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Autore: Mikoru    05/06/2006    2 recensioni
Conoscete l'Accademia di Lyraza? La più rinomata del continente, senza alcun dubbio. Iscrivendovi, otterrete l'insegnamento dei migliori maestri d'arme, e la sicurezza di un glorioso futuro come soldato. Entrate, date pure una sbirciata; osservate il combattimento tra la giovane cadetta Bryhn, tanto focosa quanto pericolosa, e il suo avversario Gart, borioso ma imbattibile studente. E se qualche spada volerà dalla vostra parte, non abbiatene a male.
Genere: Romantico, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Primo Comandante Aldred Gaderian si fermò al limite di uno dei campi di addestramento, dove, tutt’intorno, si trovavano div

Il Primo Comandante Aldred Gaderian si fermò al limite di uno dei campi di addestramento, dove, tutt’intorno, si trovavano diversi giovani apprendisti. Era un uomo massiccio, alto quasi due metri e muscoloso, dai lineamenti marcati, con i capelli scuri tagliati cortissimi e due penetranti occhi verde chiaro, sovrastati da sopracciglia perennemente tese in una linea severa. Un uomo che incuteva timore, era innegabile, poiché pur essendo giusto e di saldi principi era altresì molto rigoroso e imponeva una rigida disciplina agli allievi dell’Accademia e ai propri sottoposti. Non faceva favoritismi né differenze di sorta: per lui gli allievi e i soldati, che fossero uomini o donne, che fossero ricchi o poveri, erano uguali. Erano combattenti. Ma nonostante la sua severità era amato e rispettato da tutti, anche dalle reclute più giovani che pure ne avevano paura. C’era solo una persona che sembrava non provare il benché minimo timore nei suoi confronti, ed era esattamente la fanciulla che Aldred osservava con attenzione da alcuni minuti, intanto che era impegnata in un duello con un giovane allievo.

Bryhn Irithyl.

Quella ragazzina era molto particolare, lo aveva avvertito a pelle, senza alcun motivo specifico. Semplicemente, sentiva che era così. Da quando era arrivata, una settimana prima, era stata sottoposta agli ordinari allenamenti di prova, sotto la supervisione di uno degli ufficiali dell’Accademia. In tutto quel tempo Aldred non l’aveva quasi più vista, se non sporadicamente in alcuni incontri casuali, essendo troppo impegnato da altre faccende per occuparsi di un’allieva tanto piena di sé come si era mostrata ai suoi occhi. Eppure non era stata vana millanteria, quella di Bryhn, e ora poteva verificarlo di persona. La ragazzina ci sapeva realmente fare.

Era alle prese con un avversario più grande di lei, sia d’età sia di corporatura, e ne sosteneva tranquillamente gli attacchi, ricambiando con colpi rapidissimi che spesso mettevano in difficoltà l’altro. Aveva una buona tecnica, il che era comprensibile se, come sospettava Aldred, la ragazza era stata addestrata da Khalar Darkblade.

«Allora, vuoi arrenderti o no?» la sentì dire all’avversario, il quale, a differenza di lei, aveva già il fiato corto, nonostante tutti gli addestramenti sostenuti.

Aldred richiamò con un cenno l’ufficiale che si stava occupando della prova di Bryhn. «Deln, da quanto stanno andando avanti?» gli domandò, senza distogliere gli occhi dai duellanti.

«Da oltre venti minuti, comandante, senza sosta. E prima di questo scontro, la fanciulla ne aveva già sostenuto un altro.»

Aldred annuì. «Sembra fresca come se si fosse appena alzata dopo una buona nottata di riposo. Notevole, in effetti.»

«Notevole?» replicò l’altro. «Signore, oserei dire che è ben più che notevole.»

«Vuoi spiegarmi i motivi di questa tua opinione? Dopo tutto l’hai tenuta d’occhio per l’intera settimana.»

