Il
buio ha i tuoi occhi
Il buio ha i tuoi occhi,
belli come li hai soltanto tu.
Come farò a non guardarli più?
La Tana ,
inverno 1984
-
Fred! Fred!
-
Mmm… ‘orge?
-
Svegliati!
Fred
si mosse nel
letto, mugugnando controvoglia. Aprendo lentamente gli occhi, si rese
conto che
la lampada era spenta: nella stanza regnava il buio assoluto.
Non
riusciva a
distinguere George in quella oscurità, ma intuì
che doveva trovarsi ancora nel
suo letto, paralizzato dalla paura.
-
La lampadina si è
fulminata - rifletté Fred.
-
Me ne sono
accorto - borbottò George.
Suo
fratello alzò
gli occhi al cielo. – Fammi indovinare: te ne sei accorto di nuovo mentre dormivi?
-
Già. Va’ a
chiamare papà, digli di cambiare la lampadina.
-
Papà oggi ha
fatto gli straordinari, è stanco morto…
-
Allora chiama
Bill.
In
quel momento
un’idea attraversò la mentre di Fred, che si
rizzò immediatamente a sedere sul
materasso. – Senti un po’, George, facciamo un
gioco?
-
Fallo dopo aver
chiamato Bill. Ho paura, Freddie
-
Perfetto, allora:
il gioco si chiama proprio “far perdere a Georgie questa
stupida paura del
buio”!
-
Non è una paura,
Fred! L’ha detto anche la mamma, è una fobia: non
riuscirò mai a combatterla
-
Neanche se io
sono con te?
Dal
silenzio che
era sceso nella stanza Fred intuì che le sue parole avevano
avuto effetto sul
fratello.
-
In che posizione
sei ora, Georgie?
-
Rannicchiato
addosso al muro - rispose George. Inspirò profondamente, poi
continuò. – Sto
tremando -. Non l’avrebbe mai ammesso con nessuno, avrebbe
finto di avere
mantenuto, almeno fisicamente, il sangue freddo per tutto il tempo, ma
Fred non
era “nessuno”: Fred era l’altra parte di
sé, poteva dirgli tutto.
-
Allora per prima cosa
infilati sotto le coperte.
-
Non riesco a
muovermi…
-
Afferra la mia mano.
Fred
allungò un
braccio verso il fratello e per poco non sussultò avvertendo
la sua paura;
tuttavia, mantenne i nervi saldi. George gli strinse la mano e subito
una
sensazione di sicurezza lo pervase.
Il
gemello lo fece
spostare lentamente dal suo cantuccio, tenendogli la mano
finché non si fu
rimesso sotto il pesante piumone.
-
E adesso? - chiese
George.
-
Adesso io me ne
torno nel letto e tu fai quello che ti dico.
-
Va bene.
Pian
piano, Fred si
stava abituando al buio; riuscì a percepire il fratello
sdraiato nel letto,
spaventato, ma non più tremante.
-
Bene, Georgie,
ora viene la parte più importante: prendere sonno!
-
Fallirai
miseramente, Freddie.
-
Io non credo -
sorrise Fred. – Guardami negli occhi, fratellino.
Con
riluttanza,
George sollevò le palpebre, che aveva tenuto serrate fino a
quel momento, e la
prima cosa che vide furono proprio le iridi azzurre del fratello,
splendenti
nell’oscurità della camera.
Anche
Fred fissò il
suo sguardo in quello del fratello, sicuro di avere in pugno la sua
paura e di
poterla sconfiggere, perché se non poteva riuscirci lui chi
altro avrebbe
potuto farlo?
-
Tutto bene,
George?
-
Sì.
-
Meno male.
-
Fred?
-
Dimmi.
-
Non smettere di
guardarmi.
-
Tranquillo,
fratellino: aspetterò che ti addormenti.
-
E lo farai ogni sera?
-
Sempre finché
saremo insieme.
-
Allora preparati,
Freddie: sarai costretto a vivere con me per sempre!
Fred
non rispose,
ma si limitò a sorridere ancora, tenendo lo sguardo sul
fratello fino a quando
non ebbe chiuso gli occhi.
Diagon
Alley, inverno 1998
George
avanzava tra
i negozi di Diagon Alley ormai chiusi, stringendosi nel suo cappotto di
drago
per proteggersi dal freddo vento invernale.
Estrasse
un mazzo
di chiavi dalla tasca e, superando i Tiri Vispi Weasley,
svoltò in un vicolo
laterale per raggiungere il suo nuovo appartamento.
