Quest'e' il caos del cuore informe
sgretolato in gusci d'aria;
la risacca immaginaria
che solletica chi dorme
lo ghermisce, arrotolandolo
in cieli d'arenaria,
punto dal suo bianco artiglio.
Sono stata nei tuoi occhi,
ci ho soffiato le mie voglie;
sulla prateria si scioglie
l'alba, in madidi rintocchi -
urlo, e la mia voce e' un rantolo,
e la verita' mi toglie
anche l'ultimo giaciglio.
Cosa resta ormai del bandolo
inseguito nell'immenso?
Sospesa sopra il ciglio
dell'illusione, aspetto.
Vorrei dirti grazie, e scusa,
regalarti i miei sonagli
pregni d'ebeti barbagli.
Persa in canti di medusa
vorrei sbriciolarmi il petto
in bouquet di rabbia e sbagli,
sfrigolare come incenso.
Ma in bordelli di catrame -
questo e' il giorno senza porta,
e' il tranello in cui, contorta,
resto in mezzo al mio ciarpame:
ragnatela in un cassetto.
Potrei essere gia' morta
mentre ancora inseguo il senso.