«Ebbene, comandante» iniziò Deln, «quello con cui sta lottando... mi correggo, quello che ha appena sconfitto» rettificò, giacché Bryhn aveva di fatto disarmato l’avversario, «è un allievo di 5° livello...»

Aldred sgranò gli occhi per un istante, prima di aggrottare nuovamente le sopracciglia. Il grado di avanzamento degli allievi nell’Accademia era strutturato su 7 livelli, in ordine decrescente, perciò gli allievi di 7° livello erano i novizi, quelli appena entrati, e quelli di 1° erano gli allievi ormai pronti ad ottenere la qualifica di guerrieri esperti.

«Ha già sconfitto tutti gli allievi di 6° livello...» aggiunse Deln sottovoce, con una nota di incredulità, malgrado l’avesse verificato con i propri occhi. «Quelli di 7°, com’è ovvio, li ha sbaragliati in un niente...»

Aldred rimase in silenzio, scrutando la ragazza, che osservava con aria quasi imbronciata coloro che avrebbero dovuto essere i suoi successivi compagni di allenamento, come se non li reputasse alla sua altezza. Per dirla tutta, non li considerava davvero alla sua altezza.

Il Primo Comandante fece un sorrisetto. Per quanto fosse brava, era giunto il momento di rimetterla in riga. «Bene. Deln... vai a chiamare Gart

E Gart fu chiamato. Solo che non fu trovato immediatamente.

Quando, appena un anno prima, quel giovane straniero dagli occhi neri come l’inferno era giunto all’Accademia, in molti avrebbero scommesso che, in capo a poco tempo, egli sarebbe giunto ad una posizione eccellente; e non avrebbero perso l’azzardo.

Nei corpo a corpo faceva stragi, con l’arco era imbattibile. Gli avversari armati di lancia, poi, se li mangiava per colazione. Era freddo, orgoglioso, ironico. In quella contorta e divertita danza che era il suo modo di combattere, il giovanotto, armato del miglior sadismo, sapeva distruggere sia fisicamente che psicologicamente un avversario. Erano molti gli allievi che, dopo aver sconsideratamente sfidato quel ragazzaccio, fuggivano a gambe levate dall’Accademia, ponderando improvvisamente la sfavillante possibilità di cambiare il proprio sogno di divenire un possente ed imbattibile guerriero con quello, forse più noioso ma di certo assai più tranquillo, d’essere il glorioso garzone d’un panettiere di provincia.

Gart non era un ragazzo come gli altri. La cosa era palese, sia dalla sua sovraumana forza, sia da quel barlume di follia che, ogni tanto, sembrava brillare nei suoi occhi, dando all’interlocutore la spiacevole sensazione di stare rischiando un gran brutto morso alla giugulare. In effetti, segreto che i compagni ed i maestri fortunatamente ignoravano, le origini di Gart risiedevano, da parte di padre, nell’oscura stirpe demoniaca.

Era stato proprio quel padre ad allevarlo, strappandolo dalle braccia di quella donna violentata che, nove mesi dopo, con dolorosi strilli nel mezzo di un bosco, lo aveva partorito. Era stato un esperimento, quello del demone, per verificare quanto potesse valere una creatura dal sangue misto di demone ed umano. Ovviamente, ne era stato deluso.

Gart certamente aveva molte particolarità in più rispetto agli esseri umani, ma ne aveva ereditate altrettante debolezze, che il padre seppe calorosamente disprezzare da subito, addestrandolo con una ferocia i cui segni ancora svettavano sulla pelle cotta dal sole del ragazzo. Inoltre, deludendo ulteriormente il genitore, il poveretto aveva ereditato anche alcuni difetti dei demoni, come l’incapacità di accedere a luoghi sacri, facendo rendere conto al demone d’aver figliato una creatura del tutto inutile. E portandolo alla decisione di abbandonarlo.