“Nuovo”:
in realtà
ci abitava da pochi mesi, dal momento che i Mangiamorte, nel loro
ultimo
periodo di splendore, avevano distrutto quello che condivideva con il
fratello
sopra il negozio. La casa era ancora spoglia, George non riusciva a
trovare
ancora la forza di arredarla; perfino i Tiri Vispi erano ancora
“chiusi per
lutto”.
Solo
la camera da
letto era finita, perlomeno nel senso che intendeva George:
c’erano due letti
singoli, ciascuno addossato ad una parete, e questo bastava. Il ragazzo
aveva
chiesto a sua madre anche le trapunte di lana
che aveva cucito lei stessa e che gli ricordavano la sua
infanzia alla
Tana; Molly lo aveva implorato di restare con la famiglia, ora
che… Ma era
stata interrotta dalle lacrime. George si era limitato a prendere tra
le
braccia le coperte, smaterializzandosi senza nemmeno tentare di
consolarla.
Sapeva di sbagliare, ma ormai la depressione lo aveva avvolto nelle sue
spire
ed era difficile, per lui, cercare di tirare i suoi familiari su di
morale con
qualcuna delle sue solite battute.
Entrò
in casa senza
fare rumore, temendo quasi di profanare la quiete che regnava
nell’appartamento. Anche quel pomeriggio, come tutti i giorni
da sette mesi,
era stato a visitare la tomba; una volta aveva perfino pensato di fare
un salto
da quelle di Tonks e Remus, ma all’ultimo momento una strana
forza lo aveva
lasciato lì, incollato sull’erba davanti alla
lapide del fratello.
FRED
GIDEON WEASLEY
1978
– 1998
In viaggio verso una nuova
avventura
Era
stata Hermione
ad insistere per quell’epitaffio, diceva che il gemello le
ricordava il
personaggio di un libro per Babbani, anche il suo modo di
sorridere… Ma per
George quelle parole non significavano niente: quale avventura avrebbe
potuto
affrontare Fred senza di lui?
Come
ogni sera,
mise su l’acqua con un semplice gesto della bacchetta,
aspettando che bollisse.
Cenò senza fretta, osservando il posto vuoto davanti a lui.
Erano
passati sette
mesi esatti dalla morte del fratello, ma George ancora non riusciva ad
accettare l’idea di essere rimasto solo: continuava a pensare
che stando
insieme avrebbero superato ogni battaglia, ogni paura, ogni problema;
le uniche
due volte in cui avevano perso qualcosa era stato quando erano
separati. Senza
Fred, George non era niente.
Non
c’era nemmeno
uno specchio nella casa: non sopportava di guardare il proprio
riflesso, di
vedere un altro se stesso a così poca distanza, senza un
metro di fredda terra
a dividerli.
Alle
undici si
infilò sotto le coperte, cercando di scacciare qualsiasi
pensiero dalla sua testa.
Non si era addormentato da molto quando accadde.
George
spalancò gli
occhi, terrorizzato.
La
lampadina si era
fulminata.
Non
riusciva
nemmeno ad allungare una mano verso il comodino per afferrare la
bacchetta, l’orrore
lo teneva stretto in suo potere. Il suo braccio sembrava paralizzato,
era
impossibile sollevarlo dal cuscino: per la prima volta dopo quattordici
anni,
George era al buio.
Anche
quella volta
si era fulminata la lampadina, ma lui ce l’aveva fatta;
grazie a Fred, era
riuscito ad addormentarsi. Si rese conto di poter muovere le dita.
Cercò di
avvicinarsi alla bacchetta con tutto il coraggio che aveva in corpo,
poi li
vide.
Lì,
nell’oscurità
della stanza, proprio dove si trovava l’altro letto, due
occhi azzurri lo
fissavano.
George
spalancò la
bocca, incredulo. Avrebbe voluto alzarsi per accertarsi che fossero
veri, che
qualcuno si trovasse veramente nella camera… Fece di tutto
per trattenersi:
forse sarebbe finalmente riuscito a sconfiggere una volta per tutte la
sua
fobia del buio, ma era una paura più grande a tenerlo
immobile: il terrore di
scoprire, una volta avvicinatosi all’altro letto, che non
c’era nessuno.
Gli
occhi
continuavano a osservarlo attentamente: sembrava quasi che tentassero
di
infondergli fiducia.
George
capì: non
doveva alzarsi a controllare, non doveva trovare la forza di muoversi e
afferrare la bacchetta. Doveva semplicemente chiudere gli occhi
lasciandosi
cullare dal sonno.
