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Autore: gaccia    19/09/2011    25 recensioni
Cosa può spingere un giovane uomo, sano ed attraente, ad affittare una moglie?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Gente, eccomi di ritorno,

credo di aver fatto un pochino di confusione lo scorso capitolo: dovevo ancora scrivere un pezzo che, adesso, è finito in questo!

Il titolo di questa parte è: Doccia Fredda! Voglio sperare che non mi uccidiate, visto che mi riferivo, sadicamente, a…Voi.

Capitolo un pochino più corto di quello precedente, con l’inserimento di alcuni nuovi personaggi.

Anche questa volta è doveroso ringraziare tutte le persone che con le recensioni, e inserimento tra le proprie preferenze, o anche solo con il semplice accesso e lettura, apprezzano questa storia, in particolarissimo Bambola_e_Bibola, come già detto sono commossa e con lacrimuccia agli occhi, grazie.

 

Vi lascio alla lettura e per i commenti ci sentiamo in fondo.

Buona lettura

 

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«E chi ti dice che abbia recitato?».

«E chi ti dice che abbia recitato?».

«E chi ti dice che abbia recitato?».

Quella frase mi stava rimbombando in testa con la forza di un cannone.

«E chi ti dice che abbia recitato?». Cosa voleva insinuare? Che gli piacevo? Che era attratto da me? Oddio Signore, il Cielo Onnipotente!

Avevo appena detto a Rosalie che non potevo avere nulla a che fare con Edward sul piano sentimentale, ero certa che in presenza del sogno, non avrebbe esitato a mollarmi uno a zero, e io non avevo alcuna intenzione di raccogliere i cocci del mio cuoricino. L’avevo custodito talmente bene in questi anni! Nemmeno una crepa a guardare con il microscopio! Perfetto!

Ora arrivava lui… ed io andavo in fibrillazione?

Però… quando ero all’università, non ci avrei pensato sopra neanche un momento, lui mi piaceva, io gli piacevo, perché non divertirsi? All’epoca avrei ragionato così.

Cos’era cambiato da allora per farmi pensare in modo diverso? Ero diversa io? Ero diventata talmente romantica da volere il principe azzurro e sospirargli dietro come un ventola? Perché no? Ero cresciuta e il mio principe (o un rospetto da trasformare tale) me lo meritavo!

 

Lo guardai piena di imbarazzo, e lui si rese conto di quello che mi aveva risposto e borbottò uno “Scusami” appena sussurrato, prima di girarsi verso l’oblò.

Mi rilassai sul sedile e decisi di sonnecchiare, nella speranza che l’incoscienza mi portasse consiglio. Forse uno stato comatoso sarebbe stato meglio, ma in assenza, dovevo accontentarmi.

Ad occhi chiusi, quel bastardo di Morfeo, continuava a farmi gli occhi dolci, a stringermi e a baciarmi, in un modo vagamente famigliare. Ma porca paletta! Mica avevo deciso di dormire per essere sedotta pure da questa parte. Volevo un poco di calma per riflettere e invece quel diavoletto mi stava baciando il collo e quando muovevo la mano per allontanarlo, come una mosca fastidiosa, questo sogghignava sadico.

Cosa devo fare, Morfeo? Devo cedere al fascino di mio marito e prenderla così come viene, oppure rimanere rigida sulle mie posizioni, restare fredda, recitare e alla fine andarmene per la mia strada senza voltarmi?

A pensarla così, mi sentivo quasi un cowboy che se ne va alla luce del tramonto, come nei film classici di Hollywood.

Se da una parte poteva esserci la mia dignità, dall’altra c’erano undici mesi di astinenza e un bellissimo pezzo di manzo disponibile (o almeno, avevo tutto il diritto di approfittare di lui, documenti alla mano)

Farselo o non farselo. Amleto poteva avere un dubbio esistenziale, ma il mio non era da meno… beh forse un pochino più banale, ma molto importante per me e la mia vagi… ehm, sì, proprio quella li.

 

Non so esattamente quanto rimasi nel limbo incosciente (beato cervello inattivo) e venni svegliata di soprassalto, quando fui urtata dalla gamba di mio marito che tornava da qualche parte.

Aprii gli occhi e lo guardai interrogativa, mentre lui si sedeva, o meglio stramazzava, sul sedile, visibilmente agitato.

