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Autore: Kurokami    27/09/2011    4 recensioni
Cosa sarebbe successo....se Sasuke fosse stato una ragazza, Sasuko? me lo sono chiesto, ed è uscita fuori questa fanfiction.
AVVERTENZE: non ho ancora ben delineato tutta la trama, per cui potreste trovare alcuni spoiler. se è possibile, cercherò di segnalarli anche sul testo. grazie a chi ha già recensito, o recensirà! ^^
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sasuke....in rosa. '
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I will find you, I will kill you.

 

Dopo qualche giorno di cammino, arrivammo nel covo di Neko Baa.
Come al solito, c’erano Denka e Hina, i due gatti ninja, ad accoglierci, e io avevo già pronto un regalo per loro (erba gatta).

Neko Baa fu parecchio amareggiata quando seppe che andavo da Itachi.

-Così vai da Itachi?-

Silenzio.

-Che amarezza. Ormai siete gli unici della vostra stirpe, perché dovete uccidervi a vicenda?-

-Neko Baa, lei sa benissimo che è stato stesso Itachi a ridurre la mia stirpe a poco più di un ricordo: non posso assolutamente restare indifferente-

Lei sospirò, continuando a prendere boccate dalla pipa che teneva in bocca.

-Ricordo quando eravate ancora così piccoli. Eravate venuti qui e….-

-Neko Baa, per favore!- sbottai, irritata. Non mi sembrava proprio il caso di rivangare il passato, in quel momento.
-Mi scusi…-aggiunsi, mortificata per la mia improvvisa uscita.

-Tranquilla. In fondo è una tua decisione. In ogni caso, cerca di stare attenta, piccola cara- disse Neko Baa, gentilmente. Nonostante il carattere un po’ burbero, era sempre stata cordiale con me.

 

Poco dopo, io e Juugo ci congedammo da lei, e ritornammo sui nostri passi.

-Sembrava conoscerti molto bene, quella signora- disse Juugo, durante il cammino.

-Beh, il clan Uchiha era un cliente abituale di Neko Baa. È naturale che mi conoscesse-

-È difficile che una signora di quell’età sia la più rinomata trafficante di armi e utensili del paese, come ha detto tu-

-Vero?-

Il resto del viaggio lo proseguimmo in un silenzio molto pesante. Juugo era preoccupato per me, ma non parlava per non irritarmi, e io come al solito lottavo contro la paura: non era però la paura di morire, quella l’avevo superata da tempo. Avevo paura proprio di affrontare Itachi, di riaprire vecchie ferite che ormai sembravano non volersi più rimarginare: l’odio profondamente radicato che provavo per lui non cambiava il fatto che un tempo l’avevo preso come modello ideale, come punto di riferimento. E ciò mi provocava un dolore in petto soffocante.

-Sasuko…vuoi che inizi la ricerca?-

La domanda di Juugo mi fece sobbalzare.

-Come…?- dissi, spaesata.

-Vuoi che incominci a cercare, o preferisci avanzare un altro po’?-

-No, no, va bene così, comincia pure-

Lui annuì, poi si sedette per terra: lo imitai. Aspettammo per dieci minuti buoni in silenzio, quando dei pettirossi iniziarono a posarsi sulle spalle di Juugo. Lui allora attivò parzialmente il Segno Maledetto, e fissò intensamente i pennuti: loro iniziarono a cinguettare.

-Sasuko, ce l’ hai una mappa?- mi chiese Juugo.

Io la tirai fuori, insieme a un carboncino, e restai in attesa, pronta a prendere nota.

-Rispetto a dove siamo adesso, gli uccelli hanno percepito un’intensa attività di chakra maligno a circa cinquanta chilometri da qui, a ore due: dovrebbe essere più o meno al confine con il Paese dell’Erba. E ce n’è un altro, a trecento chilometri, a ore undici….-

Feci tutti i calcoli necessari, e segnai sulla mappa i punti indicatimi.
-Altro?- chiesi.

-No- rispose Juugo.

-È pur sempre un inizio. Intanto partiamo subito per il covo più vicino-

-Va bene-

 

Dopo circa tre ore di cammino forzato, arrivammo nel luogo che i pennuti ci avevano segnalato. C’era un dirupo molto scosceso, parzialmente nascosto dai cespugli: lì in mezzo doveva esserci un entrata.

