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Autore: Neko    01/10/2011    4 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quindici : scambio di ruoli

 

Per pochi metri quadrati il villaggio si poteva definire sistemato, nonostante le molteplici cose ancora a cui i cittadini avrebbero dovuto pensare una volta che non avrebbero più avuto il prezioso aiuto dei Mugiwara.

Sarebbe stato faticoso, ma i pirati erano sicuri che quella gente avrebbe superato ogni avversità. Lo dimostrava il fatto che dopo quella tragedia che si era abbattuta su di loro, tutti quanti avevano ancora una grande voglia di lottare e di vivere.

Nonostante fosse ancora presto, tutti si erano già messi al lavoro, chi nel villaggio, chi sulla Sunny, cercando di recuperare del tempo prezioso.

I Mugiwara si erano resi disponibili per chiunque avesse chiesto loro aiuto, solo Nami si allontanò dal gruppo.

Essa si recò poco fuori dal villaggio dove si trovava una piccola distesa d’erba piana. Essa era cosparsa di croci messe in ordine ognuno alla stessa distanza dell’altra.

Nami!” la ragazza si girò al suono del suo nome e rimase stupita nel vedere Rufy dietro di lei. Lo pensava insieme agli altri, inoltre, non si era accorta che qualcuno l’avesse seguita.

“Che cosa stai facendo?” chiese il ragazzo curioso.

“Sto sistemando un piccolo cimitero per le vittime di Kidd! Quelle persone avranno pur bisogno di un posto dove riposare in pace!” disse la ragazza, scavando un piccolo buco, dove successivamente infilò un’altra croce che il giorno precedente aveva preparato insieme a Robin.

“Hai avuto una splendida idea, Nami!”

La navigatrice sorrise e rispose “Credo che sia importante anche per le persone rimaste in vita avere un luogo dove recarsi per andare a trovare i propri cari. Ricordo che quando ero sulla mia isola, quando mi sentivo triste, mi recavo sempre alla tomba di mia madre  e avevo la sensazione di sentirla vicina!”

Rufy sorrise “Io credo che lei ti sia vicino in ogni istante, Nami!”

La ragazza annuì. Rufy aveva proprio ragione.

“Comunque ti do ragione sul fatto che sia importante per i nostri cari avere un luogo dove riposare in pace! Quando capiterà di tornare sulla mia isola, farò anche io una tomba per Ace, anche se non ci sarà il suo corpo! Ora che ci penso nemmeno Sabo ha un posto dove riposare!” disse Rufy abbassando la testa.

Sabo? Chi è?!” chiese Nami curiosa, non aveva mai sentito quel nome uscire dalle labbra del capitano. Rufy sussultò, non si era accorto di aver pronunciato quel nome ad alta voce. Cercò un modo per cambiare argomento e lo fece offrendo il suo aiuto alla  navigatrice.

Nami dimenticò presto quel nome, contenta del fatto che qualcuno si era offerto di aiutarla e lo era ancora di più sapendo che quella persona era Rufy.

Non lo aveva ancora ringraziato per averla aiutata quando si era fatta appositamente pugnalare da Kidd e per essersi occupata di lei quando era ancora a letto sotto ordine di Chopper. Aveva intenzione di ringraziarlo in quell’istante, ma qualcosa fece passare il suo intento in secondo piano.

Rufy infatti aveva scavato diverse buche dove inserire le croci e mentre gliele passò un po’, sfiorando le mani del ragazzo, avvertì qualcosa di strano.

Rufy, sei molto caldo!”  disse guardandolo negli occhi. Il ragazzo cercò di smentire, ma Nami non si fece prendere in giro dalle parole, anche perché, nonostante non ci avesse fatto caso prima, in quel momento notò le guance arrossare del ragazzo.

“Fa molto caldo oggi!” cercò di giustificarsi Rufy e lanciando uno sguardo alla navigatrice chiese “Sei ancora arrabbiata con me per quella storia di Hancok?”

“Può darsi!” disse la ragazza.

