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Autore: LazyLuchi    23/09/2011    5 recensioni
“[…] Per il suo ultimo progetto, la L.B.S. ha scelto di puntare su una mente giovane. Gli scienziati più famosi al mondo under 30 hanno protestato quando hanno scoperto che la suddetta mente è Blaine Anderson, 22 anni, due lauree alla Central University e un futuro promettente nella scienza. […]”
Siamo nell'anno 2437.
Blaine crede che la sua vita sia perfetta. Un misterioso esperimento gli dimostrerà che non è così.
Perchè ciò che cerca vive in un altro secolo...
Genere: Introspettivo, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1 – Good luck, honey

 

La settimana seguente, feci il mio ingresso nella sede della L.B.S.

Normalmente ero molto sicuro di me, ma quel giorno ero teso come la corda di un violino. Avevo passato ore a prepararmi, indugiando più e più volte su che maglietta abbinare a quei jeans e lavandomi i capelli numerose volte perché avevo esagerato col gel o non li avevo sistemati come volevo. Ero stato tentato di andare dal parrucchiere e farmeli tagliare, così che quei dannati ricci non causassero più problemi.

Alla fine ero lì, nell’atrio della L.B.S. con giacca e cravatta e i capelli tenuti indietro dal gel. Mi pentii subito di quella scelta, pensando che fosse troppo formale. Sapevo che mi sarei pentito qualsiasi cosa avessi indossato.

Attesi il mio responsabile seduto su una poltrona, poco vicino all’ingresso principale. Ne approfittai per osservare il via vai di gente che popolava il grande atrio; notai che nessuno usciva o entrava, probabilmente ero stato il primo a farlo da ore. Il lavoro di quelle persone si svolgeva all’interno – conoscevo il nome di ognuno di loro per fama. Era un gruppo di stimati e duramente selezionati uomini e donne di scienza. Non potevo credere che avrei lavorato con i più stimati scienziati al mondo! Quando vidi passare Dante Di Loreto quasi svenni.

Decisi che era meglio evitare brutte figure già al primo giorno di lavoro, perciò osservai l’ambiente attorno a me per distrarmi. Il rivestimento delle pareti, del pavimento e del soffitto era identico: dei grandi pannelli rettangolari, alti circa tre volte me e larghi un paio di metri; c’erano due materiali, i pannelli di matish – un materiale ricavato dal riciclo di rifiuti non biodegradabili - e quelli di specchio si alternavano tra loro, creando una scacchiera che non lasciava intuire quanto fosse grande la stanza. Era illusorio, confusionario. Capii che l’architetto che ci aveva lavorato non lo aveva fatto da solo, ma in collaborazione con uno scienziato, perché solo uno scienziato, tramite gli studi sugli occhi e il cervello umano, poteva sapere che quella combinazione di materiali e accostamenti causava giramenti di testa, confusione, bruciore agli occhi se fissato troppo a lungo.

Abbassai la testa verso i miei piedi, per evitare di sentirmi male. Ora capivo perché tutti correvano.

Sotto di me, c’era uno dei pannelli fatti di specchio. Ne approfittai per controllare che fossi in ordine.

Dopo pochi minuti dal mio arrivo, cominciai a chiedermi dove diavolo fosse il mio responsabile. L’efficienza era uno dei basamenti dell’industria, perché ci stavano mettendo tanto proprio mi sfuggiva.

- Blaine Anderson? – mi chiamò una voce.

Alzai lo sguardo. Oh. Ecco perché ci avevano impiegando tutto quel tempo. Il mio responsabile era Ryan Murphy, il presidente della L.B.S.!

Spalancai gli occhi, troppo emozionato per fare altro. Poi ricordai il numero massimo di secondi previsti da qualsiasi manuale di buona educazione per rispondere a una chiamata. Mi alzai e strinsi la mano che mi porgeva con un sorriso.

- B-buongiorno, signor Murphy. – dissi.

Il suo sorriso si allargò.

- Ciao, Blaine. Se vuoi seguirmi, ti illustrerò tutti i dettagli del progetto.

Annuii, fissandolo con ammirazione. Non era vero, di sicuro David e Wes stavano controllando i miei sogni, di nuovo. Mi ero ripromesso di nascondere meglio il Dr. C (Dream remote Control). Era un telecomando, di dimensioni poco superiori a quelle di un uovo, che, se azionato, trasmetteva delle onde sonore che rilassavano le terminazioni nervose, alzando la probabilità di fare bei sogni. Wes e David si divertivano a vedermi sconvolto dopo una visione particolarmente piacevole.

