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Autore: Irae90    25/09/2011    1 recensioni
Questa è la storia del fuorilegge Robin Hood, raccontata da lady Marian, ormai sposata e donna matura. La storia di un uomo che divenne leggenda, ricordi risvegliati da una lettera misteriosa...
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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D due giorni non facevo altro che pensare a Robin e alle sue avventate azioni che suscitavano scalpore tra tutti noi della alta società.

Era inconcepibile per i nobili che un uomo ricco e con una posizione agiata rinunciasse a tutto pur di non divenire un traditore della corona.

Lo ammiravo, io e mio padre ci mantenemmo sempre in una posizione neutrale: ne contro il Principe, ne con il Principe.

Ma sapevamo che non sarebbe durato ancora per molto, presto ci saremmo dovuti schierare e stare contro lo sceriffo e il Principe, ciò voleva dire: Morte.

Forse Robin poteva essere la nostra salvezza, o forse no, fatto sta che io confidavo in lui e nelle sue capacità ,credevo che ci avrebbe liberato dalla tirannia.

Non si usciva di casa sotto consiglio sceriffo, e quindi io e mio padre eravamo liberi di gioire, perché finalmente qualcuno aveva preso le difese del Re.

Noi potevamo solo sperare che Robin non facesse sciocchezze e non si facesse prendere.

Quel giorno mio padre era assente, fuori città, ed io ero sola a casa .

Era una pigra giornata in cui c’era poco da fare, sedevo su di una sedia imbottita accanto al camino, estate o inverno in Inghilterra faceva sempre fresco. Pensavo a Robin mentre ricamavo, per poco non mi punsi il dito con l’ago per quanto ero assorta. Il signore di Locksley era stato lontano da casa per oltre un anno, un anno in cui era stato un mio pensiero costante. Quando partì per la Terra santa mi si spezzò il cuore, Robin mi stava a cuore... anche io gli stavo a cuore.

Se non fosse partito per la guerra probabilmente ci saremmo sposati e niente di tutto quello che stava accadendo a Nottingham sarebbe accaduto. Nella stanza di pietra dove ero seduta rimbombò un colpo alla porta particolarmente energico.

Sobbalzai e mi punsi il dito, un rivoletto di sangue mi colò sulla mano < chi è che bussa in questa maniera ? >borbottai seccata succhiandomi il sangue dal dito, mentre aprivo la porta.

Mi si presentò davanti un uomo alto e magro con dei bellissimi  occhi verdi e con il viso incorniciato da un po’ di barba ribelle. Mi osservava con un sorrisetto impertinente tenendo le braccia al petto < non mi riconosci? >mi disse con una voce familiare. Rimasi un attimo in silenzio squadrandolo, lo immaginai senza barba, meno sporco  e lo riconobbi…

Era Robin di Locksley, ora conosciuto come Robin Hood.

Ebbi un tuffo al cuore, avrei voluto saltargli al collo e abbracciarlo, ma realizzai che non eravamo più i ragazzini di una volta. Lui era un fuorilegge, io una nobile e non ci eravamo mai confessati i nostri sentimenti apertamente tanto da permettermi un abbraccio.

.< Robin ?… ma … non dovresti essere qui, mi metti nei guai !>dissi afferrandolo per lo sporco giustacuore e sbattendolo dentro casa, sbarrai le finestre e la porta, nessuno ci avrebbe visto. < non voglio mica ucciderti! >ridacchiò Robin vedendomi mentre lo fissavo con uno sguardo fulminante. Mi torsi le mani e risposi con ansia < non sei tu che mi preoccupi!ma Gisborne !> Robin incrociò le braccia e fece un sorrisetto di scherno < ti da ancora fastidio >disse arcuando il sopraciglio. Quel discorso mi metteva terribilmente a disagio quindi cercai di sviarlo di fretta esclamando < non sono affari tuoi!! >- < e comunque se scoprisse che sei qui, sarei in grossi guai >.

Robin mi guardò con i suoi occhi verdi quasi per scrutarmi l’anima, sostenni lo sguardo fino a che lui non riprese a parlare con tono pensieroso < sono qui per sapere da che parte stai, perché io ruberò ai ricchi per dare ai poveri e tu, rientri nella categoria dei ricchi, devo sapere se mi aiuterai a mettere apposto le cose >.

