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Autore: Walpurgisnacht    29/09/2011    2 recensioni
[EIP: Extreme Improvisation Project. Una storia round robin scritta via messenger, senza alcun controllo sul testo e sulla grammatica. Se trovate orridi typo, sapete il perché.]
Maledette parole che detenevano potere di vita o di morte su tutte loro.
Mousse, un giorno, dopo un evento che nessuno si sarebbe mai aspettato potesse accadere, prende una decisione che potrebbe avere grandi influenze su Ranma, Akane, Shan-Pu e tutti i matti che frequentano Nerima.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Mousse, Ranma Saotome, Shan-pu, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Shan-pu cosa vai blaterando?"
Fu Akane ad apostrofare la cinesina, che evidentemente aveva ascoltato per intero la loro conversazione. Cologne non si mostrò sorpresa: evidentemente si aspettava una mossa del genere dalla nipote. Buon sangue non mente.
"Shan-pu preferisce morire piuttosto che sposare stupido Mousse o... o stupida ragazza!" concluse nel suo solito giapponese incerto. La vecchia sbuffò spazientita, quella storia andava avanti da ormai troppo per i suoi gusti. Maledetto il giorno in cui quell'idiota di Mousse aveva deciso di cedere all'orgoglio e sfidare Shan-pu! Quella stupida messinscena stava causando più danni che altro; inoltre, non sapeva ancora per quanto il Gran Consiglio sarebbe rimasto all'oscuro di tutto. In ogni caso, prima di allora bisognava avere una soluzione pronta, quale che fosse.
"Shan-pu, adesso smettila!" la apostrofò. "Sono stanca dei tuoi capricci, e io non voglio espormi più del dovuto per salvarti la pelle."
Quell'ultima frase fece gelare un pò il sange a tutti: davvero Obaba non era più disposta a difendere la nipotina che amava tanto?
"Non so per quanto ancora riuscirò a tenere il Consiglio all'oscuro di quanto è accaduto, quindi adesso tu la smetterai di lamentarti e farai ciò che dico io. E intendo dire qualunque cosa, che si tratti di sposare Mousse o fingere di avere una donna come fidanzata!"
Shan-pu sgranò gli occhi, evidentemente colpita dalla freddezza della nonna. Era sempre stata una donna di polso, ma non l'aveva mai vista così autoritaria come in quei giorni. E la cosa la... spaventava.
Al diavolo! Ne ho le tasche piene di leggi, tradizioni, lacci e laccetti. So che l'onore e l'orgoglio della tribù sono importanti, ma la mia felicità non conta davvero nulla? Perché devono volerla schiacciare in questo modo a favore di concetti così vaporosi e poco concreti?
"Nonna, chiedi scusa ai nostri dirimpettai giapponesi se li taglio fuori dalla conversazione ma ho bisogno di potermi esprimere chiaramente".
Ci pensò Mousse a mettere Ranma e Akane al corrente di quello che si stava dicendo. "Grazie. Se potessi tradurre in contemporanea mi faresti un piacere".
Lui annuì.
"Molto bene. Nonna, quel che sto per dire mi fa sanguinare il cuore. E, conoscendoti, non sarà l'unica cosa a sanguinare. Ma intendo dirti questo, e intendo poterlo fare senza nessuna restrizione: io non farò nulla di tutto questo. Non sposerò Mousse, né tantomeno farò finta di essere lesbica. Sono stufa stufa stufa stufa di sottostare a stupidaggini di tali dimensioni. Non accetto più che il mio futuro venga deciso dalla parola di gente morta centomila anni fa. Basta, mi hai capito? Basta. E adesso puoi fare quello che vuoi, so di non averti commossa o convinta con questo discorso ma era mia ferma intenzione essere chiara su come la penso in merito a tutta questa schifosa situazione".
Se la meraviglia fosse stata una persona avrebbe preso Ranma, Akane e in parte anche Mousse e se li sarebbe spupazzati forti forti.
La vecchia, come Shampoo aveva puntualmente predetto, reagì in malo modo: si avvicinò alla ragazza e le percosse il viso col bastone.
"Degenerata. Come ti permetti questa mancanza di rispetto verso Joketsuzoku e la tua stessa tribù?"
Shan-pu si portò una mano al viso dolorante, mentre attorno a lei Ranma e gli altri inveivano contro la nonna cercando invano di farla ragionare.
