Ognuno
a suo modo è un tossico vero
Di
pere, d’affetto, di sogni, di sesso o di idee
One Chance
Fece mille
sogni, ma di questi non se ne ricordava nemmeno metà.
Quando si
risvegliò, i raggi del sole facevano capolino dalle imposte chiuse della
finestra e un cellulare vibrava sul comodino: impiegò un po’ per riconoscere
quel cellulare come suo e altrettanto tempo per ricordarsi che, se suonava, era
perché qualcuno lo stava chiamando e si aspettava che avrebbe risposto.
Fece più
casino di quanto previsto, facendo cadere anche il pacchetto di sigarette: come
ci era finita tutta quella roba sua sul comodino?
-Pronto?- Si
accorse di quanto la sua voce fosse assonnata, tanto che non la riconobbe quasi
come sua.
-Kei?! Ma
dove sei? Cosa stai facendo?-
Non riusciva
a riconoscere quella voce.
-Stavo
dormendo..-
-Questo
l’avevo intuito!-
Che glielo
chiedeva a fare se l’aveva intuito. Gli sfuggiva qualche dettaglio.
-Potevi
almeno avvertire che non venivi a casa a dormire..-
Rei. Era
Rei. Ecco.. gli sembrava.
-Sì scusa,
volevo tornare a casa, ma era tardi e mi sono addormentato-
-Per che ora
pensi di tornare?-
-Non so..
che ore sono?-
-Kei non sai
nemmeno..-
-Sai se
stavo dormendo..-
-Sono le 11
e mezza!-
-Boh..-
sinceramente non sapeva nemmeno in che quartiere fosse, non aveva fatto
attenzione alla strada, e anche se avesse fatto attenzione non conosceva quelle
zone - ..nel pomeriggio?-
-Se non lo
sai tu! Allora non vieni per pranzo?-
-Non credo
di riuscirci.. ci vediamo oggi.. ciao-
Non gli
diede nemmeno il tempo di rispondere al saluto che buttò giù e si lasciò
ricadere a capofitto sul cuscino. Odiava dover pensare così tanto appena
sveglio.
Solo dopo un
bel po’ si accorse che nel frattempo Mercedes si era svegliata e lo fissava
divertita.
-Che c’è?
Mai visto una ragazzo appena sveglio non connettere?-
-Sì, ma tu
sei buffissimo!-
-Vabbè..
buonanotte-
Richiuse gli
occhi sperando che quello fosse solo un brutto sogno e di stare ancora
dormendo, ma li riaprì quasi subito dopo aver sentito delle labbra sfiorare
dolcemente le sue.
-Non puoi
rimetterti a dormire!-
-E chi lo
dice?-
-Lo dico
io!-
Fece come
per pensarci su, per poi annuire e ricominciare a baciarla.
Mercedes
andò a carponi su di lui, senza staccare per un attimo il contatto delle loro
labbra.
Essendo
ancora nudi dalla sera prima, ci misero poco a eliminare la distanza totale tra
di loro e unirsi per la terza volta nel giro di due giorni.
-Ecco..
tutte le sveglie dovrebbero essere così, altro che cellulari che squillano-
Mercedes
rise e concordò con il compagno dandogli un altro eterno bacio.
Ad
interromperli fu il rumore di qualcuno che bussava decisamente forte alla porta
e dopo la voce di una ragazza che urlava: -Voi due la volete smettere? Non
siete da soli!-
-Taci Missy!- Mercedes rise dopo aver urlato alla sua
coinquilina.
-Forse dovremmo
alzarci-
-No, ma non
eri tu quello che voleva dormire?-
-Diciamo che
mi hai dato un motivo per restare sveglio-
Si alzarono
e si rivestirono per comparire nell’altra stanza della casa dove due ragazze si
aggiravano indisturbate.
-Ragazze lui
è Kei.. Kei loro sono Missy, la rompipalle della
porta, e Caridee, quella che non rompe le palle con
la porta-
-Piacere-
-Il piacere
è nostro- la ragazza che li aveva rimproverati lo stava guardando piena di
malizia con l’aria di una pronta a strusciarsi su di lui.
Per fortuna
le altre cominciarono a ridere e lei tornò alle sue occupazioni; sembrava
essere un comportamento abituale.
Non rimasero
molto nella casa che, nonostante fosse molto carina e accogliente, era troppo
piccola per contenerli tutti e quattro: pranzarono insieme e poi Mercedes
accompagnò Kei a casa.
La giornata,
iniziata con la migliore compagnia, però, si riserbò meno piacevole non appena il
ragazzo varcò la porta di casa: Rei lo sgridò per non aver avvertito che non
sarebbe tornato e lo stesso fece Nonno J a cena, anche se con toni meno forti e
duri.
L’uomo anzi
gli parlò con aria serena e tono calmo, come se stesse progettando una
scampagnata domenicale; gli consigliò semplicemente di avvertire prima per non
farli preoccupare; se a Rei non aveva dato segno di aver ascoltato, a Nonno J rivolse
le sue scuse e lo rassicurò sul fatto che non sarebbe accaduto mai più.
In serata
decise anche di riferire la proposta che gli aveva fatto Yuri qualche giorno
prima e questo contribuì a rovinare il morale dei presenti.