«Ero in bagno» mi disse senza guardarmi in faccia.

“Vuole nasconderti qualche cosa” la mia vocina interiore stava starnazzando come un’oca per cercare di darmi la sveglia. Non che ce ne fosse bisogno: il rossetto sul suo collo parlava da solo.

«Con chi?» chiesi secca.

«Nessuno, perché?» mi chiese e si voltò per guardarmi negli occhi con una espressione ingenua da oscar.

In quel momento passò, vicino al mio sedile, la hostess di prima, lanciandomi un sorriso soddisfatto.

«Almeno chiudi la patta dei pantaloni. Tieni, per il rossetto sul collo» sibilai, passandogli un kleenex.

Edward, in quel momento, ebbe la delicatezza di arrossire dalla vergogna, mentre si sistemava: «Non è come sembra».

«Senti, Edward, non mi devi nessuna giustificazione. Il nostro è un rapporto di lavoro. Punto. Ti chiedo solo un poco di rispetto» gli dissi piccata, voltandomi dalla parte opposta.

Dopo alcuni minuti di silenzio, sentii soffiare al mio orecchio: «Sai, dolcezza? Hai ragione! Non ti devo nessuna giustificazione. Scusami per la mia “mancanza di rispetto”» e lo sentii allontanare.

Il gelo, stile Antartide, calò tra noi due, poteva servirmi una sciarpa in pieno luglio. Neanche quando mi aveva beccata al pranzo del nostro accordo, avevamo avuto questa atmosfera. Mi dispiaceva, si era instaurato un bel rapporto, mentre adesso…

Se anche ci fosse stata una possibilità con il mio novello sposo, Edward aveva deciso per tutti e due.

A ben pensarci, però… come mi aveva detto Rosalie, a Miami avrei potuto incontrare qualche bel ragazzo, perché negarmi questa possibilità? Ripresi a dormire, il sonno porta consiglio, forse.

 

«Isabella, su svegliati, stiamo atterrando». Una mano mi stava gentilmente strattonando.

«Uhm. Edward. Che succede?». Non ero ancora in grado di ragionare, perché mi parlava?

«Ho detto che stiamo atterrando» e così dicendo, iniziò ad armeggiare con la cintura del sedile, bloccandomi.

Che lo facesse apposta o meno, strusciò le mani sui miei fianchi. Che gran bastardo! Non gli bastava la hostess bavosa?

Gli schiaffeggiai la mano e lui le ritrasse come scottato: «Ahi!».

«Paperotto, ti ringrazio ma faccio da sola» sibilai.

«Non c’è di che, ranocchietta» mi rispose a tono. Ranocchietta? Si stava comportando come i bambini dell’asilo, solo perché lo avevo chiamato paperotto, che poi sono anche carini! Ma ranocchietta! Per favore! Avrei dovuto chiamarlo viperotto! Forse sarebbe stato più appropriato.

 

Qualche decina di minuti dopo, l’aereo era atterrato: ben sei ore sulla mia povera schiena! Non ero solo distrutta, mi sentivo disintegrata, nonostante il dormiveglia.

Più che un sonnellino, forse era un trattato di psicologia sui sentimenti da portare nei confronti di un marito fedifrago, magari con reazione alla Bobbit. (il taglio fa scuola).

“Bella! Ti stai comportando come una moglie gelosa. Posso capire la prima parte, ma non la seconda” grazie vocina interiore! Sempre dare retta alla propria coscienza, non porterà mai male.

Mi chiedevo solo se, al momento di firmare le carte, la suddetta coscienza, fosse partita per le isole Cayman, visto che non avevo sentito un fiato.

 

Finalmente a terra! Quasi mi inginocchiavo a baciare il pavimento! Mai più un viaggio così lungo in una sola gittata. Dovevo nuovamente imparare a deambulare.

Il mio coniuge, invece, sembrava appena sceso da un’auto dopo un giretto di appena dieci minuti: era perfetto e fresco come una rosa. Certo! Con la puntatina la bagno che aveva fatto! Grrrrrrr. Che nervi!

“Sei gelosa! Lui si e tu no!” ecco appunto, sono gelosa perché… sono in Astinenza da 11 mesi! Cribbio!