La mascella le faceva male, e un rivolo di sangue le macchiò le dita. Ouch. Sperò di non avere nulla di rotto. "Puoi continuare a picchiarmi quanto vuoi" continuò, sempre in cinese "ma la sostanza rimane la stessa: io non ho più intenzione di seguire delle leggi vecchie di secoli, non voglio che la mia vita debba essere influenzata da loro! Che il Consiglio faccia quello che vuole, io me ne lavo le mani!" disse, mentre Mousse continuava a tradurre per Ranma e Akane. I ragazzi erano piuttosto agitati, non avevano mai visto Cologne reagire in quel modo. Non era mai stata violenta, non con la nipote almeno. E dubitavano che portare all'estremo la pazienza di una maestra di arti marziali del livello di Obaba fosse un'idea intelligente. Mousse dal canto suo continuava ad osservare la scena, al contempo compiaciuto e preoccupato per come si erano messe le cose. Iniziò seriamente a chiedersi se quella del giorno prima non fosse stata la più grande idiozia mai commessa nella sua vita; forse sfidare Shan-pu era stato davvero qualcosa di stupido e irrazionale, e non aveva pensato bene a tutte le conseguenze possibili.
Intanto tra nonna e nipote continuavano a volare improperi nella loro lingua natia, che Mousse non sempre traduceva, troppo pesanti persino per lui. "Shan-pu non provocarmi ulteriormente o potresti pentirtene! Se non vuoi fingerti lesbica allora sposa Mousse senza fiatare!" Shan-pu continuò a strillare con voce acuta. "No e ancora no! Non voglio sposare Mousse solo per obbedire a quelle stupide regole!"
E fu lì che Mousse esplose di nuovo. Aveva sentito quella frase fin troppe volte nel giro di pochi minuti, ma solo ora sembrava aver realizzato davvero cosa volesse dire. "Ovviamente non vuoi che delle regole antiche come l'universo comandino a bacchetta la tua vita, e su questo concordo... però non ti davano così fastidio quando si trattava di sposare Saotome, non è vero?" disse volutamente in giapponese, per farsi capire da tutti. I presenti ovviamente rimasero ancora una volta a bocca aperta. Obaba si voltò a guardarlo. A quanto pare l'anatroccolo non si era ancora stancato di creare altri problemi da risolvere.
"Mousse! Con Ranma diverso. Shampoo ama Ranma! Non c'entrare regole. Era vantaggio, vero, ma questione primaria è altra" stentò la giovane amazzone col suo giapponese zoppicante. Voleva che tutti i presenti capissero subito il succo del discorso, senza perdere tempo in lavori da sala diplomazia dell'ONU.
"Nonna" riprese in lingua madre, per non doversi sforzare più del dovuto nell'esprimersi "mi sembra che ti sfugga un particolare importante: io non posso far nulla per peggiorare la mia situazione attuale. Se facessi come vuoi tu avrei due opzioni: sposare Mousse o far finta che mi piacciano le donne. Entrambe le prospettive mi disgustano nel profondo. E non scherzavo quando ho detto che la possibilità del duello mortale con il qui presente anatroccolo era di lunga preferibile a una qualsiasi di queste due eventualità. Come ti ho già detto: al punto in cui sono arrivata neanche la morte mi spaventa così tanto. Anzi, sai cosa? Ho deciso di accettare la scriteriata proposta di 'sto pazzo e porre fine una volta per tutte al tuo imbarazzo di fronte al Consiglio".
Gli occhi di Mousse si riempirono di un miscuglio davvero difficile da sbrogliare: era inorridito, terrorizzato e compiaciuto tutto in una volta.
La vecchia sembrò, per un attimo, lasciare che la stanchezza per tutta quella ridicola, assurda, impossibile situazione avesse la meglio sulle sue piccole spalle.
Una piccola luce speranzosa nacque negli occhi di Shampoo: che, incredibilmente, potesse cedere?
"Onorevole Cologne" disse poi in un tono inusualmente ufficiale "quel che sto per fare va contro tutto ciò in cui crediamo e che reputiamo degno di considerazione, quindi è mia intenzione chiederti scusa dal profondo del mio cuore per il dolore che so di starti dando. Ma ho diritto di vita e di morte su una e una sola persona: me stessa. E ho appena deciso cosa voler fare della mia vita. Ogni tua azione, parola o minaccia sarà vana da adesso. Vogliamo andare, Mousse? Abbiamo un duello, io e te".