Non capiva
perché ci fossero rimasti così male, in fondo casa sua era in Russia, la sua famiglia
erano Yuri e gli altri ed era normale che avrebbe espresso il desiderio di
tornarci.
Solo quando
tranquillizzò Takao che sarebbe stato solo per l’estate e non definitivamente
riuscì a strappargli un sorriso: non poteva credere che avrebbe dovuto mai fare
una cosa del genere, eppure vedere il viso serio e tirato di Takao lo aveva
fatto preoccupare.
Per quanto
odiasse quando sorrideva, odiava ancora di più quando era triste.
I giorni
successivi furono assolutamente ordinari: andava a scuola e ogni tanto usciva
con Mercedes.
Il mercoledì
lei aveva insistito per andare a prenderlo a scuola perché, come diceva lei,
voleva vedere il suo polaretto in divisa scolastica.
-Se proprio
devo essere arrestata almeno che tu abbia l’aspetto di un minorenne!- Aveva
commentato appena lo aveva visto, nonostante sembrasse comunque molto più
grande anche con indosso l’uniforme.
In
quell’occasione l’aveva anche presentata agli altri: persino Hilary le aveva
stretto la mano anche se si notava la presenza di un forte imbarazzo.
-Sei stato
con lei?- Gli chiese Mercedes quando furono in macchina da soli.
-Sì-
Lei lo
guardò sarcastica.
-Guarda che
posso stare anche con persone più vicine alla mia età-
-Assolutamente!
E’ solo che.. sei davvero troppo carino con la divisa!-
Ulteriore
episodio che non contribuì certamente a rendergli la vita di quei giorni facile
fu l’uscita ufficiale del video.
La premiere
era stata trasmessa a metà aprile e Kei era stato inquadrato più del dovuto.
Per i
corridoi molti lo fermavano per fargli i complimenti, soprattutto le ragazze,
mentre i maschi lo fulminavano con gli occhi ogni volta che passava.
-Almeno loro
stanno zitti- commentò a Rei che invece era molto spaventato da quegli sguardi.
Si prese
anche una pausa dalla danza: dalla serata di beneficenza aveva pensato qualche
volta al discorso di Jermaine, ma ogni volta gli era
venuto il mal di testa a pensare a ciò che voleva fare del suo futuro e aveva
deciso che avrebbe lasciato scorrere gli eventi, e gli eventi in quel periodo
non avevano in programma la danza.
Aprile
lasciò poi finalmente spazio a maggio e un caldo devastante si abbatté su tutto
il Giappone.
Quello che
Kei temeva e che voleva assolutamente evitare era il caldo che ogni giorno era
sempre più insopportabile, ma per fortuna i segni sulle sue braccia,
dall’inizio della primavera, erano meno netti e sembravano solo degli strani
nei. In ogni caso nessuno gli aveva fatto domande e questo era l’importante.
Chi invece
iniziava a fare troppe domande era proprio Mercedes; la loro storia era durata
anche fin troppo considerando le basi del loro rapporto. Non si stupì più di
tanto se lei iniziò a non farsi più sentire, anzi fu solo un sollievo per i
suoi nervi tesi.
Col caldo
erano inevitabilmente aumentate anche le sigarette e la quantità di studio.
Alla fine il
famoso compito di storia era andato abbastanza bene: era riuscito a prendere la
sufficienza quindi non avrebbe più toccato un libro di quella materia per molto
tempo.
Riguardo
alle altre lezioni, invece, come al solito non risultavano troppo impegnative
e, considerando che a lui andava più che bene il 6, l’importante era essere
promossi, non si dette troppo da fare.
Ciò che,
però, gli fece venire i nervi a fior di pelle più del resto fu il suo
compleanno: il suo diciottesimo compleanno.
Finalmente
era maggiorenne, ma con questo, oltre ai vantaggi, sarebbero arrivate anche le
grane: l’eredità di suo nonno sarebbe passata interamente a lui e non sapeva
assolutamente che farsene.
Il 21 maggio
quell’anno cadeva di mercoledì e la giornata si preannunciava uguale alle
altre.
L’unica
differenza fu la ripetitività con cui sentiva la frase: -Auguri, buon
compleanno!-
Il primo a
farglieli fu Nonno J seguito a ruota da Rei e Max, per finire con Takao che,
nonostante fosse da giorni che fremeva dall’emozione (nemmeno fosse stato il
suo compleanno!), quella mattina se ne era dimenticato. Solo una volta arrivati
a scuola il suo cervello glielo ricordò e cercò di rimediare troppo
spassionatamente.
-Kei,
stasera vuoi invitare qualcuno a cena per festeggiare?- gli chiese Rei che, non
avendo avuto il permesso di organizzare una festa in grande stile, si era
accontentato di poter preparare una cenetta speciale per tutti loro, compresa
di torta.
-No,
nessuno..-
-E quella
ragazza? Quella.. col nome della macchina!- aggiunse Max speranzoso.
-Non ci
sentiamo più..-
-Ma come..-
Max era più deluso del previsto.
-E tutto il
vostro grande amore?- si intromise Takao.