 

«Vado a prendere le mie valigie. Aspettami qui» mi disse Edward, lasciandomi nell'immensa sala di aspetto dell'aeroporto. Lo vidi allontanarsi, le spalle larghe, quel sedere perfetto fasciato in modo indecente dai jeans...

«Sei stato uno stupido!» borbottai sospirando.

«Adesso cosa ho fatto? Non mi conosci neanche e mi dai dello stupido?». Una voce alle mie spalle stava chiaramente rivolgendosi a me, divertita.

Mi voltai e mi ritrovai davanti agli occhi un petto, costretto, per qualche strano motivo, in una maglietta di qualche taglia più piccola.

Avevo sentito parlare di abbigliamento aderente ma quello era ridicolo, tanto valeva tatuarsi una t-shirt: potevo distinguere a occhio nudo ogni singolo fascio di muscoli, ogni riga della benedetta tartaruga sul ventre che mi stava urlando “toccami, toccami”.

«Cominciamo bene» sussurrai. Fui quasi compiaciuta del mio eccezionale autocontrollo, quando, invece di palpare tutto quel ben di dio, alzai la testa per guardare in faccia la persona che avevo davanti, oltre ovviamente a monitorare tutto il resto della mercanzia.

«Ehi! Come va? Visto che mi hai già inquadrato come stupido, almeno lascia che mi presenti! Ciao, io mi chiamo Jacob! Sei qui in vacanza?» mi tese la mano mentre il viso si apriva a un sorriso contagioso.

Era davvero bellissimo, capelli cortissimi neri e occhi espressivi scuri, un viso dai lineamenti leggermente spigolosi e fieri. Aveva la pelle ambrata e ricordava gli indios, ma lui era talmente bello da poterne fare il capo.  Ed era altissimo, più di Edward.

A proposito! Dove era mio marito in questo momento? Beh, non c'era nulla di male nel conoscere un ragazzo che pareva simpatico, oltre al fatto che sembrava della mia età o poco meno.

«Non era rivolto a te, ovviamente. Ciao, io sono Isabella, ma puoi chiamarmi Bella e non sono qui solo per vacanza» risposi. A ben pensarci, chissà come dovevo definire quella trasferta? Lavoro? Vacanza? Piacere? (magari!)

«Allora anche per lavoro... e che cosa fai? Qui a Miami, a luglio». Ecco! Questo sì che è un bel problema, e ora? Che gli dico?

 

«Ehi, killer! Hai trovato una nuova vittima? Ricordati che io ho la precedenza!». Non ero mai stata più felice di sentire quella voce, come in quel momento.

Un braccio mi avvolse da dietro e io mi appoggiai al torace che doveva essermi così famigliare e sorrisi.

«Ciao, Edward» disse Jacob.

Oh mamma! Ma si conoscono? E come?

Come se non bastasse, il mio caro maritino possessivo, aveva infilato la mano sotto la t-shirt e mi stava carezzando con il pollice appena sopra la cintura dei miei jeans procurandomi una serie di piacevoli brividi. Bastardo! L’avevo già detto? Beh allora riconfermo. Bastardo! Dentro e fuori!

Conosceva Jacob? Un’idea malsana mi attraversò la mente. Voleva la guerra? A disposizione!

«Ciccino mio, conosci Jacob?». Il mio sguardo era quanto di più innocente c’era, mentre mi ero leggermente voltata a guardare in faccia il mio caro Edward.

Evidentemente non aveva apprezzato molto il mio nomignolo, visto il pizzicotto che mi fece, nascosto sotto la maglietta.

Intanto Jacob aveva iniziato a ridere della grossa: «Ciccino mio? Oddio Eddy, appena lo saprà Emmett sarai finito. A vita!» iniziò anche ad asciugarsi gli occhi e io ringraziai mentalmente questo Emmett che avrebbe contribuito a rendere la vita di Eddy più dura (Eddy? Potevo anche chiamarlo Eddy?)

«Lucciola mia, Jacob è mio cugino, fa parte della terribile famiglia Cullen che stai per incontrare». Una piccola frase che racchiudeva così tante informazioni!

