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Autore: Montana    29/09/2011    4 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Incidenti
 
Quando avevo quindici anni non ero mai stato a contatto con delle ragazze. Non della mia età, almeno.
Quando io avevo quindici anni ero al College in mezzo a ragazzi tutti più grandi di me, e le ragazze di sicuro non si davano nemmeno la pena di parlare ad un bambino prodigio come me. Quindi non avevo mai avuto occasione di sperimentare il terribile carattere delle quindicenni.
Cosa che mi stava ahimè succedendo con Veronika!
Oltre alla voce, aveva tirato fuori un gran bel caratterino.
Hotch aveva già ringraziato il cielo più e più volte per avergli rifilato un figlio maschio, Morgan aveva ripetuto fino allo sfinimento che di ragazze ne aveva avute fin troppe in casa, Prentiss aveva troppo poca pazienza per una come lei. Rimanevamo solo io e JJ, e devo dire che con noi era anche abbastanza buona.
Ci aveva rivelato che non sopportava gli altri agenti. Morgan faceva troppo lo spiritoso, Hotch troppo poco, Prentiss era “una palla mortale”. Io e JJ eravamo a posto, a quanto pareva.
Gli altri non ci avevano messo molto a notare questa cosa, anzi, l’avevano notata subito, così Morgan mi aveva rifilato l’incarico di accompagnare Veronika a scuola ogni mattina e di riportarla a casa dopo pranzo. E portarla alle lezioni di pianoforte.
Sì perché quando aveva ricominciato a parlare, una delle prime cose che aveva avuto il coraggio di dire ai suoi nonni era che voleva cominciare a prendere lezioni. I due pezzi dello Schiaccianoci li sapeva benissimo, ma ora voleva imparare altro, magari perfezionare il Minuetto e Trio. I nonni avevano ovviamente acconsentito e io la accompagnavo in città, la aspettavo lì un’oretta e la tornavo a prendere.
Veronika era entusiasta, e l’insegnante quasi più di lei. Era abituata ai bimbetti nullafacenti, quindi quando si era vista capitare davanti questa quindicenne alla sua prima lezione avrebbe preferito uccidersi.
Le aveva chiesto di suonarle qualcosa per vedere il livello, e quando Veronika si era lanciata nell’esecuzione magistralmente perfetta della Danza della Fata dei Confetti era rimasta a bocca spalancata.
Veronika parlava addirittura di un concerto, da fare dopo la fine delle indagini.
Nel frattempo, dall’ultimo omicidio erano passate tre settimane e non si erano più avute notizie di corpi. Che avesse di nuovo smesso di uccidere?
Veronika aprì la portiera, distogliendomi da queste riflessioni.
“Eccoti finalmente! Hai preso tutto? Possiamo andare?”
“Certo, certo.”
La guardai meglio, e notai che si era leggermente truccata e aveva i capelli lisciati.
Nella mia misera conoscenza delle donne sapevo che dovevo dirle qualcosa.
“Stai bene così pettinata.”
Lei arrossì leggermente “Grazie! Speriamo che anche Emme se ne renda conto..”
Mi feci subito più attento “Emme? Beh, chi sarebbe questo Emme?”
“Nessuno!”
“Guarda, ho un QI di 187, non mi ci vorrebbe nemmeno tanto a scoprire la combinazioni di chiavi e lucchetti dei tuoi diari. Però devo anche lavorare per scoprire chi è l’SI, quindi se non perdo tempo è meglio.”
Lei mi guardò stupita per un attimo, per poi sbuffare di fronte alla mia incommensurabile conoscenza e raccontarmi di Emme. Un suo compagno di classe, a quanto pare, che era piuttosto carino e da quando lei aveva ricominciato a parlare le stava molto vicino e parlava sempre con lei.
Quando arrivammo a scuola me lo fece vedere, era un biondino abbastanza carino con gli occhi nocciola.
“Beh, dai, non è male, e in più mi hai fatto risparmiare tempo! Ci vediamo all’uscita!”
Lei mi fece una linguaccia, prese la sua borsa da scuola e si avviò sorridendo verso i suoi compagni.
 