-Non ho mai
detto che fosse amore-
L’argomento
fu lasciato cadere senza troppe spiegazioni. Takao non riusciva proprio a
spiegarsi perché Kei in quanto a ragazze fosse così strano, mai una volta che
se ne trovasse una fissa. Paradossalmente la sua storia più lunga era stata
quella con Hilary: sì la sua amica era carina, ma in confronto alle altre con
cui era uscito il russo sfigurava abbastanza.
Fu proprio
Hilary la quinta persona a fargli gli auguri quella mattina e fu lei l’unica
persona, esterna agli abitanti del dojo, ad essere stata invitata a cena.
Il loro
rapporto era davvero strano: si parlavano e potevano stare tutti e due nella
stessa stanza andando d’accordo, a condizione che non rimanessero soli.
Chissà come,
quasi tutta la scuola venne a scoprire che quella era la data del suo
compleanno e Kei si vide rivolgere gli auguri da persone che non aveva nemmeno
mai visto.
All’ora di
pranzo fu Yuri a chiamarlo per sapere come si sentisse da maggiorenne.
Gli chiese
anche informazioni su quello che avrebbe fatto con l’eredità del nonno, ma non
ottenne risposte chiare; anche Dana lo chiamò per urlargli nell’orecchio la
canzoncina russa di buon compleanno e, soprattutto, per dirgli che finalmente
aveva trovato il famoso video musicale e che era fiera del suo piccolo Kei.
Non appena
arrivato a casa nel pomeriggio, però, non trovò riposo e solitudine, ma bensì
altre cose a cui pensare. Nonno J, infatti, aveva programmato un incontro con
l’avvocato e il consulente finanziario che si occupava dell’eredità di Kei.
Si
ritrovarono tutti e quattro in salotto, mentre Rei e gli altri erano stati
esiliati in cucina a preparare la cena.
I punti che
dovevano assolutamente chiarire erano molti: intanto, tutti i debiti che aveva
contratto Hiwatari senior erano stati saldati senza
problemi ( il vecchio aveva i soldi per pagarli, ma non aveva mai avuto
intenzione di farlo) e, nonostante ne erano stati rilevati un grande numero,
rimaneva ancora un’eredità spasmodica.
-Questo è
tutto ciò che possiedi ora come ora, fino a ieri non potevi modificare in alcun
modo il tuo patrimonio, ma ora hai la possibilità di vendere o comprare
qualsiasi cosa- detto questo l’avvocato estrasse dalla valigetta un plico di
fogli molto spesso, che Kei aveva già visto anni prima, ma che non aveva mai consultato.
Solo a
vederlo gli venne la nausea pensando a quante cose fossero appartenute alla sua
famiglia.
-Intanto c’è
l’impresa di famiglia, finora è stata gestita da un ente privato, puoi decidere
di tenerla oppure puoi venderla interamente..-
-Non voglio
averci niente a che fare- lo interruppe Kei senza mezzi termini.
-Quindi la
tua posizione non è cambiata, il denaro che ricaverai dalla vendita
dell’impresa si aggiungerà..-
-Non voglio
venderla, regalatela a questi qui, non voglio altri soldi- li fermò di nuovo il
ragazzo, finendo sotto l’assedio di occhiate incredule.
-Lascia che
ti dia un consiglio..- iniziò il consulente che era stato zitto fino a quel
momento -..se dovessi lasciare così, senza nessun tornaconto, la ditta
potrebbero pensare che tu sia vittima di ricatto o cose del genere; potrebbero
essere avviate indagini che porterebbero solo grane e..-
-Sì va bene
come volete, non mi importa..- Non erano ancora passati dieci minuti e già
voleva scappare. A quanto pareva non esisteva nessun modo per diminuire
l’ingente somma della sua eredità, ma solo di aumentarla.
-Allora
questo è deciso, ce ne occuperemo noi; dovrai solo firmare qualche scartoffia,
ma niente di più..- una grande parte del plico fu messa da parte -..il prossimo
punto sono le proprietà immobiliari..- ed estrasse un'altra pila di fogli -..questa
è la lista completa. Ci sono ville, condomini, case di ogni genere-
Che se ne
faceva di tutte quelle proprietà suo nonno? Chissà quante povere famiglie aveva
sfruttato.
-Non voglio
nemmeno queste tranne.. tranne la casa a Mosca dove stanno Yuri e gli altri..
tutte le altre non le voglio-
-Ti avverto
che sarà difficile vendere alcune di queste proprietà, c’è abbastanza crisi nel
settore immobiliare, e non so quanto velocemente potremmo farlo, potrebbero
volerci anni-
-Poi non
dimentichiamoci che alcuni condomini sono affittati,- aggiunse l’altro uomo
-dovremmo sfrattare qualcuno e..-
La testa
iniziava ad essere satura di informazioni, termini finanziari, problemi con
persone e cose.
Si chiese perché
dovesse essere capitato a lui quando al mondo c’era tanta gente che avrebbe
voluto la sua fortuna. Per fortuna Nonno J lo aiutò a trovare una soluzione a
ogni cosa.
Avrebbero
iniziato col vendere le proprietà più grandi cioè le ville (ne possedeva
davvero troppe e in più della metà di queste non aveva mai messo piede), poi
sarebbero passati piano piano a quelle più modeste cercando di non creare
troppi danni alle persone che ci vivevano: non voleva causare problemi a delle
povere famiglie che già, avendo avuto suo nonno come padrone di casa, dovevano
aver passato non poche seccature.