Si avvicinò a me prima che potessi rispondere e mi prese per le spalle, mi guardò serio in attesa di una risposta, certo non gli avrei detto di no.

< Farò tutto ciò che è in mio potere per aiutarti >risposi decisa, Robin soddisfatto mi sorrise ed emise un sospiro di sollievo.

< temevo che tu mi cacciassi a calci >disse allontanadosi da me guardando il pavimento, lo avrei fatto se i miei sentimenti per lui fossero svaniti.

< ma non l’ho fatto …>mormorai guardandolo seria, lui incrociò i miei occhi come se fosse “speranzoso” < perché voglio aiutare il re e voglio che nessuno soffra ancora ….>aggiunsi di fretta. Robin abbassò ancora lo sguardo reprimendo un sorriso, capii che sapeva.

Robin aveva intuito che non tutto era svanito fra di noi, mi rimproverai, come se fosse una cosa sbagliata, forse lo era... In quella situazione pensai che lo fosse.

Robin passeggiò per la stanza,come se stesse meditando su qualche piano, si grattava la barba sul mento. < ah bene, allora potresti incominciare dandoci qualche piccola informazione >sorrise furbetto, scacciai i pensieri di qualche attimo prima e lo guardai con le braccia incrociate al petto.

< darvi ?a te e a chi ….. ?>non feci in tempo a finire la frase che quattro uomini e una donna scesero per le scale che salivano fino alle camere da letto.

< Ah … e voi come siete entrati? >chiesi stupita guardando Robin con espressione di rimprovero.

Robin divertito dalla mia faccia rise < segreto della professione Marian, questi sono i miei fuorilegge !>disse facendo scorrere la mano davanti a loro. Li osservai tutti uno ad uno con sguardo indagatore, aanche se malconci non sembravano malvagi. Robin indicò il più grosso fra gli uomini li presenti e disse < questo è il nostro gigante John >, l’mone mi sorrise da sotto la barba cespugliosa e mi baciò goffamente la mano. Sorrisi al gesto gentile di Jonh, anche se di aspetto somigliava ad un bestione peloso aveva degli occhi gentili nascosti dalle sopracciglia spruzzate di grigio. Little Jonh era tutto tranne che piccolo, anche se sono una donna di altezza media la mia testa gli sfiorava appena la spalla.

< Much lo conosci bene da tempo > prosegui Robin indicando il vecchio amico, c’ra anche lui, era l inseparabile amico e compagno di Robin fin dalla infanzia.

Much era un uomo di corporatura asciutta ma non muscolosa, aveva dei capelli color paglia sporca, ispidi e disordinati come la barba. L’ amico di Robin aveva due occhi marroni colmi di allegria e ingenuità, forse era il più innocuo dei Fuorilegge. Sempre ubbidiente al suo cavaliere, sempre sotto l’ombra di Robin, un uomo umile ma di buon cuore. < piacere di rivederti >disse timidamente Much accennando un inchino.

Anche lui, come tutti, era sporco e mal vestito, ma aveva sempre il sorriso sulle labbra.< lei è Jach, è saracena viene da molto lontano ed è esperta di medicina >disse Robin fieramente indicando l’unica donna del gruppo.

Era bassa e scura di carnagione, aveva i neri capelli, corti e arruffati che  le sfioravano appena la spalle, ma aveva l’aria dignitosa e intelligente, mi salutò con un inchino. Non dimostrava più di ventidue anni e, benché portasse una cintura ben fornita di coltelli, aveva un viso gentile. < infine Will, il fantastico maniscalco, e poi Allan...attenta a non tenere soldi in sua presenza >disse ridacchiando Robin.

Gli ultimi componenti della banda erano molto giovani ma avevano l’aria di chi ha passato una vita difficile.

I loro occhi non erano certo quelli di due giovani ragazzini, di aspetto erano gli unici uomini senza barba, eccetto un leggero pizzetto sul mento. Will e Allan erano vestiti un po’ meglio degli altri, le loro giubbe presentavano meno toppe e macchie, abiti che di certo non potevano appartenere a dei fuorilegge come loro.

