Somewhere I Belonge
Rumori.
Tantissimi rumori le arrivavano nelle orecchie. Risate e tintinnio di
bicchieri.
Aprì gli occhi a mala voglia e notò che la sua
stanza
era completamente buia; chissà da quanto dormiva?
Si mise a
sedere sul suo futon e si stropicciò gli occhi ancora
impastati dal
sonno, provò ad alzarsi, ma una mano le fu praticamente
inutilizzabile e bendata e non poteva appoggiarla a terra. Era anche
la destra.
Maledizione! Con che impugnava ora la spada?
Riuscì
ad alzarsi e provò a fare dei passi verso la porta;
lentamente
arrivò ad essa e l'aprì. Camminò lenta
per il corridoio, seguendo
quelle voci allegre che si facevano sempre più forti.
“Kintoki!
Kintoki sta vomitando!”
“Ho bevuto troppo... Mamma mia! Zura!
Maledetto stronzo!”
“Non
mi chiamo Zura. Sono Katsura, idiota!”
Stavano...
Bevendo?
Entrò nella stanza e
trovò i quattro samurai completamente ubriachi: Sakamoto
gridava e
rideva come un pazzo mentre Gintoki vomitava anche l'anima dentro un
catino aiutato da Yasushi, Zura era accanto a Takasugi intenti a
scolarsi a testa una bottiglia di saké bianco. Non appena
notarono
la sua entrata, Sakamoto e Yasushi l'accolsero.
“Ti sei
ripresa!” ululò il capellone.
“Disgraziata, devi stare a
riposo...” continuò Sakamoto.
“Ma se ha dormito per due
giorni di seguito, Yasu...”
“Due... Due giorni?” si stupì
Reiko “E' tantissimo...”
“Abbiamo anche vinto una
battaglia!” squittì felice come un bambino
Sakamoto “Dovevi
vedere Kintoki e Zura sterminare un'intera guarnigione di
Amanto.”
“Cretino! E' Gintoki! Gintoki!” urlò
l'argenteo
straziato dall'alcol.
Reiko fissò il samurai: come poteva uno
come lui essere considerato il Demone Bianco? Ormai era una leggenda
tra gli Amanto, le sue vittime erano innumerevoli e le voci su di lui
erano arrivate anche ai vertici dell'esercito, toccando anche le sue
orecchie da capitano. Shinji anche ne aveva parlato in uno dei suoi
allenamenti.
“E'
uno
dei più temibili samurai che ci poteva capitare, insieme a
quello
con quel ridicolo fundoshi bianco... Quest'uomo, con i suoi capelli
d'argento macchiati di sangue sul campo di battaglia,è in
realtà un
demonio! Presta bene attenzione, però, e non lasciarti
intimorire: è
solo un umano e tu sei molto di più!”
Girò
lo sguardo verso Takasugi e lo trovò a bere come una spugna
il suo
saké, il moro si accorse dello sguardo della giovane e le
lanciò
un'occhiataccia.
“Che hai da guardare?”
Reiko si volse da
un'altra parte senza nemmeno rispondergli e cercò un posto
tranquillo per potersi sedere in pace e magari bere un bicchierino
per riprendersi un po'. Prese un bicchiere di liquore e decise di
sedersi vicino la finestra, così da poter vedere il panorama
che
c'era all'esterno. Si portò il bicchiere vicino alle labbra,
ma
questi le fu tolto da una mano più veloce della sua.
“Non devi
bere sotto calmanti.”
“Signor Yasushi...” mormorò Reiko
stupita.
L'uomo si sedette affianco a lei e si tracannò il
saké
in un solo sorso “Come ti senti?”
“Un po' stordita... Ma
sostanzialmente bene, grazie...”
“Figurati... Solo, che non te
la caverai con delle scuse... Ci devi delle spiegazioni, e
tante!”
“Yasushi,
voi non dovete intromettervi, è molto pericoloso e potreste
morire
sul serio. Io ci sono andata vicina...E voi lo avete notato!”
disse
decisa la ragazza “Non si sta parlando di un semplice Amanto
o di
un capitano, come lo ero io o come lo era quello che ho ucciso
davanti a loro...”. Indicò i quattro Joui, ma si
dovette ricredere
alle sue parole:non erano in condizioni da essere presi come esempi,
dato che erano completamente ubriachi e si erano addormentati.
