Ringrazio
anche solo chi legge.
L’uomo
che mi cambiò la vita
Titolo: L’uomo che mi cambiò la vita
Autore: Kamy [msp17]
Numero capitoli: 1
Titolo Capitoli: (facoltativo)
Personaggi: Rufy, Shanks
Rating: verde
Genere: generale, one shot
Avvertimenti:
Introduzione:
Note: (facoltativo)
L’uomo
che mi cambiò la vita
Il
locale di Makino quel giorno era in penombra. Faticosamente il
sole cercava di fendere le nuvole che, grigie, erano cariche di
pioggia. Il
villaggio era come sempre in fermento e, anche se era inverno, la
temperatura
non era ancora così rigida. Un boccale venne alzato in un
brindisi senza vero
motivo. Piratucoli e gentaglia ridevano e scherzavano, ma per quanto
potessero
scadere le battute, nessuno osava rivolgere nessuna parola di scherno
verso la
giovane magrolina al balcone.
Makino
sorrideva gentile, nonostante l'aria timida che pareva
contornarle eternamente il volto. Puliva il bancone andando avanti e
indietro
dalla cucina ai clienti, servendoli con dolcezza, quasi non avesse a
che fare
con la gente di pessima risma. In fondo era una cittadella di mare,
pirati e
ladruncoli erano all'ordine del giorno e nonostante le lamentele del
Sindaco,
Makino lasciava la sua locanda aperta a tutti. Per quanto fuori facesse
comunque freschetto, all'interno c'era quasi afa. Il locale era
affollato e le
finestre chiuse. Un paio di mosche non ancora morte cercavano
lì refrigerio. Si
attaccavano alla pelle già umidiccia di sudore e questo non
aiutava certo gli
animi che quel giorno parevano più focosi del solito. Si
preparava una tempesta
anche là dentro, o almeno così pareva,
perché lì era ben raro si degenerasse in
vere risse.
L'unico
elemento che pareva non combaciare con l'atmosfera tetra e
poco amichevole era una macchiolina bianca. In realtà il
bianco era della
magliettina con la scritta 'Anchor' che svettava chiara sull'indumento
che al
bambino pareva stare fin troppo largo. Seduto sullo sgabello, dondolava
le
gambe tenendo stretto tra le mani un bicchiere che non riusciva nemmeno
a
circondare del tutto, colmo di aranciata. Sorrideva solare, guardando
le
litigate di poco conto tra i clienti. Di tanto in tanto strepitava il
nome
della locandiera e subito riceveva la sua razione. I clienti avrebbero
avuto di
che lamentarsi, peccato che nessuno realmente volesse prendersela con
un
bambinetto.
Si
sentirono delle voci molto alte provenire fuori dalla porta e
dai rumori di passi pesanti sembrava ci fosse un esercito in
avvicinamento. Era
raro ci fosse un simile assembramento, ma nessuno ci fece caso
più di tanto.
Soltanto che la porta, invece di essere aperta, fu direttamente
sbattuta. Un
colpo secco richiamò l'attenzione di tutti e per un attimo,
come se uno
stregone avesse taciuto il mondo, cadde un insolito silenzio.
Sull'uscio stava
un gruppo di persone alquanto insolito, a parte per le altezze che
facevano
temere che non sarebbero riusciti a passare. Uno di loro era anche
molto largo,
sformato, nemmeno si fosse trattato di un gigantesco pesce palla
carnivoro
travestito da essere umano. No, era qualcosa nella loro aria a essere
insolita
e sì, anche la scimmia pareva volesse minacciare il mondo
intero con aria
superiore. A calamitare lo sguardo era anche il ghigno di quello che
pareva il
capo. Teneva un cappello di paglia premuto sul capo e il suo viso era
ancora
più in ombra del luogo, i suoi tratti erano invisibili, ma
il banco dei suoi
denti piegato in quel modo strafottente calamitava lo sguardo. Nessuno
parlava
e tutti li fissavano, pareva una minaccia e la mano che teneva come se
niente
fosse sull'elsa della sua grande spada non aiutava a rilassarsi.
Però, a ben
guardarlo, il suo abbigliamento tradiva un po' la sua aria da duro.
Teneva dei
pantaloncini con dei fiori disegnati così corti da mostrare
le sue nerborute
gambe ricoperte da una selva di lunghi peli. La camicia bianca era
sgualcita e
sbottonata, tanto che copriva davvero poco i suoi muscoli ben definiti.
I
capelli rossi intenso lo faceva rassomigliare a un demone che in vena
di
giocare è andato a infastidire gli umani ben sapendo di
essere a loro
superiore. Accanto a lui c'era un uomo alto come minimo tre metri.
