Ognuno
a suo modo è un tossico vero
Di
pere, d’affetto, di sogni, di sesso o di idee
Show Off
Non appena
tornato a casa mangiò qualcosa alla svelta senza scambiare troppe parole, non
che solitamente lo facesse, e andò a dormire: era stata davvero una giornata lunga
e, come due giorni prima, si addormentò senza problemi.
Il giorno
dopo, però, non potè evitare la concentrazione di
attenzione su di lui a colazione.
Gli chiesero
come fosse andata, se fosse stato divertente o noioso, come gli sembrava il
cantante, come fosse l’ambiente televisivo: in pratica tutto. Tutto quello che
non avevano osato chiedere quando aveva fatto l’audizione glielo stavano
chiedendo in quel momento.
Gli sembrò
quasi normale tutta quella curiosità. Ormai era abituato e non poteva più stupirsi
dell’infinità di domande che i suoi amici erano capaci di porre in così poco
tempo.
Rispose a
meno della metà di queste, come era suo solito fare, e ignorò le altre. Non era
una novità né per lui né per gli altri.
Quello che
però non aveva calcolato, che gli era completamente passato di mente era un
fatto, invece, molto rilevante: che il video che aveva girato sarebbe apparso
su tutte le reti musicali mondiali, per non parlare di internet.
Non avrebbe
potuto evitare che chiunque volesse lo andasse a vedere e che chiunque lo
potesse di conseguenza riconoscere.
A
ricordarglielo fu Mercedes, la ballerina del video, due settimane dopo averlo
girato, quando lo avvertì della data di uscita del video. Come aveva fatto a
dimenticarsi di un dettaglio così rilevante poteva saperlo solo lui. Preso
dalla stanchezza, dal tentativo di evadere le domande degli altri e l’affinità
che si era creata con Mercedes, non aveva pensato a quello che era il frutto
del suo lavoro.
Si sarebbe
visto in televisione, e quella era sicuramente la parte peggiore di tutta la
situazione.
Se il
provino l’aveva sopportato e il girare lo aveva fatto sentire a suo agio, il
riguardarsi invece lo terrorizzava parecchio. Non si era mai esibito in
pubblico: i ragazzi della piazza a Mosca e quelli in Giappone non potevano
proprio considerarsi un pubblico, e tantomeno i suoi amici, anche a Hilary
aveva mostrato ben poco, qualcosa di importante, ma comunque di limitata entità.
Dalla
palestra chiusa e solitaria si stava ritrovando in mondovisione.
L’unica
persona che fino a quel momento poteva dire di conoscere realmente il suo modo
di danzare era Dana e.. e già che pensava a Dana si ricordò di non averle
nemmeno detto che aveva partecipato a quei provini: proprio a lei che gli aveva
insegnato tutto quello che sapeva. Era un’altra cosa che gli era passata di
mente e doveva assolutamente rimediare.
Tutto il suo
ragionamento era avvenuto in classe durante la sua ‘adorata’ ora di storia.
Non aspettò
nemmeno che l’ora finisse e chiese di andare in bagno; una volta nel corridoio
iniziò già a comporre il numero e, dopo numerosi squilli a vuoto, la ragazza rispose
nel mentre arrivava sulla terrazza della scuola.
-Pronto?!-
Una voce assonnata e confusa gli rispose.
-Dana?! Sono
io, Kei..-
-Kei, stai
bene è successo qualcosa di brutto?- sembrava anche agitata.
-No.. niente
di grave tranquilla-
-Meno male..
mi fai spaventare se mi chiami a quest’ora!-
Quest’ora?
Erano le 11 del mattino.. in Giappone. La sua recente abitudine di non
ricordarsi le cose si era fatta sentire ancora. Lì erano le 11, ma a Mosca
almeno 6 ore prima.
-Scusa.. il
fuso orario. Me l’ero dimenticato completamente.. Ti ho chiamato tanto
velocemente che non ho pensato all’orario-
-Proprio
oggi hai deciso di comporre frasi così articolate? Parla lentamente che non
sono totalmente lucida in questo momento-
-Mi dispiace
ecco.. volevo solo dirti che.. diciamo..-
-Kei! Mi hai
svegliato alle 5 del mattino.. vai dritto al sodo..- sembrava pronta a
riaddormentarsi da un momento all’altro.
-Ho girato
un video- si rese conto subito della poca chiarezza della frase.
-E tu mi
chiami per dirmi che hai girato un video?-
-No..
intendevo un video serio.. di quelli che vanno su MTV.. di un cantante..-
-Tu? In che
senso?- Dana stava arrivando molto lentamente alla soluzione del mistero.
-Come..
come.. ballavo nel video, ecco..-
-COSA?!?!?!
Potevi dirlo subito? Quando? Di chi? Perché? Ci voleva tanto a dirlo!-
Perfetto; prima sembrava pronta a riaddormentarsi, mentre dopo poche parole era
sveglia e pimpante a forargli i timpani.
Sentì di
fianco alla ragazza qualcuno tirare delle imprecazioni e chiederle spiegazioni,
ma lei lo ignorò: doveva essere suo marito svegliato dalle urla.
-Ma te l’ho
detto subito.. vabbè fatto sta che è successo.. è una storia lunga.. volevo
solo avvertirti che se mi vedi in televisione non è un’allucinazione e.. in
verità preferirei che tu non lo guardassi, ma visto che non lo farai..-
-Ma certo
che lo guarderò! Sei pazzo? Beh a quanto pare sì se qualcuno è riuscito a
convincerti a farlo! Chi era il coreografo?-
-Jermaine Crowde-
-Cosa?! Ma
quell’uomo è un mito.. qualche anno fa avevo una cotta per lui!- A
quest’affermazione sentì una voce dall’altro lato del telefono essere zittita.
-Mah se lo
dici tu..-
-Ma sì! E’
un grande! E gli sei piaciuto quindi?-
-In effetti
ora mi perseguita.. ho quasi paura che sia gay..-
-Nah tranquillo! Quindi lavorerai ancora con lui?-
-Forse.. Non
lo so ancora.. cioè lo sai che non è propriamente quello che voglio fare..-
-Ah no? Dai
Kei.. Secondo me sei perfetto per questo tipo di lavoro.. Sapevo che se ci
avessi provato avresti fatto buona impressione! Sono troppo fiera di te! Yuri
che ne dice?-
Ecco
un’altra persona a cui si era dimenticato di dare la notizia.
-Non
gliel’hai ancora detto?-
-Potrei
provare a chiamarlo adesso, ma non penso che sarebbe così comprensivo come te
se lo svegliassi così presto per questo motivo-
-Potrebbe
stupirti sai?-
-Chi?! Yuri Ivanov? Quel Yuri Ivanov?-
-Sì forse
hai ragione.. allora meno male che prima hai chiamato me!- Avrebbe giurato che
stesse sorridendo. Se la immaginò seduta sul letto, ancora mezza sotto le
coperte, con i capelli arruffati e il suo sorriso sincero. L’unico sorriso che
non lo urtava più di tanto.
