A Rox, la mia
gemella,
per avermi fatto conoscere
questo splendida coppia
e per essermi sempre accanto
nonostante la distanza.
Spero ti piaccia ♥
Not alone
No. 6:
Puntata 11
"Perché
l’hai uccisa?"
Ti giri a guardarlo, senza capire. Shion ha i capelli sudati e sporchi
a
coprirgli il viso per questo non riesci a scorgere la sua espressione.
I suoi
occhi.
“Ero venuti qui a salvare Safu, non per ucciderla.”
Improvvisamente i suoi
occhi vermigli entrano nel tuo campo visivo. “Mi stavi
usando?”
E sul momento tutti i pensieri si annullano. Ti limiti ad osservare il
suo
viso, senza riuscire a formulare un discorso di senso compiuto.
“Sì! Mi hai usato!” I suoi occhi sono sgranati,
disperati e
rasentano il pianto. Le sue labbra tremano, così come la sua
voce. “Il tuo
obiettivo era la distruzione del carcere! Hai solo finto di essere
interessato
a salvare Safu!”
Non una sola parola esce dalle tue labbra. Ti limiti ad osservarlo,
ferito,
come se ti aspettassi che da un istante all’altro ti chieda
scusa abbassando lo
sguardo, arrossendo lievemente sulle gote, ma sai che non è
così.
Quante volte nella vita sei stato accusato di colpe che non
avevi?
Quante volte hai urlato perché qualcuno ascoltasse
la tua verità?
Una sola persona non ti ha mai giudicato, non ti ha mai accusato e ha
sempre
cercato di ascoltarti. Ascoltarti completamente, persino i tuoi
silenzi. Lui.
Forse è per questo motivo che quella frase arriva diretta
come un pugno nello
stomaco che ti obbliga ad annaspare togliendoti il respiro. Lo avverti
come un
tradimento, in un certo senso, ma sei consapevole che non è
Shion a parlare,
bensì la sua rabbia, la sua disperazione. Lo sconforto causato
dalla perdita di
una persona cara e per un momento ti soffermi a pensare se
l'amico avrebbe
mai lontanamente creduto una cosa del genere, se non fosse stato
travolto dalla
disperazione. Shion in quel momento ha bisogno di qualcuno con
cui
prendersela, su cui sfogare tutta la sua rabbia nei confronti di una
società
corrotta che non stava esitando un solo istante a distruggere. Lui che
aveva
sempre sperato in una soluzione, nell'abbattimento delle mura che
separavano la
vita reale da quella città perfetta e venefica.
Lui che aveva sempre cercato di trovare una soluzione pacifica a tutto
non aveva
esitato un solo istante a sparare al tuo aggressore, togliendogli la
vita e non
sei riuscito ad accettarlo proprio per questo, proprio
perché il suo candore
gentile era sempre stato una sicurezza per te. Perché ti
dimostrava che non era
tutto marcio in quel mondo, che esisteva ancora la speranza di salvare
ed
essere salvati.
Per questo non hai voluto che facesse esplodere quel luogo testimone
di troppe
ingiustizie.
Per questo hai voluto essere tu a distrugge ogni cosa, perché lui
deve restare puro,
immacolato.
La sua innocenza disarmante non deve essere scalfita.
Shion deve restare Shion.
Socchiudi gli occhi e improvvisamente ti senti stanco, svuotato.
Vorresti
correre verso di lui e stringerlo fra le tue braccia, rassicurarlo, ma
sei
perfettamente consapevole che non è il tuo affetto di cui ha
bisogno in quel
momento. Ha bisogno di piangere, di urlare, di insultarti, di prenderti
a pugni
e tu devi avere la forza per reggere tutto questo, sorreggendo di
conseguenza
lui per evitare che si lasci andare e si colpevolizzi per una colpa che
non ha.
È molto più semplice che se la prenda con te.
Aiuterà entrambi a distaccarvi da quel rapporto morboso che
ormai è la tua più
grande debolezza.