Aveva solo sedici anni in termini umani, quando, schiaffeggiato dalla delusione di quel mostro, Gart si ritrovò solo, in una città sconosciuta. Frustrato per il fallimento, eppure lieto per la libertà appena ottenuta, aveva vagato per il mondo, sino a che non era giunto a Lyraza, ed era entrato nell’Accademia. Lì aveva finalmente trovato degli insegnanti orgogliosi delle sue capacità, e dei compagni cui affezionarsi, con i quali combattere e scherzare. La parte demoniaca in lui, come avviene in questi sudici casi di miscuglio incontrollato, ancora non pulsava con troppa energia nelle sue vene, e Gart era ciò che appariva: un giovane straordinariamente dotato, con un perenne sorriso beffardo, sì, ma al contempo dannatamente carismatico. Un allievo dal carattere tremendamente strafottente, seguito con cieca fedeltà da tutti gli altri. E non solo da essi.

Per questo motivo Gart non fu immediatamente rintracciato: poiché si trovava imboscato nel solito nascondiglio, questa volta con una bionda fanciulla attaccata alle sue labbra come una ventosa, le mani di lui che sfioravano vogliose la pelle sotto la veste di lei.

«Ehm» azzardò il ragazzo di quinto livello, spedito a pedate per ritrovate l’allievo più dotato dell’Accademia, e assai ansioso di non interrompere lo spettacolo innanzi a sé. «Sai... Aldred ti cercherebbe...» azzardò, con il tono di chi osserva: “Guarda, sta per esplodere un vulcano, ma non preoccuparti, fai quello che devi fare con calma...”

«Aldred? Che vuole?» borbottò Gart, levando il capo dalla sua momentanea amante. Era una giovane che aveva trovato appena fuori della scuola, la quale non si era dimostrata affatto offesa dall’interesse di quel bel ragazzo dalla lunga chioma nera. Anzi.

«Non lo so. Cioè... C’è una ragazzina, una belva. Vuole che tu...»

Gart sbuffò, abbandonando la bionda e deludendola non poco. Si alzò, piegando il capo a destra ed a sinistra, esibendo un’espressione di piacere al sentire il rumore delle ossa. «Tocca fare tutto a me, in quest’Accademia» sussurrò divertito. A grandi passi, si avviò verso l’esterno, facendo un vago cenno verso il ragazzo e la sua ex amante. «Se volete divertirvi assieme, nulla in contrario» proclamò.

Gart si presentò al campo d’addestramento con fare quasi indolente. Aldred decise di sorvolare su quell’atteggiamento, almeno per ora, e si limitò a squadrarlo con severità, espressione che gli era fin troppo abituale. «Alla buon’ora» commentò seccamente. «Pensavo di dover organizzare una missione di ricerca per farti condurre qui...»

«Ero... trattenuto altrove» spiegò il ragazzo, spiando il maestro con un sorriso furbo. Rispettava Aldred, così come Aldred sapeva rispettare quella ribellione insita nel suo cuore: se lo avesse costretto ad una disciplina più ferrea, se gli avesse tarpato le ali, lui sarebbe fuggito. Senza ma e senza perché. Di insegnamenti sufficientemente severi ne aveva già ricevuti abbastanza nell’infanzia, grazie.

Il comandante sbuffò, decidendo di non insistere. Non era estraneo a certe voci che correvano su quello scapestrato, ma in fin dei conti, non aveva alcuna ragione per impedirgli di divertirsi. Era giovane, ne aveva tutti i diritti, e lui non era suo padre. «Ti ho chiamato per un motivo preciso» iniziò, indicando con un cenno del capo la ragazzina, alle prese con l’ennesimo avversario prossimo alla sconfitta. «È in gamba, molto, ma ha bisogno di una regolata. È un po’ troppo... arrogante.»

