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Autore: R e d_V a m p i r e     23/09/2011    4 recensioni
Il giorno più importante della sua vita era arrivato.
L'abito bianco di sua madre spiccava contro i lunghissimi capelli castani acconciati sul capo, di modo da poter essere ricci per una volta e non crespi.
Stringeva fra le mani il boquet di fiori d'arancio, gli stessi che ornavano il piccolo altare e impregnavano con il loro profumo aspro e al contempo dolciastro la piccola chiesetta.
Gli occhi nocciola brillavano, mentre aspettava trepidante che arrivasse il suo sposo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Fiori d'Arancio
{Marche Funebre


Aveva uno sguardo intenso e diretto,

le dita curate e un sarcasmo congenito,
labbra sottili, armonioso contorno
di denti bianchi e perfetti.

Quando lei lo vide per la prima volta fu nella frenesia della preparazione prima di una sfilata - quale delle tante, oh, proprio non lo ricordava - ed entrambi si erano sfiorati, andando ognuno verso i propri camerini per prepararsi.
Lui si era fermato, guardandola con i suoi occhi grigi e da una triste sfumatura lontana che ricordava il metallo, circondati dai corti e lisci capelli di un biondo quasi bianco. Indossava uno smoking che ne sottolineava severamente il fisico asciutto, dandogli un aspetto un pò cupo ma elegantessimo.
Ma lei non ricordava di aver visto niente di più sexy e ne - dopo aver ascoltato la sua voce, alla battuta che le diede - una voce tale.

Poche parole, eleganza nei modi,
una lieve cadenza d’oltralpe e dominio di sé.

Era roca, seducente e con una scintilla tra l'ironico e il sarcastico nascosta nella sfumatura del suo accento inglese.
Dalla sua postura e dal suo sguardo fermo contro i suoi occhi castani, che non s'era mai abbassato per un singolo istante, Hermione vide un uomo che sapeva cosa voleva e non aveva paura di prenderselo.
Qualunque cosa fosse.
Quando le sorrise, mostrando i denti candidi e socchiudendo gli occhi color tempesta, un battito mancò dal suo petto.


Gli incontri divennero assidui e frequenti,
nei luoghi e agli orari più insoliti.
Quell’uomo intrigante teneva le redini
con singolare destrezza.

Si incontravano dove capitava.
Si davano appuntamento o spesso ancora si limitavano ad affidarsi al caso.
Che fosse a un party post sfilata o ad una serata di beneficenza finivano per appartarsi in qualche luogo buio e isolato.
Le mani di lui conoscevano a memoria il suo corpo e lei, che era sempre stata una dominatrice, orgogliosa e fiera per natura, divenne per lui sottomessa.
Amava il suo gioco. E lui non le permetteva, tra l'altro, di fare niente di diverso.

Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.

I suoi occhi erano sinceri quando le chiese di diventare sua moglie.
Le colleghe che stavano provando con lei guardarono eccitate la coppietta, sussurrandole nemmeno troppo velatamente di accettare.
La modella scosse i lunghi capelli castani, crespi, si morse l'interno della guancia e poi sorrise.
Sì.

Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
fiori d’arancio intorno all’altare,
aspettavo il mio sposo con devozione.

Il giorno più importante della sua vita era arrivato.
L'abito bianco di sua madre spiccava contro i lunghissimi capelli castani acconciati sul capo, di modo da poter essere ricci per una volta e non crespi.
Stringeva fra le mani il boquet di fiori d'arancio, gli stessi che ornavano il piccolo altare e impregnavano con il loro profumo aspro e al contempo dolciastro la piccola chiesetta.
Gli occhi nocciola brillavano, mentre aspettava trepidante che arrivasse il suo sposo.

La chiesa gremita di gente annoiata
per l’interminabile attesa.
Alle mie spalle sbadigli e commenti
e di lui neanche l’ombra lontana.

Gli invitati iniziavano ad essere nervosi.
Qualcuno si era alzato dalle panche, altri avevano preso a parlare fra di loro.
Hermione sentiva alle sue spalle i bisbigli insinuanti delle sue colleghe.
Testardamente continuò a rimanere sulla porta della chiesa, convintissima di veder arrivare a breve quell'uomo che le aveva preso il cuore.
Ma non arrivava nessuno.

Pochi preamboli quando mi chiese:
“vorresti sposarmi?”, era onesto e sicuro di sé.

Gli occhi erano umidi, ma nessuna lacrima era stata versata.
Le aveva sorriso, sincero, quando le aveva infilato l'anello al dito. Era d'oro bianco, con un piccolo brillante dorato al centro e altri più piccoli ai lati. Vistoso, elegante, costossissimo.
Lei non era abituata a niente di così ricco, si sentiva in imbarazzo e credeva che non valesse la pena spendere tanto per un semplice gioiello.
Ma quell'anello per lei era valso più di qualsiasi cosa. Avrebbe fatto un sacrificio.
Poi l'aveva baciato, stringendoselo al petto.
L'avrebbe sposato, ne era certa.

Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.

L'abito da sposa era diventato ingombrante. Sembrava volerla soffocare.
Continuava a non volersi voltare verso l'altare, per non vedere il vuoto e la sola presenza di un prete che non sapeva più come scusarsi con gli invitati.
Nemmeno allora aveva pianto.

Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuno sposo impaziente all’altare,
soltanto un prete in vistoso imbarazzo.

Lo strascico le aveva fatto da sedile, il boquet era rotolato giù dalle scale, sgualcito, perdendo petali chiari.
Il viso nascosto fra le mani, sentiva quel vuoto inghiottirla lentamente e il mormorio divenuto grida dei presenti e del ministrante che le si avvicinava, gentile e imbarazzato, non sapendo come parlarle.

Ricordo il giorno del mio matrimonio,
l’abito bianco di seta ed organza,
nessuna marcia nuziale,
soltanto il mio tacito requiem
e immenso cordoglio

. Ricordo ancora il giorno del mio matrimonio.
L'abito di mia madre mi fasciava il corpo e mi strangolava, impedendomi di respirare.
I fiori d'arancio erano marciti fra le mie mani, ai miei piedi, e quell'odore nauseabondo mi riempiva i polmoni.
Ricordo ancora le lacrime che mi percorrevano il viso, silenziose, mentre quegli uomini mi dicevano dell'incidente, dispiaciuti, e mi facevano le condoglianze.
Ricordo ancora il giorno del mio matrimonio.
Draco mi sorrideva da una vecchia foto, appoggiata su quella bara di noce scura.


Bom. Bom. Booooom...

La canzone "Fiori d'Arancio" non è mia, ma della bravissima Carmen Consoli, così come i personaggi non sono - ahimé - miei, ma della geniale zia Row.
Ammetto che un'Hermione, modella, non è da aspettarsi. Ma è un'AU. Sono entrambi babbani.
E quando ho ascoltato di nuovo questa canzone mi sono immaginata questo, indi amen.
Per me è tutto qui. Che altro dire? Spero sia piaciuta almeno un pò.
   
 
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