-Grazie-
-E per
cosa?-
-Per tutto
quello che hai sempre fatto per me.. devo attaccare adesso, il prof potrebbe
insospettirsi, è da troppo che sono uscito dalla classe..-
-Kei mi hai
chiamato mentre eri a scuola? Non si fa così..-
-Tranquilla,
non era una lezione di vitale importanza.. ora vado comunque..-
-Ok.. ehi
aspetta.. non mi hai ancora detto di chi è il video..-
-Vero..
vabbè a te il piacere della scoperta.. Buona giornata-
-Kei aspet-
Chiuse la
conversazione. Almeno non lo avrebbe visto presto, forse stanca di cercarlo in
tutti i clip esistenti avrebbe rinunciato e sarebbe stata una persona in meno a
vederlo.
Non appena
mise piede in classe suonò la campanella che annunciava la fine della lezione.
Non era
stata una conversazione spiacevole nonostante le premesse, era riuscito anche a
saltare venti minuti del racconto di chissà quale rivoluzione giapponese.
Rei non
mancò di rimproverarlo per aver saltato così la lezione, ma fu totalmente
ignorato, ma la notizia peggiore arrivò di ritorno dalla pausa pranzo: la
professoressa di ginnastica era assente e a fare supplenza c’era proprio il
caro professor Suji.
Oltre alla
lezione extra chilometrica inflisse una pena ancora maggiore: il compito in
classe.
La verifica
scritta di storia era una crudeltà nel vero senso della parola: già raccontare
i fatti storici precisamente si rivelava arduo, doverli scrivere era, se
possibile, molto peggio.
Se poi si
avevano problemi con la lingua e col ricordarsi i nomi esatti di tutti quei
personaggi storici poteva rivelarsi un vero e proprio martirio: questo era il
caso di Kei e non era sicuro di poterlo reggere.
Avrebbe
potuto saltarlo, marinare scuola per lui non era un vero e proprio problema: in
una sola settimana non ce l’avrebbe mai fatta a studiare tutto. Ciò che gli
creava delle riserve era che forse lo scritto si sarebbe rilevato abbastanza
utile: poteva fare un bel po’ di bigliettini e sperare di non essere visto.
Se fosse
andato bene quel compito avrebbe evitato l’interrogazione e lui doveva
assolutamente riuscire a saltare l’interrogazione. Avrebbe trovato una
soluzione.
Nel tragitto
verso casa ascoltò l’esperienza personale con i compiti scritti di Suji dal racconto colorito di Takao e si disse che qualche
copiatura sarebbe riuscito a farcela stare.
-Però poteva
darci almeno qualche giorno di preavviso in più.. come faccio a studiare tutto
entro venerdì?- si lamentò il giapponese.
-Avresti
dovuto iniziare a studiare un po’ prima.. ecco come avresti dovuto fare!-
-Dai Hil.. penso che qui tu sia l’unica ad aver iniziato già a
studiare!-
La ragazza
guardò gli altri cercando conferme del fatto che lei non fosse l’unica a
prevenire certi disastri, ma non le trovò e si separò esasperata dai suoi
compagni.
-Io quella
non la comprendo proprio!- Takao la guardò allontanarsi molto perplessa.
-Seriamente..
domani dovremmo svegliarci presto per un ripasso di gruppo..-
-Ma è sabato
Rei!-
- Takao..
preferisci dover essere interrogato?- Rei e Takao cominciarono a discutere su
cosa fosse peggio: alzarsi presto o essere interrogato di storia.
Kei ripensò
improvvisamente all’atto di alzarsi presto e, come un’illuminazione, si ricordò
della chiamata che aveva fatto quella mattina e quella che avrebbe dovuto fare
in quel momento.
Guardò
l’ora, ormai doveva essere mattina inoltrata in Russia e non avrebbe corso
rischi a chiamare.
Prese il
cellulare e restò un po’ indietro rispetto agli altri.
-Pronto?-
-Ciao Yuri,
come va?-
-Cosa hai
combinato?-
-Perché
dovrei aver combinato qualcosa?-
-Perché mi
hai chiamato di tua spontanea volontà e hai esordito con un “come va?”-
-Non posso
voler sapere come stai?-
-Cosa hai
combinato?-
Si convinse
di aver fatto bene a non averlo chiamato quella mattina subito dopo Dana.
Sicuramente non sarebbe stato così comprensivo come lei, ora ne aveva la
certezza.
-In verità
non ho fatto nulla.. cioè una cosa sì, ma non è per forza una cosa brutta e..-
-Arriva al
dunque..-
-Diciamo che
c’è la remota possibilità che tu mi veda in televisione..-
-Cosa? Hai
partecipato a qualche programma? Da quand’è che vuoi diventare famoso?-
-Non voglio
diventare famoso.. è solo che, non so ancora come, mi hanno convinto a fare
un.. ecco un provino.. per ballare in un video e.. beh mi hanno preso e..-
-Wow.. e ti
hanno pagato bene?-
-Come sei
diventato venale in mia assenza..-
-Ma è solo
una domanda legittima.. ti hanno pagato bene sì o no?-
Ci pensò un
po’ su. Il lunedì dopo aver girato il video erano arrivati i soldi sul suo
conto: erano sicuramente più di quelli che si sarebbe mai aspettato,
sinceramente non aveva proprio pensato al fatto che l’avrebbero pagato. Non
riusciva a considerarlo un lavoro retribuito a tutti gli effetti.
-Beh
abbastanza-
-Benissimo..
Appena lo dirò a Sergay stai tranquillo che tutta Mosca lo saprà.. ah e sì.. Boris
non vedrà l’ora di vederti-
Chissà
perché non gli si prospettò come fosse una cosa positiva. Sergay sarebbe stato
davvero capace di dirlo a tutti e Boris avrebbe voluto vederlo per inaugurare
qualche nuova battutina sarcastica. Sì, era davvero bello avere una famiglia così premurosa.
-Yuri..-
-Tranquillo
stavo scherzando..- era perplesso, ma finse di credergli.
-Ok..-
-E.. sei
contento di aver fatto questa cosa?-
Come domanda
lo spiazzò non poco e cercò una risposta sincera, se non lo fosse stata quel
dannato di un rosso lo avrebbe capito nel giro di pochi secondi.
-Direi di
sì..-
-Mi fa molto
piacere.. sul serio..-
-Grazie..-
soffiò impercettibilmente.
-Ah a
proposito.. lo so che è un po’ presto per chiedertelo, ma.. non è che
quest’estate ti andrebbe di venire qui? Per quanto vuoi.. Ser e Bo non penso
che possano chiedere delle ferie e ci farebbe piacere rivederti, dopo la fine
della scuola ovviamente..-
-Sì
certamente..-
-Non sei
obbligato..-
-No è.. è
che non mi aspettavo che..-
-Intanto
organizzeremo più avanti.. ora pensa alla scuola e.. e beh a divertirti..-
-Ok.. ci
sentiamo..-
-Ciao-
-Ciao-
Non aveva
pensato di poter tornare in Russia quell’estate; non che non volesse andarci,
ma semplicemente non ci aveva pensato. Appena realizzò quello che si erano
detti lui e Yuri, si sentì improvvisamente più spensierato. Era inutile: la
Russia gli mancava, il clima, i posti, le persone, le sigarette e lui doveva
assolutamente tornarci. Non era sicuro che glielo avrebbero chiesto.
Pensava che
volessero che stesse il più lontano possibile da Mosca per più tempo e infatti,
per non crearsi illusioni, non aveva fantasticato di tornarci tanto presto.
Ad un tratto
l’aria giapponese si era fatta soffocante come l’estate precedente quando era
arrivato. Il desiderio di tornare in patria che aveva cercato di reprimere
dentro di sé si fece sentire.