Con tutte
quello che c’era da vendere, come se non bastasse, il suo patrimonio si sarebbe
ingrossato a dismisura e lui, come già da anni ripeteva, non ne voleva sapere.
Gli balenò
in testa addirittura la malsana idea di buttare banconote giù da un elicottero
sulla città che si trasformò nella più concreta possibilità di dare tutto in
beneficenza.
Nonno J lo
convinse anche a tenersi una discreta somma per contribuire alle spese
scolastiche e della casa, anche se la somma che accordarono era abbastanza per
garantirgli una vita da mantenuto per i dieci anni a venire.
Kei non fece
molte storie e alla fine non protestò più per nulla pur di finire il prima
possibile quell’incontro così spiacevole e stressante.
Salutò
educatamente i due uomini in giacca e cravatta e scappò immediatamente a
fumarsi tre sigarette prima di sedersi a tavola con gli altri.
Hilary era
arrivata per dare una mano a cucinare anche se Rei aveva tenuto tutti alla
larga dal suo piano di lavoro: aveva davvero fatto le cose in grande, ma, per
la prima volta, Kei non se ne lamentò.
La parte
migliore fu sicuramente la torta, la quale aveva un aspetto e un gusto
delizioso; fu tanto di successo che non ne rimase nemmeno una fetta,
soprattutto grazie allo stomaco di ferro di Takao.
Dopo cena si
riunirono in salotto, dove due regali erano stati disposta sul tavolino.
-Non
dovevate- disse Kei guardando preoccupato i pacchetti; si era dimenticato
totalmente dell’usanza di ricevere regali per i compleanni, complice del fatto
che gli altri erano riusciti a tenerglieli nascosti fino a quel momento senza
menzionarli.
-E’ stata
dura tenere zitto Takao, ma ne è valsa la pena!- ammise allegro Max notando
l’espressione dell’amico.
Iniziò a
scartarli con calma.
Il primo e
più grosso era da parte di Yuri, Boris, Sergay e Dana: a quanto pareva,
l’avevano spedito qualche giorno prima e conteneva una nuova felpa, sicuramente
scelta dalla ragazza. Nel biglietto la scrittura di Yuri recitava: Sono sicuro che stai continuando a usare
quell’altra. Sarebbe l’ora che cambiassi un po’! In effetti aveva ragione,
anche se sapeva che per almeno qualche mese non l’avrebbe usata considerando il
caldo assurdo: magari se fosse riuscito ad andare in Russia l’avrebbe
inaugurata lì.
Il secondo
pacchetto era invece molto più piccolo e quadrato ed era da parte di Takao,
Rei, Max, Hilary e Nonno J: conteneva un nuovo i-pod.
Certamente il suo ormai non reggeva più e quello sarebbe stato molto utile.
Li ringraziò
un po’ stranito da quell’atmosfera così familiare e zuccherosa.. che non gli
dispiaceva.
Accesero la
televisione e rimasero a ridere e scherzare fino a tardi.
Mandò un
messaggio di ringraziamento a Yuri e a Dana e ricevette ancora gli ultimi
auguri da alcune delle ragazze che aveva conosciuto durante l’anno. Si accorse
solo in quel momento di aver conosciuto praticamente solo ragazze, ma la cosa non
lo sconvolse più di tanto.
Ciò che lo
interdette fu, invece, il ricevere una chiamata da un numero sconosciuto.
Pensando che
potesse essere qualcuna di cui non aveva salvato il contatto in rubrica, rispose.
-Pronto?-
-Pronto
Kei?!-
Non
riconosceva quella voce. Cercò di sforzarsi, ma il rumore del traffico
dall’altra parte lo distraeva.
-Sì sono
io.. chi parla?-
-Sono Jermaine!-
No, non era
possibile, ora che la giornata aveva preso una piega positiva non poteva
tornare a perseguitarlo. Uscì dal frastuono del salotto per capire quello che gli
volesse dire: non sapeva se ci fosse più casino dalla sua o dall’altra parte.
-Come hai fatto
ad avere il mio numero?-
-Dalla tua
scheda del provino..-
Lo sapeva
che gli si sarebbe ritorta contro quella malsana abitudine di compilare moduli.
-Ma non è
illegale?- chiese visto che dopo l’incontro di quel pomeriggio aveva un ben
ampia visione della legalità.
-Dai, l’ho
preso solo per farti gli auguri! Eheh..a proposito..
Buon Compleanno!-
-E come hai
fatto a sapere che oggi era il mio compleanno?- chiese retoricamente
visualizzando lo spazio apposito dei moduli nel quale segnare quel particolare.
-Dettagli..
allora.. finalmente sei maggiorenne, eh?!-
-Già- fece
cadere il discorso esasperato, con quell’uomo non si poteva intrattenere un
discorso serio.
-Bene quindi
ora il mio ballerino preferito potrà lavorare liberamente!-
-No, ti
sbagli e.. e poi non sono il tuo.. ballerino-
-Tu non sai
di esserlo!-
-Ma io non
voglio..-
-Tu non sai
di volerlo!-
Lo sentì
ridacchiare: che persona irritante.