Il loro vestiario era un segno chiaro che la loro abilità di ladri non era una chiacchiera.

< sono felice di conoscervi e ad non essere sola a combattere per il re, ora che ci siamo presentati cosa vuoi sapere ?>dissi saltando ulteriori convenevoli. Ero abbastanza angosciata  avendo la banda di fuorilegge più ricercata di tutta la contea dentro la mia casa ,e volevo cacciarli fuori prima che qualcuno li vedesse. < non so se è chiedere troppo, ma vogliamo che tu sia dei nostri, in altre parole una spia > disse Robin con tono indifferente come se fosse una cosa normale e del tutto sicura. Robin stava per dire altro con la sua solita espressione divertita ma io lo interruppi in tono brusco < ho detto che ti voglio aiutare e lo farò, ma preferirei che sia io a venire da voi e che non ci siano altre apparizioni strane, intesi?>. Il fuorilegge annui e mi fece un sorrisetto di assenso, ma sapevo che, anche se me lo avesse promesso, non ci sarebbero state delle possibilità che lui tenesse fede alla promessa. < Beh allora comincio con il chiederti un piccolo favore..> prosegui Robin lasciando un po’ di so spanse, il suo modo molto protagonistico e teatrale di fare mi rendeva più tosto nervosa ,lo guardai impaziente. < Potresti informarci delle mosse dello sceriffo,  sappiamo che avrete una riunione oggi e recapitarmi le informazioni a Ghintonall> concluse Robin. Mi venne spontaneo chiedere come lo sapesse, ma non espressi la domanda.

< Lo farò> dissi solamente < Adesso però gradirei che sveniste da casa mia>.

Nessuno obbiettò quindi cominciai  a buttarli fuori di casa. < Uscite dalla finestra sul retro> dissi guidandoli. Uscirono velocemente, Robin rmase per ultimo e prima di scavalcare si fermò.

Mi guardò negli occhi sorridendo, io arrossii leggermente, il suo sguardo mi bloccò le parole in bocca. I nostri occhi rimasero incollati, come se parlassero fra di loro, temetti che i battiti del mio cuore si potessero udire.

Ad interrompere il gioco di sguardi sopragiunse un grido soffocato della donna saracena < Gisborne è qui !>. Mi ero dimenticata che sarebbe venuto a prendermi per portarmi alla riunione del consiglio dei nobili.

Per un attimo si scatenò il panico, io ebbi un tuffo al cuore, i fuorilegge rimasero in attesa del loro capo.

< Marian distrailo, non farlo girare intorno alla casa > mi ordinò Robin in maniera autoritaria.

Io annui senza obbiettare, il fuorilegge stava per andare ma mi guardò con un sorrisetto.

< che c’e ora ?vai fuori!> dissi prima che potesse parlare, ma non si mosse. Si fece serio e disse < Sono felice di rivederti Marian,  grazie > fulmineo mi baciò sulla guancia e poi usci, lasciandomi piena di emozioni.

In cuor mio sapevo che quel giorno avevo dato un esito diverso alla mia vita, da quel giorno le cose sarebbero cambiate. Poco mi importava del pericolo,  tutto ra cambiato perché era tornato Robin.

Mi ricomposi pettinandomi i capelli con le dita e aspettai col cuore in gola che sir Guy bussasse alla porta .

< lady Marian, sono sir Guy, scendete per favore >disse da fuori bussando alla porta, con la sua voce profonda.

Mi diressi verso la porta, pronta a passare un’altra giornata in compagnia di uomini con cui non volevo niente a che fare.

Aprii, davanti a me sir GUY di Gisborne se ne stava ritto accanto alla carrozza che mi avrebbe scortato a Nottingham. Sir Guy era un bel uomo, molte donne a Nottingham avrebbero pagato per ricevere un suo sorriso ,cosa cosi rara sul volto del cavaliere. I pochi sorrisi che apparivano sul volto duro del cavaliere erano solitamente rivolti a me, mio malgrado. Aveva i capelli lunghi e neri come gli occhi, era alto e aveva dei lineamenti molto attraenti, ma era quasi sempre la maschera di crudeltà che portava ad essere mostrata, ma non con me.

