- Buondììì! :)
- Ehm..lo so che è da un bel po' (piu di un anno, mi sa) che non aggiorno, ma sono tornata!
- Diciamo che questa storia mi piace scriverla, mi piace molto, ma a volte ho dei vuoti che non saprei colmare, e ci metto un po' per scrivere..poi le ispirazioni per altre storie mi prendono tempo, a volte non ho nemmeno tempo di scrivere nulla, c'è la scuola...uh, diciamo che è tutto contro di me XD
- Vabbè, non mi dilungo molto...vi posso solo ringraziare se leggere. :)
- First Training
- -Allora, Bella.
- Carlisle prese
a parlare, passeggiando avanti
e indietro per il giardino nel retro di casa Cullen. Giardino, sì:
forse era
meglio dire campo, o pianura direttamente. Era davvero immenso, e da
quel che
mi aveva spiegato Alice prima che suo padre arrivasse, lo curava tutto
Esme,
per quello era così bello e fiorito. -Prima di cominciare, vorrei
spiegarti
cosa intendiamo per allenamenti- congiunse le mani, fece un gesto, e le
sciolse
di nuovo, sempre con un’aria concentrata.
- -I nostri poteri
non sono una cosa da nulla, possono essere rischiosi, instabili, e
questo credo
che tu già lo sappia.- disse, e io annuii. Aveva ragione, soprattutto
io sapevo
essere piuttosto un pericolo, se innervosita. -Inoltre, come ti è
successo,
dopo poco ti stanchi e perdi i sensi senza forze, e questo è gravoso su
di te.
Dopotutto, lo sappiamo tutti che l’altro giorno, se non ci fosse stato
Edward,
ti avrebbero presa.- rabbrividii a quell’affermazione del dottor
Cullen.
Cercavo di pensarci poco, sinceramente. Ma aveva dannatamente ragione,
se non
ci fosse stato suo figlio avrei potuto dire addio alla mia libertà e
molto
probabilmente anche alla mia vita. Anche se era una bella botta
all’ego,
sentirsi dire certe cose, soprattutto se si era abituati come me a
cavarsela da
soli e a farla franca con le proprie forze.
- Carlisle fece un
sorrisetto, probabilmente mi leggeva in faccia il disappunto.
- -Per questo, è
doveroso che tu impari a mantenere un controllo. I miei figli,
normalmente,
stanno a coppie, eccetto Edward. Credo che per le prossime volte, possa
fare
eccezione.-
- Edward mi sorrise, e
dovetti ammettere a me stessa che il suo sorriso fosse veramente
bellissimo.
- -Bene, iniziamo.
- Annunciò Carlisle, e tutti i fratelli
Cullen
si sparpagliarono per l’immenso prato.
- Edward infilò le
mani nelle tasche, e mi fece cenno di seguirlo con un movimento del
capo. Mi
affiancai con due falcate a lui, e lo seguii senza fiatare, nonostante
ci
stessimo allontanando molto dal resto della famiglia.
- Alla fine, dedussi
che la loro casa fosse al limitare della foresta, perché la vegetazione
era
molto più fitta.
- Inciampai qualche
volta nelle radici, ma riuscii sempre a recuperare l’equilibrio, senza
sfracellarmi al suolo o peggio addosso a Edward: ci mancava solo fare
un’altra
figuraccia con lui! Quella dell’orfana suicida ormai era già stata
ampiamente
fatta, purtroppo.
- Edward si fermò
solo ad un certo punto del bosco, a una decina di metri da un
fiumiciattolo zampillante.
L’acqua era cristallina, e, solo a vederla, mi vennero i brividi: era
sicuramente freddissima, considerando le temperature di Forks.
- -Saltami in groppa-
disse solo, al che lo guardai piuttosto male.
- -Eh?- ok, con le
risposte intelligenti non ce la facevo proprio, ma in quel momento era
il male
minore..insomma, perché diavolo dovevo salirgli sulla schiena?!
- Edward sbuffò,
sempre con un sorrisetto sulle labbra: -Dobbiamo saltare- spiegò, con
un’aria
ovvia.
- Alzai gli occhi al
cielo. -Ce la faccio benissimo a saltare quella cosetta da niente.- lo
apostrofai, con un tono piuttosto irritato. Se c’era qualcosa che
faceva uscire
tutto il mio orgoglio in tutta la sua possente orgogliosità
era proprio trattarmi come una damigella indifesa. Io
odiavo essere trattata come un’incapace.
