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Autore: Lyra Lancaster    19/09/2011    2 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo su EFP.
Parla di un personaggio inventato da me, Artemis Alberti, ipotetica figlia del Gonfaloniere, che viene a conoscenza della guerra tra Templari ed Assassini in parallelo ad Ezio.
Questo è il primo capitolo rivisto. Avevo commesso un imperdonabile errore storico e mi scuso con tutti voi. Buon proseguimento di lettura.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Del doman non c'è certezza 8

- Capitolo 8 -

E hor faceva il drago hor la giraffa

Sette ore sfiancanti a cavallo a galoppo forzato, con solo due soste per cambiare il cavallo e cercare almeno di fare un pisolino ma, a causa dell'ansia di avere alle calcagna ezio Auditore, con scarsi risultati. Quindi Artemis non aveva chiuso occhio ed era arrivata alle mura imponenti della città di Lucca al cambio di guardia, che già il sole faceva capolino all'orizzonte.
E, come era prevedibile, era stanca morta, quindi guidò il cavallo, che era più stanco di lei, verso un'osteria in cui, lasciatolo allo stalliere, chiese una camera in cui riposare  intestandola ad un nome maschile inventato, Marco Frolli e, antrata in stanza, si gettò sul materasso vestita così com'era e finalmente si addormentò.
Quando la ragazza si svegliò doveva essere stato circa mezzogiorno, perchè dalla sala di sotto proveniva  un invitante profumo di cibo.
Quindi si mise a sedere e a racimolare  le idee.
Prima di tutto doveva decidere se vivere da uomo o da donna e se rimanere in quella città oppure scegliere un'altra meta.
Per il momento rimanere lì non sarebbe stato un male, forse per un po' di tempo Ezio non l'avrebbe cercata ma si sarebbe dedicato ad altro.
E Artemis aveva il tempo per rifarsi una vita completamente nuova.
La prospettiva non l'allettava molto ma non aveva scelta. Doveva nascondersi e, forse, imparare a tirar di scherma, così avrebbe potuto affrontare Ezio se mai l'avesse trovata.
Ma se lui non ce l'avesse fatta, la giovane era destinata a mantenere la propria falsa identità finchè non sarebbe invecchiata e morta?
No, no, no. Era solo una condizione temporanea, poi avrebbe cambiato città, forse anche identità e così all'infinito.
Le si prospettava una vita schifosa, da trascorrere nella paura e nella menzogna e sicuramente non sarebbe più tornata a condurre l'esistenza di prima.
D'un tratto le mancarono i bei vestiti, i gioielli esotici, le decorazioni accuratamente stuccate che avevano adornato la sua quotidianità ma, più di tutti, il lavoro filologico.
Forse non avrebbe nemmeno più aperto un libro, forse avrebbe dimenticato il latino ed il greco, avrebbe dimenticato Cicerone, Lucrezio, Seneca, Senofonte, Tucidide, Isocrate.
Avrebbe sostanzialmente perso se stessa, la sua identità. Ciò che le permetteva di essere Artemis Alberti.
Già, quel nome sarebbe stato cancellato lentamente, sostituito da una nuova comoda identità, che le avrebbe fruttato soldi e garantito l'incolumità.
Era capace di vivere solo respirando, mangiando e bevendo, come se non avesse conosciuto le meraviglie che un essere umano poteva produrre usando anche un cervello? Non usarlo significherebbe diventare un animale o, peggio, un vegetale.
Ma non poteva farci nulla. La sua vita doveva avere un tenore molto basso, per rimanere nell'anonimato ed evitare che un vendicativo Ezio la trovasse e la uccidesse.
Con massimo sconforto decise di usare l'identità di Marco Frolli e di cercare un lavoro, magari presso un fabbro, in modo tale da poter anche imparare a difendersi.
Il suo pensierò andò al padre, premuroso e gentile, anche se un po' burbero e al suo orgoglioso defunto marito, Vieri.
Ormai le sembravano far parte della vita di un personaggio che aveva letto in un libro tanti anni prima e questo senso di ovattata indifferenza la sorprese, perchè fino a l' altro ieri aveva chiaccherato amabilmente con entrambi. Le lacrime giunsero da sole, senza sforzo, silenziosamente. Chissà se qualcuno l'avrebbe cercata, o almeno chiesto di lei, tra i Templari? No, era destinata a rimanere da sola, d'ora in poi.
Sospirò, disse addio alla spensierata Artemis e si alzò dal letto diretto di sotto, per cercare qualcosa da mangiare. Poi le venne in mente un piccolo particolare: non aveva soldi con sè e non avrebbe potuto pagare l'osteria.
Sorrise. Si sarebbe sbrigata a cercare un lavoro e, nel frattempo, sarebbe rimasta in quel luogo, per poi andarsene appena guadagnato il denaro sufficiente.
"Buongiorno". La giovane ostessa le rivolse un sorriso radioso, che le illuminava i riccioli mori e gli occhi azzurri. Era davvero bella.
"Buongiorno" Rispose lei, cercando di mascherare la voce e di nascondere il più possibile il volto sotto il cappuccio che aveva premurosamente tenuto calato a nascondere i suoi connotati femminili.
"Signore, se volete pranzare la cucina ha appena aperto."
"Grazie mille. Ho proprio fame."
"Benissimo! Si accomodi pure. Oggi purè di patate e pollo arrosto."
Artemis annuì con il capo e prese posto ad un tavolo, cercando di non rimanere troppo isolata, cosa che avrebbe destato sospetti. Sarebbe stato meglio levarsi anche il mantello, ma in quel modo tutti avrebbero notato la sua elaborata acconciatura e sarebbe stato difficile dare spiegazioni.
Decise di tagliarsi i capelli. Era doloroso pensare di separarsi da ciò che riteneva essere il suo vanto, ma andava fatto.
"Ecco a voi, messer ... " Improvvisamente la giovane cameriera di prima era piombata davanti ad Artemis con il pranzo.
"Frolli ... Grazie, fanciulla." Provava a sembrare un uomo.
"Se vuole posso fare di più che portarle il cibo." Replicò la giovane con uno sguardo malizioso, mettendo in mostra la scollatura generosa.
"Oh, io ... ecco..." E ora cosa rispondeva? Chiunque avrebbe accettato, ma in questo modo l'ostessa avrebbe scoperto che  era una donna. "Io sto per diventare frate." La prima balla che le era passata per la testa.
"Oh, non si preoccupi, la tonsura non è un problema ..."
Che schifo. Davvero quella ragazza aveva avuto esperienze con frati? Che schifo.
"E' un problema per me. Io ho una morale che voglio rispettare." Aveva cercato di sorridere, perchè ragazze come lei erano colpevoli solo a metà, quindi aveva aggredito il pollo scoprendo di essere affamata, mentre la giovane abbandonava il suo tavolo per ritornare ad eseguire il proprio lavoro.
Artemis avrebbe cercato il proprio appena finito il pranzo.

  
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