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Autore: frisulimite    20/09/2011    3 recensioni
Cosa succederebbe se, in piena crisi della Repubblica, Obi-Wan Kenobi fosse terribilmente pedante e logorroico, Padmè una senatrice affamata di sesso, il conte Dooku un vegetariano intransigente, Palpatine sempre più pervertito, i Jedi ancora più inetti che nel film e l'eroe fosse Anakin, sempre più idiota?
L'episodio II, stravolto anche nei nomi.
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Conte Dokuu, Obi-Wan Kenobi, Padmè Amidala, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qui, capitolo terzo. La scuola mi sta tenendo un po' impegnato e perciò non ho trovato che adesso il tempo per aggiornare. Mi fa piacere vedere che c'è un discreto numero di letture, e anche due recensioni in più. Approfitto anche per ringraziare tanto third per il suo parere positivo, e invito anche i miei "lettori silenziosi" a perdere un minutino, se possono, per lasciarmi un'opinione. Vedere il numero di letture m'incoraggia a continuare, certo, però avere qualche giudizio in più sarebbe anche meglio per regolarmi. Ok, praticamente è come dire "RECENSITEEE!!!!11", però, dopo tutto, chi scrive ha bisogno delle critiche. Anche questa piccola nota introduttiva è conclusa e vi mollo alla storia, ragassuoli.


Capitolo 3.
Il primo incarico di Anakin.


Il giorno dopo, i due Jedi andarono al Tempio dei Jedi per riferire al Consiglio dei Jedi i loro brillanti risultati. Nel Tempio giravano per lo più vecchietti, tanto che molti pensionati andavano spesso lì pensando di trovarsi in una casa di riposo, e il Consiglio, in particolare, era composto dai più decrepiti e rimbambiti Jedi viventi, in modo da rendere possibile all’Ordine di fare solo scelte sbagliate e autodistruttive. L’unico Maestro abbastanza giovane, senza alcuna malattia grave e non del tutto stupido era don Windu, che infatti la faceva da padrone in mezzo a quelle cariatidi, peraltro terrorizzate all’idea di essere assassinate per ordine del maestro, capo della mafia di Coruscant. La stanza del Consiglio era circolare e luminosa, e i maestri stavano spaparanzati su delle comodissime poltroncine iper-accessoriate, senza fare nulla per tutto il giorno. Anakin e Ohi-Wan si misero al centro della stanza e cominciarono a raccontare gli avvenimenti della sera prima.
-    A quel punto ho tirato fuori la spada e le ho detto: “Bambola, dimmi quello che sai!”. – diceva Anakin, accompagnando con gesti le parole per far capire meglio ai vecchietti, esaltati da quel racconto avventuroso.
-    Anakin, debbo pregarti di tacere. – intervenne Ohi-Wan. – Concedi che sia io ad esporre gli accadimenti portentosi di ieri. –
-    L’importante è sbrigarsi. – sollecitò don Windu, già seccato.
-    Ebbene, tacea la notte placida e, bella in ciel sereno, la luna il viso argenteo mostrava lieto e pieno. Quando suonar per l’aere, in fino allor sì muto… - iniziò Ohi-Wan, sotto gli sguardi perplessi e a tratti intimoriti dei presenti.
-    Ma cosa dicendo egli sta? – chiese Yoga, bisbigliando, a Windu, che era perplesso quanto lui.
-    L’aere? – domandò Testa-Di-Cazzo, mentre Ohi-Wan continuava nella sua meticolosa descrizione.
-    Corsi al local sollecito… Ella era! Ella era dessa! – stava dicendo, cercando di descrivere come avevano rintracciato Lidia, quando don Windu lo interruppe:
-    Kemale, arriva al punto! –
-    La donna ci riferì che il suo concubino è un cacciatore di taglie, ritengo sia possibile che ci sia quest’uomo dietro gli attentati alla vita della senatrice. – concluse Ohi-Wan, deluso da quell’interruzione, ma senza osare esprimere il suo disappunto di fronte ai suoi superiori (e di fronte a un noto capomafia come Windu).
-    E allora tu condurrai un’indagine per scoprire chi c’è dietro questi attentati, semplice. – concluse Windu, senza consultare i suoi colleghi.