Tu che per anni ti sei allenato duramente e sei sopravvissuto solo e
solamente
mediante le tue forze.
Tu che sostenevi di non voler avere legami, perché questi ti
rendono fragile,
non sai vivere senza di lui.
Come ti fa sentire questo, Nezumi?
Ti avvicini solo quando sai di avere la forza per fare ciò
che ti è sempre
venuto naturale: mentire. Forse è per questo motivo che hai
scelto la
professione di attore perché recitare è uscire
dal tuo personaggio per
addentrarsi in un altro e in un altro ancora. È vivere altre
vite, in un certo senso.
Indossare una maschera, molto semplicemente e quello ti è sempre venuto bene.
"Sì. Hai perfettamente ragione, Shion. Distruggere il carcere era stato
da
sempre il mio obiettivo e ci sono riuscito.”
“Nezumi?” domanda l'altro come per accertarsi che
sia veramente tu a parlare.
“Cos’è quella faccia?" Sorridi, mentre
lo domandi, lasciando che quel sorriso
si deformi in un ghigno. Persino il tuo sguardo si assottiglia e sembri
un
indemoniato quando zoppichi nella sua direzione, trascinando quella
maledetta
gamba martoriata dai proiettili. “Io e te non potremmo
mai…” Essere compagni.
Lo stai per dire, ma un rumore ti blocca all’istante.
Un uomo con un fucile entra nel tuo campo visivo, ma non sta puntando
l’arma
contro di te, bensì contro Shion che, inerme e impreparato,
si limita a
guardarlo.
Ed è inevitabile che il tuo corpo si muova da solo a fare da
scudo, a mettersi
in mezzo tra lui e quel proiettile.
Un'altra ferita a segnare il tuo corpo.
Un'altra cicatrice che mina ad incidere la tua anima.
Quanti proiettili sarai in grado di reggere ancora prima di
crollare,
Nezumi?
E in quel momento ti rendi conto di sperare di morire per non essere
costretto
a vedere i suoi occhi così gentili e pieni di speranza,
spegnersi come una come
una fiamma di una candela troppo debole e consumata.
Vorresti dirglielo, di lasciarti lì a morire.
Vorresti urlargli di scappare, di salvarsi, ma non hai voce e sei
consapevole
che lui non lo farebbe comunque perché sa essere
dannatamente ostinato quando
vuole. Le sue mani ti stanno già stringendo forte
trascinandoti in una stanza,
l’infermeria a giudicare dai medicinali riposti sugli
scaffali e
improvvisamente vorresti metterti a ridere perché
nell’esatto istante in cui
prende a medicare la tua ferita ti ritorna in mente il vostro primo
incontro.
Nulla sembra cambiato da allora.
È ancora lui che ti aiuta a rimanere in vita.
Adesso siete cresciuti, maturati, eppure non cogli differenze da quella
notte
tempestosa. Però adesso stai per morire, lo sai. Hai perso
troppo sangue, non
potrai sopravvivere a lungo.
Senti le forze abbandonarti, ma la voce di Shion ti tiene ancorato alla
realtà
impedendoti di lasciarti andare... di lasciarlo.
Urla, strepita,
esattamente come facevi tu quando gli stavi estraendo il bozzolo dal
collo. Vivi.
Vivi. Resisti.
“Nezumi, tieni duro! Vuoi morire qui?! I sopravvissuti sono i
vincitori, vero?
Dannazione, non t'azzardare morire! Apri gli occhi, ti
prego!”
Ed è sorprendente quando ti rendi conto di non aver paura
della morte, bensì
dalla separazione da lui.
Sai che non vedrai più il suo volto a cui hai negato troppi
baci e, forse,
qualcosa di più.
Sai che non sentirai più la sua voce che, nelle notti
più buie, ti accompagnava.
Sai che non sentirai più il suo odore sulla pelle e ti
mancherà.