“Ma io scherzavo!” disse Rufy mettendo il broncio. Nami non potè fare a meno di scoppiare a ridere alla smorfia del ragazzo.

“Oh Rufy, sei il solito baka, non me la sono presa davvero. Forse un pochino, ma…ora è passata!” Rufy si sentì sollevato da quelle parole e tornando al lavoro dopo un po’ disse “Io qui ho finito, devo dare qualcos’altro?”

Nami fu scettica nel domandare il favore di cui aveva bisogno, aveva capito che Rufy aveva qualcosa che non andava e che il suo costante cambiare argomento, era un metodo per cercare di non destarle alcuno sospetto. Vedendo la sua testardaggine decise di dargliela vinta e gli chiese se potesse spostare il masso che si trovava in centro del campo, in modo tale da continuare la costruzione del cimitero senza intoppi.

In una situazione normale, Nami non avrebbe avuto dubbi sulla riuscita dello spostamento del masso. Nonostante fosse di grosse dimensioni Rufy era ben in grado di sbarazzarsene, ma come il suo sesto senso aveva percepito, quella volta le circostanze furono diverse.

Infatti la roccia, una volta alzata di qualche centimetro, cadde nuovamente a terra con un rumore sordo, con accanto Rufy inginocchiato a terra, che dolorante si teneva una mano sul braccio sinistro.

Rufy!” urlò la ragazza, inginocchiandosi  al suo fianco e poggiandogli una mano sulla spalla.

“Sto bene Nami, non preoccuparti!” disse rialzandosi “Ho solo bisogno di rinfrescarmi un po’”. Disse allontanandosi e lasciando Nami stupita e preoccupata.

 

La fontana che Franky aveva costruito, non era lontana dal cimitero e per fortuna era già funzionante. Quando si trattava di costruire qualcosa, il carpentiere aveva le mani d’oro.

Il ragazzo di gomma vi si avvicinò e unendo le mani a coppa, raccolse un po’ dell’acqua fresca, portandosela al viso e bagnandosi i capelli. Cercava un po’ di conforto in quella frescura, perché non era vero che si sentiva bene. Aveva mentito a Nami per non farla preoccupare.

Sapeva di avere qualche linea di febbre, ma sapeva anche che sarebbe passata con una bella dormita rinvigorente.

Rufy!”

Il ragazzo sentendosi interpellare e non riuscendo a riconoscere la voce, a causa del suono ovattato che il suo udito aveva percepito, si voltò.

Quando si accorse che era stato Sanji a pronunciare il suo nome, scosse la testa nella speranza di ritornare in sé e di riuscire a non destare sospetti sul suo malessere.

S-Sanji, cosa c’è?”

“Ho finito di lavare il ponte della nave, così sono venuto a cercare per parlarti!” disse il cuoco un po’ incerto su come iniziare il discorso.

Rufy cercò di prestare attenzione, ma oltre all’udito che non funzionava a dovere, si ci mise anche la vista, la quale cominciava a giocargli brutti scherzi, appannandosi.

Per istinto il ragazzo si portò una mano alla testa come a volerla sorreggere.

“Ecco io volevo…” cominciò il cuoco, ma il gesto del capitano non passò inosservato “Rufy, stai bene?” chiese guardandolo con aria preoccupata e facendo un passo verso di lui, ma Rufy non ebbe il tempo di rispondere che un mancamento lo fece cadere a terra privo di sensi.

Oi, Rufy !” urlò Sanji sollevandolo e scuotendolo per fargli riprendere i sensi, ma vedendo che quel metodo non funzionava, se lo caricò sulle spalle per portarlo da Chopper.

 

Nami, nello stesso momento, per niente convinta delle parole del ragazzo di gomma, anche se con un attimo di ritardo, si apprestò a seguirlo per controllare che tutto andasse veramente bene, come Rufy voleva farle credere con scarso risultato.

Il suo cuore perse un battito quando per strada incrociò Sanji  che correva con addosso il corpo inerme di Rufy.