Dietro una
cortina di fumo dovuta al suo lungo sigaro, c'era una faccia che per
quanto
gelida pareva a sua volta voler provocare. Gli intensi occhi neri
saettavano un
po' ovunque e i suoi lunghi capelli di un intenso colore nero inchiostro,
bello come le piume di un corvo regale, erano legati in una coda. Sulla
spalla
teneva ben saldo un fucile. Nessuno parlava, quasi improvvisamente
fossero
rimasti immobilizzati e spaventati da quella banda di giganti.
Makino
li osservava quasi nascosta dietro il bicchiere che stava
pulendo. L'aria era tesa nemmeno i nuovi arrivati dovessero compiere
una
qualche strage per sfizio. Una manina si levò, sventolando a
destra e sinistra
con in mano un osso dieci volte lei.
"Makino!
Ne voglio ancora!" esclamò il bambino, balzando
in piedi sulla sedia, saltellando e agitandosi,
quasi non avesse notato
l'irreale calma.
La
giovane scosse il capo, risvegliandosi.
"Subito
Rufy" disse sorridendo al bambino. Gli altri
clienti ripresero a parlottare tra loro, a voce bassa però,
come fosse entrato
Satana in persona. Il gruppo prese posto e occupò tutti i
tavoli rimasti
liberi, anche se alcuni preferirono cedergli i loro. Perciò,
metà del locale
era ormai adibito a ritrovo per lo strano gruppo. Il rosso invece
puntò
direttamente al bancone, sedendosi su uno degli sgabelli vuoti. I suoi
occhi
neri parvero studiare attentamente la ragazze e, anche se il sorriso si
allargò
di più, parvero brillare tenuamente come a volerla
rassicurare.
"Vorremmo
da bere"disse,
con una voce roca ma
così solare da parere stesse ridendo. La giovane
arrossì imbarazzata.
"Cosa
desiderate da bere?" domandò gentile, sebbene paresse un
pigolio
indistinto. Nel frattempo andò a prendere vassoi pieni di
cibo, che parevano
dover sfamare un esercito.
“Rum
per tutti i miei uomini, per me sake e un piatto di riso. Oh, faccia
girare
anche della carne tra i miei ragazzi. Se c’è con
tanto ghiaccio e in boccali
grandi per loro, io invece lo prenderò nella ciotola
tradizionale”.
Spiegò
l'uomo, eppure sembrava già un
po’ ubriaco dal modo
di fare o forse era semplicemente un po’ pazzo. La giovane
tornò con i piatti.
"Sì,
ve lo porto subito" disse sorridendo cordiale; ma
prima che i presenti potessero anche solo annusare l'invitante
profumino delle
pietanze che parevano chiamarli, furono messe davanti al bambino che le
aveva
chieste "Grazie!" trillò Rufy, gettandosi sul cibo.
Makino
sospirò sconsolata.
"Tu
non mangi abbastanza" si lamentò, prima di tornare
in cucina. Il bambino mantenne la forchetta sollevata un po'. "Vuoi una
mano con i liquori?" chiese perplesso, vedendola intenta a sollevare un
barile di rhum. La giovane gli sorrise e trasportò la botte.
"Mangia"
gli disse, carezzandogli la testolina. Rufy
gonfiò le guancie, ma tornò al suo pasto,
guardando preoccupato la giovinetta
lavorare. Makino alla fine riuscì nell'impresa. Rhum e carne
presero a girare
nel locale. La giovane poi porse il piatto di riso ed il sake all'uomo
al
bancone.
"Ecco"
disse, sorridendo.
Makino
alla fine riuscì nell'impresa. Rhum e carne presero a
girare nel locale. La giovane poi porse il piatto di riso ed il sake
all'uomo
al bancone.
"Bah,
per me il marmocchio già mangia molto" commentò a
bassa voce il rosso giocherellando con il cucchiaio.
Makino
alla fine riuscì nell'impresa. Rhum e carne presero a
girare nel locale. La giovane poi porse il piatto di riso ed il sake
all'uomo
al bancone.
"Ecco"
disse, sorridendo. "Bah, per me il
marmocchio già mangia molto" commentò a bassa
voce il rosso giocherellando
con il cucchiaio. La locandiera ridacchiò, nascondendo le
labbra con le mani,
osservando Rufy gonfiare le guancie piene di carne.
"Io
mangio quanto mi pare" si lamentò, addentando un
altro cosciotto.
"Sì,
sì". Rise Makino. "Ma non parlare con la bocca
piena". Aggiunse, scuotendo il capo.
"Dimmi,
moccioso, sai nuotare?"domandò l'uomo
sistemandosi il cappello con una mano.
Il
bambino osservò l'uomo con attenzione, perplesso. Aveva un
cappello di paglia buffo e dei capelli rossi davvero sfavillanti, come
non ne
aveva mai visti. Gli fece simpatia, peccato che la domanda non fosse
altrettanto ben accetta. Gonfiò ancor di più le
guancie.
