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Autore: Elle Douglas    01/10/2011    1 recensioni
A chi non è mai capitato di sognare? A me sì, tante e tante di quelle volte, ma questa volta è diverso, ho immaginato la mia storia con il mio attore preferito, colui che da due anni è entrato nella mia vita con uno dei suoi splendidi sorrisi, di chi sto parlando? Ma di lui: Robert Pattinson!
Ho immaginato un’incontro a Montepulciano e da lì si è sviluppata tutta la storia.
“Cosa succede se una ragazza come tante, un giorno riuscisse a realizzare il suo sogno e a realizzare una vita su quello?" Come sarebbe una vita insieme al suo idolo? Ho provato a immaginare ed ecco cosa ne è uscito... spero vi possa piacere a magari perché no? Anche emozionare!
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Ed eccolo partorito l'ennesimo capitolo... è stata una vera faticaccia, e trovare il tempo per scriverlo a volte è mancato, ma ora eccolo!
Ringrazio di vero cuore chi segue la storia e chi l'ha aggiunta ai preferiti, è un enorme soddisfazione per me.
E un grazie di cuore va inoltre a chi ogni volta recensisce ogni mio nuovo capitolo.
Grazie mille di cuore.
 
Bene ora dopo tutti questi ringraziamenti vi lascio al capitolo, sperando che vi piaccia e sperando di avere al più presto dei vostri pareri.
 