Un
giorno, George
Weasley sarebbe tornato ad essere il ragazzo allegro di un tempo, anche
se non
avrebbe mai dimenticato di lasciare un posto a tavola per il fratello
o di
celebrare il compleanno anche per lui.
Un
giorno George
sarebbe riuscito a superare la perdita di Fred e avrebbe imparato a
vivere il
doppio, come per due persone. Avrebbe dato tutto due volte: amore,
affetto,
lacrime e gioia.
Per
il momento, al
sicuro in quella stanza, George aveva sconfitto per sempre la paura del
buio e,
ancora una volta, non era stato solo.
Prima Classificata: MedusaNoir
Il buio ha i tuoi occhi
Grammatica e sintassi: 9.7/10
Stile e lessico: 10/10
Originalità: 15/15
IC e caratterizzazione: 15/15
Livello di dramma: 20/20
Gradimento personale: 5/5
Totale: 74.7/75
La grammatica è quasi perfetta. Ho trovato solamente tre errori, probabilmente di distrazione. Per questo ti ho tolto solo 0.1 punto per ciascuno.
“Anche Fred fissò il suo sguardo a quello del fratello”
Più che “a”, io avrei messo IN.
“(…) le coperte, Smaterializzandosi (…)”
In questo caso la maiuscola non occorre, infatti non è la parola Smaterializzazione che usi, è una parola che è propria anche del linguaggio ‘babbano’.
“ (…) dimenticato di lasciare un posto al tavola (…)”
Questo è proprio un errore di distrazione, scrivi “al tavola” invece che “a tavola”.
Sono sciocchezzuole, infatti non ti ho penalizzato quasi per nulla.
Il tuo stile è fresco e fluido, mi ha letteralmente obbligata a continuare a leggere, senza poter distogliere lo sguardo dallo schermo. Con le tue parole, avevi a disposizione solo quelle, sei riuscita a farmi provare emozioni concrete, al di là di uno schermo. Una storia tremenda, che spacca il cuore in due parti nette. E nemmeno l’ultima parte dolce amara riesce a scacciare il dolore puro che mi sta stritolando il petto in questo istante.
Indubbiamente quello che hai trattato è un tema parecchio sfruttato, eppure non ho mai letto nulla di simile. Io non so proprio come ti sia venuta un’idea geniale come quella della fobia del buio. L’ho veramente ADORATA. Per questo l’originalità è piena. Hai reso tutto nuovo, è come se non avessi mai letto una storia su questo argomento. Hai elaborato una trama ottima e piena. Ogni parola è esattamente come e dove dovrebbe essere.
Che dire? George è lui. Eccellente nella prima parte del racconto, veramente senza pecca. Magari sembrerebbe che nella seconda parte manchi quell’ironia tipica dei gemelli. E per un momento ho pensato di non darti il punteggio pieno, ma è un dubbio che è svanito all’istante quando ho letto le ultime righe della storia. Lo hai detto perché non l’hai inserita quell’ironia/comicità. Hai detto perché non ce ne può essere neanche un po’ … per ora. Dunque il tuo George è semplicemente fantastico, reale, spezzato. Mi sentirei davvero crudele a chiederti più di così. Un lavoro ottimo, che entra in profondità nella mente di George e ne estrae tutto quello che può, portandolo alla luce.
C’è bisogno di parlare di dramma? Punteggio pieno. E su questo non ci piove: è una delle storie più strazianti che io abbia mai letto. Sarà che adoro Fred e George, ma qui c’è un lavoro di introspezione degno del miglior psicologo. Ti dico solo che un paio di grosse lacrime mi si sono affacciate dagli occhi, e non ho potuto in alcun modo trattenerle. Urlavano. Volevano uscire da me, non sopportavano più tutta la malinconia e il dolore che mi hai fatto esplodere dentro. È qualcosa di meravigliosamente insopportabile, atrocemente bella. Mi mancano le parole tanto mi hai colpita, trapassata da parte a parte.
Non c’è nemmeno bisogno di dire che mi è piaciuta tantissimo. Tanto bella che mi fa ancora male il cuore. E tu. Tu! Fra le note osi dire che non ti soddisfa? Ti Crucerei in questo istante! I hai fatta piangere come una fontana!
Premio piuma: (alla storia con lo stile migliore)
MedusaNoir con “Il buio ha i tuoi occhi”, perché le sue parole sono passate dal suo cuore allo schermo e dallo schermo al mio cuore con una semplicità disarmante.