- Edward scrollò le
spalle, -Se ci finisci dentro, sappi che non tornerò indietro perché
devi
asciugarti.
- Gli lanciai
un’occhiata e usai appositamente un tono pungente: -Nel caso,
sopravvivrò; ma
dubito fortemente di finire nell’acqua.-
- Negli occhi di
Edward passò un guizzo strano, uno scintillio che rese ancora più vivi
quegli
specchi che erano le sue iridi verdi.
- -Saltiamo insieme?
- Annuii solamente.
- -Bene, al tre.
Uno..due..tre!- Al via scattammo entrambi, prendendo più velocità per
saltare
il fiume. Ad un passo dallo staccare, però, misi un piede in fallo, e
nella
frazione di secondo in cui precipitavo come un’allocca nell’acqua, vidi
Edward
spiccare un bel balzo.
- L’acqua era gelida,
avevo ragione. Appena riemersi sputai quella che avevo ingoiato
nell’impatto, e
tossicchiai un po’, finchè non sentii un suono piuttosto irritante
dalla riva
opposta. Mi voltai con uno sguardo truce verso di Edward, che si teneva
la
pancia dal ridere. –Te l’avevo detto io!- sghignazzò, quello stupido.
- Cercai di attivare
la barriera, tanto per non inzupparmi ancora di più, e cercai di
raggiungere
l’altra parte nuotando. M’issai su una roccia, mentre ancora Pel di
carota
rideva come un cretino.
- -Allora, Malpelo,
la finiamo di ridere? Non c’è nulla di divertente!- sibilai, strizzando
i miei
capelli, e poi la maglietta.
- Edward cercò di
contenersi, con veramente scarsi risultati. –A me sembra che ci sia da
ridere,
e anche tanto..La prossima volta dammi retta, bimba.-
- -Bimba lo dici a
qualcun altro, ciccio!- sbottai, incrociando le braccia al petto. –Ora
mi
spieghi perché siamo venuti qui, quando il resto della famiglia si
allena a
casa.-
- Edward fece
spallucce. –Avevo voglia di fare una passeggiata..e poi io ho un posto
speciale
dove allenarmi- Disse Edward, riprendendo a camminare.
- –Sbrigati, su!-
m’incitò, ancora con un ghigno strafottente sulle labbra.
- Lo seguii stizzita,
pestando i piedi nell’erba umida; guardai dove ci stavamo dirigendo, e
mi
accigliai ulteriormente: la vegetazione era ancora più fitta e quasi
inaccessibile, e Edward ci stava andando di filato.
- -Ehm..non vorrei
fare la scassapalle, ma Edward..-
- Lui voltò il capo,
appositamente per rivolgermi quel sorriso meraviglioso.
- -Calma bimba.
Aspetta e vedrai.
- Incrociai le
braccia sotto al petto, sbuffando.
- Dolce e
sensibile..macchè! Edward era la conferma alla regola: l’apparenza
inganna. Che
razza di sbruffone! Sembrava facesse apposta a lanciarmi quei ghignetti
sghembi
per farmi collassare, come se leggesse i miei pensieri e sapesse
l’effetto
destabilizzante che avevano su di me.
- Edward spostò un
ramo, e io lo seguii incerta, ben attenta a guardare dove camminavo; ci
mancava
solo che finissi a gambe all’aria, e poi la mia dignità sarebbe
definitivamente
affondata.
- Alzai gli occhi dal
terriccio, e rimasi letteralmente senza fiato: davanti a me si stendeva
una
piccola radura fiorita, illuminata da un fievole raggio di sole; aveva
un
qualcosa di fiabesco, e era quasi impossibile distogliere lo sguardo
dal
paesaggio davanti a me.
- -Bello,vero?
- Annuii, incapace di
far altro.
- -E’ il mio posto
preferito..vengo spesso qui, per allenarmi, per riflettere. È un posto
che
sento mio.
- A quelle parole
sentii il mio cuore sprofondare in una morsa di rammarico.
- -Scusami…-
mormorai, abbassando il capo. Mi sentivo una stupida, perché quello era
il
posto segreto di Edward, dove andava a prepararsi, e io gli ero
piombata tra
capo e collo.
- -Per cosa, scusa?-
domandò, confuso.
