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Autore: hane    22/09/2011    1 recensioni
L'amore l'aveva stancato, compresi tutti quegli sciocchi ideali che gli stavano appresso.
Se gli avessero chiesto per cosa stava morendo, in effetti, non avrebbe saputo cosa rispondere.

Questa flashfic nasce come testo provocatorio. Tratta temi delicati, fra cui il suicidio, in modo molto cinico, è quindi comprensibile che qualcuno possa trovarlo irritante. Buona lettura!
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA TRAGICOMMEDIA DELLE ANTINOMIE

L'aveva sempre ritenuta una cosa stupida, l'amore.

Quella strada in rovina, buia e fetida, su cui giaceva già da diversi minuti, ricalcava perfettamente i suoi pensieri.
Non che non lo avesse sempre saputo; in fondo si trattava solo dell'ennesima conferma. C'è chi sa di essere potente - in amore, a maggior ragione -, ed è il primo a ritagliarsi un ruolo nella vita. Gli serve solo schioccare le dita - e lo fa godendo, beandosi della fatalità insita in un tale semplice gesto -.

Samit sapeva qual era il suo posto: non era certo fra i potenti; vomitare sangue per ricordarsi della propria esistenza non aveva nulla a che vedere con le fatalità: era solo abitudine – quella spiccia, come se non bastasse.
Pura e semplice metafisica dei poveri, ecco tutto. Come quella che gli scorreva nelle vene, insieme al mix di farmaci che lo trascinava nell'abisso della morte. Lentamente, ma con un certo savoir-faire.
L'amore l'aveva stancato, compresi tutti quegli sciocchi ideali che gli stavano appresso.
Se gli avessero chiesto per cosa stava morendo, in effetti, non avrebbe saputo cosa rispondere. 

Per l'arte, magari. 
Per noia, forse. 
Per senso di giustizia verso se stesso, meglio ancora. 
Per nessun motivo: ecco la risposta. 

Il motivo, tutto sommato, era lui.
E trovò alquanto ridicolo il rendersi conto che, ora che la morte era finalmente sopraggiunta, i suoi ultimi pensieri rispecchiavano l'inutilità della sua intera esistenza.





NOTE DELL'AUTRICE:

Fermi tutti. Ho un milione di cosa da chiarire e ho pochissima voglia di farlo. Tuttavia ritengo necessario fermarmi a commentare, se non altro per dare a questa flashfic alienata un minimo di senso e coerenza.

Per prima cosa: il titolo. Sì, è un titolo assurdo. No, non è assolutamente casuale. I termini tragicommedia e antinomia sono perfettamente contestualizzabili. Tragicommedia perchè, come potrete notare, compaiono elementi di amara comicità (o cinismo, che dir si voglia) accanto ad elementi tipici del racconto drammatico (quindi il suicidio, evidentemente). 
Antinomia è un termine prettamente filosofico ed è "un particolare tipo di paradosso che indica la compresenza di due affermazioni contraddittorie, ma che possono essere entrambe giustificate o dimostrate" [Cit. Wikipedia]. In questo caso il significato è molto più blando del concetto originale. L'idea, comunque, è quella di mettere su due piani paralleli la vita e la morte, di farne un concetto accademico e puramente formale, di prendere la situazione con distacco, dando comunque ad emtrambe una validità gnoseologica e concettuale che le renda autonome, possiamo dire. 

Passiamo ora al contenuto. E' cinico, terribilmente cinico: lo so, l'ho fatto apposta. Prendetelo come tale, dal momento che voleva semplicemete essere un testo provocatorio. 

(O-mio-dio, sono più lunghe le note del racconto in sé!)

Spero che abbiate gradito questo piccolo esperimento! 
Alla prossima!

  
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