-Se non
volevi dirmi altro-
-Buon compleanno
era la cosa principale! E poi speravo che mi concedessi un po’ del tuo tempo
solo per fare una chiacchierata!-
-Si vedrà-
-Lo prendo
come un sì! Buonanotte e ancora auguri!-
-Sì grazie-
Kei buttò
giù.
Quella
giornata si stava rivelando troppo lunga per i suoi gusti. Davvero troppo
lunga.
Il giorno
del suo compleanno era passato e Kei pensava che da lì in poi tutto si sarebbe
aggiustato, lentamente, ma si sarebbe aggiustato.
Invece
sembrava solo l’inizio di un odissea senza fine.
Aveva dovuto
lasciare il suo numero di telefono al suo avvocato che lo chiamava per ogni
minima cosa.
Non poteva
scegliere lui? Intanto la sua linea di pensiero l’aveva capita, si diceva
speranzoso il ragazzo, ma era l’unico a pensarla così.
L’avvocato
non osava fare nulla senza in suo consenso intimorito dalle tante accuse che
gli avrebbe potuto rivolgere se avesse fatto qualcosa di male.
Come poteva
quell’uomo essere avvocato se aveva così tanta paura della legge?!
Era talmente
ossessivo che lo chiamava anche durante l’orario scolastico e Kei stesso si
stupì di preferire seguire la lezione di storia piuttosto che rispondere al
telefono.
Dopo una
settimana la situazione parve finalmente migliorare e fu consultato molto meno.
Tutta la sua
vita sembrava prendere nuovamente una via positiva: per prima cosa la scuola
era agli sgoccioli, solo pochi giorni e sarebbe finita per dare il benvenuto a
tre lunghi mesi di pausa. Seconda cosa, avevano deciso ufficialmente che il 2
luglio Kei avrebbe preso un aereo alla volta di Mosca dove avrebbe soggiornato
per almeno un mese.
Si rivide
anche qualche giorno con Mizuki: si doveva scusare
per averla trascurata in quei mesi e soprattutto doveva ringraziare lei e Ryo per averlo spinto a presentarsi al provino a febbraio.
Erano già
passati quattro mesi da quel giorno eppure gli sembravano essere trascorse solo
poche settimane.
A metà
giugno la scuola era già finita, ma non ne sentiva assolutamente la mancanza: finalmente
aveva delle giornate intere libere, senza preoccupazioni e senza obblighi.
La sua
pagella si era rivelata meno catastrofica di quanto pensasse: era sufficiente
in tutte le materie con dei picchi in matematica ed educazione fisica. L’unico
demerito erano le tante assenze che aveva fatto durante la seconda parte dell’anno,
ma l’essere promosso lo rendeva più che soddisfatto.
Takao mostrò
la sua completa disapprovazione nel vedere quanto la pagella di Kei fosse
migliore della sua nonostante fosse stato sui libri un terzo del tempo che
c’era stato lui.
Rei e Max
invece non si potevano lamentare, mentre Hilary, ovviamente, si era dimostrata
la migliore della classe, tranne in matematica.
Ma anche
giugno passò più velocemente del previsto e Kei si ritrovò catapultato senza
nemmeno accorgersene a quattro giorni dalla partenza: aveva già preparato
tutto, doveva solo aspettare di mettere tutto in valigia e di partire.
Era una
mattina assolata e calda, l’estate aveva colpito violentemente il Giappone, che
non vedeva una nuvola e una goccia di pioggia da settimane.
Kei avrebbe
dato qualsiasi cosa per trovare un diversivo utile per la noia o in alternativa
una cella frigorifera in cui rifugiarsi.
Automaticamente
pensò alle fresche giornate che lo aspettavano in Russia: si sentiva meglio
solo che a ricordare la sua città ricoperta di neve. Sicuramente quando sarebbe
atterrato non avrebbe visto la neve, ma si accontentava assolutamente della
decina di gradi in meno che avevano previsto sul meteo di internet.
Era l’ora di
punta ed era rimasto da solo in casa con Max che era occupato a leggere uno dei
suoi fumetti in soggiorno, la stanza della casa più fresca; Rei e Takao invece
erano usciti a fare la spesa.
Rei, che
soffriva a tal punto della mancanza di attività e occupazioni durante il giorno,
aveva deciso di preparare ogni giorno un pranzetto speciale seguendo diversi
temi e Takao si era dimostrato sempre molto disponibile ad aiutarlo, più per
controllare che non gli passasse la voglia, che per il piacere di dargli una
mano.
Sarebbero comunque
stati presto di ritorno, anche se prima di poter mangiare avrebbero dovuto
aspettare ancora un po’.
Kei, perso
momentaneamente il suo interesse verso le sigarette (non voleva finire il
pacchetto e rischiare di rimanere senza), si ero messo ad ascoltare la musica
dall’i pod che gli avevano regalato al suo
compleanno.
Ci mise
qualche secondo di troppo ad accorgersi del cellulare che squillava, in verità
glielo fece notare Max poiché il volume della musica era troppo alto per poter
sentire la suoneria.
Il numero
era privato e rispose esasperato passando a rassegna tutte le possibili cose
che gli avrebbe potuto chiedere quell’avvocato da strapazzo.
-Pronto- la
sua voce suonò più svogliata di quanto volesse far trasparire.
-Non un
saluto troppo caloroso, mi raccomando!-
Capì subito
che non si trattava dell’avvocato e, purtroppo, individuò presto anche il
proprietario della voce.