- -Questo è il tuo
posto, ed io mi sento come un’imbucata ad una festa.- spiegai,
spicciola.
- Sentii suoi passi
avvicinarsi, e si fermò a un passo da me.
- La sua mano scattò
sotto il mio mento, lasciandomi di sasso, perciò per lui fu facile
farmi alzare
lo sguardo ai suoi occhi.
- -Ti ho portata
perché volevo che tu lo vedessi,
Bella. Altrimenti saremmo rimasti con gli altri, non trovi?- Non
risposi, non
sapevo che dire, e francamente non ne avevo nemmeno la facoltà in quel
momento.
- I suoi pensieri
dicevano esattamente la stessa cosa, con la stessa convinzione che
leggevo nei
suoi occhi verdissimi.
- Sospirò. –Bella, il
fatto è che so che di te posso
fidarmi, non potrei fare altrimenti. I tuoi occhi sono stati un rifugio
altrettanto caro per me, quando stavo male. Sei stata inconsapevolmente
un
porto sicuro..-
- Nei pensieri di
Edward vorticò l’immagine dei miei occhi, il suo sollievo nel vederli:
lo
stesso sollievo che provavo io quando mi lasciavo sprofondare nel sonno
solo
per vederli e sentire quella speranza che mi trasmettevano.
- Involontariamente
le mie labbra si erano stese in un sorriso incerto, e Edward fece
scivolare le
dita, che erano ancora sotto il mio mento, fino alle guance.
- -L’altro giorno ti
ho sognata..ho visto i tuoi occhi spaventati, poi Alice ha avuto una
visione, e
io non sono riuscito a stare fermo..-
- -Non ti ringrazierò
mai abbastanza, Edward.- dissi sincera, guardandolo con più sicurezza
negli
occhi.
- Lui accennò quel
maledetto sorriso sghembo, facendo mancare di un battito il mio cuore.
–Forza,
ora direi di cominciare.
- Seguii Edward al
centro del prato, dove il debole –e miracoloso- raggio di sole riusciva
a
superare le nuvole cupe, illuminando la radura in un modo quasi magico.
- Pensai che avremmo
fatto qualcosa di strano e improbabile, difficilissimo da fare per una
gabba
come me a muoversi, invece si lasciò cadere nell’erba soffice, e mi
fece un
cenno di raggiungerlo. Non mi feci pregare due volte.
- -Bene. La lettura
della mente direi che non ha bisogno di allenamenti, non trovi?- fece,
con
nonchalance. Ridacchiai, annuendo con vigore. –Poi sei uno scudo fisico
e
mentale..però del primo direi che ti sei servita egregiamente prima
nell’acqua.- Edward sciabolò le sopracciglia, e il suo sorriso divenne
ancora
più divertito al ricordo del mio bagno fortuito di qualche minuto
prima.
- -Ed infine c’è la
telecinesi..ma va per secondo in ordine d’importanza: ora devi lavorare
sull’alzare a piacimento lo scudo mentale.-
- Lo guardai
divertita. –Così puoi spulciare tranquillamente nella mia testa, giusto?
- Edward rise:
-Esattamente.
- Sbuffai, soffiando
via una ciocca ribelle di capelli caduta sul mio viso, e Edward la
riavviò con
un gesto fulmineo dietro il mio orecchio.
- Sentii le mie
guance andare a fuoco, ma tentai di ignorarle: dovevo sembrare il più
calma
possibile, che figura avrei fatto altrimenti?
- -Ok, ci provo.-
mormorai, chiudendo gli occhi.
- Cercai di
accumulare un po’ di concentrazione, ovviamente tentando di isolare il
pensiero
che Edward fosse al mio fianco pronto ad un attentato al mio cervello.
- Per me era molto
difficile sollevare quello scudo psichico, e non solo perché fosse
mentalmente
sfiancante. Era sempre stata una protezione che mi rendeva sicura: non
avevo
mai provato il bisogno di sollevarlo,
ma solo una semplice curiosità di sapere se ne fossi in grado.
- Il che,era
tranquillamente fattibile, ma dopo qualche tentativo avevo mollato:
c’ero
riuscita pochissime volte ad alzarlo, e, ad essere sincera, mi stupivo
che
l’avessi fatto il giorno prima per ringraziare Edward.
- Ma se farlo avrebbe
aiutato ad avere un controllo maggiore di me stessa, avrei provato.