Massimo tre
mesi e sarebbe potuto risalire su un aereo per tornare in Russia e magari anche
restarci. No, quello non sapeva se lo voleva davvero. Forse non avrebbe fatto
bene per lui ritrasferirsi definitivamente e sarebbe stato meglio per quello
aspettare davvero più tempo.
Non era
pronto.
Ma ci avrebbe
pensato a tempo debito, intanto gli bastava sapere che, se avesse voluto,
sarebbe potuto tornare, anche solo per un giorno e questo gli fece scordare
ogni preoccupazione su verifiche, video musicali e cose del genere.
-Hey Kei.. ti muovi?-
Si accorse
di essere rimasto troppo indietro in confronto agli altri e velocizzò il passo
per raggiungerli.
Arrivati a
casa si presero l’ultimo pomeriggio libero prima della seduta intensiva di
studio che avevano progettato per il giorno dopo.
Non era nemmeno
da un’ora che avevano iniziato e già non ce la faceva più. In quel momento
avrebbe di gran lunga preferito partecipare a mille provini per chissà che
lavori e invece doveva cercare di capire tutte quelle faccende politiche e
militari del Giappone di secoli prima.
Non erano
tanto gli avvenimenti il suo problema, tanto meno gli mancava la memoria, finchè si trattava di date ce la poteva fare, ma i nomi
proprio non li reggeva, non gli entravano in testa e quello che richiedeva il
professore era proprio quella serie infinita di nomi.
Solo che il
titolo dell’epoca che doveva studiare gli procurava non pochi problemi: l’era Tokugawa. Più ideogramma associato, una vera agonia.
Ignorando le
proteste di Rei, partì con la sua opera: la compilazione di bigliettini da
nascondere in qualsiasi posto gli fosse venuto in mente.
La mattinata
passò, quindi, molto tranquilla, troppo tranquilla: in realtà la noia più
profonda li aveva totalmente colpiti, attanagliati senza via di scampo.
Quando
arrivò alla divisione in due fazioni della vecchia alleanza tra Tokugawa Ieyasu e Ishida Mitsunari capì che non ce
l’avrebbe più fatta.
Si prese una
pausa. Una lunga pausa, che sapeva già come occupare: una preziosissima
sigaretta gli venne in aiuto e gli distese i nervi.
Passarono il
week end in quel modo: a studiare. Nel pomeriggio di sabato Hilary li aveva
raggiunti, dispensando il suo sapere su tutti i colpi di stato e via dicendo,
mentre i ragazzi prendevano appunti, su quelli che lei non sapeva essere
bigliettini destinati a essere copiati pari pari
durante il compito. Persino Rei aveva abbandonato qualsiasi riserva e buon
intento.
Se possibile
la domenica si rivelò più noiosa e più inutile del giorno prima e il lunedì a
scuola la voglia di aprire un libro era sempre minore.
Durante la
pausa pranzo Kei, al quale le sigarette stavano smettendo di fare effetto, si
disse che gli serviva qualcos’altro per liberare la testa. L’unica cosa a cui
riusciva a pensare era una bella.. uscita con una bella ragazza.
Ripensò a
quando stava con Hilary: in quel periodo la voglia di fumare si era allentata,
mentre nel periodo Mizuki aveva ripreso le sigarette
di differenza.
Era comunque
da troppo che non stava con qualcuna e iniziava a risentire anche di quello. Si
guardò intorno nel cortile della scuola: vide passare Aiko,
quella sì che era una bella ragazza, ma non era sicuro che lei lo avrebbe
voluto di nuovo, anche solo per una volta.
Si disse che
doveva ricordarsi di tenersi strette le persone più ‘esuberanti’ in
quell’ambiente dove non è che abbondassero.
Ripensò a
Mercedes e al ricordo che aveva di lei: ormai erano passate tre settimane e lei
non si era più fatta sentire, ma Kei ricordava bene che, anche se non aveva
mostrato troppo interesse, lei era davvero molto, ma molto bella. Cioè classica
ragazza latina, con le curve al posto giusto.
Stava
facendo pensieri da pervertito e, quando se ne rese conto, si diede del
deficiente.
Prese il
cellulare e lo fissò stranito, poiché non si era accorto dell’arrivo di un
messaggio. Dall’ora del ricevimento era passata mezz’oretta buona.
Era proprio
di Mercedes e quindi non potè fare altro di
rimproverarsi perché se avesse preso prima il cellulare avrebbe evitato di fare
quei pensieri poco casti.
Il provino di cui ti parlavo è venerdì, e io per
quella sera mi sono tenuta libera, ho fatto bene?
Avrebbe
voluto averla lì in quel momento per ringraziarla della sua prontezza: gli
aveva appena dato una notizia fantastica.
Se solo.. se
solo il compito di storia non fosse stato venerdì sarebbe stato perfetto.
Il morale
che gli si era finalmente risollevato tornò a rasentare terra e non se ne
capacitò.
Non posso. Ho un compito in classe che non posso
saltare quella mattina.
Per una
volta che aveva voglia di andare a fare quegli stupidi provini, per una volta
che qualcuno aveva risposto prontamente ai suoi desideri, per una volta che
sembrava accadere quello che voleva.
Sospirò
esasperato. Pazzo. Lo stava diventando sul serio.
Vibrò il
cellulare nella sua mano e con poca voglia lesse il contenuto del messaggio che
sapeva già lo avrebbe depresso maggiormente.
E chi ha detto che è di mattina. E’ alle 15. Dì a casa
che mangi fuori. =)
Il suo
morale si alzò cautamente. Rilesse due o tre volte il messaggio prima di essere
sicuro di non avere le allucinazioni. Venerdì non sarebbe stata una giornata
catastrofica come aveva previsto, o almeno, non tutta la giornata.
Venerdì
arrivò e non sembrò iniziare proprio nel migliore dei modi.
Pioveva e la
sveglia con la pioggia rendeva tutti di cattivo umore e particolarmente irritabili.
Nel dojo Kinomiya si respirava pessimismo. L’unico che sembrava non
subire gli effetti del tempo era Kei, per il semplice fatto che mostrava la sua
solita espressione indifferente verso il mondo e lo era davvero. Totalmente
indifferente al tempo, al compito e al pomeriggio che gli si prospettava.
Tutto, in fondo, andò come aveva previsto.
Il compito
era alla terza ora. Si era preparato una marea di bigliettini, ma quelli che
tenne nei calzini furono solo quelli con i nomi dei vari luoghi e personaggi.
Rispose bene o male a tutte le domande e non avvertì tutta la preoccupazione
che lo aveva preso la settimana prima.
Durante la
pausa pranzo si cambiò la divisa in bagno e la lasciò, insieme ai libri, a Rei.
Si defilò in
fretta fuori dall’edificio e prese l’autobus per Tokio.
Arrivato a
destinazione si riparò sotto l’ombrello alla ricerca della palestra: era
diversa da quella dove aveva tenuto le altre audizioni, ma non ebbe troppi
problemi nel trovarla.
Non appena
varcò la soglia, finalmente all’asciutto, si guardò intorno e intercettò subito
la persona che stava cercando.
Mercedes era
lì ad aspettarlo.
-Giusto in
tempo!-
-C’era coda
e l’autobus era lento-
-Pensavo che
venissi con la divisa di scuola!- disse lei facendogli la linguaccia.
-Ah ah molto divertente..- La sua risata era tutto tranne che
una risata, ma non era scocciato.