-Che cosa
vuoi?-
-Quanto
amore nell’aria!- Gli sembrò che Jermaine sorridesse
– Comunque volevo chiederti se eri a casa!-
-Ehm sì..-
-Perfetto..
ti va di pranzare con me?-
-Ehm no..-
-Dai solo
per parlare un po’-
Ci pensò su
anche se non aveva voglia di vedere quell’uomo con la parlantina: ora lo
sopportava un po’ di più, ma aveva più che altro paura di quello che gli
avrebbe detto, le sue parole si dimostravano sempre troppo veritiere per essere
pronunciate da una persona che conosceva a malapena.
Allo stesso
tempo non aveva voglia di stare fermo in quel salotto a subire passivamente il
caldo, magari sarebbe riuscito a mettere in chiaro una volta per tutte la sua
posizione, anche se non sapeva quale fosse, e lo avrebbe avvertito di non chiamarlo
più nel mese successivo poiché sarebbe stato in un altro continente.
-Va bene..-
-Preparati,
dieci minuti e sono lì!-
-Ma sai dove
abito?-
-Sì, ho
preso l’indirizzo col tuo numero di telefono, a tra poco-
Questa volta
fu Kei a sentirsi buttare giù il telefono prima di poter replicare.
Si pentì
quasi subito della decisione che presa: in fondo quelle cose gliele avrebbe
potute dire anche al telefono senza il bisogno di vedersi.
Ma ormai il
danno era fatto e si andò a cambiare chiedendo a Max di avvertire Rei che non
avrebbe potuto assaggiare il suo piatto del giorno.
Stava
varcando il portone di legno quando gli venne in mente che se Jermaine ci avesse messo davvero solo dieci minuti voleva
dire che era già in viaggio da un po’, di conseguenza era certo che avrebbe
acconsentito.
Non ebbe il
tempo di decidere se arrabbiarsi per quello o meno che una macchina tirata a
lucido gli si fermò davanti. Era una Mercedes rossa, molto appariscente e che
era perfetta per il megalomane che la guidava.
-Dai sali!-
Ormai si
trovava in quella situazione e così salì senza fare troppe storie.
Jermaine era vestito come al solito con i
suoi vestiti larghi e portava un paio di occhiali da sole, sicuramente firmati,
per cui valutò che l’uomo dovesse avere tanti soldi.
Guidava
molto velocemente, con i finestrini abbassati e la musica forte, comunque bella
musica.
Non si
scambiarono molte parole, più che altro Jermaine
intraprese un lungo monologo sulla canzone che stavano ascoltando, l’artista
che la cantava e come avrebbe visto una coreografia su quel pezzo.
Si
interruppe solo quando posteggiò nella periferia di Tokio, in un quartiere apparentemente
di classe: nella strada dove si trovavano si vedevano solo grossi palazzi
moderni, negozi di marche rinomate e locali alla moda.
Entrarono in
un palazzo che Kei scambiò per un semplice condominio, ma che si rivelò un
edificio pieno di uffici, negozi e, all’ultimo piano, un locale.
Era molto
raffinato come posto e a prima vista non risultava molto nelle corde di Jermaine nonostante lui sembrasse molto a suo agio in quel
posto. La cameriera li accompagnò a un tavolino sulla terrazza, per fortuna
protetti dal sole da un tendone bianco.
Ordinarono,
ma la conversazione non sembrava prendere una piega definita.
-Di cosa
volevi parlarmi?- chiese Kei spazientito.
-Dovevo
chiederti due cose in particolare, ma speravo anche di poter scambiare quattro
chiacchiere con te tranquillamente..-
Kei si
dovette adeguare a quello che gli aveva appena detto: in fondo non era la fine
del mondo parlare con quel tipo, o almeno cercò di vederla in quel modo.
-Allora..
come te la stai vivendo la tua maggiore età?-
-Preferirei
essere di nuovo minorenne in verità-
-Di solito
queste cose si iniziano a dire intorno ai 20 anni.. non bruciare le tappe!-
arrivarono le loro ordinazioni e iniziarono a mangiare.
-E’ che ho
un po’ di cose da risolvere-
-Ti avrei
chiamato prima, dopo il tuo compleanno intendo, ma sono stato tanto impegnato!-
Per quello
che gli riguardava, Kei avrebbe preferito che avesse avuto da fare per ancora
un po’ di tempo, ma pensò che dirglielo non sarebbe stato molto educato.
Tra un
boccone e l’altro, Jermaine cominciò un altro
monologo, ma fu presto interrotto dalla suoneria del cellulare di Kei.
Il ragazzo
lo tirò fuori e, notando il numero apparso sul display, appoggiò esasperato la
testa sulla mano scuotendola: era da più di ventiquattr’ore che in effetti
l’avvocato non lo chiamava e avrebbe dovuto aspettarsi un interruzione del
genere; in quel momento avrebbe preferito ascoltare il resto del discorso di Jermaine.
-Scusa ma
devo proprio rispondere-
-Tranquillo!-
-Pronto?- Il
tono era se possibile ancora peggiore di quello che aveva assunto poco prima
rispondendo al telefono.