-Io entro. Qualunque cosa accada, se tra un’ora non sono di ritorno, tu torna a Konoha, va bene?- dissi, rivolgendomi a Juugo, seria.

-Ma…- tentò di obiettare lui.

-Non discutere. Non voglio coinvolgere nessuno in questa storia: è già tanto il fatto che ti abbia lasciato venire con me- ribattei, seccamente.

-….d’accordo. Farò come hai detto tu- assentì Juugo, un po’ avvilito.

Io mi avviai, con un grosso senso di colpa.
Ben presto, però, il senso di colpa lasciò spazio alla tensione, che mi attanagliò lo stomaco in una morsa ferrea.

Trovai quasi subito l’entrata, per fortuna sgombra da qualsiasi vegetazione.
Varcai la soglia: il cuore mi batteva sempre più forte, sembrava voler sfondare la cassa toracica.

Arrivai in un’enorme sala scavata nella roccia, completamente immersa nella penombra. Al centro scorsi una sagoma….

-Sei arrivata- disse la figura. La voce mi giungeva molto rimbombante, per via della vastità della sala, e non riuscii a riconoscerla.

-Chi sei?- chiesi.

La figura si girò. Sul suo volto scintillava lo Sharingan.
-Sono io, Sasuko-

Il cuore mi esplose in petto: era lui. Itachi.
Attivai lo Sharingan, e restai immobile dov’ero. Aspettai una sua reazione.

-Cosa c’è? Non ti lanci a capofitto contro di me, urlando come una matta?- fece lui, con una nota beffarda nella voce.

Bastardo, pensai.

-Pfff….tu non sai nulla di me- dissi, con la voce che mi tremava per il rancore.

Poi, senza che lui avesse il tempo di accorgersene, gli arrivai alle spalle, fulminea. Lo trafissi con il Chidori Eisou.

-Non sai cosa sento realmente, e non hai nemmeno cercato di capirlo. Non sai quanto l’odio che provo per te è, e quanto questo mi ha resa forte. Non sai proprio niente di me-

E detto questo, lasciai che il Chidori Eisou si diramasse in una decina di altre lame, che dilaniarono il corpo di Itachi dall’interno. Poi, lui cadde a terra come un fantoccio, producendo un tonfo sordo.
Mi avvicinai lentamente al corpo, quasi timorosa che potesse rialzarsi da un momento all’altro.

-Sei…diventata forte….-mormorò Itachi, non appena mi fui avvicinata abbastanza.

E lentamente, inesorabilmente, il suo corpo si scisse in una miriade di corvi, che invasero tutta la sala, in un macabro turbine di piume nere come il petrolio.
Poi la sua voce, rimbombante come se fosse emessa dall’oltretomba, disse:

-Vieni da sola al nascondiglio degli Uchiha. Concluderemo là il nostro incontro-

Non sapevo se essere terrorizzata o meno: se non altro dovevo preoccuparmi, perché, visti i preamboli, stavolta avrebbe fatto sul serio.

Uscii dalla caverna, ancora leggermente scossa.

-Sasuko!- esclamò Juugo, non appena mi vide – Allora?-
Non risposi subito. Poi, facendo un bel respiro, gli raccontai tutto.

-Allora….devi andare, immagino- mormorò Juugo, guardandomi mestamente.

-Cos’è quella faccia?-

Lui non rispose: si guardò i piedi (e credo dovette fare un bello sforzo per riuscirci, visto che suddetti piedi si trovavano a circa due metri più in basso), con espressione triste e meditabonda.

Fu allora che capii.

-Sasuko, io…- disse lui, alzando di colpo la testa.

-Non dire niente, Juugo- lo interruppi.

Mi avvicinai a lui, al punto me mi trovai a pochi centimetri dal suo petto.
Mi alzai in punta di piedi, e gli stampai un bacio sulla bocca.
Feci per staccarmi, ma lui fu più veloce: mi cinse i fianchi, e ripose con un altro bacio, più appassionato.
Non appena le nostre labbra si separarono per un attimo, io feci pressione con le mani sul suo petto, e mi distaccai da lui.

-Io……d….devo andare…..- dissi, nascondendo a malapena un certo tremore.

Lui mi guardò con un espressione nel contempo di compianto e di serenità. Si fidava di me, era sicuro che sarei tornata.

E io gli avevo promesso che non l’avrei abbandonato. Dovevo per forza tornare.