-Di che
cos’era il compito?-
-Storia-
-Mi piaceva
la storia al liceo!-
-Vorrei
poter dire la stessa cosa-
Compilò di
nuovo diversi fogli e si fece fotografare. Non era convinto che fossero dei
geni quelli che organizzavano queste cose, non era possibile che ogni volta
doveva ripetere quella routine.
Entrarono
nella palestra. Era molto più grande dell’altra, ma anche questa ricoperta
interamente di specchi.
Al solito
banchetto c’erano seduti solo Jermaine e la sua
assistente, che ormai aveva scoperto chiamarsi Monique.
-Lauren e Jay sono grandi amici, lei si fida ciecamente del suo
giudizio e gli lascia massima libertà nei casting!-
Se lei si
fidava di quel tipo non erano affari suoi, ma Kei non riusciva ancora a
inquadrarlo come un personaggio positivo.
Nella sala
erano il doppio delle volte precedenti, sia maschi che femmine, ma i posti
disponibili, come al solito, molto pochi. Cercavano cinque uomini e quattro
donne che avrebbero dovuto partecipare a un’esibizione live della cantante per
beneficienza.
La prima
scrematura, come ormai Kei aveva capito, serviva a sbarazzarsi di quelli che
sicuramente non avrebbero preso e che era sostanzialmente una perdita di tempo
tenere: si dimostravano sempre un numero enorme.
Rimasero in
una trentina, tra ragazze e ragazzi, ad aspettare di ballare di nuovo. Mentre Monique li divideva in coppie (Kei si ritrovò, non seppe
come, con Mercedes che fino a trenta secondi prima stava dall’altra parte della
sala) un folto capannello di persone fece irruzione nella sala.
C’erano due
o tre ragazze indaffarate tra cellulari, agende e borse enormi, un uomo vestito
bene che sembrava essere un manager, due che Mercedes gli aveva indicato essere
delle responsabili della palestra e un omone vestito di nero con un auricolare
all’orecchio che non perdeva d’occhio l’ultima, ma più importante, persona che
era entrata: Lauren Bright si era fatta spazio e
aveva salutato Jermaine abbracciandolo forte.
Kei la
riconobbe per averla vista diverse volte sulle copertine dei giornali di gossip
che comprava Hilary: a quanto pareva erano sempre tutti molto interessati alla
sua vita privata che non smetteva di stupire il pubblico.
Kei
conosceva qualche sua canzone: era un accoppiata strana, aveva l’aspetto della
classica icona pop, con i capelli biondissimi, la pelle lucente e gli occhi
chiari, un fisico perfetto, il viso era particolare, tanto che non tutti la
considerassero propriamente bella, ma
che abbinato alla sua voce nera e potente la rendeva una delle rivelazioni
degli ultimi anni.
-E ha solo
un anno più di me.. lei ha il bodyguard e io sono qui con un minorenne, un
minorenne fighissimo, sia chiaro, ma capiscimi..-
Kei guardò
Mercedes perplesso e abbastanza divertito.
-Chissà come
fa ad avere una pelle del genere.. un giorno o l’altro glielo chiederò..-
Mercedes
iniziò a spostare lo sguardo dal proprio braccio a Lauren come per carpire le
differenze tra i trattamenti per la cute che usavano.
-Dai che vai
benissimo così..-
-Trovi
davvero?-
-Certamente..
sei bellissima con la pelle che hai..-
-Oh che
carino! Continua pure a elogiarmi.. non mi dà fastidio!-
Scherzarono
insieme ignorando la nuova venuta finchè non smise di
parlare con Jermaine.
Gli si
sedette accanto. Sembrava che avrebbe assistito al resto del provino.
-Meno male
che avevi detto che si fidava..-
-Si vede che
non aveva niente da fare..-
Ricominciarono
a ballare, questa volta con una piccola variazione in coppia della coreografia.
Kei si sentì
molto a suo agio a ballare con Mercedes, soprattutto per la vicinanza dei loro
corpi.
Non poteva
chiedere di meglio. Gli sembrò anche che Jermaine
continuasse a indicarli a Lauren che li guardava sorridente. Un’altra persona
sorridente da sopportare. Perfetto.
Bisbigliarono
per un po’ prima di assegnare il lavoro.
Lui e
Mercedes, come previsto, avevano ottenuto la parte.
-Benissimo,
ora mi devi un’uscita-
-Sono venuta
in macchina apposta!-
Con grande dispiacere di Kei, non poterono
evitare di scambiare qualche parola con Jermaine che
si complimentò con la ragazza per averlo convinto a presentarsi.
-Ci vediamo
domani allora!- li salutò il coreografo.
Fuori aveva
smesso di piovere e raggiunsero la macchina parcheggiata poco più in là
lentamente.
-Dove mi
porti?- azzardò Mercedes.
-In verità
non sono per niente pratico della zona, e poi guidi tu.. a te la scelta-
-Immaginavo,
allora ti fidi di me?-
-Farò un
tentativo-
Fecero poca
strada prima di fermarsi in un posto più in centro. Decisero di cenare in un
ristorantino molto semplice e alla mano.
-Allora
scorfano brontolone, che mi racconti?- Kei la guardò sempre più perplesso, ma
sempre più divertito.
-Che vuoi
sapere?-
-Qualsiasi
cosa! Fai tu!- gli sorrise.
-Allora ti
dico che in questo momento vorrei che la conversazione si spostasse da me a te-
Non dovette
provare molto per riuscire nel suo intento. Senza problemi convinse l’altra a
parlare di sé e a sviare ogni domanda sul suo conto; dopo anni di allenamento
era una cosa che gli veniva molto naturale, in aggiunta Mercedes era la classica
ballerina egocentrica.
Scoprì di
essere a cena con una ragazza di 21 anni, tre anni più di lui, si accordarono
sugli anni di prigione che avrebbe dovuto scontare una volta che lui l’avesse
denunciata per molestie e sugli hobby di lei. Poi parlarono di danza, su quello
che lei aveva fatto, di come aveva conosciuto Jermaine
e cose del genere.
Alla fine
dell’ottima cena si diressero alla cassa per pagare e, quando Mercedes fece per
prendere il conto, Kei la precedette.
-Faccio
io..-
-No
tranquillo.. Non c’è problema..-
Non fece in
tempo a protestare che era già stata trascinata fuori dal ristorante.
-Già ci
metti la macchina e buona parte della conversazione, almeno quello lascialo a
me-
-Mmm.. sì direi che è un ottimo compromesso!-
Fecero un
giro per il centro di Tokio osservando le vetrine colorate, che nonostante
fosse sera, erano illuminate a festa.
-Tieni..-
disse Kei porgendole un cartoncino colorato tutto rifinito.
-Cos’è?-
-Me lo hanno
dato al ristorante..- fece spallucce.
Lei osservò
meglio e notò che sopra vi era cucito un ideogramma giapponese.