Ormai eravamo a un passo dallo scoprire l’identità dell’SI, ne ero certo.
Avevamo ristretto il campo ad una cinquantina di sospettati, il che era un ottimo risultato. E in più sembrava che non uccidesse più.
“Reid, scendi tu a prendere Veronika? Credo sia quella là seduta sugli scalini..”
Annuii e scesi dalla macchina, lasciando dentro Morgan.
Veronika mi vide scendere e mi sorrise, alzò un braccio in segno di saluto e dopo essersi accomiatata dai suoi compagni mi venne incontro.
Io l’aspettavo dall’altra parte della strada, proprio di fronte alle strisce pedonali. Sulla strada c’era solo un pickup, ma era lontano e comunque doveva fermarsi.
Veronika attraversò senza nemmeno guardare.
Poi, accadde tutto in un attimo.
Sentii una macchina partire, e la voce di Morgan urlare il mio nome. Mi voltai come a rallentatore, e vidi il pickup accelerare improvvisamente e puntare dritto verso Veronika, ferma in mezzo alla strada con un’espressione terrorizzata dipinta sul viso.
Con un’agilità che ero fermamente sicuro di non avere, mi lanciai in mezzo alla strada anch’io e salvai Veronika per un pelo, cadendole praticamente addosso e rotolando sull’asfalto. Il pickup passò a circa dieci centimetri dalla mia testa , poi Morgan sparò qualche colpo di pistola e probabilmente per schivare i proiettili la macchina sbandò rischiando di uccidere i ragazzi fuori dalla scuola.
Urla, Morgan che insultava l’uomo alla guida, stridore di gomme sull’asfalto e poi solo il battito frenetico del cuore di Veronika.
“Reid! State bene?” esclamò Morgan, avvicinandosi di corsa. Mi aiutò ad alzarmi e io feci lo stesso con Veronika.
Aveva i capelli tutti scompigliati e dei graffi rossi sulle braccia e sul viso, dove aveva strisciato sull’asfalto. E il terrore puro negli occhi.
“State tutti bene, ragazzi?” chiese Morgan ai compagni di scuola di Veronika.
Loro annuirono, spaventati, ma qualcuno chiese “Perché quell’uomo cercava di investire Veronika?”
La domanda si diffuse tra tutti in un tempo infinitamente breve, finché tutti non guardarono Veronika con paura e sospetto, pensando chiaramente è colpa sua.
Lei ricambiò gli sguardi pieni di odio e paura dei compagni con uno sguardo afflitto, ma con una fiamma di coraggio spaventosa al suo interno.
“Veronika, stai bene?”
Sentii le parole uscire dalla mia bocca, senza nemmeno averci pensato prima.
Lei si girò verso di me, come in trance, ed annuì.
“Veronika? Ti prego, dimmi che stai bene!”
Lei mi guardò qualche istante senza capire, poi spalancò gli occhi e annuì di nuovo mormorando “Sto bene, io sto bene.”
Io e Morgan ci scambiammo uno sguardo sollevato: avevamo temuto che Veronika avesse di nuovo smesso di parlare.
 
Arrivati a casa ne parlammo con Hotch e gli altri.
Per prima cosa ci chiese se io o Veronika fossimo stati feriti, e quando gli assicurai che avevamo solo qualche graffio fu molto sollevato.
Decise che era meglio non far tornare Veronika a scuola finché non fosse tutto risolto, anche se questa idea gli fu suggerita da JJ e dal suo solito tatto da madre.
Poi chiese a Morgan se fosse riuscito a vedere la targa.
“No, quel figlio di puttana ce l’aveva coperta, ma ho sparato e ho colpito il pickup.”
“Di che colore era questo pickup?” “Blu.”
JJ aprì il computer e la faccia preoccupata di Garcia riempì lo schermo.
“Piccolo Federale! Stai bene?” mi chiese appena mi vide.
Sorrisi “Sì Garcia, solo qualche graffio.”
“Non preoccuparti Bambolina, il nostro piccoletto è grande e coraggioso in realtà!” aggiunse Morgan ridendo, e dandomi una delle sue solite pacche sulla schiena così forti da farmi quasi sputare un polmone.
“Morgan, Reid, non siamo qui a discutere di questo! Garcia, abbiamo una nuova informazione sull’SI.”
Garcia si mise sull’attenti “Agli ordini Hotch! Dimmi tutto!”
Hotch, suo malgrado, sorrise “Bene, allora, quest’uomo guida un vecchio pickup blu.” “Di che anno, circa?” “Un vecchio modello, forse della fine degli anni ’80.”
Garcia cominciò a cercare nel suo computer, mormorando frasi sconnesse, finché un sonoro BIP! non echeggiò nella stanza.
Avevamo trovato l’SI.
  
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