A parte il lucciola mia... era per caso un fortuito riferimento alla mia pseudo condizione di affittata? Sperai che non fosse tanto meschino e passai all'informazione più importante: Jacob era suo cugino! Tra tanti ragazzi, anche bei fusti, disponibili sul mercato, io chi ti andavo a trovare? Il cugino! Ma questa è sfiga!

Non riuscivo a trovare le parole adatte, il mio cervello stava ancora elaborando le informazioni (e poi dicono che la nostra materia grigia è il computer più veloce ed efficiente! Sarà, ma allora, in quel momento, avevo senza dubbio un problema al processore)

Edward prese la mia mano sinistra con la sua ed incrociò le nostre dita in modo che apparissero le due fedi vicine, poi si strinse più forte a me e guardando Jacob negli occhi, gli mostrò le nostre mani, dove brillavano i due cerchietti.

«Jacob, ti presento Isabella Swan Cullen, mia moglie».

 

Se prima il ragazzo rideva, senza prendere fiato, adesso boccheggiava come se gli mancasse. Pareva un pesciolino rosso in una vasca d'aria: stava soffocando.

Mi venne un brivido di inquietudine. Era così strano che Edward fosse sposato? Va bene che dovevamo raccontare di esserci sposati a Las Vegas, nottetempo, ma lo stupore doveva durare pochi minuti, qui stavo quasi per decidermi a chiamare un'ambulanza, prima che gli partisse un embolo dallo shock.

«Spo... sposati? Cioè? Proprio marito e moglie? Tu?» balbettava ed era sempre più stranito. Ma che stava succedendo?

«Sposati Jacob. Su, non è difficile da capire» adesso era Edward che lo prendeva in giro, visto che stava cominciando a ridere sempre più forte, man mano che lo stupore del cugino aumentava.

«E allora Jes...» tentò di obiettare Jacob.

«Mi sono sposato con Isabella. Non c'è altro da dire. Fammi le congratulazioni e sii felice per me!» adesso era tornato serio e perentorio. Qui c'era molto di più sotto le fattezze cordiali di questi due. Che Jacob sapesse della ragazza che era diventata il sogno di Edward?

«Ah Jacob! Giù le zampe da mia moglie!» e qui era tornato allegro e scherzoso.

«Ma per chi mi hai preso Eddy?» rispose il ragazzo, alzando le mani in segno di resa.

 

«Edward, ragazzo mio! Sei arrivato anche tu?» ci voltammo tutti verso un signore sulla cinquantina che, evidentemente conosceva mio marito.

«Zio Billy! A questo punto Bella, è meglio fare le presentazioni corrette» si staccò da me, mi prese per mano e mi presentò.

«Isabella Swan, ti presento mio zio William, detto Billy, Black e suo figlio Jacob Black. Zio ti presento mia moglie, Bella». Wow che presentazione ufficiale! Chissà quanti erano e a quanti altri sarei stata presentata così.

«Come, moglie?». Ecco, ci risiamo. Spero che gli altri si abituino prima o passerò questi due mesi a portare sali e acqua a chiunque abbia la necessità di svenire per il fatto di sentire che Eddy è sposato.

Ihihihihihih! Eddy!... troppo carino come nomignolo... fa tanto chihuahua.

«Sì moglie, mi sono sposato dieci giorni fa a Las Vegas.» annunciò Edward.

«Eri ubriaco?» chiese lo zio.

Ma... ma... ma che cafone! Mica sono una cozza io! Non sarò una modella, ma ho un visino passabile, e un corpo con culo, fianchi e tette al loro posto, se mi tappo bene posso anche sembrare bella. E che cavolo!

Senza rendermene conto iniziai a battere la punta della scarpa sul pavimento in modo irritato e irritante, esattamente come mi sentivo io.

«Papà! Non sei molto gentile nei confronti di Bella!». Jacob, hai guadagnato 1000 punti, oltre ad avere un fisico da urlo, sei anche simpatico e intelligente.

Per lo meno, Billy Black, ebbe la decenza di arrossire.

«Chiedo scusa, Isabella. Non volevo rivolgermi a lei, e tantomeno offenderla. Era solo la sorpresa per questo nipote, che non ha fatto partecipare nessuno a questo evento. Come vedrà siamo una famiglia numerosa e molto unita. Avremmo fatto una festa bellissima! E lei sarebbe stata una regina!» disse lo zio prendendomi alla sprovvista, in un abbraccio stritolatore. Aiuto, soffoco di troppo affetto.