-Ma che cosa
carina..-
-Che vuol
dire?-
-Vuol dire..
ehi! Ma che classe frequenti? Non dirmi che non sai leggere!-
-Ho perso un
anno..- gli occhi di lei si allargarono come se avessero avuto tante conferme -..ma
non perché non so leggere. Ho solo qualche problema con gli ideogrammi..-
-Ma questo è
semplice.. c’è scritto “Arigatou gozaimashita”..
arrivederci!-
-Non
guardarmi così.. guarda che ho vissuto qui solo per due anni-
-Davvero?-
-Uno qualche
tempo fa, mentre adesso sono qui dall’estate scorsa..-
-Allora sei
perdonato! Ma di dove sei?-
-Mosca,
Russia-
-Oh ecco
spiegato tutto.. ecco perché sei un piccolo ghiacciolo imbronciato!-
-Non ti ci
mettere anche tu-
-Allora te
l’hanno già detto! Vuol dire che è vero.. ma non vuol dire che tu sia meno
affascinante per questo!-
-Ci stai
provando spudoratamente?-
-In effetti
è quello che sto facendo da tutta la serata!-
-Meno male..
mi togli un bel po’ di lavoro..-
Tornarono in
macchina prendendosi in giro e decidendo su chi avrebbe dovuto provarci tra i
due.
Avevano
considerato tutte le variabili tra cui l’età, il sesso e gli anni dimostrati,
ma non avevano raggiunto un accordo.
-Beh questo
penso di doverlo fare io- Kei si era appena accomodato sul sedile del passeggero
accanto a Mercedes e si sporse verso di lei accarezzandole il viso con una
mano. Lo avvicinò al suo e la baciò. Un piccolo bacio dolce. Lei aveva chiuso
gli occhi e quando li riaprì se lo ritrovò ancora vicino con lo sguardo fisso
nel suo.
L’effetto ipnotizzante
dei suoi occhi violacei ebbe effetto anche su di lei che non potè fare a meno di annullare di nuovo il contatto tra di
loro.
- Do-dove
andiamo adesso?- chiese lei leggermente accaldata.
-Dove
preferisci..-
-Se vuoi
intanto possiamo andare verso Edogawa..-
-Non è molto
uno spasso a quest’ora..-
-Potremmo
andare a casa tua..-
-Non penso
sia una buona idea.. ricordi tutta la storia sull’età?-
-Ci sono i
tuoi in casa? E non hai il permesso di portare ragazze più grandi pronte a
saltarti addosso?- gli sorrise.
-Non vivo
coi miei.. sto da un amico.. insieme ad altri due.. più suo nonno.. in pratica
è molto affollato e preferirei evitare-
-Non stai
coi tuoi genitori? Non ti facevo così indipendente..-
-Piuttosto
tu, donna adulta, non ce l’hai una casa?-
-Sì ma è
affollata almeno quanto la tua.. le mie coinquiline stasera mi hanno bandita!-
-A me piace
molto anche la tua macchina-
-Bad boy.. dai andiamo a trovarci un posticino!-
Finalmente
lasciarono il parcheggio alla volta della periferia di Tokio.
Arrivati sul
mare percorsero il litorale per poi imboccare strade secondarie. Alla fine trovarono
uno spiazzo in uno dei pochi luoghi verdi molto appartato, dove sembrava non ci
mettesse piede nessuno da anni.
La vista non
era bellissima a causa della vegetazione lasciata crescere liberamente e delle
costruzioni di cemento, ma intanto non era il panorama quello che gli
importava.
Si
sistemarono sui sedili posteriori e iniziarono a scambiarsi baci e carezze.
-L’hai già
fatto vero? L’ho dato per scontato ma..- la zittì con un bacio.
-Tranquilla..-
Ancora un
altro bacio e altre carezze. Senza nessun preavviso lui strinse la presa
attorno ai fianchi di lei e con una lieve pressione la portò a sedersi su di
lui. Messi così erano alla stessa altezza e si potevano guardare negli occhi.
Mercedes arrossì vistosamente.
-Oh mio Dio,
sembro io la bambina piccola!-
Le rivolse
il suo primo sorriso, quel grande raro evento che concedeva solo per un buon
motivo e quello gli sembrava un buon motivo, dopo la bella serata passata insieme.
Le sorrise e
lei ne fu raggiante.
Quello che
accadde dopo fu subito dolce come quel raro sorriso, per poi diventare
passionale e intenso. Una danza che li accomunava e li univa, molto più intima e
molto più carnale di quella del pomeriggio.
Quando lei
si rimise seduta di fianco a lui aveva il respiro affaticato e delle gocce di
sudore le incorniciavano il viso. Si strinse ancora a lui traendo calore dal
suo corpo.
Si sentiva
bene e appagata.
Kei sciolse
lievemente l’abbraccio per poterle alzare il viso e rubarle un altro bacio.
-Dovresti
farlo più spesso sai?-
-Venire a
letto con te?-
-No..
sorridere..-
-Ah
quello..-
-Ma anche
venire a letto con me.. magari in un letto la prossima volta!-
-Sì mi sa
che ti devo qualcosa di più comodo-
Rimasero
stretti nel sedile posteriore per almeno un’oretta ancora e solo con molta
fatica si dovettero convincere a rivestirsi.
-Domani
dobbiamo alzarci presto! Dobbiamo essere alle prove alle 10!-
Kei non le
rispose, ma le scoccò un altro bacio.
-Ed il posto
è a Soka.. ti passo a prendere così ci andiamo
insieme?-
Con molta
fatica si staccò definitivamente da Kei e si rimise alla guida diretta verso
casa.
Si fermò
davanti all’ingresso del dojo.
-Wow.. Che
bel posto.. Ecco perché i tuoi ti hanno lasciato venire a vivere qua.. ha un
aspetto molto.. protettivo e sicuro ecco!-
-A domani
mattina- la interruppe Kei dandole l’ultimo bacio della serata e scendendo
dalla vettura.
-Buona
notte!- gli rispose sorridendo.
-Notte-
Kei alzò la
mano in segno di saluto e la guardò andare via, prima di attraversare la grande
porta di legno.
Quando era
tornato a casa tutti erano già addormentati e quando la mattina si alzò non
sembrava essere cambiato molto.
Scese in
cucina per fare colazione e vide seduto al tavolo Nonno J intento a sorseggiare
il suo caffè.
-Buongiorno
Kei.. sei tornato tardi stanotte!-
-Sì sono
uscito con un’amica..-
L’uomo non
indagò oltre. Kei era sicuro che sapesse molto più di quello che lasciava
intendere, ma non voleva affrontare certi discorsi con lui, soprattutto da
quella volta del discorsetto sul sesso.
Approfittò
del fatto che fosse già sveglio per fargli firmare i moduli per il lavoro di
quel giorno.
-Vedo che ci
stai prendendo gusto..- Non sembrava un’affermazione in negativo.
-E’ per
passare il tempo..-
-Certamente!-
Gli porse
tutti i fogli compilati sorridendogli paterno.
Anche questa
volta Kei ebbe la sensazione che con quello avesse detto mille parole in più e
ancora una volta tentò di non farci caso.
-Stasera ti
dobbiamo aspettare?-
-No, penso
che farò tardi di nuovo.. non ti preoccupare-
-Buona
giornata allora!-
Uscì dalla
cucina per andarsi a cambiare il più velocemente possibile. Si fece una doccia
e si vestì in tempo per quando ricevette il messaggio di Mercedes la quale era
fuori ad aspettarlo. Mentre scendeva le scale incrociò Rei che biascicò un
qualcosa di molto somigliante a un “buongiorno”.
Arrivò in
strada e, salendo sulla macchina, salutò
Mercedes con un bacio.
Il viaggio
fino a Soka durò un’ora e mezza e trovarono il teatro
dove si sarebbe svolta la manifestazione quasi subito.
Parcheggiarono
nel parcheggio vicino per poi recarsi nell’atrio del teatro.