Buona lettura!
Kiss

 
Dormii per un bel pezzo quel giorno perdendo completamente il senso del tempo e dello spazio.
Mi ritrovai poi in un letto bianco e soffice solleticata da un non so che sulla fronte che mi stuzzicava spostandomi un riccio maldestro ponendolo dietro l’orecchio in modo del tutto impercettibile.
Apri gli occhi di malavoglia e trovai nel mio angolo di paradiso colui che sulla terra aveva le fattezze simili ad un angelo.
I suoi occhi cerulei mi guardavano intensamente sorridendo.
Mi girai dall’altra parte mentre la sua mano lievemente si spostò dal mio fianco.
Fuori da quello che era un balcone il cielo non emanava nemmeno un sibilo di luce, tutto fuori taceva oscurando anche la stanza illuminata solo dalla flebile luce della luna argentea, l’orologio sul comodino segnava le 20.30, mi strofinai gli occhi e ritornai nella mia vecchia posizione ad ammirare quell’angelo che continuava a fissarmi cercando di tenere gli occhi aperti.
Mi raccattai accanto a lui.
“Che ci fai ancora sveglio?”, chiesi ad occhi chiusi mentre lui dolcemente mi sfiorava il braccio scoperto.
“Veramente sono appena sveglio”, precisò.
Aprii gli occhi per incontrare i suoi e andai in iperventilazione non appena un secondo dopo.
“Trovi interessante vedermi dormire?”, chiesi interessata sfiorandogli la mano.
“Mmh”, sussurrò aggrottando le sopracciglia. “Diciamo che mi piace guardarti, ecco tutto”.
Sorrisi diventando rossa come un peperone e abbassando la testa distogliendo i miei occhi dai suoi.
“E cosa ci sarebbe d’importante in me?”, chiesi avvicinandomi al suo viso.
Ero a poco meno di qualche centimetro e le sue labbra mi invogliavano a fare di meglio che parlare.
Ma amavo la sua voce, lo amavo appena sveglio quando aveva tempo e mi dedicava quei discorsi un po’ smielati.
Amavo tutto di lui, era inevitabile non amarlo.
Lui guardò le mie labbra poi menzionò i miei occhi a pochi centimetri dal suo.
“C’è di interessante che quando dormi russi e non mi fai chiudere occhio”.
La sua risposta mi aveva offesa. 
Tirai indietro la mia mano dalla sua e gli ricacciai via la sua dal mio braccio.
Ero seriamente incazzata ora.
Lui se la cacciò a ridere e m’incitò a girarmi di nuovo verso di lui nella stessa posizione di poco prima, mi girai di malavoglia mostrandogli un muso lungo come il collo di una giraffa.
“Stavo scherzando. Dai non prendertela”.
Non risposi mentre lui continuava a divertirsi in modo evidente.
“C’è di interessante che a volte mi chiami nel sonno e sussurri il mio nome seguito da un ti amo che già conosco. C’è che scopro che abito la maggior parte dei tuoi sogni. C’è che a volte nel sonno sorridi e mi sfiori, altre volte cerchi la mia mano e mi cerchi nel letto. C’è di interessante che ti amo e che di te m’importa un intero mondo e voglio scoprire tutto di te”. Confessò facendo crescere sul mio viso un mega sorriso abbinato a degli occhi luccicanti.
Non aspettai che fosse benevolo ad accogliermi su di sé, mi buttai tra le sue braccia e basta dandogli un bacio sulla fossetta sexy che gli si formava sull’angolo della bocca quando sorrideva. Poi mi spostai cercando le sue labbra e quando le trovai toccai il cielo con un dito.
Lui mugugnò qualcosa quando atterrai su di lui.
“Amore ma lo sai che sei diventata pesante!” azzardò afferrandomi i fianchi e guardandomi.
Non me la presi, o almeno in apparenza.
Mi avvicinai ammiccando al suo collo per poi salire fino alle sue labbra.
“Mmh.. può darsi che sia incinta sai..”, osai scioccandogli un bacio in bocca.
Lui mi guardò stralunato fissandomi spaventato.
“Cioè.. e con chi scusa? Ci dobbiamo vedere da due mesi?”, la sua fronte al pensiero era madida di sudore. Come se davvero potessi aver fatto qualcosa.
Che scemo.
Continuai a baciarlo lasciandolo appollaiato sulle spine un altro po’ prima di togliergli il dubbio.
“Amore dai scherzavo!”, dissi tranquillizzandolo “Oggi non fai altro che trovare difetti in me. Non ti piaccio più?”, dissi sedendomi su di lui e incrociando le braccia, imbronciandomi come una bimba piccola.
 Lui rise rasserenato mentre con una mano mi sfiorò dolcemente la gamba.
Poi mi spostò da sopra di sé tenendomi per i fianchi e facendomi scivolare dolcemente sul letto mentre io lo guardavo ancora con la stessa espressione risentita.
“Amore mio”, fiatò sedendosi a pochi centimetri fa me e prendendomi le mani. “Tu, mi piaci sempre. Non ti mettere queste idee in testa”.
E mi baciò.
“Non voglio nemmeno che ci pensi”.
Un altro bacio mentre sul mio viso si apriva un sorriso.
“Tu sei la ragazza più bella che ci sia in questo mondo, ok?”, disse guardandomi fisso negli occhi serio come non mai.
Feci cenno con la testa e volai tra le sue braccia perdendomi nei suoi baci funesti.
 