< buon giorno sir Guy >dissi mentre uscivo di casa, a malincuore. Come sempre indossava il solito vestito di pelle nera rinforzata, con una cintura che tintinnava di armi, si chinò a baciarmi la mano < la riunione inizierà fra poco, e sir Richard vostro padre non viene? >chiese mentre ancora teneva stretta la mia mano guardandomi negli occhi. Lo sguardo penetrante del uomo mi metteva a disagio, quindi feci scivolare via la mia mano dalla sua e cercai di arrampicarmi sulla carrozza .

<  no, non verrà, è andato fuori città per lavoro >risposi quando finalmente riuscii a sedermi sulla scomoda carrozza in legno ferrato. Si sedette accanto a me e, intuendo il mio disagio mi propose gentilmente se avevo bisogno di qualcosa < no, vi ringrazio, sto bene > ero sempre garbata con lui, dopo tutto era sempre gentilissimo con me.

< e pure vi sarà arrivata notizia dell’importanza di questa riunione, non credete che la sua presenza sarebbe stata necessaria ? >continuò per attaccare discorso con l’argomento più discusso del ultimo mese: Robin e le sue malefatte. < gli riferirò quello che riterrò di grande importanza, credete davvero che con una riunione si possa risolvere tutto? > parlammo dell’ argomento per un po’, concordando alla fine che lo sceriffo avrebbe ideato un piano per la situazione. Passavo molto tempo con Guy e devo ammettere che si era creata una certa amicizia, che potevo sfruttare a mio vantaggio.

< ho saputo che avete aumentato la tassa dei raccolti >dissi sollevando l’argomento che faceva più innervosire il cavaliere, mi guardò un po’ scocciato poi tornò a guardare fuori la strada che veniva mangiata dalle ruote della carrozza. < si, ma non voglio che ricominciamo a litigare, non è colpa mia se le casse dello sceriffo non vengono rimpinguate a causa della sete di denaro di Hood > diceva che il denaro era per Robin...bah!

Mi veniva da ridere, ma evitai di continuare a discutere.

La vista del possente castello di Nottingham mi rallegrò, la carrozza si fermò nella piazza principale della città, dove al centro si ergeva la corda che aveva messo fine alla vita di tanta gente innocente, ebbi un brivido guardandola. Delle scale portavano al grande portone di entrata, la carrozza si fermò proprio là.

Scesi tenendo la mano a Guy per non ruzzolare giù dalla carrozza, la strinsi forte e lo vidi arrossire.

Non feci caso alle dimostrazione di affetto di Guy, anche se mi lusingava parecchio.

Salii di fretta le alte scale, seguita a ruota dal mio accompagnatore, ed entrai nel grande salone coperto di arazzi raffiguranti lo stemma dello sceriffo. Al centro della sala il grande tavolo di pino era circondato da una decina di uomini grassocci e vestiti riccamente,  capo tavola lo sceriffo tamburellava con le dita la superficie di legno. Lo sceriffo era uomo basso e magrolino, nelle sue striminzite manine aveva le redini del complotto contro il re . Appena lo sceriffo ci vide balzò in piedi facendo arruffare quei pochi capelli grigi che aveva < finalmente Gisborne !siete in ritardo, sedetevi sono stufo di aspettare ! > strillò mentre silenziosi ubbidivamo. Anche se piccolo lo sceriffo incuteva timore, non è la statura di un uomo ad importare, ma il suo potere.  A Nottingham lo sceriffo era la legge, e presto non solo a Nottingham, il Principe gli avrebbe riservato una lauta ricompensa se il loro complotto fosse andato a buon fine. < bene, ora che ci siamo tutti, vorrei incominciare a discutere del più grande problema che incombe su di noi: Robin Hood ! Sno quasi cinque settimane che lo cerchiamo, ma neanche una traccia ,continua a derubare le carovane mercantili, le persone ricche che tranquillamente se ne vanno in giro. Avrà rubato pressappoco più di un centinaio di pezzi d’oro, ma che cosa ci fa!?! E poi come se fosse un ombra … svanisce > lo sceriffo stette tutto il tempo a strillare e a imprecare su Robin davanti  gli occhi stupiti dei poveri nobili. Allo sceriffo non importava che gli fosse tolto un po’ di denaro ma che Robin minasse alla sua autorità e che gli fosse tolto il potere, altra cosa che temeva era che Robin cercasse di bloccare il piano che, con il principe Giovanni, andava procedendo: Cercare di comprare tutti i nobili del Inghilterra sotto il naso del Re lontano e poi marciare contro la resistenza per accogliere il Re in un regno sotto il dominio del Principe. Se Robin gli faceva perdere l autorità e dava una speranza di cambiamento al popolo esso rischiava di ribellarsi. Passai tutto il tempo sperando che andasse subito al succo della questione, quel momento finalmente arrivò.