(pari merito)
Premio commozione: (alla storia che ho preferito in assoluto)
MedusaNoir(pari merito)
Premio lacrima: (alla storia che mi ha fatta piangere) MedusaNoir
Lessico e Grammatica: 10.5/11
La storia è scritta in modo impeccabile e non ci sono particolari errori, se non qualche annotazione, più di gradimento personale, che altro:
Dal silenzio che era sceso nella stanza Fred intuì che le sue parole avevano avuto effetto sul fratello.
Io dopo stanza avrei messo una virgola.
Fred allungò un braccio verso il fratello e per poco non sussultò avvertendo la sua paura
Prima del gerundio è meglio sempre metterla una virgola.
a trovare ancora la forza di arredarla; perfino i Tiri Vispi erano ancora “chiusi per lutto”.
Avrei evitato la ripetizione di ancora.
Non c’era nemmeno uno specchio nella casa: non sopportava di guardarsi allo specchio
Anche qui avrei evitato di ripetere specchio, magari mettendo la frase così:
“non c'era nemmeno uno specchio nella casa: non sopportava di guardare se stesso/guardarcisi dentro” o una soluzione di questo tipo.
Un giorno, George Weasley sarebbe tornato ad essere il ragazzo allegro del tempo,
Il ragazzo allegro di un tempo.
Il lessico utilizzato è ricercato e, nello stesso tempo, semplice, senza parole ampollose, che avrebbero inutilmente aggravato il tono della storia, che non ne aveva certo bisogno.
Originalità della storia: 9/10
Se avessi dovuto pensare ai personaggi di Harry Potter, gli unici che forse non mi sarebbero venuti in mente collegati ad una fobia sarebbero stati i gemelli Weasley.
Questo perché nella mia mente loro appaiono sempre come perfetti individui sicuri e spavaldi, da un'intelligenza superiore e da quella buona dose di bellezza e simpatia che li rende invincibili.
Quindi la scelta di attribuire la paura del buio a George mi ha colpita moltissimo e in modo decisamene positivo.
Ho adorato il fatto che George si confidi solo con il gemello, che solo a lui mostri quanto davvero il terrore lo vinca nell'oscurità.
La prima parte è già dolcemente triste, pensando al futuro, ma la seconda è straziante e affronta il doloroso tema della vita di uno dei gemelli senza l'altro, che ancora non riesco ad accettare.
Per quanto, ormai, di storie che trattano di George senza Fred se ne leggano a bizzeffe, questa mantiene una sua originalità fresca, proprio perché inserisce la novità della fobia, che rinnova il tutto e lo rende nuovo e avvincente.
Trattamento fobia: 7/7
La fobia è il tema assolutamente centrale della fanfiction.
Non è un espediente per raccontare qualcos'altro, è IL qualcos'altro che cambia la trama, è quell'elemento che rende la fanfiction unica nel suo genere.
Hai reso il rapporto unico tra Fred e George ancora più speciale, con questo intervento del primo che “salva” il secondo dalla sua paura, che lo aiuta, anche dopo la morte. Tema azzeccato in pieno.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
La storia è breve e i personaggi non sono approfonditi, ma non ci sono dubbi: Fred e George sono proprio così.
Scherzosi, sagaci, ma incredibilmente fedeli l'uno all'altro, sempre uniti, sempre pronti ad aiutarsi a vicenda.
La seconda parte, poi, a mio avviso, descrive perfettamente il George senza Fred.
La Rowling non ha avuto modo di trattare questo cambiamento, ma mi risulta spontaneo pensare che George passerebbe davvero le giornate alla tomba del fratello, che non riuscirebbe davvero a tornare a vivere alla Tana e, soprattutto, che davvero non potrebbe alzarsi dal letto, per paura che quegli occhi possano sparire.
Bonus : 4/5
Il luogo è stato citato, anche se ha un ruolo particolarmente importante nella trama, ma comunque non era necessario, in realtà, anche se in quelli che l'hanno fatto l'ho molto gradito.
Giudizio personale: 13/13 punti
Non penso di dover aggiungere altro a quanto ho già detto.
La storia mi ha commossa tantissimo e l'ho riletta diverse volte e mi ha sempre lasciato quella tristezza dentro che proprio non vuole andarsene, quando penso a George senza Fred.
L'idea degli occhi del gemello che appaiono, anche dopo la sua morte, è deliziosamente straziante ed è il punto che più colpisce della storia, sebbene già la prima parte mi sia piaciuta molto.
Insomma, ti ho dato punteggio pieno, mi sembra ovvio che mi sia piaciuta!
Totale: 53.5/56