-    E per quanto concerne la senatrice Amidala? Ella abbisogna tuttora dell’attenta custodia nostra. – obiettò Ohi-Wan, al che Yoga rispose, leggendo un bigliettino passatogli da don Windu poco prima:
-    Il tuo padawan di questo si occuperà… Indicare Anakin. – il maestro fece una pausa, perplesso, poi disse: - Ops, forse questo leggere non avrei dovuto. –
La notizia che Windu… cioè, volevo dire, Yoga voleva affidare un incarico ad Anakin venne accolta in modi contrastanti: la maggior parte dei maestri del Consiglio si guardava con aria sconvolta, don Windu era imperscrutabile e sorrideva soddisfatto al suo piccolo, verdastro amico che beveva beato un succo di frutta, Anakin saltellava in giro battendo le mani e ridendo, tutto contento, mentre Ohi-Wan era rimasto a bocca aperta, non ancora sicuro d’aver capito.
-    Chiedo venia, ma non riesco a capacitarmi… - iniziò Ohi-Wan, ritrovata la parola perduta per la sorpresa. – Voi intendete realmente che il mio padawan, Anakin Landwalker, svolga, esente da tutela  alcuna, un incarico delicato qual sarebbe la protezione di un rilevante componente del nostro Senato? –
-    Assolutamente sì. – rispose Windu, senza avere davvero capito cosa stesse dicendo Kemale. – La sposteremo su Naboo, lì sarà più al sicuro, perché è un mondo periferico, privo di esercito, che si è fatto conquistare in due ore e dove abbiamo ampiamente dimostrato che è difficile intervenire con tempismo in caso di pericolo. –
Sconsolato uno ed esaltato l’altro, Ohi-Wan e Anakin uscirono dalle sale del Consiglio.
Ohi-Wan però non si dava ancora per vinto e, liberatosi di Anakin, raggiunse Yoga e don Windu per discutere ancora la loro decisione, ignaro del rischio che correva a contraddire il secondo. I due anziani maestri passeggiavano tranquilli per i corridoi del Tempio, e Ohi-Wan si mise al loro fianco per continuare a fare obiezioni, con loro sommo dispiacere.
-    Sono tutt’altro che sicuro della giustezza dell’affidare ad Anakin una missione sì importante. – diceva.
-    In effetti ripensandoci io stavo… - esordì Yoga, prima d’incrociare lo sguardo truce di Windu, poi si corresse: - Cioè, sicuro della sua decisione il Consiglio è. – e così dicendo prese un sorso di succo d’ananas.
-    La sua peculiarità più molesta è fuor di dubbio la tracotanza,- spiegò Ohi-Wan, cercando così di spingere i maestri a cambiare idea, e riuscendo solo a irritare di più Windu. – in particolare, se si voglia valutare che tale superbia non è resa più sostenibile da facoltà eccezionali. –
-    In effetti il ragazzo è incapace. – osservò Windu. – Però secondo la profezia lui è il Prescelto che distruggerà quei cattivoni dei Sith per sempre. –
-    L’arroganza è un difetto sempre più comune tra i Jedi. – osservò saggiamente Yoga. – Troppo sicuri di sé essi sono, anche i più vecchi. –
-    Certo io non ho questo difetto. – affermò Windu. – Sono uno Jedi troppo bravo. –
-    Mi è possibile asserire con piena sicurezza d’essere anch’io interamente scevro di tal deficienza. – disse Ohi-Wan con naturalezza, e Yoga precisò:
-    Ovvio era che noi tre esclusi fossimo, non così ingenui e presuntuosi noi siamo! –
E i tre continuarono a chiacchierare e a ridere dei poveri e sprovveduti Jedi cui loro erano infinitamente superiori. Mentre nelle sale del Tempio accadeva questo, Anakin era andato da Palpatina, perché questi era un gran porcellone (nomen omen) e gli piaceva avere dei giovinotti in forma vicino, ma la ragione ufficiale era discutere del nuovo incarico del padawan e convincere il Cancelliere Supremo a convincere Padmè a trasferirsi su Naboo nonostante le imminenti e importanti votazioni. È meno complicato di quello che sembra.
-    La devi portare su Naboo, dunque? – chiese Palpatina, sorridendo come un amabile nonnetto. – Non le farà piacere, visto che è arrivata ieri, ma se le parlo io sono sicuro che sarà d’accordo. So essere molto persuasivo. – e qui si girò verso una parete, ammiccò e si sentirono delle risate provenire da non si sa dove.
-    Ehi, chi ha riso? – chiese Anakin, giustamente perplesso. Altre risate.