< Pensando sono giunto alla conclusione che Robin Hood ha la sua base a Sherwood, perché non è mai stato visto abbastanza di frequente nei villaggi, e poi perché la foresta non è mai stata setacciata >.

Stavo per alzarmi in piedi e applaudire, era talmente scontato che la base fosse la!

Ma distoglierlo dal idea era sempre meglio.

Se trovava la base di Robin era la fine. Intervenni per screditare la cosa < Mio signore non credete che sia troppo scontato ? >mi guardò fisso e con un gesto stizzito disse < suvva...cosa vuoi capirne tu che sei solo una donna ? >gli uomini la presenti annuirono e confermarono con dei sorrisetti antipatici. Mi sentii un po’ umiliata e non avevo intenzione di farmi prendere ancora in giro. < Setacceremo Sherwood signore e vi garantisco  che non sarà un fiasco > disse Gisborne gustandosi l’espressione beata dello sceriffo che, tutto felice al idea, zampettava tutto allegro borbottando < Domani Robin Hood sarà morto, che gioia ! una bella impiccaggione serale>. Io, sentendomi fuori posto, mi alzai di scatto e uscendo mi congedai  < se non avete più bisogno di me,arrivederci miei signori !>. Mi alzai e uscii di fretta, una volta fuori mi accostai alla porta, dovevo assolutamente parlare con Guy per sapere di più. La riunione durò più del previsto, rimasi ad aspettare per più di mezzora fino a che Guy uscì dal palazzo. Era elettrizzato al idea che Robin sarebbe stato catturato e ,preso dai suoi pensieri, quasi non mi vide, passò oltre. Lo chiamai, si voltò e molto sorpreso mi sorrise, felice di vedermi .< Marian che fate qui ?> certo non potevo rispondere a caso quindi inventai una scusa < volevo sapere se … eravate disponibile ad accompagnarmi a casa >. Sfoderai un bel sorriso e attesi una risposta < lo farò volentieri Marian, sono felice di passare del tempo con voi >rispose Guy. Soddisfatta scesi un paio di scalini per andare alla carrozza e dissi verso il cavaliere < vi ringrazio Guy, sai la mia dimora è lontana ed è pericoloso andare sola > L’espressione sul volto di Guy cambiò e assunse un aria tentennante, come se mi dovesse chiedere qualcosa ma si vergognasse .

< qualcosa non va ?> chiesi gentilmente fermandomi sulle scale. Guy si grattò la barba e in tono incerto rispose < Pensavo appunto che la vostra dimora potrebbe spostarsi entro le mura del castello, per la protezione vostra…>. Rimasi sorpresa, spiacevolmente, non avevo intenzione di ritrovarmi tutta la vita nelle mani del nemico. Ma , pensai, cercando di trovare un lato positivo, che per spiare sarebbe stato comodo. < vi ringrazio sir Guy ma al momento non voglio lasciare solo mio padre, mi dispiace, ora vi prego portatemi a casa >risposi accennando un sorriso. Feci per salire sulla carrozza ma esitai vedendo che non accennava a muoversi. Lo guardai un attimo e salii nella carrozza ma lui mi bloccò per il polso < aspettate! Lo fate per vostro padre o perché non mi vorreste come vicino ? È Da un mese....è da quando è arrivato Robin Hood che cercate di evitarmi > mi disse preoccupato. Era vero, non gradivo molto la sua appiccicosa presenza, ma non credo che mi si potesse biasimare. Cercavo di non toccare l’argomento sentimentale con lui, non volevo illuderlo, ne assecondarlo, quindi cercai una via d uscita. < ma … che dite? Se vi sto pregando di farmi da scorta per il tragitto...>.