25 Giugno 2010 ore 14.40, Los Angeles.
 
Ashley guardava e rimirava la sua opera andando su e giù per la stanza con aria dubbiosa ma soddisfatta.
“Non ho parole giuro stai benissimo!”, sentenziò la ragazza riguardandomi per la millesima volta.
Io in compenso ero stritolata e ammassata in un vestitino bianco di raso adornato da leggerissime rose fucsia dipinte su di esso, senza spalline e scollato dietro vertiginosamente, non c’ero abituata. La gonna del vestito era a balze ed andava a stringersi poi sotto un po’ sopra le ginocchia.
Ai piedi delle leggerissime decoltè di raso fucsia dai tacchi vorticosi se ne stavano inermi con quel fiocchetto rosa in alto che le rendeva splendide ma anche altrettanto odiose per il dolore atroce che provocavano alla pianta del piede.
Speravo di non cadere a terra come una pera cotta durante il red carpet, sarebbe stata una figura di merda colossale, fatta tra l’altro davanti a mezzo mondo.
Rabbrividivo al sol pensiero. Scossi la testa e allontanai quel pensiero.
Ero in ansia, in una fottuta ansia, non capendo ancora il significato di tale commedia che ero costretta a tenere.
Possibile che nessuno capisse la mia voglia di non apparire? E poi che c’entravo io alla premiere?
Io una semplice fan amica di Pattinson?! Porca miseria.
Mi sudavano le mani ed ero tesa come una corda di violino, non riuscivo a calmarmi nemmeno per un attimo.
“Davvero Ash! Faccio schifo!”, fiatai guardandomi per l’ultima volta allo specchio mentre mi aggiustavo il vestito meglio sui fianchi.
Ash mi guardò con aria categorica incrociando le braccia e venendomi incontro.
“Primo: Non dire cazzate. Secondo: il vestito l’ho scelto io perciò non offendere. Terzo: Sei completamente e assolutamente bellissima!”. Disse tenendomi per le spalle. “Ti manca solo un tocco di kajal unito al mascara e stai da Dio!”, pontificò Ash facendomi un gran sorriso per tranquillizzarmi.
Le sorrisi di rimando debolmente e senza fiducia. Se ne accorse.
“Tesoro, senti. Tu lo sai che ti voglio bene si?”. Mi guardò fissa negli occhi. Annui.
“Bene. Credi forse che ti direi cazzate in un giorno così importante? Credi che ti farei apparire non degna di una presenza mondiale? Rob mi ucciderebbe, lo sai meglio di me, e poi non sarei più capace di guardarti in volto. Non lo farei mai”.
“Si lo so, ma…”.. cercai di ribattere.
“Niente ma stasera. Mancano due ore e dico DUE alla premiere perciò preparati, non abbatterti e non rompere più sei splendida. E se continui così ti mando Rob e infrango le regole che io stessa ho imposto, ok?”
“Ok!”, mi limitai a rispondere abbassando lo sguardo esausta. Sapevo quali erano le regole. Ash mi aveva prelevato dalla mia stanza la mattina presto promettendo a Rob che mi avrebbe vista solo ed esclusivamente al momento della premiere, o al limite alcuni momenti prima. In pratica mi aveva rapita e costretta per tutto il giorno a rilassarmi con delle cure di bellezza per essere uno splendore, manco ci dovessimo sposare.
E poi non si potevano fare miracoli su di me.
“Bene”. Sorrise soddisfatta. “Ora ti mando Melanie e Kelly per trucco e parrucco,, io esco un attimo per prendere una cosa e per parlare con la mia manager dopodiché torno. Non ti devi preoccupare”. Disse prima di svolazzare dietro quella porta leggera e spensierata.
Restai un attimo da sola.
Sola con la mia anima e la mia immagine riflessa.
Una ragazza dalla superficie vetrata posava di spalle e si stava girando lentamente per ammirarsi meglio.
Guardava incredula quell’abito che le calzava a pennello e sottolineava le gentili forme che madre natura le avevo donato.
Il vestito non faceva una piega sul suo corpo e quel fucsia delle rose disegnate su di esso mettevano in lei una certa allegria.
Era sempre stato il suo colore preferito, lo sapevano tutti.
Per un attimo quasi incredula si senti bella, per davvero.
 
Un paio di ore e i miei occhi vennero velati da un leggero ombretto rosa perlato che si mischiava perfettamente con un colore bianco che illuminava la palpebra superiore, il tutto contornato da un sottile kajal intorno all’occhio e tantissimo mascara per infoltire e volumizzare al massimo le ciglia.
I capelli in compenso erano stati perfettamente stirati e ondulati verso le punte a mo’ di bambolina di porcellana con tanto di gote rosee a causa del fard, sulle labbra un leggero e brillante rossetto fucsia concludeva il tutto.
Lo specchio di fronte a me rifletteva un immagine del tutto diversa dall’abituale capace di abbagliarmi e farmi sorridere.
Mi riguardai un paio di volte ancora facendo alcune pose davanti allo specchio prima di andare.
Ma la figura che era riflessa di fronte ai miei occhi sembrava di più ad un vero e proprio spaventapasseri.
Ma perché faccio così schifo? Mi chiesi come sempre.
Passai una mano tra i capelli disperata e lanciai un piccolo urlo di disperazione e timore inudibile.
Non potevo indossare una maglia e un jeans per la serata? In queste vesti non mi sento proprio a mio agio. Tiro la pancia in dentro, tiro su le spalle, tengo le gambe unite con quelle trivellatrici ai piedi, e sposto il peso da una gamba all’altra, ma niente. Uffa!!
Decisi di prendere il coraggio a due mani, guardai l’orologio appeso al muro, l’ora è ormai fatta.
Spalanco la porta che mi divide dal salotto di Ash e via.
 
