a fine capitolo la scheda*
18 Capitolo
Non è il momento di fermarsi
Il
sole sembrava essere scomparso: al suo posto una coltre di nuvole
grigiastre continuava ad addensarsi repentinamente, ricoprendo quasi
del tutto quella volta celeste ormai priva di luce. Forse un brutto
presagio, forse solo brutto tempo.
Il
cavaliere della Bussola si fermò per un istante, incerta:
era
quasi giunta a destinazione -la prima casa dell'Ariete- quando aveva
chiaramente percepito il ritorno nei pressi del boschetto del vasto
cosmo del Saint di Cancer.
Dell'altro,
invece, non
ve
n'erano tracce. Strinse
i pugni, sino a che le nocche perdendo quasi il loro colorito
naturale non le fecero male. Adagiò lungo i fianchi le
braccia, chinò la testa. Boccheggiò come a
voler
sentire l'aria che, arsa, le riempiva i polmoni...
Elikonis
era un suo nemico, Elikonis era contro Atena, era contro i suoi
ideali... Ma allo stesso tempo era forse giusto uccidere un uomo solo
perché egli la pensava diversamente e serviva devoto il
Destino? Quanti
ne erano morti, quanti altri ancora ne avrebbe visti morire sul suo
cammino? Che non avrebbero avuto una tomba, una memoria e un fiore?
Perché
tutto questo? Perché nessuno poteva comprendere il grande
amore della Dea Atena?
Le
partì inavvertitamente un singhiozzo che, prontamente,
riuscì
a sopprimere: non doveva piangere, non doveva cedere e non doveva
farsi soggiogare dalla pietà. Era una donna, ma inanzi tutto
era un cavaliere. Più volte doveva farsi ammenda di questo
per
continuare a persistere nella sua causa. Un
ultimo sguardo alla Meridiana, che spenta la prima fiammella ora
segnava undici fuochi rimasti, poi salì i gradini.
Quando
era ormai arrivata all'entrata del primo tempio sentì
piacevolmente l'aura dorata del Cavaliere del Cancro affiancarla. Era
giunto anch'egli. Scrollò
le spalle e osservò la penombra della casa avanzando con
passo
felpato sino ad attraversarne la soglia e, come scortata, dietro di
lei vagava l'ombra di DeathMask. I
tacchi di Marie emettevano un rumore sordo e metallico sulla superficie
piana del
pavimento il quale, inaspettatamente, era ricoperto da una strana
polvere color dell'argento fine come la sabbia del mare.
Pyxis
la toccò e quella al contatto con le dita si
sbriciolò,
a tal punto che sparì in un brillio argenteo. Percorse
ancora
alcuni passi, il respiro calmo e profondo di Cancer che la seguiva,
poi lo vide...
Forse
le era persino mancato il respiro per un attimo, ma poi era
corsa senza esitazioni verso di lui: “Grande
Mu!- Urlò spaventata, con l'eco solitario della sua voce che
vagava nel tempio. -Grande Mu, vi prego destatevi!”
Sapeva
che non era morto, ne aveva la certezza sin dentro le ossa
percependone il dolce calore del suo cosmo dorato. Però
vederlo lì, atterrito, neanche in grado di alzarsi... Per un
istante pensò persino che la sua mente l'avesse tratta in
inganno, che avesse fatto cilecca, che quel cosmo che luccicava
come una chiara aureola attorno al corpo del Cavaliere fosse solo una
sua mera illusione nel volerlo vedere vivo. Ritrovare vivo.
Tuttavia
il Saint dell'Ariete era davvero in vita, non era una sua testarda e
voluta utopia(!) Si mosse un poco, mentre una ciocca violacea dei
suoi capelli era ancora ricoperta di polvere argentata.
“M-Marie...- La
chiamò lui, monocorde. -Presto... ar.. arriveranno i
Caval..ieri di Bronzo...” E le
sorrise, pacato e sin troppo calmo per quella situazione.