Poi sorrisi sforzandomi, lui ci cascò e senza discutere mi lasciò il polso salendo nella carrozza con me.

Per tutto il tragitto stette zitto, un silenzio che mi rimproverai, dovevo tirargli di bocca informazioni ed ero riuscita a farlo arrabbiare !

Quando arrivai a casa le cose si complicarono ancora di più < Bene, grazie per avermi accompagnato sir Guy> dissi aprendo la porta di casa. Posai la mano sul battente e la spinsi, per fortuna prima di aprirla del tutto riuscii a scorgere il profilo di Robin all’interno della casa. Mi girai di scatto chiudendo la porta, maledicendo il fuorilegge.

Pensai ad una buona scusa per distrarre Guy e dare a Robin il tempo per scappare. Il cavaliere mi guardò interdetto, arrossi imbarazzata e mi inventai una scusa < prima di andare … volevo …. Chiedervi se potevate venire a parlare in giardino > balbettai con un sorriso finto sul viso. Presi il polso del cavaliere che, alla mia spontanea scelta di passare altro tempo con lui stette zitto e mi segui. Lo trascinai nel retro della casa prima che potesse parlare. Passammo oltre il cancello del muricciolo, che cingeva un giardinetto piccolo adibito alla passione per i fiori di mio padre. Vidi il suo volto, illuminato dalla luna, estremamente ansioso < prima che incominciate vorrei chiedervi qualcosa io >mormorò. Non ci voleva un genio per capire cosa mi volesse chiedere.

Non ora!! Pensai, mi ero messa in trappola da sola< è da tempo che …. non ne faccio un segreto, penso di provare dei sentimenti per voi >la sua voce era rotta dal emozione. Il cuore mi stava per uscire dal petto, nelle mie gambe sentivo l’irrefrenabile impulso di fuggire via. A salvarmi da quella imbarazzante situazione giunse mio padre < Marian!! Sir Guy,che fate qui a quest’ora ? > tuonò dalla finestra che si affacciava sul retro. Guy abbassò lo sguardo imbarazzato e con estrema delusione disse < stavo solo augurando la buona notte a lady Maria, me ne vado subito > quelle parole mi fecero il cuore più leggero. Sospirai trattenendo un sorriso di gioia .Guy non si oppose al imperioso ordine, fece un inchino a mio padre poi mi baciò la mano e bisbigliò scoccandomi un sorrisetto < spero che la nostra conversazione possa continuare al più presto >gli sorrisi, per tutti altri motivi.

Po, una volta che il cavaliere fu scomparso nel buio della sera corsi in casa. Sir Richard mi aspettava seduto davanti al fuoco tutto imbronciato, appena entrai mi fulminò con gli occhi <.padre dov’è Robin ?> fu la prima cosa che mi venne in mente, il vecchio mi fissò con rabbia crescente e sbottò balzando in piedi < e me lo chiedi figlia ?!non ti basta che ti abbia messo in pericolo mortale ? >era livido di rabbia per la paura che mi accadesse qualche cosa. < non sapevo che fosse venuto qua ! Lo aspettavo domani sulla strada per Ghintonall> dissi cercando di mantenere la calma . < ah, allora addirittura gli appuntamenti vi date, ma figlia vuoi suicidarti ?> urlò scuotendomi per le spalle. Io e mio padre litigavamo di rado ma non mi aspettavo davvero che fosse a causa di Robin. < no ! Padre, voglio solo fare ciò che credo giusto! Cioè aiutare Robin, lui ci può salvare, lui può salvare l’Inghilterra ! > gridai cercando di far valere le mie ragioni, ma le paure del nonno erano grandi per me e anche per se stesso. Anche se anche lui credeva in Robin ,e in cuor mio lo sapevo, non smise di gridare< lui non basterà ! È troppo pericoloso ! Robin è già condannato !! > quelle parole furono come un pugno nello stomaco, il solo pensiero mi faceva mancare l’aria. Mio padre si accorse che mi aveva ferito, si sedette e con la voce più calma e sospirò < va da lui, è nascosto di sopra >.