Mousse era stanco. Non era nemmeno stupito. Sapeva che in fondo Shan-pu per lui non provava nulla, nemmeno un briciolo di pietà o empatia per i suoi sentimenti. Niente, nulla. Per anni aveva amato una ragazza dannatamente superficiale e dotata della sensibilità di un elefante, che calpestava gli altri senza preoccuparsi troppo delle conseguenze. Forse morire in duello - o ucciderla - non sarebbe stata poi una pessima idea.
"Quel che giusto è giusto. Andiamo" disse, e fece per avviarsi verso il retro del ristorante, dove solo il giorno prima l'aveva battuta.
"No aspetta, dov'è che andate, di grazia?" chiese Ranma, evidentemente spaesato. "Sai com'è, ti sei dimenticato di tradurre le ultime frasi per noi comuni mortali!" "Ah, giusto. Ebbene, Shan-pu ha ufficialmente accettato la sfida che le ho lanciato."
I volti di Ranma e Akane lasciarono trasparire tutto il loro stupore. Ranma acchiappò Mousse per il colletto della veste, inchiodandolo al muro. "Ma allora sei un idiota?! Avevi detto che avresti aspettato almeno-""Almeno finchè Cologne non avesse trovato una soluzione, oggi." concluse per lui Mousse "E così è stato, mi sembra. Ma visto che a Shan-pu non ne va bene nessuna tra quelle proposte, allora non rimane che sfidarsi a duello!"
"E se... e se inscenassimo un finto matrimonio?"
Fu Akane a parlare. Tutti si voltarono a guardarla, piuttosto sorpresi.
La ragazza rimase un attimo in silenzio, incerta sulle loro reazioni, poi proseguì.
"Non so se sia un'idea attuabile, ma possiamo tentare! Ed è sempre meglio di un duello all'ultimo sangue - che è l'ultima cosa a cui voglio assistere! Obaba, sai quant ci vorrà prima che il Consiglio mandi qualcuno a Nerima?"
La vecchia si voltò verso Akane. L'idea non era poi così perfida, specialmente considerato da chi proveniva. Ma...
"Cara signorina Tendo, presupponiamo che la cosa possa funzionare. Insceniamo un finto matrimonio fra Shampoo e Mousse. Inanzitutto si svolgerebbe in Cina, a Joketsuzoku, e ti lascio immaginare quanto facile possa essere fare in modo che l'unione celebrata di fronte ad almeno un membro del Gran Consiglio... non per vantarmi ma ho una certa importanza, al nostro villaggio... sia considerabile nulla o fasulla. In secondo luogo: una volta fatta la finta cerimonia i due pseudo-sposi non potranno di certo tornare qui, visto che verrebbe a cadere il motivo della nostra trasferta in terra giapponese. Quindi, anche ammettendo che sia possibile, questi due finirebbero col dover vivere assieme come marito e moglie per mantenere la scenata. Da noi il divorzio non è concepito. A quel punto tanto vale che il matrimonio sia vero, meno problemi per tutti. No, mi spiace ma non è una soluzione fattibile. Anche se apprezzo il tentativo".
Akane colse le obiezioni di Cologne e dovette convenire che, effettivamente, c'erano troppe falle in quel piano di azione. Da scartare, purtroppo.
"Mousse!" sibilò Shampoo. Voleva farla finita in fretta. Uccidere o morire, per lei era ormai lo stesso. Una vita fra la sua e quella di Mousse si sarebbe conclusa a breve e non le importava quale, l'importante era uscire dall'orripilante impasse in cui erano caduti a causa di stupide, stupidissime leggi vecchie sa solo il diavolo quanto.
A Ranma facevano male i pugni da quanto li stringeva. Mai si era sentito così impotente. Non davanti a Herb. Non davanti a Orochi. Non davanti a Saffron. Mai. E si accorse con sempre crescente astio che odiava sentirsi impotente. Abituato com'era a sfasciare i suoi problemi a colpi di arti marziali non riusciva quasi a credere all'esistenza di qualche ostacolo non sfondabile a sganassoni.
Stava per dire qualcosa. Una qualunque cosa pur di fermare quei due suicidi dei cinesi. Schiuse la bocca per parlare ma si fermò quando sentì una mano sulla sua spalla.
Voltandosi vide Ukyo che, vestita con la sua usuale uniforme maschile del Furinkan, lo guardava stranita.
"Ran-chan? Che sta succedendo qui? Stai bene?".