«Regina al posto della nonna?» chiese Jacob sarcastico.

 

«Ok, ok. Credo che adesso sia il momento di raccattare le nostre cose e cominciare a muoverci per andare al kingdom» intervenne mio marito, caricando il mio borsone sul suo carrello e trascinandomi letteralmente fuori dall'aeroporto.

Avevo la sensazione di stare per entrare nella fossa dei leoni, e visto che non volevo essere il pasto giornaliero, affrontai il mio coniuge, nella vana speranza di chiarirmi le idee.

«Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo? E perché tutta questa sorpresa? E cosa centra tua nonna? E...» tirai un attimo il fiato ed Edward ne approfittò.

«Posso risponderti o hai intenzione di continuare così per altri trenta minuti? Anche perché è il tempo che mi resta per chiarire qualche punto, se mi lasci parlare, altrimenti dovrai dar fondo alla tua capacità creativa» concluse finendo di caricare le valigie sul taxi.

«Dai! Adesso non mi sottovalutare. Potrei stupirti. ok. Faccio la brava. Racconta» ordinai accondiscendente. Sorrise.

«Più che creativa, secondo me sei curiosa... Va bene. Il Kingdom è un albergo 4 stelle durante tutto l'anno, tranne nei mesi di luglio e agosto. In questi due mesi l'albergo chiude e viene ripulito da cima a fondo. Mia nonna si trasferisce dalla depandance alla suite presidenziale e noi utilizziamo le stanze per ritrovarci. Facciamo feste, riallacciamo i nostri rapporti famigliari, tutto sotto lo sguardo attento e amorevole della nostra capofamiglia». Non riuscivo a capire se questa uscita era sarcastica o semplicemente un riassunto della situazione, condito con incondizionato amore. Continuò.

«Ci troveremo con i miei genitori, mia sorella e il suo fidanzato, zii, cugini e figli di cugini... sai, credo di non averli mai contati...» iniziò a guardare il soffitto dell'auto e a gesticolare con le dita

«Con noi due... dovremmo essere 26 persone, più o meno». Strabuzzai gli occhi, 26 persone? Quando io mi riunivo con il parentato per le feste comandate, eravamo in otto, e  riuscivamo anche a litigare, chissà come era con così tante persone... o ci ammazzavamo o la sanità mentale andava a farsi friggere, o... sarebbe stato divertente.

Forse opterò per l'ultima opzione, è la più rassicurante.

«Come si chiamano i tuoi? Alcuni dei tuoi ovviamente, se me li elenchi tutti mi perdo dopo cinque nomi» chiesi e lui sorrise accondiscendente.

«Carlisle è mio padre, fa il medico, mia madre si chiama Esme ed è la classica casalinga dedita alla famiglia e alla carriera del marito. Mia sorella, Alice, lavora in una casa di moda come stilista ed è fidanzata con Jasper Whitlock, che praticamente è il suo capo». Pausa.

«Quindi è Jasper il tuo finto gemello» affermai ricordando quanto mi aveva detto a Seattle.

«Esattamente… adesso che ci penso, tra te finta moglie e lui finto gemello…» e si mise a ridere. Effettivamente la situazione era buffa, e anche io risi di gusto.

«Dai, andiamo avanti che mancano solo dieci minuti» incitò «… poi c’è mia nonna, la signora e padrona, Elisabeth, vedova di Edward Cullen, beneamato nonno di cui porto il nome. Billy, che hai incontrato, è il marito di mia zia Sara, la sorella di mio padre. Sfortunatamente mia zia è ricoverata in una casa di cura. E’ una situazione delicata, Bella, ti pregherei di non accennare». Annuii comprensiva.

«Billy ha due figli: Jacob più piccolo e Rachel più grande e già sposata con Paul. Hanno anche due bambini James di 4 anni e la piccola Victoria di 8 mesi, che conoscerò per la prima volta. In queste vacanze festeggieremo il battesimo della piccola, tra le altre cose».

Evvai! Cominciamo con le feste, ero quasi preoccupata a non poter usare tutti quei meravigliosi vestiti che Rosalie mi aveva propinato.