Altri
ragazzi erano già arrivati e furono condotti verso la sala prove dell’edificio
che era a loro disposizione per quella giornata.
Durante la
serata di beneficenza era stata invitata Lauren per eseguire un medley di
quattro suoi famosi pezzi per arricchire il programma che altrimenti sarebbe
stato troppo pesante.
Per non
parlare della forte somma che a quanto pareva la cantante aveva donato a quella
causa dopo che era stata invitata.
Per tutta la
mattina impararono la coreografia senza Lauren che sarebbe arrivata per le
prove in teatro del pomeriggio: Monique la sostituì
ripetendo tutti i movimenti che avrebbe eseguito la cantante e che, a detta di Jermaine, le erano già stati insegnati.
All’ora di
pranzo furono liberi di andarsene e avrebbero avuto appuntamento quel
pomeriggio più sul tardi.
Se ne
andarono tutti a casa tranne Kei e Mercedes che fecero un giro per la piccola
città e mangiarono qualcosa in un bar.
Parlarono
del più e del meno, ma Kei non riuscì a sviare troppo il discorso da sé come la
sera prima: ormai sapeva ogni cosa che aveva fatto Mercedes da 21 anni a quella
parte.
-Certo che
quella casa sembra davvero enorme!-
-Quale
casa?- chiese Kei confuso dal repentino cambio di argomento della
conversazione.
-Quella dove
vivi tu! E’ molto caratteristica..-
-E’ un dojo
in effetti.. deve essere caratteristico-
-Simpatico..-
gli fece la linguaccia -..sono tuoi compagni di scuola quelli con cui stai?-
-Sì, ma
hanno un anno in meno di me..-
-Mica volevo
sapere se ce n’era qualcuno maggiorenne appetitoso quanto te!-
-Guarda che
io non ho detto niente.. hai detto tutto te-
-Per quanto
tempo rischio la prigione ancora?-
-Fino al 21
maggio..-
-Un mese e
mezzo eh? Si può fare! Non è che il nonno del tuo amico mi denuncia se ci vede
insieme vero?-
-Non
credo..- ripensò alla faccia saccente di Nonno J, sicuramente sospettava già
qualcosa, ma non sapeva se sarebbe stato capace di una cosa del genere -..per
sicurezza cerchiamo di non farci vedere da lui-
-Non sei
molto tranquillizzante, sai?-
Kei alzò gli
occhi al cielo, mentre passeggiavano per la via principale della cittadina.
Alzò la mano
che teneva intrecciata alla sua e le diede un piccolo bacio sul dorso.
-Tranquilla..
non ti lascerò andare in prigione- Mercedes scoppiò a ridere.
-E i tuoi
che direbbero se sapessero che una vecchietta come me fa il filo al loro
figlioletto..-
-Nemmeno di
questo ti devi preoccupare..- si decise a fare la chiarezza che si era astenuto
dal fare la sera prima per non rovinare l’atmosfera -..io non ce li ho i
genitori-
-Oh.. scusa
non lo sapevo..- Però l’aveva rovinata ora. Mercedes aveva messo su
un’espressione dispiaciuta e triste.
-Certo che
non lo sapevi, tranquilla.. non è un problema.. insomma vivo in un dojo
dall’aria sicura e protettiva- Riuscì
fortunatamente a farla ridere con le stesse parole che aveva usato lei la sera
prima.
Riuscì di
nuovo a cambiare discorso. Parlarono ancora di danza e del lavoro di quella
giornata.
La città era
tanto piccola che senza accorgersene si ritrovarono davanti al teatro.
Decisero di
entrare, anche se era presto, e si diressero verso la sala prova della mattina.
-Chissà
com’è il palco, non ero mai entrata in questo teatro! Spero vivamente che sia
abbastanza grosso!- cercò di spiare attraverso le pesanti tende, ma uno sguardo
di rimprovero di un uomo in nero la fece desistere dal tentativo.
-Io non sono
mai stato su un palco-
L’affermazione
che aveva sbattuto lì solo per non far cadere il silenzio non ebbe l’effetto
sperato; infatti Mercedes si fermò a fissarlo a bocca aperta.
L’improvviso
levarsi di una canzone dalla sala prove la fece rinsavire, ma non chiese
nessuna spiegazione evidentemente ancora troppo sconvolta dalla notizia per
parlare.
Quando
entrarono in silenzio nella stanza videro che ad accendere la musica era stato Jermaine.
Il primo
impulso di Kei fu quello di andare via prima di rimanere solo con lui, ma
qualcosa lo fermò.
Nessuno lo
stava costringendo a restare, solo non riusciva a non guardare l’uomo che, al
centro della sala, stava ballando.
Tutti gli
avevano detto quanto fosse bravo, ma lui non avendolo mai visto non sapeva che
rispondere. Aveva sì ballato le sue coreografie e gli erano anche piaciute, ma
era sempre stata Monique a dimostrarle e a
insegnarle, mentre Jermaine si limitava a correggere.
Invece, ora
che se lo ritrovava lì davanti a danzare su quella musica, non riusciva a
credere quanto fosse in totale armonia con quello che lo circondava.
Gli abiti larghi
e la sua muscolatura possente erano un valore aggiunto ai movimenti che
eseguiva con una naturalezza unica. Non aveva mai visto nessuno ballare così.
Si scordò di
tutto quello che aveva intorno solo per poter godere di quelle vibrazioni.
Quando, così
improvvisamente come aveva iniziato, Jermaine smise
di ballare, si riconciliò con il resto della sala.
-Ciao
ragazzi.. che ci fate già qui?-
-Siamo
rimasti qua a mangiare, ma in città non c’era molto da vedere..- era stata
Mercedes a prendere parola. Non sembrava così stupita quanto lui; in fondo lei
conosceva Jermaine da più tempo e sicuramente lo
aveva già visto ballare.
Sembravano
avere molta confidenza e il modo con cui l’uomo si rivolgeva a lei era
paragonabile a quello di un fratello maggiore; solo in quel momento si rese
conto di quanto il coreografo fosse grande, non nel senso grosso, nel senso
adulto. Il modo di parlare e i gesti erano quelli di un ventenne, ma doveva
averne almeno una trentina, se non di più.
-Stavo solo
approfittando della sala libera per portarmi avanti col lavoro!-
-Continua
pure, non ti preoccupare per noi, possiamo andare via..- Mercedes fece per
prendergli la mano e andare via con lui.
-No
restate.. figurati!-
Si sedettero
insieme per terra al centro della sala.
Iniziarono a
chiacchierare. Cioè Mercedes e Jermaine
chiacchieravano, Kei stava a ad ascoltarli in silenzio, con la solita espressione
indifferente leggermente attenuata.
-Prima mi
chiedevo come fosse il palco, volevo sbirciare, ma un tipo mi ha guardato
malissimo!-
L’uomo rise
prima di continuare –No, il palco è grande e molto bello.. Tra poco lo
vedrai..-
-Sì, ma che
pensavano che facessi.. gli dessi fuoco? Una sbirciatina, una sola.. ma vabbè..
piuttosto..- e si rivolse a sorpresa verso Kei che se ne stava buono buono -..che vuol dire che non sei mai stato su un palco?-
-Quello che
ho detto.. che non ci sono mai stato-
-Ma come.. non
ci hai mai ballato?!-
-No-
-Merci,
capita.. avrai fatto i saggi o quelle cose lì nei parterre!- si intromise Jay in difesa di Kei.