La ragazza si trovò tutti gli sguardi puntati addosso, e quasi si pentì di essersi fermata a salutare Ranma. Avevano tutti delle espressioni sconvolte, neanche le fosse spuntata una seconda testa!
"Q-qualcosa non va...?" azzardò a chiedere, ma non ebbe risposta. Vide invece la vecchia Obaba avvicinarsi a lei saltellando sul suo bastone, scrutandola come se la stesse guardando per la prima volta. "Tu potresti andar bene, giovane Ukyo" le disse, mentre la studiava da vicino - troppo vicino. "Bene per COSA?" insistette la ragazza, chiaramente spazientita. Odiava sentirsi al centro del'attenzione in quel modo, soprattutto senza che nessuno si degnasse di darle delle spiegazioni. Obaba la guardò e, per la prima volta in quei due giorni, finalmente sorrise. Uno dei suoi sorrisi incredibilmente falsi, che volevano dire solo una cosa: guai. "Ma per diventare la fidanzata della mia Shan-pu, è ovvio!"
Ukyo non sapeva se scoppiare a ridere o urlare dall'orrore. "Io COSA dovrei fare CON CHI?" Stava quasi per assalire la vecchia, quando si sentì afferrare per le spalle. "Ucchan ti prego! Lascia prima che ti spieghi!" La voce di Ranma, com'era prevedibile, la calmò immediatamente. "Sarà meglio metterci comodi, è una storia lunga..."

Circa mezz'ora dopo, all'interno del Nekohanten, regnava il silenzio più totale. L'unica a parlare era Ukyo, le cui domande ricevevano risposte monosillabiche o cenni d'assenso o dissenso.
"Quindi io dovrei recitare il ruolo della... fidanzata di Shan-pu?" chiese per l'ennesima volta. "E solo perchè non vuole sposare Mousse?" Quest'ultimo, insieme ai restanti presenti, le fecero cenno di si con la testa per l'ennesima volta. "Io non ti capisco Shan-pu! Che c'è di male nello sposare Mousse? Ok, non è Ran-chan - nessuno è come lui!" si premurò di specificare, provocando un ringhio gutturale da parte di Akane, che poco aveva di umano e molto di bestiale "Ma Mousse è comunque un buon partito secondo me! A trovarne di bei ragazzi così!" disse gesticolando verso Mousse, il quale si mostrò piacevolmente sorpreso dai complimenti, arrossendo come un peperone. Non era abituato a riceverne, in effetti. "Se stupido Mousse ti piace tanto, perchè non sposi tu?" rispose Shan-pu, dimostrando di avere una risposta pronta per ogni evenienza. "Perchè io amo solo Ran-chan!" fu l'ovvia risposta di Ukyo, che non era da meno della cinesina. Akane ringhiò a entrambe, mentre Ranma sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Non sarebbero giunti da nessuna parte continuando di questo passo.
"Dei tuoi pareri riguardo l'aspetto di Mousse e della situazione ci importa poco, signorina Ukyo" disse infine Obaba, ponendo fine alla diatriba. "Quello che mi importa sapere è se sei disposta ad aiutarci." "Non vedo perchè dovrei aiutare una rivale" rispose Ukyo. "Nemmeno se servisse per salvare due vite?" le chiese Ranma, contando sulla bontà d'animo dell'amica. Ukyo distolse lo sguardo, incerta su cosa fare. Se Shan-pu avesse sposato o sfidato Mousse in un modo o nell'altro si sarebbe liberata di una rivale, mentre aiutandola in quella messinscena di sicuro non ci avrebbe guadagnato nulla... ma era davvero disposta ad arrivare a tanto pur di avere campo libero con Ranma?
Mentre era assorta nei suoi pensieri, si sentì la porta principale del locale aprirsi. "Mi spiace, siamo chiusi..." disse Obaba voltandosi verso l'ingresso, ma le parole le morirono in gola. "Potresti fare un'eccezione per me." disse una voce di donna. La proprietaria di quella voce era una giovane donna cinese, dai capelli bianchi e gli occhi e le labbra truccate di rosso. Il fisico longilineo era fasciato in un qi-pao bianco con ricami dorati. La vecchia Obaba rimase a fissarla per un pezzo. A quanto pare, il Consiglio era già stato informato.
No, maledizione. Non lei. Cologne imprecò nella propria mente. Al Consiglio dovevano essersi scocciati della situazione, evidentemente.