Ero furiosa, salii le scale come se le dovessi sfondare, entrai nella mia stanza, lui era seduto sul letto.

< Mi dispiace Marian, non volevo scatenare questo disastro > disse sentendosi in colpa, mi guardò in cerca di perdono ma risposi con un singhiozzo. Mi si avvicino e allora strillai dando un calcio alla sedia più vicina < Sei un incosciente stupido! rischi di farti uccidere e farci uccidere>. Mentre io farneticavo rabbiosamente mi bloccò per le spalle e sussurrò < ma vuoi calmarti? non è successo, è questo che conta e ora dimmi cosa hai scoperto > il suo tono pacato mi fece sbollentare un po’, allora risposi cominciando a respirare con più regolarità. < lo sceriffo setaccerà Sherwood da cima a fondo domani > mi aspettai che Robin sobbalzasse o che si preoccupasse, ma nulla. Lo fissai interrogativa < tutto qui?> disse indifferente, il suo tono mi fece innervosire < Scusa se forse ti ho solo salvato la vita >borbottai irritata. Robin strinse le spalle e disse < devi impegnarti di più > ero già arrabbiata e Robin fu la goccia che fece traboccare il vaso. < bene, allora sai che ti dico ti prometto che vado a vivere al castello, cosi sicuramente avrò qualcosa di più da dirti !> gridai in preda alla rabbia, la faccia di Robin divenne di pietra bloccandosi in una smorfia tra lo stupito e il rabbioso. Rimase immobile per un secondo, poi come se avesse avuto il tempo per capire che cosa avessi detto sbottò < ma sei matta !! Ti rendi conto di che cosa rischi ?e poi con Gisborne... Marian, non lo puoi fare >. Parlò agitandosi verso di me, non volevo veramente vivere a palazzo la rabbia mi aveva fatto parlare a sproposito, ma  sapeo che sarebbe stato d’aiuto. Misi le mani sui fianchi e dissi con aria di sfida < cos‘è che ti da più fastidio ? Che ci sia Gisborne o che io debba rischiare la vita? >. Ero convinta che fosse geloso.

 Il fuorilegge fece uno sbuffo e una risatina di scherno < insinui che io sia geloso?puff ! di lui poi ….>la risposta mi soddisfò, scorsi la menzogna nei suoi occhi. Vedendomi trionfante il fuorilegge si irritò e disse gesticolando < Oh Marian per la miseria non devi andare! Non ti rendi conto di che vuol dire? >. Sbuffai massaggiandomi le tempie < SI, ME NE RENDO CONTO, MA è MOLTO UTILE CHE IO POSSA SAPERE TUTTE LE MOSSE DELLO SCERIFFO. DAI è STRANO CHE DA QUANDO SEI ARRIVATO NON HA FATTO NULLA PER UCCIDERTI, TRAMA QUALCOSA...> DISSI CON VOCE Più CALMA, CERCANDO DI CAPIRE SE QUELLO CHE AVEVO DETTO ERA UN IDIOZIA O PURE LA RABBIA MI AVEVA FATTO RIVALUTARE LA COSA. Robin era in collera con me, borbottò qualcosa e sbuffando si diresse alla finestra.
Gli afferrai la maglietta e lo feci voltare verso di me < fermo ! Robin !perché non vuoi che vada ?> dissi frettolosamente mentre cercava di liberarsi dalla stretta della mia mano, con uno strattone si liberò e scivolò giù per le tegole della finestra mormorando < buona notte Marian . MENTRE SPARIVA NELL oscurità LO CHIAMAI, MA NON SI voltò ,MI lasciò DAVANTI ALLA FINESTRA, SOLA CON UNA PROMESSA E UN po’ DI RABBIA. Mi batteva forte il cuore e mi pulsava la testa, avrei voluto che Robin mi impedisse di andare . Avrei voluto sentire dalle sue labbra che non voleva che vivessi vicino a Guy. QEULLA NOTTE NON DORMII MOLTO ,PENSAI A Robin, alla paura di mio padre, a GUY  ,e a che cosa dovevo fare se Robin fosse caduto in una trappola dello sceriffo, non sapevo che di li a poco tempo saremmo entrati nel vivo della battaglia e la storia si sarebbe complicata.
  
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