“Io
mi chiedo perché bevono se non hanno il fisico...”
mormorò
rassegnato il medico. Si alzò dal suo posto ed
aiutò a fare
altrettanto Reiko “Tu va' a riposarti... Riprenderemo il
discorso
domani...”
“C'è un motivo per cui non ne voglio parlare con
loro...” esordì all'improvviso la ragazza. Yasushi
la guardò
interrogativamente e con lo sguardo le chiese di andare
avanti.
“L'Amanto contro il quale ho combattuto, si chiama
Shinji ed è... E' il mio creatore... Mio padre, in
sostanza...” La
ragazza cominciò a raccontare il suo passato al medico, che
ascoltava attentamente nonostante l'iniziale sgomento.
Quando
ebbe finito il suo racconto, Yasushi sgranò gli occhi, ma
non disse
niente, limitandosi a darle una pacca sulla spalla “Non siamo
noi a
decidere chi soni nostri genitori...”
Reiko sorrise appena,
sicura che l'avesse sentita solo Yasushi.
Nei
giorni seguenti, Reiko si riprese decisamente, anche se era non
ancora del tutto in forma ma comunque seguiva ancora le lezioni di
Yasushi con lo stesso entusiasmo che aveva dimostrato all'inizio.
I
ragazzi purtroppo avevano ripreso delle battaglie e sempre di meno
tornavano indietro di quanti ne partivano. Quel giorno, Zura e
Gintoki avevano iniziato un'animata discussione che era partita tutta
da Sakamoto e dalla sua idea di abbandonare il campo di
battaglia.
“Sono stufo di vedere i miei compagni morire in
un'inutile e già persa in partenza di battaglia!”
aveva detto
rivolto ai suoi amici di guerra. Katsura si era precipitato subito
nel dire la sua e sputare un discorso su una patria libera e senza
occupazione aliena, che di certo gli avrebbe compromesso il futuro.
Era
subito stato appoggiato da Takasugi con parole certamente meno
più
rosee delle sue, ma essenzialmente ripetevano il concetto dell'amico.
Quello
che stupì più di tutti fu Gintoki, a dirla tutta,
appoggiò in
pieno le idee di Sakamoto e ripeté all'infinito che la
guerra era
un'inutile perdita di tempo e di zuccheri.
“I
miei zuccheri mi servono e non voglio sprecarli per una guerra che
non ha né capo né coda.” ripeteva fino
alla nausea “E' meglio
abbandonarla prima di perdere qualcosa di serio.”
Yasushi
però non era d'accordo “Gintoki, ma ti senti
quando parli? Proprio
tu che dichiarasti che gli Amanto non avrebbero mai e poi mai
occupato il nostro pianeta, ora blateri queste cose senza
senso?”.
Reiko fissò gli occhi di Gintoki, stupefatta.
“E'
solo un codardo!” sibilò velenoso Takasugi
“Mettendoti i
paraocchi, non risolverai un bel niente! Non hai il coraggio di
affrontare la realtà e di cambiarla!”
“Codardo? A me?” urlò
Gintoki Sakata spazientito “ La mia non è
codardia, è l'istinto
di sopravvivenza che parla e che mi dice che perderemo! Tanto vale
fare seppuku, non è vero, Zura?”
“Meglio il seppuku,
piuttosto che finire i miei giorni comandato e trattato come una
bestia dagli Amanto!” replicò asciutto Katsura
“meglio la morte,
che la rovina!”
“Ma
sentitelo...” mormorò incredulo Gintoki
“Io me ne vado!”
enunciò senza troppe cerimonie e si avviò verso
il bosco.
“Non
puoi scappare da una realtà che ti seguirà fino
alla morte!
Ricordatelo razza di baka!” gli urlò alla schiena
Takasugi, più
irritato che mai, poi si volse ai compagni “Io e il mio
Kiheitai
andiamo a pattugliare i confini... Molto meglio che stare qui a
sentir idiozie!” ed uscì dalla stanza.