«Chi è Emmett?» domandai ricordando il nome che era saltato fuori con suo cugino.

«E’ il figlio di mio zio Peter e sua moglie Charlotte. Purtroppo i genitori sono morti in un incidente stradale una decina di anni fa. Emmett è il detective che ti dicevo, quello che ti controllerà la vita per scoprire tutto il marcio che c’è» mi spiegò sorridendo.

«Quindi lui è la ragione del mio matrimonio legale? È il pazzo maniaco che ha bisogno dello psicologo per frenare il suo naso?» chiesi piccata.

«Dai, Bella. È molto simpatico, è il burlone della famiglia, dagli una possibilità. Non chiedo altro». Come faceva a sembrare tanto angelico? Mi persi per alcuni secondi nei suoi occhi. Cielo! Che occhi! Morfeo!

«Mi sembra che la possibilità la dovrò dare a un esercito, non solo a una persona» asserii, facendogli notare l’ovvio.

«Vero!» per lo meno era d’accordo anche lui.

Quella sarebbe stata una luuuuuuuunga vacanza! Se vacanza si poteva chiamare.

Ok, ricapitoliamo: Carlisle, Esme 2, Alice e Jasper 4, Billy, Sara, no, Sara no, Jacob, Rachel, Garrett, Emmett, James e Victoria, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 e 4, 11, io e Edward… 13. Oh Cristo! Ne mancano ancora altrettanti e io mi sto già confondendo. Poi c’è la sovrana del Kingdom: Elisabeth. Respira, Bella, respira che ti conviene ossigenare bene il neurone altrimenti potresti chiamare Victoria tua suocera, e non sarebbe carino darle della poppante.

 

Nel frattempo il taxi si era fermato davanti a una imponente costruzione bianca con una entrata sottolineata da 4 colonne che sostenevano una specie di porticato.

Più che sembrare un albergo, quello sembrava un castello, una villona enorme che neanche Bill Gates possedeva in giro per il mondo…

Mi guardai attorno, un prato curatissimo e alcune siepi e roseti, facevano bella mostra di sé, interrotti da un viale che portava al cancello, che si scorgeva qualche metro più in là.

Pur essendo vicini al mare e alle vie di intenso traffico, i rumori giungevano ovattati. Stupendo, eravamo in centro essendo isolati. Il sogno di molti!

Appena sceso dal veicolo, Edward venne letteralmente travolto da una ragazza dai capelli biondo scuro, più o meno della mia età.

«Edward! Amore! Sei arrivato finalmente! Ero terribilmente ansiosa, nessuno mi diceva quando ci avresti raggiunti!»

«Tanya! Tesoro! Come vedi sono arrivato» rispose mio marito restituendo l’abbraccio caloroso.

Chissà chi era questa? Mentre formulavo questo pensiero, mi voltai verso il portone di ingresso del palazzo e vidi, su un lato, due ragazzini di circa 12 anni, che mi guardavano seri con le braccia incrociate.

“Sì, decisamente ne vedremo delle belle qui” pensai, mentre un brivido percorreva la mia spina dorsale.

 

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Angolino mio:

cominciamo a conoscere qualcuno: Billy e Jacob, che ne pensate?

Certo che Bella è proprio sfigata! Se Edward ha fatto lo stupido e lei aveva deciso di rivolgersi ad altro, chi ti trova? Il cugino.

Chi è questa Tanya? Perché chiama Edward amore?

Prima che vi lanciate in congetture acrobatiche vi stoppo subito: non è il sogno.

Io, se fossi in voi, terrei sotto controllo i due ragazzini…

Eccoci finalmente al vero punto di inizio della storia: da qui, ne vedremo delle belle!

 

Mi auguro che anche questo capitolo vi sia piaciuto, ma per saperlo c’è solo un modo: scrivete, scrivete, scrivete le vostre opinioni e anche i vostri suggerimenti.

Chi mi recensisce da tempo, sa che sono più che disponibile al dialogo (forse anche troppo) e mi piace scambiare idee.

 

Il titolo del prossimo capitolo sarà: Nuova Famiglia.

Una conoscenza globale di tutti.

Posterò il prossimo capitolo sabato 01 ottobre, prima proprio non posso.

 

Grazie ancora per l’attenzione e tanti

baciotti

 

  
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