Il cuoco si fermò, quando vide la ragazza, non perché volesse perdere tempo in moine, ma per informarsi quale delle case costruite fungeva da ospedale.

Li avrebbe di sicuro trovato Chopper.

Nami, senza un attimo di esitazione, si apprestò a indicargli la direzione, facendogli strada. Non voleva mollare Rufy nemmeno per un istante. Non si allontanò da lui neanche durante la visita.

Il capitano della Sunny venne fatto stendere su di un letto improvvisato con della paglia e delle lenzuola e senza perdere tempo la renna cominciò a visitarlo.

“Chopper, non so quanto possa tornare utile, ma oggi ho notato che Rufy continuava a tenersi dolorosamente il braccio sinistro!” disse Nami passando il suo sguardo dal dottore al ragazzo, cercando di comprendere qualcosa.

Chopper spostò il suo sguardo verso il braccio indicatogli da Nami, su cui vi erano ancora delle bende. Cercò di ricordare quando gliele avesse messe, ma di fatto non era mai successo. “Chi ha fasciato il braccio?” chiese la renna curiosa.

Nami sussultò “S-sono stata io! Rufy andava in giro con la ferita scoperta e di tanto in tanto essa cominciava a sanguinare, quindi ho pensato che per aiutarla a guarire, sarebbe stato meglio coprirla!” spiegò la ragazza, temendo di aver commesso un errore.

Chopper sospirò e togliendo le bende, potè constatare che la sua intuizione era giusta.

“Il giorno in cui Rufy deciderà di darmi retta, sarà troppo tardi!” disse la renna prendendo gli attrezzi per pulire la ferita.

“Cosa vuoi dire? È colpa mia se sta male?”

Chopper sorrise per rassicurarla “No, più che altro è una mia mancanza. Il giorno dello scontro con quel pirata spietato, ho detto a Rufy che anche le sue ferite necessitavano di cure, ma non mi prestò ascolto e vedendolo preoccupato per te, non insistetti più di quanto avrei dovuto fare, è questo è il risultato della mia non testardaggine! Capita a volte che le ferite si rimarginino da sole senza che esse debbano essere per forza disinfettate, ma può capitare che l’arma con cui ci si procura un taglio o una ferita di grande entità sia sporca e in quel caso se non si procede a disinfettarla come si deve, si incorre, come in questo caso, a un’infezione!”

“Ma quindi non è grave!” disse Nami speranzosa.

“Se questa ferita fosse stata trascurata ancora qualche giorno,essa avrebbe potuto infettarsi in modo tale da diventare cancrena fino a dover ricorrere all’amputazione del braccio!” spiegò Chopper a Nami, la quale non fu per niente contenta di sentire quella spiegazione medica.

Chopper leggendo spavento sul volto della sua compagna, cominciò ad agitare le zampe anteriori  e a spiegarle che non doveva preoccuparsi, perché non era il caso di Rufy. Esso infatti, una volta ripulito e disinfettato il taglio, se la sarebbe cavata con febbre per qualche giorno e niente di più.

Nami si sentì sollevata e tranquillizzata a quelle parole, ma comunque volle rimanere tutta la notte al capezzale del suo capitano, accarezzandole di tanto i tanto i capelli come a volergli segnalare la sua presenza. Gli asciugava il sudore dalla fronte e su quest’ultima di tanto in tanto, applicava un pezza bagnata con acqua fresca per far sì che la temperatura calasse.

“Sei uno stupido! Se non ti fossi preoccupato per me, non avresti trascurato le tue ferite e a quest’ora non ti ritroveresti obbligato a letto!” disse Nami osservandogli il volto illuminato dalla poca luce che entrava dalla finestra “Certo che se ci pensi è un po’ buffo. Ci siamo scambiati i ruoli. Qualche giorno fa ero io quella relegata a letto per ordine di Chopper e tu quello al mio capezzale!” Nami sorrise ricordando quella mattinata in cui svegliandosi, aveva trovato Rufy, a terra, ronfare bellamente emettendo strani  rumori, e ogni tanto sentendolo domandare nel sogno della carne. La gamba ancora appoggiata alla sedia, le fece capire che addormentandosi, era rotolato a terra senza che la botta presa lo destasse.