Ti mancherà tutto di lui perché lo ami con tutto
te stesso.
Lo ami da quando lo hai visto urlare da quel balcone, sfidando il cielo.
Lo ami da quando lo hai inchiodato al muro, minacciandolo, mentre lui
si
offriva di curarti.
Lo ami da quando ti ha offerto un pasto caldo e un letto senza
conoscere nulla
di te.
Lo ami da quando, per scherzare, lo hai immobilizzato al letto e lui si
è
esaltato, con il candore del bambino che era, elogiando la tua forza.
Lo ami da quando lo salvasti per ricambiare il favore, senza renderti
minimamente conto che era di nuovo lui che ti salvava la vita
obbligandoti a
fidarti di qualcuno. Di lui.
Lui. Lui. Lui che è entrato nella tua
anima senza chiedere il permesso,
che ha annientato le tue difese rendendoti vulnerabile, eppure
incredibilmente felice di quella
debolezza perché, se il prezzo che devi pagare per averlo
è essere debole, allora sei disposto ad esserlo per
condividere ogni singolo istante di gioia con lui.
Lo amavi prima come lo ami adesso ed è forse questa
consapevolezza che ti porta
a reagire, ad aprire gli occhi incrociando i suoi che, disperati,
tentano di
tenerti in vita. Non appena vede i tuoi occhi aprirsi sorride
teneramente, più quieto. "Va bene.. Sopravviveremo e
scapperemo via di qui. Ci
costruiremo una vita, Nezumi, ma tu devi continuare a resistere. Ti
prego!"
Puoi sentire la lama che sta usando per allargarti la ferita
penetrare dentro
la tua carne e la sua mano addentrarsi in profondità per
estrarre il
proiettile. Lo senti tremare quando ti benda, comprimendo la ferita e
quando ti
corica sulle spalle come se fossi un bambino, mentre la terra attorno a
voi
trema. Lo senti camminare velocemente, faticando per il peso, per poi
deporti a
terra vicino a un’apertura nel muro dove supponi che dovrete
entrare per
scappare da quel luogo.
Socchiudi gli occhi mentre lo vedi calarsi al suo interno e tenderti la
mano. I
tuoi rilessi sono lenti e la stanchezza di fa sentire nelle tue membra
distrutte, ma basta quell'attimo di lentezza perché una
catastrofe abbia
inizio.
Lo scoppio di uno sparo.
Inizialmente non realizzi subito l'accaduto, finché non vedi
i suoi occhi
sgranarsi e una macchia rosso sangue allargarsi pian piano sul suo
maglioncino.
Lo guardi, mentre cade inesorabilmente all’indietro
protendendo ancora quella
sua mano candida verso di te.
Quella mano che ti ha sempre teso nei momenti di difficoltà
impedendoti di perderti.
Quella stessa mano che ti stringeva da piccolo per farti sentire al
sicuro.
Lo afferri senza pensare e cadi assieme a lui, mentre il tuo incubo
peggiore
prende vita perché gli occhi di Shion si fanno sempre
più vacui, la presa sulla
tua mano diventa molle e il calore scema pian piano.
Sta morendo.
Sta morendo fra le tue braccia.
Sta morendo e tu non puoi fare nulla per impedirlo.
Sta morendo e tu sei vivo.
E quello è il momento più orrendo della tua vita.
Vedere la sua luce affievolirsi per poi spegnersi del tutto e non
biasimi
neppure i tuoi due compagni che, vedendo il corpo esanime di Shion,
scappano
via ormai consapevoli che non c’è nulla da fare,
ma tu non puoi scappare da
quella realtà.
Devi viverla pienamente fino a quando quella struttura non
crollerà
uccidendoti e seppellendo il tuo corpo assieme al suo, non è
così? Tu che sei
sempre stato in grado di comunicare con me mediante la tua splendida
voce
profonda, morirai fra le macerie.