-    Non preoccuparti di questo, Anakin caro. – fece Palpatina, alzandosi e prendendo il povero padawan per il braccio, accarezzandoglielo. – Così ti hanno finalmente affidato un incarico, eh? –
-    Eh sì! Che tonti! – esclamò Anakin, ridendo di gusto,
-    Mmmh… sei tanto caruccio quando ridi. – disse il Cancelliere, lanciando ad Anakin un’occhiata che faceva capire che con quelle parole intendeva “da sbattere selvaggiamente, che tu rida o meno”. Anakin si accorse di questo e fece per allontanarsi, ma Palpatina lo trattenne e concluse: - Via, via, è ancora presto. Se ne riparlerà… -
-    B-Bene… Credo. – fece Anakin, per niente convinto, soprattutto perché il Cancelliere gli aveva palpato le chiappe mentre lo diceva.
-    Dunque, tornando al tuo incarico, la tua pazienza è stata premiata, alla fine. – commentò il Cancelliere, continuando ad accarezzare Anakin.
-    La vostra guida, più che la mia pazienza. – rispose il padawan, in uno sforzo di sembrare modesto.
-    Non hai bisogno di guide, Anakin, tesoro mio, devi fidarti del tuo cuore e sarai invincibile con la forza dell’amore! – gli disse Palpatina, sempre più inquietante. – L’ho detto sempre, da quando ci siamo incontrati in quello spogliatoio: sei il Jedi più dotato che abbia mai conosciuto. Ti vedo destinato a diventare più potente del maestro Yoga. –
-    Credo siate l’unico a pensarla così. – osservò Anakin e, prima che il Cancelliere potesse aggiungere altro, disse: -  Ora devo andare dalla senatrice, dobbiamo partire alla svelta! –
E così dicendo corse via da Padmè, ansioso di sfuggire a quel vecchio libidinoso.
Trovò questa nei suoi appartamenti, impegnata a parlare con Jar Jar Binks (in quanto l’avrebbe sostituita durante la sua assenza), disperata perché era chiaramente impossibile comunicare con quell’individuo che continuava a esprimersi in modo insensato e a fare gag di una esilarante e intelligente comicità. Quando Anakin entrò nella stanza Padmè stava sbraitando:
-    Hai capito, deficiente?! Affido a te il compito di rappresentare il nostro pianeta! –
-    Papupi, me felice, gaga, ghighi, babo. – diceva il Gungan, gesticolando come un matto.
-    È una cosa seria, onorevole Binks! – fece Padmè, esasperata. – “Onorevole Binks”! Ma che cazzo dico, pure io! –
-    Gigigigì, senatrice! Memmemmemme! Memmemmemme! Memmemmemme! – e Jar Jar continuò ad esclamare “Memmemmemme” mentre Padmè parlava.
-    Ti prego, ascoltami, ti affido le sorti della Repubblica, non fare cazzate… -
-    Memmemmemme! Memmemmemme! Memmemmemme! –
-    … Ci saranno delle votazioni importanti, non dare il tuo voto a caso… - provava a dire Padmè, ma non c’era niente da fare.
-    Memmemmemme! Memmemmemme! Memmemmemme! –
-    Oh! Insomma, vattene! – concluse la senatrice. – Sono sicura che hai molto da fare! –
E l’onorevole senatore Binks uscì dalla stanza continuando a dire “Memmemmemme”. A quel punto Padmè si rivolse ad Anakin, che aveva osservato la scena. La senatrice aveva capito benissimo che, se Jar Jar era l’essere più irritante, fastidioso e inutile di quella e di altre Galassie, Anakin era senza dubbio al secondo posto con solo un lieve stacco, perciò era già incazzata all’idea di parlargli.
-    Non sopporto l’idea di nascondermi! – gli disse con veemenza.
-    Sta’ calma, - le disse Anakin, e lei, per tutta risposta, gli lanciò contro un ferro da stiro, che lo Jedi scansò per un pelo. – Ohi-Wan ci metterà poco a risolvere il caso. È acuto come Sherlock Holmes e pedante come Hercule Poirot, non c’è da temere. – aggiunse, cercando di non sembrare preoccupato dal tentato omicidio subito.
