o irati, anzi, erano rimasti del tutto impassibili. Le grosse porte si chiusero all'improvviso lasciando al buio totale i volti disorientati dei tre compagni.
 
Non appena il rimorchio del tir venne chiuso sputò a terra e imprecò
-Finalmente questa messa in scena sta per finire- fece cadere la pila di fogli che teneva in mano -C'era addirittura bisogno di un copione?!-
-Non ti scaldare, Vorkov- una voce giovanile ma ferma e profonda lo fece voltare
-Ah, sei tu. Sei stato veloce- i loro sguardi si incrociarono -Non ti riconosco più senza la mimetica, Kai. Sei cambiato molto-
-Taci. Non mi importa niente delle tue considerazioni- asserì con voce lapidaria
-Come non detto, sei rimasto il solito- un sottile sorriso inarcò le labbra di Vorkov.
 
Sweet Amber
  
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