Ti ritrovi a strisciare come un verme per raggiungerlo, trascinandoti.
La gamba
ti fa male, così come il braccio e il petto. Ed è
proprio quel dolore
martellante che ti tiene ancorato alla realtà permettendoti
di raggiungerlo, di
chinarti su di lui per intonare l’ultima melodia che
accompagnerà la vostra
esistenza.
Che vi porterà alla morte. Insieme.
Ripercorri tutti i momenti più belli trascorsi assieme a
lui, quei pomeriggi a
casa vostra mentre chiacchieravate o leggevate un libro, quando
ospitava i
bambini a casa leggendo per loro ad alta voce cercando di dare
un’interpretazione corretta al brano, mentre ti guardava come
per chiederti
conferma. E le serate in cui si metteva ai fornelli improvvisando
qualche nuova
ricetta con i pochi ingredienti rimasti. O quando intratteneva delle
conversazioni con i topolini della casa, affidando loro dei nomi
assurdamente
imbarazzanti e comici, eppure così appropriati.
Non hai voce in quel momento e quella poca che fuoriesce è
sincopata dalle
lacrime, dalla gola secca, dalla voglia di piangere e di urlare. E
maledire il
cielo per una fine così ingiusta e tragica, ma perfettamente
coerente con il
mondo in cui siete vissuti. Ma io non posso permettere che
ciò avvenga. Sono
rimasta assopita per troppo tempo e non posso assistere a una tale
manifestazione d'amore senza intervenire, senza donarvi la speranza di
andare
avanti perché io ho il potere di modificare gli eventi e voi ve
lo siete meritato
pienamente.
Non siete soli, figli miei.
E forse per te è disarmante veder comparire Safu, il mio
tramite per il mondo
terreno, e guardarla sorridere con dolcezza mentre intona la canzone al
posto
tuo con una voce melodiosa. Mentre intona il mio canto. Vorresti continuare a cantare con lei, con noi,
ma non ne hai la forza, la voce non uscirebbe comunque anche se ti sforzassi.
Così rimani immobile
a guardare il volto esanime del tuo amore
finché il corpo di Safu
non si sfalda, divenendo luce, lasciando spazio a me.
Alla regina, sovrana della natura e della vita.
Che ci crediate o meno.
Sei spaventato quando mi vedi comparire, ma non devi esserlo
perché ho
intenzione di restituirtelo in modo tale da potervi permettere di
costruire un
futuro migliore e privo di ingiustizie. In modo da regalarvi una speranza.
Non sei solo, Nezumi. Non siete più soli.
Il mio potere esplode sino al cielo, trafiggendolo e facendo sgorgare
delle
lacrime di luce che ricadono su di voi.
"Ho sentito la voce di Safu cantare." sussurra Shion alzandosi a
sedere stancamente e posso sentire tutta la tua felicità,
Nezumi. Si irradia
nelle tue vene e ti rende euforico. Devi trattenerti per non
abbracciarlo e
stritolarlo fra le tue braccia, ma il sorriso che compare sul tuo volto
esprime
tutta la sua gioia.
Vi guardo dall'alto, mentre vi baciate. Mentre le mani
scorrono sui vostri
corpi e i vostri respiri si uniscono così come le vostre
anime. Posso
percepire i vostri cuori battere all'unisono, quasi. Vorreste che quel
contatto
durasse in eterno per non permettere a niente e nessuno di mettersi in
mezzo a
voi.
E mentre vi guardo dall'alto penso che ciò che rende l'umano
uomo è proprio
l'amore, quindi continuare ad amarvi e siate felici di aver ottenuto
un’arma
così potente e implacabile. Persino più
prodigiosa di una divinità.
Fondamentalmente, mi sono sentita molto blasfema quando scrivevo, insomma sarà anche leggermente egocentrica, ma di certo non con il complesso della divinità. Credo.
Comunque, spero vi sia piaciuta :) Se vi va, lasciate un segno del vostro passaggio *^*