Gliel’avrei fatta pagare in modi che non sapevano nemmeno esistessero.

Quando il signor Murphy mi mise una mano sulla spalla, realizzai che quella sensazione era troppo reale per essere un sogno. Ok, forse Wes e David avevano una settimana in più di vita. Forse.

In quel momento, la mia attenzione non andava certo ai miei coinquilini. Ciò che si estendeva sotto i miei occhi, dopo una serie apparentemente esagerata di controlli di sicurezza, era il posto in cui volevo passare il resto dei miei giorni.

Ero nel laboratorio della L.B.S., esattamente lì dove tutto nasceva.

Attraverso i vetri che dividevano l’enorme sala in varie sezioni si potevano vedere gli esperimenti in corso. Riuscii a scorgere solo una macchia nera e violacea prima che Murphy si posizionasse di fronte a me con un sorriso dispiaciuto sul volto.

- Mi dispiace, Blaine, ma non possiamo permetterti di vedere altro al di fuori di ciò che ti riguarda.

Certo. Perché non ci avevo pensato prima? Era ovvio che non potessi vedere quei progetti top secret. Probabilmente nemmeno il signor Murphy conosceva tutti quegli esperimenti, perché avrei dovuto saperne qualcosa io, l’ultimo arrivato?

Annuii con un sorriso a labbra strette e afferrai gli occhiali che l’uomo mi porgeva. Dopo averli indossati, non vidi più niente all’infuori di Murphy. Le lenti erano azzurre, un colore rilassante, pensai. Ma non capivo perché riuscivo a scorgere solo i contorni della sagoma dell’uomo appena davanti a me. Forse avevano sviluppato anche un macchinario per leggere nella mente e in quel momento lo stavano usando su di me, perché il signor Murphy rispose a tutti i miei dubbi mentre continuavamo a camminare.

- Quegli occhiali non sono azzurri a caso. Quel colore rilassa l’occhio, inducendolo a chiudersi. Probabilmente non te ne sei accorto, ma le tue palpebre sono pesanti.

Sbattei le ciglia. Era vero.

- E’ stata calcolata la giusta tonalità di azzurro per indurre l’occhio a non chiudersi del tutto. – proseguì il signor Murphy.

- Molto interessante. – commentai.

Avevano fatto persino degli studi sui colori. Cosa diavolo non avevano fatto? E cosa avevano in progetto ancora?

Mi sarei distratto solo se avessi potuto togliere gli occhiali. E infatti.

- Prego, puoi guardare ora. – disse gentilmente il presidente.

Obbedii all’istante. Appena levato l’impiccio degli occhiali, esplorai con lo sguardo il luogo che mi circondava. Eravamo in una stanza dalle pareti completamente bianche. Non si riusciva a capire dove finisse il pavimento e iniziasse il muro, perciò rimasi vicino al signor Murphy per evitare di andare a sbattere.

Al centro della stanza, racchiuso in una bolla di vetro sorretta da delle strutture in legno – legno? Il legno non era più usato nemmeno per fare la carta! Anche quella era caduta in disuso. – c’era un… Buco nero. Non avrei saputo definirlo in altro modo: la parte centrale era più scura, ma non nera, semplicemente in ombra rispetto alla parte più esterna, che invece era un esplosione di colori. Non erano i colori dell’arcobaleno, c’erano tutte le tonalità del blu e del viola, l’argento, il bianco. Quella massa di colori era piacevole alla vista, sia per gli accostamenti sia per il lento e irregolare movimento continuo.

All’interno della stanza c’erano solo quella struttura e, oltre al signor Murphy e me, altre due persone, girate con le spalle rivolte a me.

- Signori. – disse cordiale Murphy, riferendosi ai due uomini.

La coppia si voltò, rivelando l’identità di ciascuno di loro. Boccheggiai.

Mi stavano prendendo in giro, per forza. Non era decisamente possibile che tutto quello fosse vero.

- Blaine, i tuoi futuri colleghi, se deciderai di accettare. – mi presentò il presidente.

Il primo sorrise e mi strinse la mano, subito seguito dal secondo.

- Ian Brennan.

- Brad Falchuck.

Mi scappò un sorriso.

- Quanto è importante questo progetto? – chiesi, scatenando una risata tra i tre.

Le tre persone più importanti al mondo mi stavano dicendo che avrei lavorato con loro, come minimo doveva essere qualcosa di epico. Cominciai a pretendere delle spiegazioni, visto che alla fine stavamo solo perdendo tempo.

- Posso sapere di cosa si tratta? – domandai infine, cercando di non essere troppo acido.