"No"
rispose, facendo la linguaccia. "Ma diventerò
il più bravo nuotatore di tutti allenandomi!"
esclamò convinto, ritrovando
all'istante il sorriso deciso.
"Una
piccola palla di cannone piena di cibo che
affonda". Lo derise l'uomo e pareva stesse seriamente prendendo in
considerazione l'idea di tirargli le guance.
Rufy
saltò in piedi sulla sedia mostrando tutti i denti e
agitando
il pugnetto.
"Cosa?
Io non vado affondo!!". La locandiera guardò la
scena perplessa, una gocciolina di sudore sulla fronte che sembrava
indecisa
quanto lei. Forse doveva far sedere il piccolo, poteva farsi male.
"Ah
no? Eppure pari proprio una piccola 'ancora'". Lo
punzecchiò di nuovo l'adulto.
Il
bambino ringhiò battendo il piedino sullo sgabello.
"Io
diventerò un grande pirata!" disse, quasi fosse una
minaccia rivolta al mondo intero.
"Tu
vuoi fare il pirata?".
Improvvisamente
alla domanda dell'uomo era calato il silenzio nel
suo gruppo. Gli uomini lo guardavano fare un sorriso leggermente
più pericoloso
rispetto all'allegro che aveva fino a un attimo primo. Uno di loro
quasi si
azzardò a lasciarsi fuggire un 'capo', ma se lo
ingoiò rimanendo muto come
tutti gli altri. Il rosso pareva aspettare davvero seriamente la
risposta del
più piccolo. Makino assunse un'espressione spaventata a
quell'improvviso
silenzio, indecisa su cosa fare. Sentiva un groppo alla gola e avrebbe
voluto
portare via Rufy da lì, ma il bambino non sembrava quasi
essersi accorto della
tensione improvvisa, come non contasse granché.
"Io
sarò un pirata!" ripeté convinto, quasi che in
quella singola frase dovesse racchiudere un mondo di convinzioni.
L'ovazione da
parte della banda dell'uomo con il cappello esplose. Tra risate e
acclamazioni
iniziarono a festeggiare e a brindare quasi in contemporanea con il
sorriso
folle e luminoso del rosso. Alcuni iniziarono addirittura a ballare
abbracciati
. Il rumore era tale che non si capiva, in un ronzio
indistinto. C'era chi
prese a cantare e non si sprecarono le liti sul cibo nei piatti altrui,
nemmeno
fosse un'unica mangiatoia.
"Capo,
il ragazzino ha stile". Commentò l'uomo alto tre
metri a bassa voce, aspirando con decisione il sigaro. La sua frase
pareva
detta con un tono enigmatico e strappò un assenso all'altro
uomo. Il finimondo
si placò solo quando suddetto 'capo' fece segno con la mano
di fare piano.
Sembrava che la prova, se di quello si trattava, non fosse ancora
finita.
"Io
sono il capitano pirata Shanks il rosso"fece sapere
l'uomo gonfiando il petto, nemmeno fosse una notizia normale. Gli
uomini che
componevano la sua ciurma parvero accentuare i sorrisi nemmeno il loro
capitano
gli avesse appena fatto un complimento. Rufy spalancò la
bocca, formando una
'o' di sorpresa, prima di sorridere raggiante.
"Tu
sei un pirata?!" chiese, esaltato.
"Già".
Fu il commento deciso e allegro dell'adulto
"E tu perché vuoi fare il pirata?"incalzò
tornando a calcare il tono.
Il
bambino inclinò il capo di lato,
quasi fosse una domanda dalla risposta scontata. Notando che
però l'uomo dai
capelli rossi - Shanks - era davvero serio, si mise seduto composto,
dondolando
le gambe.
"Semplice!
Perché i pirati sono le persone più libere di
tutti!".
"Ci
fu un pirata che era il più libero tra tutti i
pirati". Se già la rivelazione di Shanks aveva gelato gli
altri
commensali, a quella i clienti iniziarono a sudare guardandosi intorno
nemmeno
stesse evocando ogni forza maligna esistente di ogni universo.
"Lui
era…".
Il
sindaco iniziò a ringhiare infastidito.
"…il
re…".
Un
paio di tizi deboli di cuore svennero e alcuni si chiesero se
fosse il caso di parlarne davanti al nipote di Garp, mentre gli uomini
di
Shanks parevano bambini che ascoltano la favola della buona notte
preferita del
loro genitore.
"Il..Re?"
fu tutto quello che riuscì a dire Rufy, con il
cuore in gola.
"…dei
pirati Gol D Roger".
A
quelle parole fu il caos, la gente stava già urlando e
calpestandosi a vicenda quando si sentì un colpo di fucile.
