Lo so, sto abusando
della pazienza dei lettori: tra le consegne per i
contest, gli esami e tutto il resto, le mie opere più
seguite non vengono
aggiornate da una vita. Mi faccio perdonare con questa sorta di spin
off di "L'amore è cieco (e certe volte anche sordo e muto)",
che ha
acquistato dimensioni tanto notevoli da diventare una piccola raccolta:
l'ho scritta per il Crack
Pairing Contest e ne ho scartate almeno due
versioni prima di decidere per questa.
Ora che Only
è tornata tra noi, prendo coraggio e pubblico il primo
capitolo. Spero che vi piaccia.
Note
di inizio raccolta:
Pacchetto
32
Prompt:
dipinto, biscotto, pinza per capelli
Personaggio:
Bellatrix Black
Colore:
grano
NdA: Più che una
raccolta, è un album di foto.
Bellatrix ha 12, 15, 18, 23 e 29 anni nel corso della vicenda, Regulus
10 di
meno. E Rodolphus è un tesoro, questo non si discute.
I titoli sono una delle
mie famigerate idee dell'ultimo minuto, nel senso che li ho scelti
prima di pubblicare. Il primo che trova il senso della successione
apparentemente casuale (e ci riuscirà a raccolta
completata... o forse anche prima, se è sveglio) vince il
link di un disegno su Regulus pescato da DeviantArt.
Ritratto
di signora
Ritratto (1963)
Una legge non scritta della famiglia
Black prescriveva che
ogni membro della prestigiosa casata dovesse posare per almeno un
ritratto. La
macchina fotografica, irritante parto del narcisismo Babbano, era
giudicata
indegna di fissare i nobili lineamenti della stirpe Purosangue: per
assolvere
al glorioso compito servivano tela, pennello e colori.
Fu così che la dodicenne
Bellatrix fu costretta a
trascorrere un noioso pomeriggio estivo seduta sulla poltrona
più scomoda di
Grimmauld Place, a sorridere come una bambola per quel benedetto
quadro. Sua
madre aveva scelto per lei un vestito giallo grano, un colore che
detestava, e
le aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle e decorati da un
fiocco rosso,
sostenendo che abito e pettinatura le avrebbero illuminato la
carnagione ed
ingentilito i lineamenti; da parte sua, la ragazza era convinta che
l’unico
effetto di quell’abbigliamento fosse farle sentire
più caldo.
«Su, su dritta con quel
busto!»
Bellatrix cambiò
leggermente posizione, approfittandone per
spostare un braccio e dondolare un piede, tanto per rimarcare che era
lei la
signora della casa (anche se in verità la padrona era sua
zia). Ne aveva
abbastanza di prendere ordini da quel mago da strapazzo che lavorava
con una
lentezza esasperante, come se non si accorgesse che la temperatura
infernale
del salotto, oltre ad aggiungere colore
all’incarnato dell’incantevole modella
(come diceva quello squilibrato
torturatore armato di pennello), minacciava di sciogliere la suddetta
modella
come una candela accesa vicino al fuoco.
«Sorridete, signorina,
sorridete! Ancora un po’di pazienza!»
la esortò il pittore. «Ecco, così!
Magnifico!»
La ragazza sogghignò
mentalmente, chiedendosi se
l’imbrattatele sarebbe stato altrettanto entusiasta sapendo
quale immagine aveva
evocato per ottenere quel sorriso, e la piccola soddisfazione la tenne
tranquilla per un paio di minuti; ben presto, però, la noia
riprese il
sopravvento e lei cominciò senza accorgersene ad
afflosciarsi sulla poltrona.
Avrebbe dato tutta la sua eredità per essere in giardino con
la mamma e le
sorelle, a bere tè freddo e parlare di sciocchezze; perfino
lo sgabuzzino di
Kreacher sarebbe stato meglio di quel salotto surriscaldato.
Era lì dentro da almeno
un’ora quando la porta
si aprì lentamente, spinta da un bimbetto dai capelli neri
che avanzava con il
passo incerto di chi ha imparato da poco a camminare. Il bambino
raggiunse una poltrona
poco distante dal cavalletto e vi si arrampicò, osservando
con apparente
interesse il lavoro dell’artista; rimase lì per il
resto della seduta,
indifferente al caldo e agli sguardi dei genitori che sbirciavano dalla
porta
socchiusa, la madre con un sorriso indulgente, il padre con
un’alzata di spalle.
Il ritrattista finse di non
accorgersi dello spettatore, ma
quando, un’interminabile ora dopo, il dipinto fu terminato,
pregò Bellatrix di
restare in posa ancora qualche minuto per gli
ultimi ritocchi ed estrasse un’altra tela dalla
cassetta, tratteggiandovi
un’altra figura con abili colpi di pennello; così,
quando i signori Black fecero
il loro ingresso nel salotto per ammirare il lavoro finito, accanto al
ritratto
della ragazza trovarono quello di un piccolo principe
dall’aria assorta, con la
guancia posata sulla manina.
«Ha un animo
d’artista» dichiarò Walburga orgogliosa,
contemplando il dipinto. «Dovevi vederlo, Druella: sembrava
incantato dal
pennello!»
«Secondo me è
per il vestito giallo» sentenziò la piccola
Narcissa. «Ai bambini piccoli piacciono i colori
brillanti».
Bellatrix, impegnata a stiracchiarsi
in modo poco signorile,
ma soddisfacente, si lasciò sfuggire uno sbuffo incredulo.
Probabilmente era
stata l’unica a notare che Regulus non stava affatto
guardando il pittore: no,
il principino era interessato a qualcos’altro… e
non al suo vestito.
Quella sera la Bellatrix dipinta fece
il suo ingresso in
casa Black, ma non da sola: con grande sorpresa dei committenti, un
giovanissimo clandestino si insinuò nella tela per
contemplare incantato la modella
e non ci fu verso di convincerlo a tornare al proprio posto. Gli sforzi
riuniti
di Phineas Nigellus e Kreacher furono inutili e Cygnus e Druella
dovettero
rassegnarsi a prendere con sé il secondo ritratto,
sorridendo garbatamente alla
proposta di Sirius di portarsi via anche il soggetto.
Dopo cena, Bellatrix si sedette a
gambe incrociate sul
tappeto del salone e rimase ad osservare l’altra
sé stessa che approfittava
della distrazione degli spettatori per grattarsi la schiena con una
mano,
respingendo con l’altra il piccolo compagno che cercava di
installarsi nel suo
grembo (il Regulus a due dimensioni ruzzolò giù
ed atterrò pesantemente sul
sedere).
«Che carino!»
commentò Narcissa alle sue spalle. «La tua
dolcezza fa conquiste, Bella».
Bellatrix storse il naso, scoccando
un’occhiata ostile al
cuginetto dipinto.
Non potevi
innamorarti
di Andromeda, stupido bambino?