 

- Viaggi nel tempo.

 

Mi paralizzai. Viaggi nel cosa?!

- Prego?

- Viaggi nel tempo. – confermò il signor Brennan.

Ok, Blaine. Stai calmo, questo non è reale. Non può essere reale!

Mi sentivo preso di mira per un pessimo scherzo.

Era una cosa troppo grossa, anche più dei vaneggiamenti di Wes e David sul teletrasporto!

- Possiamo capire che tu non riesca a crederci, ma è la pura verità. – mi disse con tono calmo e pacato Falchuck.

- Ci lavoriamo da molto prima che tu nascessi, se fosse uno scherzo sarebbe il colmo! – aggiunse Brennan.

- Ma finalmente ora è praticamente completo e siamo pronti a testarlo con un essere umano. – concluse Murphy.

Chiusi la bocca che avevo spalancata.

- E quell’essere umano deve avere determinate qualità: intelligente, responsabile, preparato, col sangue freddo, che sia in grado di analizzare una situazione per trovarvi un rimedio in fretta… - proseguì sempre il presidente.

Il presentimento mi attanagliò lo stomaco in una morsa di ferro, insieme alla consapevolezza di quanto fosse grande la mia responsabilità. Era anche troppo ovvio di chi stessero parlando.

- Blaine, stiamo parlando di te.

 

 

 

Erano stati sei mesi intensi. Avevo studiato assiduamente, mi ero documentato in biblioteca leggendo libri cartacei – i pochi esemplari rimasti -, avevamo fatto innumerevoli simulazioni per preparare il mio fisico, mi avevano aiutato ad abituarmi agli usi comuni dell’epoca che avrei visitato. Avevano già scelto l’epoca in questione, ma mi avevano fatto riflettere finché non l’avevo capito da solo, giusto per riconfermare le mie doti di ragionamento.

- Ventunesimo secolo. – dichiarai, sicuro della mia risposta.

- Esattamente. – confermò Simone con un sorriso.

Simone era la mia collaboratrice. Sarebbe stata la mia corrispondente mentre ero nel passato, disponibile per qualsiasi cosa, dalla trasmissione dati all’organizzazione di un mio eventuale ritorno – erano previsti ritorni periodici, ma potevano essere soggetti a cambiamenti di frequenza e durata. Era una donna abbastanza giovane, sui trent’anni, con lunghi e mossi capelli neri, pelle chiara, lineamenti sottili e labbra strette e rosse. Una versione adulta di Biancaneve – il suo soprannome nel reparto era appunto Bianca. Tra noi stava nascendo un’amicizia speciale, di quelle che avrebbero fatto ingelosire Valerie, se solo avesse saputo di Simone. In effetti, né lei né Wes e David sapevano qualcosa del mio lavoro. I primi mesi mi assillavano continuamente di domande, ma in seguito smisero. Avevo fatto giuramento, tra le altre cose, di non parlarne ad anima viva. Il mio contratto era tremendamente vincolante, ma sinceramente non mi importava, dal momento che ero l’elemento fondamentale del progetto più importante della L.B.S., a quanto mi avevano detto.

Per niente al mondo avrei infranto quel contratto.

 

Eravamo davanti all’ingresso della sede. C’eravamo io, Wes, David, i miei genitori e Valerie avvinghiata a me come una cozza allo scoglio. Volevano salutarmi.

Quel giorno sarei partito per il passato, anche se sapevano solo che sarei stato assente per un periodo indeterminato.

I miei migliori amici mi abbracciarono e mi augurarono buona fortuna con un sorriso. Mio padre mi mise una mano sulla spalla, comunicando quanto fosse fiero di me. Mamma mi stritolò nel suo abbraccio, con gli occhi lucidi e un “mi mancherai” sulle labbra.

Dopodiché fu il turno di Valerie. La guardai, chiedendomi vagamente preoccupato cosa volesse fare. Quando mi gettò le braccia al collo per darmi un umido bacio emisi un verso di disappunto. Sapeva che non apprezzavo effusioni così appariscenti in pubblico. Già la sua lingua nella mia bocca non mi piaceva particolarmente in privato, figuriamoci nelle strade affollate della mattina di Lima. L’allontanai da me con una smorfia, ma portò subito le labbra al mio orecchio-

- Ti amo. – sussurrò.

Feci un passo indietro, sorridendo.

- Si sta facendo tardi. – dissi, guardando i miei cari, invece di rispondere a Valerie.