Anche se
francamente, ritenevo la telecinesi molto più importante della
curiosità di
Edward.
- -Sai che la mia
mente non è nulla di particolare?- dissi, sempre ad occhi chiusi, ma
lasciando
perdere quel minimo di concentrazione accumulata.
- -Zitta e cerca di
sollevare lo scudo.-ribattè lui, con un tono tra il divertito e
l’esasperato.
- Serrai maggiormente
gli occhi, e respirai a fondo.
- Coraggio, pensai, alzati..
- Il mio scudo era
come un elastico, molto poco estendibile però, tanto che non riuscivo
nemmeno a
sollevarlo. Quando si spostava, di poco s’intende, dopo poco riscattava
al suo
posto come una molla.
- “Bella,
devi concentrarti. La concentrazione e la determinazione aiutano sempre
alla
riuscita. Ricorda, volere è potere: e tu hai potere, piccola mia.”
Queste erano le parole che mi
diceva mia nonna, quando m’incoraggiava per qualcosa che non mi usciva,
o, al
contrario, quando era terribilmente fiera di me per i progressi che
facevo.
- Volere
è potere, volere è potere..
- Sentii l’elastico
mentale vibrare, mentre serravo con ancora più forza gli occhi, le
sopracciglia
così aggrottate che avrebbero potuto sfiorarsi sul mio naso.
- Mentre in una parte
della mia mente cercavo la mia determinazione per riuscire nel mio
scopo,
un’altra parte non poteva fare a meno di rivivere gli ultimi momenti
della mia
vita, prima che incontrassi i Cullen.
- I pomeriggi sulla
sedia a dondolo, passati con il braccio steso e il palmo rivolto verso
un
bicchiere di cristallo da sollevare dal tavolo a qualche metro di
distanza; le
parole e gli abbracci di mia nonna Marie, il suo affetto, i suoi
racconti su
mamma e papà..
- Poi quella mattina,
un rumore di vetri infranti, l’urlo gracchiante e agghiacciante di
Marie, delle
voci cupe e autoritarie, e il panico. Un tonfo, e mia nonna sulla
soglia della
mia stanza, che mi faceva promettere di scappare, che avrei lottato
sempre per
la libertà.
- Poi la nostra fuga
per un pelo, e, poco tempo dopo, il giorno in cui la rapirono ed io
venni
affidata ad un orfanotrofio, da cui volevo fuggire.
- Ed infine, gli
uomini in nero che mi cercavano, la consapevolezza che sapevano che
possedevo
delle doti particolari, il dolore per la perdita dell’unica mia ancòra
di
salvezza. Ed infine Edward, Edward che mi salvava..
- -Bella, basta.
- Alle parole di
Edward sussultai, aprendo gli occhi; sentii come se l’elastico fosse
stato
esteso troppo e fosse scattato al suo posto con forza, e capii di
avercela
fatta.
- Guardai il ragazzo
di fronte a me, con una smorfia sul viso.
- Due istanti, e mi
ritrovai tra le sue braccia forti, ancorata al suo petto marmoreo.
- -Ora sei al sicuro,
Bella. Sei al sicuro, te lo prometto.-
- ***
- -Wow! E’
magnifico!- esclamò Edward, sospeso a mezz’aria a un metro da terra,
gli occhi
scintillanti di divertimento e meraviglia. Accennò qualche bracciata a
stile
libero, ridacchiando tra sé e sé. -Sto volando, yeah!-
- Mi morsi un labbro,
trattenendo una risatina e cercando di mantenere la concentrazione e
non farlo
spappolare al suolo senza che neanche se ne rendesse conto.
- Probabilmente era
la cosa-o persona- più pesante che avessi mai fatto levitare, e non era
una
cavolata. Senza contare che continuava a muoversi, e, soprattutto, la
scena era
così esilarante e tenera che era ancora più difficile stare concentrata
e
vigile.
- -Ti diverti, eh?-
mi concessi di sorridere.
- Lui si liberò in
una risata. –Sì, ma ora fammi scendere! Direi che ti sei sforzata
abbastanza
per oggi.-
- Con un sospiro
liberai Edward dalla morsa della telecinesi, e lui atterrò elegantmente
al
suolo, con un sorrisone ad illuminargli il viso.
- -Grandioso! Il
primo uomo a volare!- si vantò, saltellando e battendo le mani come un
bambino.