I
Cavalieri di Bronzo? Quali? Tutti? O quelli che avevano tentato -e
riuscito- la
scalinata alle dodici case? Quelli che avevano sconfitto il sopito
Dio Poseidone? Quelli che avevano combattuto e prevalso contro gli
Specter e il Dio dell'oltretomba Hades?
Perché
riponeva tanta fiducia in dei semplici cavalieri di casta inferiore a
lui? Era insensato...
Era come sperare nell'ardire che il suo maestro facesse affidamento su di lei, oltre che su se stesso!
Il
Saint del Cancro intanto, destando lo sguardo altrove aveva potuto
notare un paio di orme farsi strada sul pavimento, lucido, colmo
ancora di polvere. Un paio di orme* che non erano due come all'inizio
del percorso, ma quattro. Seppur due erano più ferme e
impresse in quel marginale strato di polvere mentre le altre
più
indecise e instabili. Guardò
l'uscita del tempio: proprio lì le orme conducevano.
Così
rivolse lo sguardo nuovamente sul Cavaliere ferito e, accorgendosi or
ora, poté costatare con i propri occhi un dettaglio che
prima
non aveva rilevato: una sagoma, sempre sul pavimento, ove non
riposava alcun granello di quella strana sabbia: “Il tuo
nemico... dov'è? - Gli chiese, scettico -Quello che ti ha
ridotto a questo mod- ...Seth l'ha portato via, vero Ariete?”
Lo interrogò con tono inquisitorio Cancer, senza provare
pietà
per le condizioni del compagno. Forse, la pietà, l'aveva
proprio persa pochi minuti prima.
Marie
si accigliò, guardandolo imperscrutabile mentre affaticato
Mu
gli rispose: “Sì. Se... ti riferisci ad un
cavaliere
dalla stessa armatura rossa. Sai DeathMask,- cercò di
mettersi
seduto e poggiando bene le mani al suolo riuscì
nell'intento.
-Loro non sono malvagi. Il loro cuore è puro e privo di
malignità... potrei quasi dire che troverei più
male in
te... che in loro... Purtroppo però non mi è...
no, non
mi è concessa la pietà ...davanti ad un nemico di
Atena...e...- Continuò con aria seriosa.
“Falla
finita.- Lo interruppe però l'Italiano. -Non mi interessa
cosa
ne pensi. Loro vogliono la mia morte e io non sono disposto a
regalargli la mia testa. Che ti siano più simpatici di me
questo a me non interessa.”
Marie
li guardò, torva: era insensata quella disputa. E forse per
la
prima volta, non sapeva davvero a chi dare ragione. Il
Sommo Mu, la ragazza, lo considerava uno fra i più grandi
Cavalieri che mai avesse conosciuto, amava di lui quella sua aria
pacifica, atona, tanto quanto decisa e letale contro i nemici. Come
dargli torto sul fatto che anche i Cavalieri del Destino potevano
essere dal cuore limpido! Lui sapeva leggere distintamente le menti,
saettare e trovarne le verità celate dentro. E
poi, anche lei poco prima mentre saliva le scale, aveva provato una
sorta di tristezza... pena, rammarico, per ciò che era
successo a quel ragazzo.
Ma
al contempo doveva dar ragione anche alle parole di DeathMask, non
che le desse gioia dargli manforte però era vero: loro erano
nemici. Loro volevano la morte dei Cavalieri di Atena, loro volevano
un Destino bellico e infelice. Loro...
sì, loro erano semplicemente dalla parte
sbagliata.
Si
scosse impercettibilmente, tutti quei pensieri la stavano soffocando.
Il
cavaliere dell'Ariete intanto scrollò evidente il volto:
“Non
è questione... di simpatia.- Proruppe con debole tono, ma
sicuro allo stesso tempo. -Penso che possano cambiare. Capire il
torto. Scoprire... che... no, non è il Destino a
dettar
loro l'ordine, ma solo Atropo.”