-No non ho
mai fatto saggi.. o quelle cose lì-
-Oh.. andavi
a lezione e non facevi i saggi?- Ora anche Jermaine
sembrava perplesso.
-In verità
non ho mai fatto lezioni vere e proprie.. intendo in scuole di danza.. l’unica
volta è stato tra il gennaio e febbraio scorso per due settimane-
Due paia
d’occhi lo guardavano sbarrati. Jermaine fu il primo
a reagire scoppiando a ridere.
-Mi stai
prendendo in giro vero?-
Kei lo
guardò con un’espressione molto convincente.
-E dove
avresti imparato a ballare scusa?-
-In strada..
ho iniziato con la break, poi una mia amica mi ha insegnato il resto nei
ritagli di tempo-
Ricordare
quel periodo gli faceva abbastanza male, ma cercò di rimanere concentrato sul
discorso.
Sentì
un’improvvisa voglia di fumare, ma resistette.
-Ora mi si
spiega perché sei così bravo con la break.. è strano che un breaker
si metti a danzare Hip Hop* però..-
Fece
spallucce non sapendo che rispondere.
-Posso
chiederti da quanto balli?-
-Più o meno
tre anni..-
Jermaine con grande sorpresa tirò fuori uno
dei suoi sorrisi enormi inspiegabilmente.
-Io l’ho
detto che tu sei un genio!-
Kei era
sempre convinto di essere sulla via della pazzia, ma ora che aveva conosciuto Jermaine si stava convincendo che in confronto lui poteva
considerarsi normalissimo. Che c’aveva da ridere ora?!
-Se in così
poco tempo e senza mai fare lezione seriamente sei così, non oso immaginare
appena inizierai a studiare seriamente che fai!-
-Ma io.. non
credo che questa cosa continuerà per molto..- Kei indicò la sala intorno a lui
per far capire quello che intendeva.
-Ragazzo..
tu sei nato per fare questo!- Anche Jermaine indicò
attorno per poi continuare -..ce l’hai dentro.. non puoi ignorare questa cosa!-
Non sapeva
che rispondere, rimase a scuotere impercettibilmente la testa senza aprire
bocca.
-Tu
appartieni alla danza anche se non lo vuoi ammettere, ormai non ne puoi più
fare a meno, ne sei pieno, c’è, ce n’è tanta e io la vedo!-
Non sapeva
come guardarlo, stava dicendo tante cose che non avevano molto senso. Oltre a
un perenne allegro era anche un visionario. Vedeva la danza dentro di lui. E
questo che cosa significava?
Come per
dargli la conferma che fosse pazzo, Jermaine si alzò
in piedi di scatto incitando Kei a fare lo stesso.
Mercedes
indietreggiò automaticamente verso la parete coperta dallo specchio senza
fiatare.
Kei si sentì
costretto ad assecondare quella pazzia generale e si alzò, ritrovandosi a
sovrastare in altezza il coreografo, il quale, però, si dileguò affianco allo
stereo e, altrettanto velocemente, tornò davanti al ragazzo aspettando che la
musica riempisse la stanza.
La canzone
era molto lenta, R’n’B, decisamente bella.
Jermaine iniziò a muoversi piano tenendo il
ritmo col movimento del corpo.
-E’ qualcosa
di automatico no? Parte la musica e senti il bisogno fisico di danzare.. forza..-
Si aspettava
che iniziasse a muoversi, ma Kei rimase fermo e immobile sul posto, senza
muovere un muscolo, per niente teso. In testa solo una sigaretta.
-Ok ok.. vediamo se riesco così.. chiudi gli occhi!-
Non aveva la
minima intenzione di fare quello che gli chiedeva e rimase esattamente come
pochi secondi prima, come se non avesse parlato. Voleva una sigaretta e basta.
-E’ solo per
farti capire.. – Lo guardò pregandolo silenziosamente di lasciargli provare.
Esasperato,
Kei chiuse gli occhi. L’immagine della sigaretta era ancora più chiara di
fronte a lui.
-Prova a
tralasciare ogni pensiero inutile, presta attenzione solo agli accenti
musicali, alla voce, alle vibrazioni della canzone, isola tutto il resto! La
senti?-
Kei sospirò,
sperando che se avesse fatto come gli diceva tutto sarebbe finito molto prima.
Sentiva
chiaramente ogni singolo battito della canzone, poteva scomporre ogni suono e
seguirne uno solo, era totalmente parte della canzone. La voce era una
componente in più di tutta la melodia, non era tanto il significato di una
parola, quanto la sensazione che emanava, la vibrazione che emetteva. Si
sentiva parte integrante della canzone.
-Ecco.. ci
sei.. ti senti parte della musica.. potresti suonare con lei.. l’unico mezzo che
hai per farlo è il tuo corpo.. questo è danzare..-
Era
totalmente preso dalla melodia, sì il suo corpo avrebbe potuto suonare con lei,
avrebbe potuto esserne parte. Sentiva il movimento, lo avvertiva nascere e
essere pronto a fuoriuscire.
Lo fermò.
Aprì gli occhi e fece in modo che la canzone gli scivolasse via dalle membra
lentamente, senza violenza. Capiva perfettamente quello che diceva Jermaine, ma non voleva danzare così, in quel momento. Era
un momento troppo intimo e intenso che non voleva lasciarlo andare via così, in
quel momento, in quel posto.
-Lo so che
c’era! Devi solo non aver paura di lasciarti trasportare, di farne parte
completamente.. So che ne sei capace, ti ho già visto farlo..-
L’uomo lo
guardò negli occhi, ma senza rancore per non aver visto quello che voleva.
-E’ questa
la differenza tra una persona che balla e un ballerino! Tutti possono imparare
una sequenza di passi, tutti.. ma solo quelli che li vivono quei passi possono
essere considerati danzatori!-
Si allontanò
di qualche passo da Kei.
-Posso
chiedere a tutti di camminare..- fece due passi in avanti, destra e
sinistra,-..di fare una wave..- e fece un’onda col
braccio -..di girarsi..- e girò sul posto -..ma il punto sta in come lo si fa!-
Ripetè la sequenza che aveva appena improvvisato,
ma diversamente da prima. Prima aveva semplicemente eseguito i passi che aveva
pronunciato, ora li stava danzando.
Kei si sentì
per la seconda volta lo sguardo incollato su quell’uomo. Per la seconda volta
avvertì perfettamente quello che gli voleva dire col corpo, sentì la musica che
emanava con i suoi movimenti. Sentiva tutto quello che gli aveva detto prima.
La sigaretta
era scomparsa dai suoi pensieri.
Jermaine smise di danzare e si rivolse
ancora a Kei.
-Avrai il
tempo di capirlo, se vorrai farlo.. ma sappi che dentro di te c’è questo e non
puoi ignorarlo, perché è un dono.. un dono magnifico che dovresti sfruttare!-
Gli aveva appoggiato una mano sul petto, ma subito l’aveva ritirata avvertendo
un tentennamento del russo.
Mercedes li
guardava sorridendo, come se avesse appena assistito a un bello spettacolo.
Non ci fu
più tempo per dire altro perché la porta si spalancò e fece il suo ingresso
Lauren Bright.