Reiko
balzò in piedi e seguì Gintoki nel bosco.
“Parruccone!”
urlò alle sue spalle “Gintoki! Fermati!”
Lui si fermò e si
volse verso di lei con molta calma “Che cosa vuoi?”
“Non
puoi andartene... Così! Su due piedi! E non dopo aver detto
quelle
cose!” spiegò la ragazza con il fiatone.
“E
perché non potrei, di grazia? Non mi pare di aver firmato un
contratto...”
“E invece si, con la tua anima! Non puoi
piegarla al volere di qualcun altro, perché è
quello che stai
facendo!”
“Tu
saresti proprio l'ultima che dovrebbe parlare... Tu stavi con gli
Amanto!”
Colpita
ed affondata. “E' vero! Ero con gli Amanto... Ed a essere
sincera,
tu avevi molti ammiratori nel mio dipartimento... Eri temuto,
rispettato... Elogiato...” scandì ogni parola con
dolcezza “Ma
ora, vedo solo un'egoista fifone... Che delusione...”
“Come
hai detto?”
“Tutti quegli Amanto che provavano paura per te...
Se scoprissero la verità, riderebbero per quanto erano scemi
ad
avere paura di te!”.
“Come
osi, ragazzina?” esclamò adirato Gintoki, colpito
in pieno al suo
orgoglio.
“Oso
eccome! Io ho avuto il coraggio di perseguire nelle mie scelte ma tu
no! Ti stai nascondendo nella maschera dell'indifferenza e della
rassegnazione!”
“Tu mi conosci?”
Reiko
rimase spiazzata da quella frase “No, ma...”
“Allora
faresti bene a chiudere quella bocca.”
“No,
non la chiudo. Nemmeno tu non mi conosci, ma cavolo non posso
sopportare chi abbandona i suoi compagni e non lotta per realizzare i
propri obiettivi! Avete iniziato questa guerra insieme, ed è
giusto
che la finiate insieme!”
“Potremo
morire tutti...”
“Anche
loro ne sono consci... Ed anch'io.” mormorò la
ragazza.
“Beh...”
sospirò Gintoki grattandosi svogliatamente la capigliatura
ribelle
ed incamminandosi verso il dojo “Come minimo, mi merito tre
di
quelle frittate dolci che fai tu...”
“Troppi zuccheri fanno
male e lo sai!” sorrise Reiko.
“Allora
facciamo cinque!”
“Ascolti
quando parli?”
Stavano
ancora ridendo, quanto tornarono nel dojo del gruppo Joui. Le acque
si erano calmate e il silanzio regnava nell'edificio.
“Takasugi
che fine ha fatto?” chiese Gintoki guardandosi intorno.
“E'
in perlustrazione...” gli rispose Reiko.
“Ho
un brutto presentimento...” mormorò a bassa voce
l'argenteo.
“Eh?”
“Niente! Ci vediamo tra un po'...”
Reiko
non ebbe il tempo di chiedergli niente che Sakata era già
lontano.,
sospirò facendo spallucce e raggiunse Yasushi nel suo
studio,
sperando che il fiuto del ragazzo si sbagliasse.
“Presto!
Perde molto sangue!” una voce gridò nel corridoio
e fece
sobbalzare Reiko che aveva un bisturi in mano, pronta per tagliare la
buccia di una banana, diretta dal medico suo maestro. I due medici
uscirono dalla loro stanza in fretta e si trovarono Gintoki sporco ed
affaticato che sorreggeva un Takasugi completamente coperto di sangue
in viso e privo di sensi.
“Che
cosa è successo?” chiede Yasushi facendolo entrare
nella stanza e
posandolo sulla lettiga che c'era.
“Sono
stati attaccati... Il presentimento che avevo era fondato!”
mormorò
l'argenteo.
Yasushi
pulì la ferita sotto gli occhi vigili di Reiko, che
l'assisteva, e
di Gintoki, visibilmente preoccupato per il compagno anche se
cercò
di mascherarlo il più possibile.
Il
medico sobbalzò nel vede il volto del moro.
“Santi numi!”
esclamò la ragazza portandosi una mano sulla bocca
“L'occhio...”