Jermaine posò la sua attenzione sul piatto
da cui stava mangiando, ma non poté fare a meno di sentire quello che Kei stava
dicendo al suo interlocutore.
-No, lo sai
che non ne voglio sapere.. e che mi importa? Cioè sei tu l’esperto.. trova una
soluzione.. non mi importa quello che fai basta che la vendi.. sì sono sicuro che
non la voglio.. non so nemmeno che posto sia.. se non vuoi venderla regalala,
ma disfatene.. ecco appunto.. sì buongiorno-
Sbuffò
sonoramente provocando le risa dell’uomo di fronte a lui.
-Le grane di
cui mi parlavi prima?-
-Già- alzò
le sopracciglia e riprese a mangiare cercando di distendere i nervi.
-Faceva
molto uomo in carriera..- aggiunse divertito.
-Appunto..
parlare con un avvocato produce questi effetti-
-Un avvocato?
Wow.. che hai combinato?- aveva l’aria da cattivo ragazzo, ma non riusciva a
immaginarsi cosa avesse potuto fare per dover discutere così con un avvocato a
quell’età.
-Io niente..
è mio nonno che ha pensato bene di lasciarmi un’eredità troppo alta-
Le parole
gli uscirono spontaneamente, non trovò difficile confidarsi con Jermaine, anche se non gli stava particolarmente simpatico.
-Non avevo
ancora sentito qualcuno lamentarsi di essere il beneficiario di un’eredità!-
-Se avessi
avuto un nonno come il mio..- si fermò prima che troppe parole gli potessero
scappare dalla bocca -..non voglio averci niente a che fare.. sto cercando di
liberarmi di tutto-
-Wow.. ed è
tanta roba? Che volevi vendere prima al telefono?- il tono era curioso, ma non
invadente; Kei sapeva di non essere obbligato a rispondere, ma lo fece
comunque.
-Una villa,
o forse addirittura un castello, ma che se ne faceva di un castello? (lo disse
più a se steso che a Jermaine) Non lo so nemmeno io
sinceramente cosa fosse..-
-U-un
castello?!-
-Mio nonno
amava fare le cose in grande-
-Ah sì?! Non
l’avrei detto.. ma che era? Un principe?-
-No, un
figlio di puttana..- l’affermazione fece sobbalzare Jermaine
-..ne avrai anche sentito parlare qualche anno fa-
-Come si
chiamava?-
-Aveva il
mio stesso cognome..-
-Ah.. Aah!- Sembrò collegare un po’ di cose in un attimo – Sì ne
ho sentito parlare, ma non l’avevo collegato a te.. credevo che..- si fermò di
colpo, come se fosse sul punto di dire qualcosa di inappropriato.
Kei lo
guardò confuso perché continuasse.
-Pensavo che
tu fossi stato adottato, sai ho visto la firma sul foglio di autorizzazione e
il cognome era diverso!-
Ma quante
cose aveva letto di lui su quelle maledette schede?
-No, lui è
una specie di tutore e il nonno di un mio amico..-
-Capito..
Quindi devi essere molto ricco se sei parente di quel.. di quell’uomo-
-Troppo.. ma
non voglio toccare quei soldi, anzi se ne vuoi un po’ te li do volentieri..-
Jermaine scoppiò a ridere, ma vedendo l’espressione
seria dell’altro smise, rifiutando l’offerta.
-Quindi vuoi
dare via ogni centesimo?-
-Sì anche
se, ora che ci penso, mi hanno convinto a tenerne un po’ per le emergenze e
spese varie.. perché ho accettato? Preferirei andare a vivere sotto un ponte
piuttosto che tenere quei soldi-
-Lo dovevi odiare
tanto..-
Fece
spallucce, come se odiare l’unico parente che aveva fosse stata una cosa
normalissima.
I loro
piatti nel frattempo si erano svuotati e la cameriera era tornata per chiedere
se desiderassero dell’altro: presero due caffè e Kei ne approfittò per accendersi
una sigaretta.
-Di che mi
volevi parlare?- Kei decise che avevano chiacchierato fin troppo per quel
giorno.
-Mi chiedevo
in effetti se il mio discorsetto dell’altra volta avesse avuto l’effetto
voluto!-
L’ultimo
discorso che avevano affrontato era sulla danza, sul fatto che Jermaine vedesse in lui l’essenza della danza, che fosse
nato per danzare e via dicendo. Aveva fatto effetto? Si rispose di no, ma in un
attimo si dovette correggere.
-Io credo
davvero che tu possa fare grandi cose con un po’ di studio.. – riprese l’uomo
non aspettando la risposta di Kei -..se decidessi di fidarti di me potrei
tirare fuori cose davvero interessanti! Non lo dico così per dire! E’ da anni
che non vedo qualcuno come te.. è per quelli come te che penso valga la pena di
continuare questo lavoro, io ormai per me stesso non creo più nulla, ormai io modello le
coreografie sugli altri e.. e tu mi dai degli input per creare coreografie, per
continuare questo lavoro!- prese un respiro prima di concludere –Se ti fidassi
di me, potrei fare di te un ballerino eccezionale.. io sono sicuro che tra un
anno tutti saprebbero il tuo nome!-
-Io non
voglio la fama- fu l’unica cosa che riuscì a rispondere a quel discorso così
intenso.