-Ciao..
spero di non avervi disturbato.. Jay, mi hanno detto
che ti avrei trovato qui!-
-Sei in
anticipo, comunque immagino tu ti ricordi di Mercedes..- la abbracciò e poi indicò
la ragazza che si stava alzando dal pavimento, le due si salutarono, - .. e
Kei, il ragazzo che ti ho fatto vedere ieri all’audizione..- e indicò Kei che
strinse la mano che la cantante gli aveva allungato.
-Come
dimenticarlo, sei davvero bravo!-
Kei non
sapeva che rispondere e quando il grazie gli stava per sfiorare le corde vocali
altre persone entrarono nella stanza.
Era arrivata
l’ora di completare la prova. Salirono sul palcoscenico per provare e non ci
furono grossi problemi.
Gli
consegnarono i costumi e, prima di entrare in scena, ebbero il tempo di andare
a fumare.
Kei si
accese finalmente la sigaretta che tanto aveva agognato e automaticamente ripensò
a quello che gli aveva detto Jermaine nel pomeriggio.
Era tutto
vero, quello che sentiva. Era esattamente come l’aveva descritto lui. Ma non
credeva che quello fosse davvero ciò che fosse destinato a fare. Non credeva
che ballare potesse diventare il suo lavoro. L’idea non l’aveva mai sfiorato e
la concreta possibilità che questo potesse accadere lo spaventava.
Cercò di
reprimere questi pensieri per tutto lo spettacolo, cercando di fare solo quello
per cui era stato chiamato: il problema era che non voleva pensare al ballo, ma
doveva ballare.
Riuscì a
combinare queste sensazioni controverse e a finire il medley perfettamente.
-Allora come
è stato?-
Era seduto
sul sedile del passeggero nella macchina di Mercedes, già di ritorno verso
casa.
-Che cosa?-
-La tua
prima volta su un palco!-
La prima
parte del viaggio era stata silenziosa, ma ora la ragazza si era rivolta a Kei
con quel sorriso irresistibile.
-Normale-
ripresentò la risposta che ripeteva a ogni nuova esperienza, come a
minimizzarla.
-E..-
-E basta..-
-Uffa..
speravo in qualche dettaglio maggiore-
Kei la
scrutò scettico.
-Hai
ragione.. mi ero scordata che stavo parlando col polaretto
silenzioso!- trattenne a stento una risata.
-Faresti
meglio a ricordartelo la prossima volta- aggiunse Kei con aria solenne.
-Cosa vuoi
fare ora?-
-Pensavo
volessi andare a casa..-
-Beh è
tardi, ormai siamo svegli, magari non ti andava di andare a casa!-
In effetti
non aveva sonno e non aveva nemmeno troppa voglia di tornare da Takao e dagli
altri.
Tutto quel
parlare di danza gli aveva spazzato via ogni altro pensiero; anche l’adrenalina
del palcoscenico, qualcosa che non provava da tanto, lo aveva leggermente
scombussolato.
L’ultima
volta che si ricordava di aver provato un’emozione del genere avrebbe potuto
risalire a quando si faceva. E la cosa contribuiva a non voler vedere i suoi
amici.
-Se vuoi
possiamo fare come l’altra volta!- Mercedes lo richiamò dai suoi pensieri.
-Ti avevo
promesso un posto più comodo dei sedili di una macchina-
-Se vuoi
possiamo andare a casa mia.. ormai le mie coinquiline staranno dormendo!-
Detto fatto.
Si erano ritrovati nell’appartamento di Mercedes a seminare vestiti per la
casa; dopo che la prima maglietta toccò il suolo per fortuna si ricordarono di
non essere in casa da soli e, se anche con dispiacere, Kei si staccò un secondo
per raccogliere l’indumento da terra.
Resistettero
fino a che non entrarono nella camera di Mercedes e, una volta chiusa la porta,
ritrassero ogni freno inibitore.
Il letto era
sicuramente molto più comodo del sedile posteriore della macchina e la
sensazione lasciata era certamente più positiva.
Rimasero
come la sera prima abbracciati in silenzio.
Mercedes
iniziò a canticchiare una canzoncina con un testo alquanto stupido, ma la sua
voce era comunque fresca e cristallina.
-Ti devo
riaccompagnare a casa?-
-No ormai è
tardi.. non ti dispiace se resto qui vero?-
-Che
domande..- Si accoccolò felice della notizia sul suo petto e chiuse gli occhi.
Il suo respiro regolare la cullò.
-Se accendo
una sigaretta ti do fastidio?-
-No.. il posacenere
è sul comodino..- la voce già impastata dal sonno di lei lo fece sorridere.
Si accese la
sigaretta e sentì il peso di Mercedes sul suo petto, segno che si era
addormentata.
Le prese ad
accarezzare i capelli mentre aspirava il fumo.
Quel
silenzio e quella pace erano una vera goduria dopo tutto il frastuono di quella
giornata.
Frastuono di
suoni, voci, ma anche di pensieri.
Aveva troppi
pensieri per la testa per addormentarsi facilmente. Spense la sigaretta
cercando di non svegliare la ragazza. Sembrava avesse già iniziato a sognare,
perché iniziò a muoversi e a muovere le labbra come per parlare.
Per Kei fu
più difficile lasciare da parte tutto quel traffico di pensieri controversi
nella sua testa.
Gli sembrò
di essere tornato a quelle lunghe e interminabili notti insonni mentre si stava
disintossicando. Per fortuna la situazione era decisamente migliorata. Non
stava lottando col desiderio di procurarsi una dose e nemmeno con brutti
ricordi della sua infanzia, in più una bellissima ragazza dormiva vicino a lui.
Sì, la
situazione era decisamente migliorata. Poteva dormire tranquillo.
Credo che questo sia ufficialmente il capitolo più
lungo fino ad ora u.u o comunque se la gioca con
pochi altri! Allora.. questo viaggio di Kei nel mondo danzereccio si
approfondisce sempre di più! Nuovamente mi scuso per qualsiasi cosa
incomprensibile e vi chiedo, in tal caso di segnalarmela :O in questo capitolo
ci sono delle cose un po’ difficili da comprendere se non si è totalmente
presi.. me ne rendo conto guardando le persone che si approcciano per la prima
colta alla danza rimanere perplesse a questo tipo di discorsi.. la via più
semplice credo sia adattare a se stessi queste sensazioni, alle proprie
passioni.. sostituirle alla danza.
Ok, la smetto di blaterare.. non vi voglio sminuire
sia chiaro, mi piacerebbe solo che possano capire tutti ^^
Intanto ora mi fate sapere.. di nuovo questo fa parte
degli scritti della giovinezza e l’ho cambiato un bel po’ strutturalmente
(ovviamente non di contenuto), ma c’è ancora quel sapore di antico xD
Vabbè.. alla prossima settimana!
Grazie a tutti e.. come dicono qui in terra
britannica.. cheers!
Un bacione :)
*Non so se l’avevo già spiegato, nel caso saltate pure
queste righe: nonostante si tenda ad associarli, il breakin
e l’hip hop sono due cose diverse, la prima è principalmente a terra, mentre il
secondo in piedi, anche se abbiamo ormai delle contaminazioni, chi fa una cosa
di solito non fa l’altra e viceversa..o comunque si
finisce per specializzarsi in solo una cosa nonostante si abbiano nozioni di
entrambe! Come solitamente non si abbina danza classica a quella moderna, lo
stesso vale per hip hop e breakin (che poi ci sarebbe
tutta una disquisizione sull’hip hop che detto così si generalizza troppo, ma
ve la risparmio XD)