“Ash? Ash dove sei?”, ripetei più volte mentre uscivo dalla stanza per farmi ammirare e consolare da lei, ma non la trovavo.
Ogni parte di lei si era volatilizzata da quella stanza. Che avessero deciso di andare alla premiere senza di me vista l’ora?
Magari, fu la risposta immediata della mia coscienza a riguardo prima di trovare un bigliettino sul tavolo vicino alla mia pochette.
 
“Tesoro io sono già volata, mi hanno chiamata urgentemente e non ho potuto avvisarti.
I’m sorry! ;P
In compenso nel balcone della mia camera troverai quello splendore di Mr Pattinson ad aspettarti.
Spero non si sia mosso di lì, altrimenti lo prendo a badilate.
E comunque spero che questo biglietto sia servito a qualcosa..
Ci vediamo sul red carpet splendore (ti immagino dire il contrario!)..
Kiss Ash.”
 
Il biglietto parlava chiaro: Rob era in terrazza.
Rob era in terrazza. Rob era in terrazza. Rob era in terrazza.
Il mio cervello si inceppò andando in TILT mostrando chiari segni di squilibrio. Andai in iperventilazione e l’autostima che poco prima aveva guadagnato un po’ di punti li perse tutti d’un colpo al pensiero dell’espressione di Rob. Mi sarei sentita a disagio.
Mi avviai verso la terrazza e tirai il fiato prima di affacciarmi sistemandomi il vestito.
“Ok Rob, ora puoi voltarti. Ma non ridere ti prego, mi sento già ridicola di mio!”, esordì entrando nei suoi pensieri, mentre lui in terrazzo, già pronto e agitato quanto me, si fumava una sigaretta.
Il fumo quasi gli andò di traverso provocandogli una tosse convulsa nel vedermi. Gli andai vicino per massaggiargli le spalle, si calmò.
“Cavolo Van, chi hai intenzione di far innamorare stasera?”.
“E’ troppo dici?”, chiesi agitatissima. “Faccio schifo, vero?!”
Inalò un altro tiro di sigaretta.
“La tua solita autostima, eh? Dove l’hai lasciata?”.
“Nel ventre di mia madre”, risposi stizzita da quel suo girare intorno alla risposta.
“Sei bellissima”, decretò con il suo sorriso sghembo facendo rallentare i battiti del mio cuore.
“Non è esagerato secondo te?”, chiesi ancora un po’ dubbiosa riguardandomi il vestito addosso.
Tirò fuori l’ultimo tiro e spense la sigaretta nel posacenere lì vicino per poi prendermi tra le sue braccia.
“Ascolta, sei splendida punto.”, disse prendendomi il viso tra le mani e penetrandomi con i suoi occhi.
Fui incapace di respirare e le mie idee riguardo al vestito andarono in fumo quando incontrai i suoi occhi, limpidi, puri e pentranti.
Cercai con tutte le mie forze di abbassare lo sguardo dal suo e risi nervosa un po’ per entrambe le situazioni accentuando così il color rosso sulle guance. Mi senti avvampare sotto quel fuoco e prendendo fiato sbiascicai un “Grazie” al suo complimento.
Mi prese sotto il mento  trasportando il mio viso verso il suo per far incontrare le nostre labbra, che all’unisono presero forma le une sulle altre modellandosi a vicenda. Lo abbracciai forte e iniziai a baciarlo con fervore mentre lui ricambiava e mi tirava a sé, alzandomi di dieci centimetri o forse più.
Il gusto delle sue labbra al sapore di fumo e cenere si confondevano con le mie al sapore di fragola e mora, un retrogusto che sulle nostre labbra aveva del tutto un certo effetto.
“La vostra macchina arriva tra tre minuti”. Disse Dan affacciandosi e arrossendo a quel momento di intimità violato. Noi ci staccammo e ridemmo.
“Ok!”, rispose Rob, congedandolo. “Odio essere interrotto quando ti bacio!”, confessò irritato mentre mi tirava dentro. Lo consolai con un bacio sul collo.
Un cellulare trillò convulsamente da dentro la tasca di Rob.
Era un messaggio.
Dovevo chiedergli chi era o avrei violato la sua privacy? Diedi uno sguardo veloce allo schermo per intravedere qualcosa, ma nulla. Rinunciai e abbassai lo sguardo.
“E’ Lizzie”, sentenziò Rob captando la mia espressione con la coda dell’occhio. “Sono appena arrivati alla premiere”.
“Non ti ho chiesto nulla!”, dissi.
“Infatti ma avresti voluto”.
“Non è vero!”, mentii spudoratamente imbronciandomi e fissando il pavimento.
Spostò la sua attenzione dal telefono e mi guardò intensamente affinché io tradissi le mie emozioni, sapeva che quello era l’unico modo.
Cercavo di restare seria il più possibile ma guardando la sua espressione impassibile e impenetrabile scoppiai a ridere.
Avevo ceduto.
“Vedi che avevo ragione”., debuttò lui entusiasta della mia evidente confessione ritornando con lo sguardo al telefono.
“Si, ma un po’”, mentii io per non dargli importanza.
Mi avvolse un suo braccio intorno al collo tirandomi a se e baciandomi la fronte mentre  le risate riempivano la stanza.
“La macchina è qui”. Annunciò Dan entrando nuovamente nella stanza, dando un tonfo finale al mio cuore.
 