Dietro a
quelle parole c’erano dei complimenti veri e sinceri, sentiva che non stava
cercando di convincerlo di cose assurde, ma..
-E dovresti
smettere di fumare!-
Il cambio
repentino di discorso lo frastornò. Non aveva nemmeno avuto il tempo di
ragionare su quello che aveva sentito che già doveva cambiare pensiero.
-Non lo farò-
-Ma ti
rovini i polmoni!-
-Mi puoi
chiedere di tutto, ma non di smettere di fumare.. ne ho assolutamente
bisogno..-
-Ti farò
smettere entro l’anno prossimo!-
-Mi sa che è
più probabile che l’anno prossimo io sia famoso piuttosto che abbia smesso di
fumare-
-Beh è un
compromesso accettabile! Ci sto!-
Lo aveva
incastrato in quel suo giochino di parole, ma non ebbe la forza di dibattere.
-Non dovevi
dirmi due cose tu?-
-Oh sì, me
ne stavo quasi dimenticando! Allora.. tra due settimane ho un lavoro per te!
Non devi fare provini o cose così ti..-
-Non posso-
-Come?-
-Non ci
sono, mercoledì parto..-
-E dove
vai?- Jermaine sembrava davvero rattristito da quella
notizia.
-Torno a
casa..-
-Ma casa tua
non è dove ti sono venuto a prendere?-
-No, è casa
di un mio amico..-
-E allora
dove?-
-A Mosca-
-Ah Mosca..-
il suo tono tranquillo ebbe un repentino cambio non appena realizzò la
collocazione della città in questione -..Mosca?! Ma è dall’altra parte del
mondo!-
-Già..-
-Non puoi
proprio rimandare la partenza?-
-No, ne ho
davvero bisogno, non posso proprio.. sinceramente non l’avrei nemmeno lasciata
se non fosse stato per un buon motivo e.. devo andarci per forza-
-E’ davvero
un peccato.. ma tornerai vero?-
-Immagino di
sì, non credo che sarebbe una buona idea restare..- Di nuovo parlò più con se
stesso che con l’altro, cercando di auto convincersi che il tornare sarebbe
stata la scelta giusta, mentre restare in Russia lo avrebbe solo danneggiato.
-Beh allora
la mia seconda proposta non puoi proprio rifiutarla.. hai finito la scuola
giusto?-
-In verità
mi manca ancora un anno..-
-Ma non
dovresti..-
-Ho perso un
anno- fece spallucce. A quanto pareva gli stava dando troppe cattive notizie in
una volta sola.
-Magari
possiamo trovare un modo alternativo, comunque ti volevo proporre un lavoro al
quale non puoi proprio dire di no!- Aspettò un entusiasmo alla notizia che,
però, non arrivò.
-Cioè?-
-A ottobre
parte il tour mondiale di Lauren, sai le sei piaciuto e se vuoi il posto è tuo,
per lei non ci sono problemi e per me anche meno.. Sarebbe per quattro mesi.. è
davvero un’opportunità irripetibile, soprattutto per te che sei così giovane..
le prove iniziano a settembre e poi.. e poi si parte!-
Kei rimase
spiazzato: gli stava offrendo la possibilità di girare il mondo come ballerino
per mesi, ma soprattutto gli chiedeva di lasciare la scuola.
Quello gli
sembrò il problema minore; la sua esperienza scolastica non poteva dirsi
proprio eccellente, anzi era sicuro che avesse imparato di più quando non ci
era andato, sulla vita almeno. Quello che lo frenava era lui stesso con le sue
insicurezze, le sue tante insicurezze.
-Non mi devi
rispondere subito, pensaci! Ti chiedo solo di darmi una risposta entro la fine
di agosto, facciamo intorno al 20, così se non accetti ho il tempo di trovare
un sostituto, ma spero che non ce ne sarà bisogno!-
-Non lo so..
io..-
-Davvero,
pensaci con calma, parlane a casa ai tu.. cioè a chi si occupa di te! Davvero
non c’è fretta!-
Si
guardarono a lungo prima che Jermaine porgesse a Kei
il suo biglietto da visita con scritti i suoi contatti e pagasse il conto,
nonostante le proteste dell’altro che sperava almeno di fare a metà.
Durante il
tragitto in macchina restarono in silenzio ad ascoltare la musica e, al
contrario di quello che pensava Kei, Jermaine si
dimostrò capace di reggere tanto tempo senza parlare.
E pure
questo è finito!
Come
commentarlo? Beh, intanto ci siamo dati un po’ una mossa col tempo e siamo
arrivati in un batter d’occhio all’estate u.u come al
solito quando ci sono cambi di mesi così veloci mi scuso, ma come al solito non
posso stare troppo su dettagli inutili e ahimè bisogna tagliare un po’! In ogni
caso abbiamo lasciato da parte la danza per queste undici pagine e abbiamo
avuto la conferma dell’imminente partenza per la Russia, per la felicità di
qualcuno!
Comunque
lascio a voi la parola.. vi dico solo che destino vuole che in questi giorni
abbia conosciuto una ragazza giapponese che si chiama, udite udite.. Mizuki! XD Ok, non era
interessante, ma mi andava di condividerlo u.u
Vabbè,
grazie come al solito a tutti, vecchi e nuovi!
Alla
prossima settimana!
Un bacione :)