-    Cretino, è un anno che mi batto perché non passi la proposta di una campagna per la corretta alimentazione e non sarò qui a vedere come andrà a finire… e il peggio è che ho lasciato tutto in mano a Jar Jar Binks! – rispose Padmè, al colmo della disperazione. Anakin, in un tentativo di sembrare saggio, disse:
-    A volte bisogna mettere da parte l’orgoglio e fare ciò che ci viene chiesto. –
Padmè rimase in silenzio per qualche secondo, riflettendo su quello che Anakin aveva detto, poi chiese:
-    Ma queste stronzate le insegnano d’obbligo a tutti i Jedi, o tu hai fatto un corso speciale? –
E senza aspettare una risposta si mise a fare le valigie. Anakin, intanto, s’era messo a passeggiare su e giù per la stanza nervosamente, poi cominciò a dire, preda di un attacco di autocommiserazione:
-    Sai, il maestro Ohi-Wan sembra non accorgersi che io sia cresciuto. –
Padmè continuò a piegare i suoi vestiti con noncuranza, quindi Anakin proseguì:
-    Non fraintendermi, sono più che grato d’essere il suo apprendista, ma per certi aspetti… per molti aspetti, sono più avanti di lui. – Padmè continuava a fare i bagagli. Anakin immaginò che fosse solo dotata di una grande capacità d’ascolto. – Per esempio, lui non capisce che questo taglio di capelli è straordinariamente alla moda. –
Padmè continuò a non commentare quello che Anakin diceva, perciò il padawan decise di continuare, certo che la senatrice avrebbe espresso il suo parere alla fine di tutte quelle lamentele senza senso:
-    Per lui, però, sono troppo stupido e imprevedibile, e non mi fa affrontare le prove finali. Non è giusto!  Mi tratta sempre come se fossi l’ultimo idiota dell’universo, e… e… e ogni volta che siamo in missione finisce per fare tutto lui, e io sono al massimo la spalla idiota! Se lui è Sherlock Holmes, io allora sono il dottor Watson, ecco. È così frustrante, mi capisci? –
La senatrice alzò lo sguardo, poi levò un auricolare dall’orecchio e chiese:
-    Ma stavi parlando con me? Scusa, stavo ascoltando le colonne sonore di John Williams. – Anakin restò interdetto e prima che potesse dire qualcosa, la senatrice continuò, con falso entusiasmo: - Beh, adesso andiamo, si parte! –
E così s’imbarcarono lei, Anakin, Ohi-Wan, il capo della scorta e un mucchio di inutili ancelle su un pullman stipato di arzilli vecchietti, tutti ansiosi di imbarcarsi per Naboo. Ohi-Wan non faceva altro che riempire di raccomandazioni il suo padawan, che, ovviamente, non lo ascoltava neanche un po’.
-    Che tu non abbia l’ardire di prendere iniziative pria d’avermi interpellato. – gli stava dicendo, quando arrivarono all’astro-imbarcadero (o come volete chiamarlo), mentre Padmè discuteva con le sue amiche, preoccupate.
-    E se qualcuno prova ad uccidervi mentre siete su Naboo? – chiese una di loro.
-    Allora il mio Jedi dovrà dimostrare la sua bravura. – rispose Padmè, sorridendo ad Anakin, tutto ringalluzzito. – In altre parole sono fottuta. – bisbigliò poi alle ancelle.
-    Quanto da lei affermato è equivalente a dire che, in caso di un ennesimo tentativo criminoso ai suoi danni, lei non avrebbe prospettiva alcuna di scampa. – commentò Ohi-Wan, con un leggero sorrisetto soddisfatto per la battuta. Se ne pentì subito dopo, e si scusò con Anakin: - Chiedo venia per la mia canzonatura smodatamente mordace e di cui è inessenziale acclarare l’inanità. –
-    Eh? – fece stupidamente il padawan. Ohi-Wan sospirò e alzò gli occhi al cielo, rassegnato.
-    Ora dobbiamo andare, addio! – intervenne Padmè, ansiosa di liberarsi almeno dell’insopportabile Ohi-Wan, e così i due fuggirono via, accompagnati da R2-D2. Ah, già, R2-D2 è un astrodroide a forma di barattolo, più potente di qualsiasi Jedi o Sith. Prima che andassero, Ohi-Wan fermò Padmè e le disse con tono rassicurante:
-    Non tarderò oltremodo a risolvere la questione, senatrice, non sarà costretta a trattenersi a lungo sul suo pianeta natale. –
-    Benone! – esclamò Padmè, seccata. – A non rivederci, maestro. –
E così dicendo si allontanò in fretta, seguita a ruota da Anakin, a cui aveva lasciato tutte le valigie, e i due salirono sulla nave che li avrebbe portati a Naboo, sotto lo sguardo apprensivo di Ohi-Wan Kemale.
  
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