In macchina ero agitatissima, accavallavo e scavallavo le gambe di continuo alzando prima una poi l’altra, tremavo come una foglia, segno del mio più che evidente nervosismo, ed ero in fissa col vestito che mi tirava qua e là e che a mio parere era troppo corto mostrando delle gambe non degne di presentazione.
Controllavo il mio volto e i miei capelli ogni cinque secondi allo specchio, che mi ero portata dietro, per vedere che fosse tutto a posto.
Stavo diventando paranoica, o meglio, io ero paranoica!
Robert d’altro canto, se ne stava tranquillo, o meglio così appariva mentre alternava occhiate prima a me e poi fuori dal finestrino.
D’un tratto lo specchietto mi volò dalle mani, o meglio mi venne tolto dalle mani da un certo Mr Pattz che non ce la faceva più a vedermi in quello stato.
“Questo è sequestrato!”, disse beffardo passando lo specchietto nel bagagliaio tra varie scartoffie e valigie ormai irrecuperabile.
“Dai Rooob!”, cantilenai irritandomi e sporgendomi per poterlo scorgere prima che lui mi tirasse giù e mi posizionasse a pochi centimetri dai suoi occhi, il mio sedativo, mi calmai all’istante cercando di immaginare un angelo più bello di quello che avevo al fianco.
“Ehi amore, sei splendida. Davvero non ti devi preoccupare”.
“Si lo so, è che mi sento a disagio”.
“Non ti devi preoccupare, ok? Ci sono io qui con te, e poi i fan mica ti mangiano”.
“A me non di sicuro!”, risposi sarcastica allusiva.
Lui sorrise creando quella leggera fossetta all’angolo della bocca e prendendomi una mano nella sua per incoraggiarmi.
Mi accoccolai sulla sua spalla chiudendo gli occhi e cercando di calmarmi.
Un paio di minuti dopo una serie di urla mi fece sobbalzare facendomi sbarrare gli occhi eravamo arrivati.
   
 
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