- Risi liberamente:
-Mi sembri Alice!-
- -Ok, la cosa non
deve sapersi, rovinerei la mia reputazione da ragazzo composto!- disse,
con un’aria
da cospiratore, guardandosi intorno con fare sospetto.
- Beh, come prima
manche di allenamento, l’avevo trovata piuttosto divertente. Non si era
mostrata come l’avevo immaginata, ma mi piaceva decisamente di più
così.
- -Ma Edward..- lo
chiamai poi, accigliandomi. –Oggi mi sono allenata solo io. Non
dovresti fare
anche tu qualcosa?-
- Mi lanciò un
sorrisetto sghembo,-Qualsiasi cosa io faccia, sarà sempre un
allenamento per
te.-
- E poi, sparì.
- Ah già, lui aveva
la capacità di diventare invisibile.
- Scrutai l’aria
intorno a me, un sopracciglio alzato e voglia di sfida.
- -Prova a trovarmi, Bella-
La sua voce vibrò nell’aria, e mi voltai di scatto alle mie spalle.
- -Ma tu ti sposti,
mi dici come faccio a trovarti?- sibilai, irritata.
- -Starò fermo,
promesso. Ma tu trovami.- Feci un passo avanti, verso la sua voce,
tentennante,
poi proseguii piano piano.
- -Edward?- chiamai,
ma in risposta ricevetti solo una risata.
- Due secondi dopo,
urtai qualcosa, o meglio Edward, e due istanti dopo ancora mi ritrovai
sulla
sua groppa. Ci misi un po’ per rendermene conto.
- -Mettimi giù!-esclamai,
sclaciando per fargli mollare la presa dalle mie gambe e farmi
scivolare a terra.
- Edward rise ancora.
–Innanzitutto, è quasi il crepuscolo, ed è ora di rientrare. E
soprattutto,
devo allenare il mio potere preferito..che non posso apprezzare con una
polenta
imbranata come te a piedi.-
- Sbuffai. –Non sono
lenta!
- -Come no!- fece
beffa Edward, ovviamente non sapeva che sapessi correre molto
velocemente.-Prima ci abbiamo messo le ore perché continuavi
ad inciampare!-
- -Camminare è
camminare, correre è molto meglio!- ribattei.
- Edward voltò appena
la testa, per mostrarmi il suo sorrisetto. –Sono pienamente d’accordo. –
- Un istante dopo,
stavamo sfrecciando a una velocità impensabile tra gli alberi, l’aria
che
sferzava i nostri visi, l’adrenalina nelle vene.
- Edward si lasciò
andare in un urlo entusiasta, e io non potei che ridere e comprendere
quel suo
sfogo. Correre per lui era una liberazione, proprio come per me: lo
leggevo nei
suoi pensieri, ma soprattutto lo dimostrava lui, come fuggiva rapido,
sicuro,
quasi spensierato, a zig zag nel bosco. Sembrava aspettasse quel
momento da
giorni, e ora potesse finalmente farlo. E magari era proprio così.
- Pochi minuti, e
raggiungemmo i dintorni di villa Cullen, e Edward cominciò a
rallentare, fino a
fermarsi per farmi scendere.
- -Allora??
- Mi guardai le
unghie con nonchalance. –Non male.
- Edward rise
apertamente, quasi a prendermi in giro. –Non male?
- -Sì. Io sono più veloce.-
ribattei, con un ghigno di sfida.
- Edward mi porse la
mano. –La prossima volta, ti sfido ad una gara di corsa. Non accetto un
rifiuto,
se sei così sicura di te.-
- Afferrai la sua
mano, e la strinsi. –Accetto.
- Ridendo,
raggiungemmo il cortile, e lo trovammo vuoto.
- Sono
già rientrati tutti.
Pensò Edward, tranquillamente.
- Lo seguii fino alla
portafinestra, ed entrammo.
- -Allora, come ti è
sembrato il primo allenamento?- mi chiese.
- Sorrisi, -Mi è
piaciuto. Sì.
- Edward si battè una
mano sul petto. –Sempre detto che il maestro fa la differenza!
- Risi, -Caro, qui è
tutta farina del mio sacco. Chi è che ti ha fatto volare?- lo
beffeggiai, guardandolo
con aria superiore.
- Edward alzò le
mani. –Okay, come vuoi.-
- Ma
ho ragione ioo!
-