“Dammi
del disinfettante.” le disse Yasushi ma, vedendo che la
ragazza non
si muoveva, le urlò poi “Ora!”
Si
riscosse e, oltre al disinfettante, gli passò anche tutti
gli altri
strumenti che potessero servirgli ed assisteva il medico meglio che
poteva, anche se non poteva vedere la faccia di Takasugi per quanto
era...
“Che diavolo gli è successo all'occhio?”
urlò
Gintoki, che era stato tenuto all'oscuro di tutto.
I due medici
non gli risposero e continuarono il loro operato, lasciando il
samurai come un fesso, all'ignaro del vero.
Quando
ebbero finito, Yasushi prese di parte Gintoki e lo portò
fuori dalla
stanza, lasciando Reiko a finire le ultime cosa ed al bendaggio.
Gintoki vide il medico visibilmente scosso e si passava
frequentemente una mano sulla testa, da cui gocciolavano delle perle
di sudore.
“Yasushi...”
mormorò piano il samurai.
“L'occhio... E' andato perduto... Non
può più vederci da lì...”
La
verità gli venne gettata addosso come dell'acido.
Se
fosse arrivato prima...
Se
non se ne fosse andato per la rabbia e sarebbe rimasto nel dojo,
forse l'avrebbe fermato...
Se fosse stato più forte, l'avrebbe sconfitto, vendicato il
suo compagno...
“Se...
Se...” cominciò a dire Gintoki incredulo.
“E'
inutile affogare nei “se” o nei
“forse”... E' andata così...”
mormorò rassegnato Yasushi “Ma dimmi... Contro chi
ha combattuto?”
Reiko
fasciva l'occhio sinistro di Takasugi, ancora privo di conoscenza, e
non poteva non provare tristezza per quello che gli era accaduto. Non
si erano mai sopportati a dir la verità, ma comunque erano
“compagni” ora, e le sofferenze di uno
appartenevano anche
all'altro; era la regola.
Quando ebbe finito, stava per andarsene
dalla stanza ma qualcosa le afferrò il polso e la costrinse
a
voltarsi verso la lettiga.
“Non dovresti sforzarti...” mormorò
Reiko con la voce più dolce che potesse avere.
Takasugi la fissò,
con l'unico occhio che gli rimaneva, e le fece una muta domanda solo
con il suo sguardo olivastro.
“Si...
Quell'occhio... E' cieco. Mi dispiace.” gli disse mortificata
“Yasushi ha fatto il possibile, davvero!”
“Non
ce l'ho con lui... E nemmeno con te...” tossicchiò
il moro “Solo
con una persona...”
“Chi ti ha fatto questo?”
Takasugi
fissò negli occhi Reiko e prese fiato “Tu
padre.”
Sentì la
terra caderle da sotto i piedi “Ma che dici... Io
non..” tentò
di giustificarsi la ragazza, ma lui fu più veloce.
“Ti ho
sentito, mentre ne parlavi con Yasushi...” spiegò
Takasugi “Quel
Shinji... Ci ha attaccato e purtroppo non sono riuscito a
sconfiggerlo... Era davvero... Forte... Ma, d'altronde, che altro
c'è
da aspettarsi da un Tendoshu?” sorrise amaramente.
“Scusami...”
mormorò Reiko mordendosi il labbro inferiore
“Io...”
“Non
l'ho fatto per te!” esclamò il samurai
“Lui, ci aveva già
attaccato... Anni prima, quando frequentavamo un'accademia
samurai...” raccontò “E' per colpa sua,
che io ho perso il mio
maestro di spada!” sputò con l'ira.
“Chi
era il tuo maestro?” chiese la ragazza.
“Si
chiamava Shouyou.”
Salve! Scusate la lunghissima assenza, ma l'università è iniziata anche per me e mi trovavo un po' indietro con tutte le fic che sto cercando di proseguire. ^_^ Diciamo che questo capitolo fa riferimento al primo film di Gintama, che conosco diciamo a grandi linee e che ho voluto interpretare in questo modo... ho la sensazione che questo capitolo sia spoglio... Mmh! .-.
Comunque
sia ringrazio sempre chi legge! =) Alla prossima!
Un bacione dalla Lu! :*
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