 

 


Il viaggio non era molto lungo: dopo circa quattro ore, arrivai in prossimità del luogo.
Ad attendermi lungo la strada c’era il compagno di squadra di Itachi, Kisame Hoshigaki. Sulle prime, credetti che volesse attaccarmi: ma quando vidi che rimaneva lì dov’era, mi tranquillizzai un pochino, senza comunque abbassare la guardia.
-Itachi mi aveva chiesto di fermare chiunque ti accompagnasse, ma a quanto vedo sei sola. Bene così, puoi passare- disse, con quel solito ghigno feroce dipinto sul volto.

-Ah, auguri! Uhuhuhuh…- aggiunse, prima che mi fossi allontanata.

Lo guardai con somma diffidenza: se gli piaceva prendersi gioco di me, che lo facesse pure. Tanto avrei vinto io.

 

Superato l’ultimo tratto di foresta, mi trovai di fronte a una vallata, al centro della quale si ergeva un grosso edificio a più strati, contornato da ogni sorta di vegetazione: sopra di esso, garriva al vento il vessillo degli Uchiha, ormai logoro e sudicio con il passare degli anni.

Dopo un po’, riuscii a trovare l’entrata, seminascosta dai rovi e dall’edera, e tagliai tutti quegli ostacoli vegetali con la spada.
Dentro era completamente buio: grazie al tatto, sentii che sotto i miei piedi si stendeva uno spesso strato di polvere, quasi come un tappeto, che attutiva i mie passi.
Avanzai, incerta: mi aspettavo di essere assalita da Itachi da un momento all’altro, e il mio cuore batteva di nuovo forsennatamente.
All’improvviso, sentii un gracchio, che mi fece sobbalzare dallo spavento: alzai la testa. Su un pezzo di trave conficcato nella parete, era appoggiato qualcosa che con grande fatica distinsi come un corvo, per colpa del buio.
Questi gracchiò un’altra volta, poi volò nella stessa direzione in cui stavo andando io: voleva farmi da guida? Sì, doveva essere così.
Lo seguii. Di tanto in tanto si fermava, per aspettarmi: non so precisamente quanti corridoi, quante stanze, quante rampe di scale salii, prima di raggiungere la mia meta.
Capii di essere ormai arrivata quando il corvo imboccò l’ultima stanza a destra di un corridoio, che sembrava più illuminata delle altre.

Ci siamo, pensai.

Lentamente, mi avvicinai. D’improvviso, non sentivo più alcuna emozione: se fino a pochi secondi prima mi sembrava che il petto esplodesse, ora ero completamente insensibile a qualunque sensazione.
Arrivai alla soglia della stanza, ma non mi fermai, nemmeno quando vidi Itachi seduto su un grosso scranno di pietra, che mi aspettava con altrettanta, almeno apparente, indifferenza.

Mi fermai a pochi passi da lui.
Per pochi istanti, un pesante silenzio invase la sala.

-Dimmi Sasuko- disse Itachi –con il tuo Sharingan, fin dove riesci a vedere?-

-Fin dove riesco a vedere?- ripetei, dopo una breve pausa –ciò che vedo ora….


….è il tuo cadavere, Itachi-

 

 

 

 

 

RINGRAZIAMENTI.

Non so da dove cominciare....allora, premetto che questa fanfiction non è del tutto finita, dato che questa è solo la prima parte di una serie divisa in due storie. Non ho ancora deciso come si intitolerà la prossima: comunque, per chi lo volesse sapere, la serie si chiama "Sasuke....in rosa" (titolo assolutamente banale, ma lasciamo stare).

E adesso passiamo ai ringraziamenti veri e propri.
Prima di tutto ringrazio AngelGirl1, CheccaWeasley, drfafy, fede95, Haru_chin, kik_ketta, mekbul, milan010 e superUnknown che hanno seguito la fic; poi Amy Uzumaki, che l'ha messa tra le ricordate; Itachina, kaori78 e sharry che invece l'hanno messa tra le preferite; e Hikari93 (con cui ho avuto delle splendide conversazioni, e mi complimento per come scrive), di nuovo mekbul e Haru_chin, tre88, e Ambra Chan per le fantastiche recensioni.
Infine, un ringraziamento speciale a Ash_(che PURTROPPO, qui non è autrice), compagna di classe e di chat, che mi ha fornito di idee genialerrime.
Grazie ancora a tutti quanti, e se potete continuate a seguire la serie. ^^
 

   
 
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