A
quelle parole Marie s'incuriosì, cercando invano di guardare
le iridi del Cavaliere che piano si stava issando su. Cancer
lo sorpassò, sorpassò entrambi con passo fiero e
guardingo, poi li osservò rompendo il silenzio con un suo
solito ghigno stampato sul bel volto: “Io vado.
Cercherò
di fare in fretta, di raggiungere presto il mio tempio. Sono certo
che Aldebaran ne avrà fermato almeno qualcuno e sicuramente
anche Gemini insieme a suo fratello. -Schioccò un verso con
la
bocca, poi fece una strana smorfia. -Forse ne fermerò
qualcuno
nella casa del Cancro. Se non riuscissi, sappilo Mu... andrò
avanti e li ucciderò.”
Mu annuì, cauto si
appoggiò al muro: “Buona fortuna allora.”
“Se
non ci rimetterò la pelle.- Rise lui, scomparendo alla vista
-Ma sì, mi terrò stretto il cuore
stavolta.” E si
batté un pugno sulla Cloth. Il
rumore metallico dell'armatura fu l'ultimo suono che si
sentì
nella penombra della casa. Poi tutto tacque, almeno per un po'. Era
sin troppo silenzio, quello, per un tempio che aveva appena ospitato
una dura lotta: “Si
chiamava Mel.” Disse ad un tratto Mu, pensieroso e distante
con
la mente, mentre i suoi occhi veloci rimiravano le colonne ben
scolpite del suo tempio.
Il
Saint della Bussola si girò, cercando di comprendere:
“Chi?”
“Il Cavaliere del Destino appagato. - Rispose lui, con vivida
amarezza. -Il detentore di questa polvere
argentata...” E ne toccò col palmo della mano un
po' di
quei granelli che ignari erano entrati sin dentro le crepe delle
colonne.
Marie
lo osservò: egli rimuginava. Forse era stato in procinto di
essere sconfitto proprio da quella sabbia così
insignificante
all'apparenza. La sfida, da quanto aveva capito, era finita pari.
Entrambi caduti sul crudo e freddo pavimento di quella casa. Poi
era venuto Seth, aveva recuperato il compagno d'armi...
seppur malconcio. O almeno
così doveva esserlo, del resto Aries era un gran Cavaliere
d'Oro, ma certo non poteva riuscire a bloccare due Cavalieri vista la
condizione in cui riversava.
Seth,
Cavaliere del Destino Decretato... si ricordava di lui. Sì,
solo poco tempo prima l'aveva quasi uccisa. Ma era il suo dovere,
ecco. Non
aveva infierito sul Cavaliere dell'Ariete e questo era certo un
punto a suo favore. Non erano malvagi.
“Ah.”
rispose, non sapendo davvero bene cosa dire o rispondere di fronte al
cavaliere.
“Non
c'è bisogno che sosti qui, Marie di Pyxis, vai... va ad
aiutare Cancer,- concluse lui, al posto suo, pur di togliere
quell'evidente imbarazzo dettato dalla più profonda quiete.
-Poiché avrà bisogno anche di te.”
Fu
pacato, ma gentile. E in quell'istante la ragazza aveva pensato
involontariamente al giorno stesso in cui era partita: Mu aveva avuto
quello stesso tono sereno, ma colmo di speranza.
Non
si fece certo pregare: dentro di sé tuttavia pensava che un
abile Cavaliere come DeathMask certo non bramava l'aiuto di una
ragazzetta. Ed era vero, lo sapeva... ma era pur sempre un Silver
Saint e il suo compito era quello di battersi per la Giustizia.
Quindi
doveva correre, doveva andare... non doveva fermarsi. Non voleva la
morte del Nobile Aiolos o il veder morire ancora una volta il Grande
Cavaliere dell'undicesima casa, il Venerabile Aphrodite o Saga, gran
guerriero anch'egli.