«Correggiamo il vino con altro vino?» ironizzò divertito lui, osservando con sicurezza la nuova arrivata. Era differente dalle altre donne che aveva conosciuto. Gart sapeva che, qualche volta, alle Accademie si presentavano anche delle fanciulle. Eppure, da che si trovava lì, non ne aveva mai vista una. Abituato a donzelle dalla pelle morbida e braccia esili, provò una specie di fascino verso l’esotico, rappresentato da quella ragazzina dal fisico sapientemente costruito e freddi occhi di guerriera. Estratta con ricercata lentezza la grande spada, le si fece incontro, salutandola con un cenno del capo. «Pare che io debba rimetterti in riga» spiegò con tutta la naturalezza del mondo. «Sei pronta?»

Lei scrollò le spalle, per nulla intimorita, anzi, vagamente infastidita dal tono supponente di quel giovane. «Certo che sì» ribatté, in tono distaccato. «Ma spero che tu riesca a durare un po’ più di tutti quegli altri.»

«La cosa è reciproca» ammise Gart, attaccandola. Lei si mosse, veloce come pochi altri, evitando il suo assalto. Ed era proprio ciò che lui desiderava: si volse di scatto, incastrando la propria lama contro quella di lei, e dovendo far leva con più forza del previsto, riuscì a giocare con essa, facendola saltare dalla salda presa della guerriera. E volare pacificamente nella sua mano libera.

Il tutto era durato pochi secondi; secondi nei quali, pur sconfiggendola, lui aveva saputo intuire l’alto potenziale della fanciulla. Le puntò contro entrambe le spade, sollevando appena un sopracciglio che contornò uno sguardo di puro divertimento.

Gli occhi azzurri di Bryhn rispecchiavano tutto il suo stupore. Non le era mai successo, non ancora per lo meno, di subire una sconfitta così rapida e inesorabile, schiacciante. Tuttavia, la sua espressione si mutò subito in uno sguardo quasi offeso, in parte per la sconfitta in sé e in parte per l’umiliazione di essere stata battuta davanti a tutti. Umiliazione aumentata a dismisura da quel luccichio beffardo e vagamente derisorio che scorgeva negli occhi neri dell’altro. Non disse una parola, limitandosi a fissarlo con occhi gelidi e furiosi.

«La fanciulla mi guarda male, capo.» Gart diede un urlo ad Aldred, non esattamente con il tono di chi si rivolge ad un rispettabile maestro. Fissò Bryhn e la luce che le brillava negli occhi. Oh, sì: era diversa dalle altre. Terribilmente diversa. «Vedi di migliorare» le consigliò, per una volta la voce riscaldata da un tono realmente sincero. «Anche se non potrai mai battermi!» Scadde nuovamente nello scherno, poco prima di voltarle le spalle e sparire nella bolgia di spettatori che li attorniavano.

Aldred lo guardò, con la rassegnazione nello sguardo corrucciato. Quel ragazzo era veramente impossibile. Il comandante non chiedeva poi molto nel desiderare che almeno davanti agli altri fingesse di rispettarlo! Non si era mai sposato e non aveva mai avuto figli, ma se ne avesse avuto uno come Gart, Aldred era certo che sarebbe caduto in una crisi di nervi ben prima di raggiungere i trent'anni.

Tornò ad osservare Bryhn. La ragazza non aveva ancora distolto gli occhi, gelidi laghi di ghiaccio, dal punto in cui era scomparso Gart. Se gli sguardi avessero la capacità di uccidere, senza dubbio Aldred si sarebbe ritrovato defraudato del miglior allievo dell’Accademia. I ragazzi che si trovarono sulla traiettoria di quello sguardo furono scossi da un brivido, e non era certo di freddo, dal momento che era primavera inoltrata.

Aldred sospirò. “Prevedo guai... molti guai... pensò, certo che la pace dell’Accademia sarebbe stata sconvolta dalla compresenza di due tempeste come Gart e Bryhn.





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Ed eccoci al secondo capitolo. Non male, come primo incontro, vero? ^__^

E andrà sempre peggio, siatene certi! ^.^

Intanto noi attendiamo commenti. Bye. ^__^

Mikoru e Maura85

  
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