Mi salutarono di nuovo con dei grandi sorrisi, finché non sparii all’interno dell’edificio. Appena dentro, camminai a passo spedito verso il laboratorio. Non vedevo l’ora di cominciare, volevo correre da quanto ero impaziente ed entusiasta, ma gli occhiali azzurri mi costringevano a rallentare per poter vedere meglio le segnaletiche colorate che mi indicavano il percorso.

Arrivai in fretta nella stanza dove il portale per il viaggio nel tempo pulsava con un ritmo irregolare, più veloce del solito, quasi sapesse che stavo per saltarci dentro e fosse elettrizzato come me. Lo ammirai per qualche secondo avvolto da vetro e legno, poi mi rivolsi ai colleghi presenti nel locale. C’erano Simone, Brad, Ian, Dante e il signor Murphy. I primi mi avevano chiesto di dar loro del tu col passare del tempo, mentre col presidente non mi permettevo e mai l’avrei fatto, troppa era l’ammirazione nei suoi confronti. Erano le persone con cui collaboravo dall’inizio a questa parte, con cui passavo le giornate, con cui avevo condiviso il mio sapere scientifico e generale. Avevo scoperto che lavorare con loro era così piacevole da non sembrare neanche un lavoro vero e proprio.

- Sei pronto, Blaine? – chiese Brad.

Annuii con un sorriso sincero sul volto.

- Buona fortuna, tesoro. – augurò Simone abbracciandomi.

Lasciarono la stanza. Mi avevano spiegato che, una volta liberato da qualsiasi protezione, il buco tendeva a risucchiare tutto ciò che lo circondava, perciò prima di liberarlo dovevo assicurarmi di essere il più vicino possibile, per evitare che aspirasse inutilmente, e occupando il minor spazio possibile. Dovevo stare rannicchiato, insomma – l’unica volta in vita mia in cui ringraziai di essere basso.

Avevano aggiunto che gli unici materiali che non venivano inghiottiti all’interno del portale erano quelli di origine strettamente naturale, per questo il legno. Mi avevano spiegato anche il motivo, ma non saprei come spiegarlo senza divagare, e, poiché l’importante della storia non è questo, proseguirò.

Mi avvicinai alla bolla di vetro, accarezzandola e rimirandone il contenuto. Ero nervoso. Stavo per andare in un epoca dove tutto era diverso. Avevo studiato a lungo ogni dettaglio, eppure ora non ricordavo niente. Ricordavo solo che amavo la scienza, grazie all’adrenalina che mi scorreva nelle vene alla velocità del suono.

 

Presi un respiro profondo e schiacciati il pulsante per eliminare l’unico ostacolo tra me e il passato.

 

Saltai.

 

 

 

 

 

 

Angolo di Sue Lu.

Salve a tutti! Lo so, è passato molto dal prologo, ma siate clementi, ho appena cominciato il mio primo anno di liceo, come ho già accennato a qualcuno di voi. Abituarmi è ancora difficile >.<”

Coooooooooooooooooooomunque, siccome la mia miserevole vita non interessa a nessuno (-.-“ xD) passiamo alle note inerenti al capitolo:

One! – Simone. Si pronuncia Simòn (è francese ù.ù anche se non so una parola di francese, ma lasciamo perdere le mie inattitudini!) ed è un personaggio creato da mia sorella. Nel contesto originale ha 17 anni, ma me l’ha gentilmente prestata e mi ha concesso di fare delle modificuccie. Thanks, Sis!

Two! – Simone. Eeeeh, lo so, due note uguali. Ma questa è solo per dirvi di non dimenticarvi di lei…

Three! – questa non centra niente col capitolo, ma… 8 tra le seguite? 4 recensioni?? 2 tra i preferiti???

Ma io vi amo *^* Decisamente, per quel coso che non ho il coraggio di chiamare “prologo” perché insulterei la definizione stessa del tale non immaginavo questi risultati. Cioè, io non immaginavo niente. Non avevo il coraggio di immaginare niente.

Ok, sto cominciando a sclerare, quindi meglio smetterla subito.

Ringraziamenti veloci e poi evaporo:

- chi ha usato il suo prezioso tempo per recensirmi (vi amo *^*)

- chi ha messo la storia tra le seguite (vi amo *^*)

- chi ha messo la storia tra le preferite (vi amo *^*)

- chi ha anche solo letto questa storia

- mia sorella che, oltre a prestarmi i personaggi (xD), mi lavora i fianchi per farmi scrivere e mi corregge i capitoli (ti voglio beneeeeeee!)

 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Se volete lasciare un commentino anche di poche parole, positive o negative che siano, mi farebbe piacere leggere e rispondervi :D

 

Alla prossima!

Luchi

  
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