"Xi-Lin! Mia cara, che piacere vederti!" cinguettò la vecchia mentre si avviava verso la nuova arrivata. Le fece strada e la invitò ad avvicinarsi al tavolo attorno al quale erano tutti riuniti, senza però invitarla a sedersi e senza fare nessun gesto in merito. Doveva guadagnare tempo.
"Ku-Lun, sei furba abbastanza per sapere perché sono qui. O la vecchiaia ti ha privata della tua leggendaria arguzia, per caso?" fece Xi-Lin con voce maliziosa ma senza cenni di scherno o disprezzo. Era un tono gioviale, di quello che si usa fra amiche.
Il cervello della cariatide lavorava furiosamente: non poteva permetterle di stare lì, almeno non finché la ragazza degli okonomiyaki non avesse deciso qualcosa a riguardo del loro piano. Trova un buon motivo Cologne, trova un buon motivo per portarla via di qui. E alla svelta.
"Oh, cara la mia giovincella. Non sottovalutare le vecchie carampane come me che prima di arruginire ne devono superare di secoli" rispose ridendo. Poi aggiunse, più seria: "E sì, certo che so cosa ti porta da queste parti. A tal proposito vorrei gentilmente chiederti di seguirmi di là, devo spiegarti una o due cosucce".
Per fortuna di tutti non vi fu una sola obiezione a questo invito, quindi le due amazzoni lasciarono gli altri nella sala grande del ristorante. Non prima che Cologne buttasse una feroce occhiata a Ukyo.
Non appena la porta della cucina si chiuse tutti gli occhi piombarono sulla ragazza: la vita di Shampoo e Mousse dipendevano da lei. Poteva salvarli o condannarli a morte semplicemente con una parola o un gesto.
"E-Ehi! Non guardatemi tutti così! Mi mettete in soggezione" azzardò piuttosto timidamente.
"Ucchan" disse Ranma, austero come non era mai riuscito ad esserlo prima "ti prego, fai come ti ha chiesto la vecchia. O vuoi davvero che Shampoo e Mousse facciano una brutta fine? Io non potrei mai più rivolgerti la parola se non dovessi almeno prendere in considerazione l'idea".
Ukyo si morse il labbro inferiore, incerta su cosa fare. Ranma l'aveva appena messa abilmente alle strette - il maledetto, la conosceva fin troppo bene!
In effetti, per quanto tra lei e la cinese non corresse buon sangue, non aveva intenzione di vivere con la sua morte e quella di Mousse sulla coscienza, soprattutto se aveva la possibilità di impedirlo. In fondo, cosa le costava fingere per qualche giorno...? Sentiva gli sguardi di tutti puntati addosso, in particolare quelli di Mousse e Shan-pu; quei due inoltre si erano scambiati parecchi sguardi eloquenti in quei minuti. Che lo volessero o no ormai i loro destini erano intrecciati più di prima, e la loro sopravvivenza non era più questione di uno stupido duello. Forse trovarsi faccia a faccia con qualcosa di più grande di loro e che aveva un tale potere sulle loro giovani vite stava iniziando a farli ragionare...
"Allora, immagino abbiate qualcosa da riferirmi." disse una voce dietro di loro. La donna che Obaba aveva chiamato Xi-Lin era tornata al loro tavolo, pretendendo una risposta che neanche loro avevano. Obaba arrivò poco dopo, con la stessa espressione di prima sul volto. Continuò a fissare Ukyo, augurandosi che la ragazza facesse la scelta giusta.
La donna dai capelli bianchi si avvicinò a Mousse, ancheggiando con fare sensuale. Quando si piegò ad osservarlo più da vicnino, il ragazzo era di nuovo rosso dall'imbarazzo. "E così sei tu che hai battuto la nipotina di Ku-Lun... sai che sei proprio carino, Mu-si?" disse.
Shan-pu si irrigidì nell'osservare la scena. Era... gelosia, quella che provava? Impossibile!
Xi-lin studiò il volto di Mousse, divertita dalla reazione del giovane, poi sorrise. "Sono più che sicura che il vostro sarà un bel matrimonio!"
"Mi dispiace doverla deludere" la interruppe Ukyo "ma non ci sarà alcun matrimonio tra Mousse e Shan-pu." disse, avvicinandosi a quest'ultima e cingendole le spalle. "Non vedo perchè Mousse debba sposare la mia donna!"
Mentre guardava i volti sorridenti dei presenti - e quello sconvolto di Xi-Lin, Ukyo si augurò di non essersi cacciata nel casino più grosso della sua vita.
   
 
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