Anch’essa si addormentò al capezzale del capitano col passare delle ore. Pensò di appoggiare la testa solo per un istante per riposare gli occhi, ma il sonno la colse senza che nemmeno se ne accorgesse.

Fu il cinguettio degli uccellini a svegliarla e la prima cosa che fece, fu quella di controllare Rufy.

Il rossore delle guance era sparito e il colorito era tornato quello normale. Il suo viso toccato dai raggi del sole, lo facevano apparire un bambino addormentato. Un bambino dolce che Nami adorava. Si incantò a osservarlo per un po’ notando che il suo respiro, il giorno prima affannoso, era tornato normale.

La ragazza si sentì sollevata di vedere che le capacità di recupero del ragazzo avevano agito in modo veloce anche quella volta. Aveva ancora la fronte calda, ma la temperatura di era abbassata molto rispetto al giorno prima. Conoscendolo, Nami sapeva che anche in quelle condizioni, Rufy sarebbe stato in grado di scalare la montagna più alta del mondo.

Sorrise e prese ad accarezzargli i capelli, cercando di non svegliarlo. Compì quel gesto per diversi minuti, finchè il suo sguardo non si posò sulle labbra di Rufy, le stesse che qualche sera prima si erano scontrate con le sue.

Esse erano leggermente schiuse e Nami sentì l’impulso irrefrenabile di donargli un casto bacio.

Lentamente si sollevo, portandosi indietro la ciocca di capelli, caduta in avanti, quando sentì la voce del ragazzo ancora impastata dal sonno.

“Non vale approfittarsi di un moribondo!” disse, facendo sgranare gli occhi a Nami, la quale diventò rossa come un peperone. “Comunque non chiedevo un risveglio migliore!”

Rufy sorrise a trentadue denti vendendo la reazione della ragazza.

Rufy…io…io…credevo che dormissi e…e…

Rufy si tirò su e allungando la testa, poso un bacio sulla fronte di Nami, cogliendola di sorpresa “Adesso siamo pari!”

Nami arrossi ancora di più.

“Pensavo non volessi correre!” disse Rufy ricordandole le sue stesse parole.

Nami annuì “Si, è vero, ma d'altronde ti ho dato solo un bacio innocente, non ti sposo mica domani! E poi…bhè quello che ci siamo detti sul ponte il giorno in cui siamo tornati, da una parte lo penso ancora e ancora mi spaventa, ma non posso arrendermi senza averci provato!”

“Provare a fare cosa?” chiese Rufy inclinando la testa di lato.

“Lo sai cosa!” disse Nami imbarazzata.

“No, cosa?” disse il ragazzo piegando la testa dall’altra parte.

“Io, tu…hai capito, no?”

Rufy continuò a guardarla confusa e esasperata la rossa gridò “Provare a stare insieme, baka che non sei altro!” disse dandogli un colpo in testa, ma Rufy sorrise a quelle parole.

Nami sussultò e sedendosi nuovamente sulla sedia in modo composto disse “Tu volevi sentirmelo dire, vero?”

Rufu annuì più volte e Nami come risposta alzò gli occhi al cielo.

“Che scenetta toccante!” Disse Zoro appoggiato alla soglia della porta con le braccia conserte e un ghigno stampato sulla faccia.

Nami arrossì “Z-Zoro! D-da quanto s-sei li?”

“Non mi sono perso nemmeno un bacio!” disse divertito a vedere una Nami in procinto di svenire e un Rufy tranquillo.

“Lo dite voi al cuoco da strapazzo o io? Potrei trarne una bellissima soddisfazione personale!” disse sorridendo  prima di andarsene via, chiudendo la porta alle spalle lasciando un po’ di intimità ai due fidanzatini.

 

  
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