E
poi... No,
non voleva veder perire il Suo Maestro!
E,
in fondo, voleva anche rivedere quel ghigno saccente che piegava le
labbra di Cancer in uno strano sorriso laconico. Si
lasciò alle spalle il tempio presidiato dal Cavaliere
dell'Ariete e proseguì il cammino.
La seconda fiammella della Meridiana si spense inevitabilmente, seppur l'antica fiamma della vita in Tauros scorreva ancora veloce. La strada era spianata, le scale ripide e gli attimi di esitazione fin troppi, ma forse era proprio quella stramba fiamma* che infiammava il cuore di entrambi i Cavalieri, di entrambe le parti, di entrambi gli schieramenti...
✾
“Chi
di voi è Saga di Gemini, chi?” Un cavaliere
dall'armatura cremisi comparve sulla soglia della terza casa, mentre
gli altri Cavalieri delle Moire
continuavano la scalata. Ognuno
aveva un compito preciso. Ad ognuno la vita di coloro a cui il
Destino l'aveva tolta.
“Io.- Rispose una voce emergendo
dal buio del tempio. -Sono io Saga dei
Gemelli, della terza casa custode”. Una voce imperiosa, una
voce che attraversava persino il suo stesso labirinto.
Un
labirinto senza uscite...
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*orme: allora, considerate le tormente di sabbia che ha fatto il cavaliere del Destino. E soprattutto la posizione in cui erano caduti entrambi i cavalieri (sia Mu che appunto l'altro). Allora: se il pavimento era colmo di questa sabbia/granelli di polvere argentata, se poi Seth l'ha portato via appunto si vedranno le orme dei due che vanno verso l'uscita...
*fiamma: ovviamente mi riferisco alla fiamma della vita -l'ardore- e alle fiamme della Meridiana.
E
insomma eccomi qui.
Ebbene... Mi piace estendere la scrittura anche agli altri personaggi
perché
mi va di dare spazio anche agli altri...e perché mi ci
affeziono a dare loro anche una piccola parte… sigh.
Per esempio mi premurava nella mia storia togliere dei punti che lasciavo in sospeso:
»Saga
e Kanon, sono vivi nella mia storia. Dunque: sono insieme?
Com'è
il loro rapporto -ancora scombussolato dagli eventi o pacifico come
due normali fratelli-? Se nell'ultima guerra era Kanon a prendere
l'armatura ora chi andrà contro il nemico? Etc...
»Stessa
cosa con Aiolia, poiché avevo dato un punto per lui -non
concluso appunto- che diceva a Jonah che “la prossima volta
prima di passare oltre avrebbe dovuto passare sul suo
cadavere”.
E... niente, spero di riuscire a scrivere ciò che ho in testa, perché mi piace l'idea di rimettere in gioco dei personaggi che ho accennato/di cui ho già parlato. ♪
In ultima cosa, ma non per questo meno IMPORTANTE: grazie di cuore a tutti coloro che mi recensiscono, hanno messo la storia fra preferite/seguite e che mi leggono.
SCHEDA:
CAVALIERE DEL DESTINO APPAGATO:
Nome:
Mel
Anni:
23
Luogo d'Addestramento: Germania
Colore occhi: azzurri
Colore Capelli: biondo cenere/castano chiaro
Carattere: riflessivo, tenace, dal passato controverso* (*= quando pensa al suo nome, dice che è insignificante nella battaglia.)
Attacchi: Silvery Dust (altri attacchi non pervenuti), vari colpi provocati dalla polvere/sabbia di cui è detentore.
Armatura: Rossa Scarlatta. Poiché egli è uno dei sette Cavalieri devoti alle Moire, il sangue è il giuramento con cui legano il proprio Destino. Ha l'elmo che assomiglia vagamente più ad un diadema, lunghe ali dello stesso colore lo sostengono.