"Suvvia
Benn, vacci piano". Scherzò Shanks
tranquillizzando il suo vice che guardava torvo i fifoni che avevano
osato
rovinare l'attimo di sacro ricordo e suspense di quel grande uomo che
era stato
Roger.
"Il
Re dei Pirati..era l'uomo più libero di tutti?"
chiese il bambino, come non gl'interessasse minimamente delle urla e
del caos
scoppiato nei dintorni, tanto meno dell'aria carica di aspettative
quasi vi
fosse un'entità a controllare che tutto andasse per il verso
giusto.
"Assolutamente".
Spiegò Shanks con un piglio
malinconico, i suoi tratti spuntarono appena dal cappello e
mostrò la sua
esotica bellezza. I suoi occhi neri intensi parevano persi in ricordi
lontani e
la leggera barbetta gli dava un'aria selvaggia. Sull'occhio aveva un
insolita
cicatrice simile a tre graffi profondi.
Rufy
sollevò appena il capo, quasi riflettendo attentamente.
'L'uomo
più libero di tutti..' pensò, prima di sorridere
radioso.
"Ho
deciso!" esclamò a gran voce. Prese fiato,
riempiendo le guancie d'aria.
"IO
DIVENTERO' IL RE DEI PIRATI!".
Quella
decisione gli avrebbe cambiato tutta la vita, Rufy lo
percepiva solo vagamente, ma Shanks invece ne era certo mentre in lui
rivedeva
il suo amato e perduto capitano Roger.
4° Classificato
L'UOMO CHE MI CAMBIO' LA VITA di Kamy aka
msp17
Ce ne sono parecchie di fan fiction su Rufy e Shanks e questa,
purtroppo, non
brilla per originalità. Leggendo il titolo mi sarei
aspettata una trama
diversa, arrivata alla fine davvero non so come Shanks effettivamente
abbia
potuto cambiare la vita di Rufy semplicemente con così poco.
L'idea era buona,
tuttavia bisognava renderla con più cura secondo me.
Alcune volte ti sei contraddetta:
- prima parli di gentaglia che ride e scherza, poi descrivi l'atmosfera
come
cupa e tetra
- "Era raro ci fosse un simile assembramento, ma nessuno ci fece caso
più
di tanto." non penso sia plausibile, anche considerando che l'Isola di
Foosha è molto isolata nell'East Blue e dunque poco
frequentata (specialmente
il villaggio dove vive Rufy)
- "disse, con una voce roca ma così solare da parere stesse
ridendo."
La descrizione così particolareggiata della ciurma di Shanks
non era
necessaria, ha un po' appesantito la lettura, qualche cenno sarebbe
bastato e
avrebbe reso meglio l'atmosfera di mistero su quella nuova apparizione
nel
locale (poi mi è parso strano vedere Shanks paragonato ad un
demone quando è
sempre gioviale e sorridente)
Parlando del fulcro centrale della trama, Rufy decide di divenire un
pirata
dopo aver conosciuto Shanks, questa può essere considerato
come il loro primo
incontro, ma da come si svolgono i fatti sembra che tu abbia riassunto
l'anno
passato a Foosha dai pirati in meno di un giorno. E' tutto troppo
affrettato,
anche se la parte finale è molto plausibile, Rufy che viene
a sapere
dell'esistenza del titolo di Re dei Pirati, l'uomo più
libero di tutti e ciò lo
esalta.
Per quanto riguarda la grammatica ti consiglio di prolungare i periodi
delle
descrizioni, ma di non soffermarti troppo sui dettagli di personaggi
che il
lettore medio di One Piece conosce già (troppe righe sono
dedicate ai membri
più conosciuti della ciurma incluso Shanks stesso).
"Per quanto fuori facesse comunque freschetto, all'interno c'era quasi
afa. Il locale era affollato e le finestre chiuse. Un paio di mosche
non ancora
morte cercavano lì refrigerio. Si attaccavano alla pelle
già umidiccia di
sudore e questo non aiutava certo gli animi che quel giorno parevano
più focosi
del solito. Si preparava una tempesta anche là dentro, o
almeno così pareva,
perché lì era ben raro si degenerasse in vere
risse."
Di solito le frasi brevi sono adatte per atmosfere cupe, da genere
horror e
devono dunque trasmettere inquietudine al lettore.
La caratterizzazione dei personaggi è parecchio azzeccata,
questo episodio
"missing moments" è possibile nel comportamento di Shanks e
Rufy
(così come quello apprensivo di Makino, la quale ancora non
conosce ).
- Originalità della trama: 9/15
- Caratterizzazione dei personaggi: 13/15
- Grammatica e sintassi: 7/10
- Gradimento personale: 10/15
Punteggio totale: 39