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Autore: SunriseNina    03/10/2011    2 recensioni
-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
-Adoro le tue fossette- disse a un certo punto Luna.
-Me lo avevi già detto- osservò lui, non per questo meno compiaciuto.
-No, quella volta ti ho detto che mi piacciono le fossette, in generale- puntualizzò lei con naturalezza –Ma era una piccola bugia. A me piacciono le tue, e basta-.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neville Paciock | Coppie: Luna/Neville
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Si guardò intorno, scrutando con ansia il corridoio immerso nelle tenebre: non c’era nessuno oltre a lui, se non Luna, che gli stringeva elettrizzata la mano.
Neville si sentiva un ladro nel bel mezzo di un reato: non era abituato ad infrangere le regole, e aveva il terrore di essere colto in flagrante.
-Dai!- disse Luna in un sussurro; gli tirò la manica del maglione aggrappandosi al suo polso.
Il ragazzo inspirò a pieni polmoni, guardò la statua con rassegnazione e disse:-Acromantula-.
Luna gli lasciò la mano e si gettò fulminea nella porta che si era spalancata davanti a loro; Neville si guardò intorno un’ultima volta e poi la seguì titubante.
A prima vista il ragazzo capì immediatamente perché Luna avesse tanta voglia di vedere quel posto: era a dir poco magnifico.
Era costituito interamente di marmo perlaceo, compresa l’enorme vasca da bagno ricolma di rubinetti dorati con incastonate delle pietre sfavillanti. In un angolo, uno sopra l’altro, vi erano dei candidi asciugamani dall’aspetto soffice e delicato, mentre sul muro c’era il ritratto di una sirena, che attorcigliava tra le dita con vanità i lunghi capelli che le ricadevano sulle spalle nude, muovendo placidamente e distrattamente la coda coperta di brillanti squame verdi e azzurrognole. Neville non riusciva a capacitarsi della differenza tra quel bagno lussuoso e le docce che usavano gli studenti, dalle grigi pareti  e dalle manopole rigide e cigolanti.
Luna era accovacciata sull’orlo della vasca: accarezzava la superficie dell’acqua con la punta delle dita, creando piccole e tremolanti increspature. Il suo viso sembrava quello di un neonato che si incanta per ogni singolo particolare del suo nuovo universo, e identico era il modo in cui si muoveva, ovvero come se ogni gesto brusco avesse potuto far crollare tutto, rivelare che era solo una meravigliosa illusione.
I suoi occhi scrutavano ogni angolo, ogni rifinitura marmorea, ogni pietra con i suoi brillii ammalianti; la sua bocca era schiusa in un’espressione di puro stupore. Bellissima.
-Ti piace?- che domanda stupida. La voce del ragazzo risuonò tra le piastrelle color della neve.
-Sì- rispose lei con aria estasiata e soddisfatta –Grazie, Neville. Non sarei riuscita a venirci, senza di te- la gratitudine che esprimeva il suo volto era sincera ed esagerata, secondo il ragazzo, per un favore così piccolo; ma non gli dispiaceva per niente essere guardato con quegli occhi cristallini colmi d’ammirazione.
-Di niente- si avvicinò alla porta, aspettando il momento in cui Luna si sarebbe diretta verso essa. Osservarla in estasi non gli faceva scordare che stavano infrangendo una regola di Hogwarts, e che se li avessero scoperti il risultato sarebbe stato disastroso: vedeva già Gazza che lo trascinava reggendolo per la collottola dal Preside, con la McGranitt e il professor Vitious a guardarlo con aria di rammarico e disdegno.
“Chiusi nel bagno dei Prefetti a notte inoltrata”. Suonava così sinistra, quella frase, su un’ipotetica lettera per nonna Augusta.
Buona parte della colpa sarebbe andata a lui, certo, era lui quello più grande, quello che più probabilmente avrebbe potuto ottenere più facilmente la parola d’ordine; ma non significava neanche che Luna ne sarebbe uscita illesa, da quel pasticcio.
Neville lanciò uno sguardo alla maniglia bronzea, sua ancora di salvezza.
Potevano ancora scampare da quella situazione incresciosa.
Perché Luna non si sbrigava?
Neville si voltò con impazienza verso la ragazza e impallidì, assumendo il colorito di un cencio slavato.
Le scarpe rosso fuoco dal leggero tacco erano abbandonate in terra con i laccetti slacciati, insieme ad un paio di calzini appallottolati; accanto, gettato sul pavimento, c’era un maglioncino sgualcito color ciliegia con la scollatura e le maniche orlate di nero.
Luna stuzzicava la superficie dell’acqua con la pianta del piede nudo; sembrava giocarci, si avvicinava e si ritraeva fulminea, come per innervosirla.
Indossava gli appariscenti leggings a righe e una maglietta con le maniche che le raggiungevano il gomito dello stesso colore dei fiori di pesco. Si mordeva il labbro trattenendo delle risatine infantili, quando l’impatto con l’acqua produceva quel rumore sguazzante; con un movimento veloce delle mani si arrotolò i pantaloni fino al ginocchio e si sedette sul bordo della vasca, piedi e caviglie sommersi dall’acqua.
Neville non riusciva a respirare. “Calma” si disse “Sta solo immergendo i piedi nella vasca, niente di più, devi solo sperare che si stanchi presto…” percepiva la presenza di Gazza alla sadica ricerca di qualche studente fuori posto anche a corridoi e corridoi di distanza “… E allora perché si è tolta il maglione? Qui non fa caldo!”
Luna si alzò di scatto, e per pochi attimi Neville tirò un sospiro di sollievo, potevano finalmente andarsene; poi si accorse di quello che la ragazza stava realmente facendo.
Aveva aperto uno dei rubinetti dorati, e da esso aveva iniziato a sgorgare un flusso di schiuma color lavanda, che andava espandendosi per l’acqua; la ragazza, intanto, mentre il vapore si faceva strada nell’aria del bagno inumidendo le pareti, si era tolta i pantaloni con dei movimenti goffi, lasciandoli vicino alle scarpe e al maglione.
-Luna…- Neville si sentiva avvampare il viso come non mai. Il cuore gli batteva insistente nel petto –Cosa... cosa stai…?-
-Perché una persona dovrebbe venire nel bagno dei Prefetti se non per farsi un bagno?- disse con un sorriso entusiasta, mentre si toglieva contorcendosi la maglietta. Neville abbassò istintivamente lo sguardo, per poi guardare di nuovo la ragazza, fissare il pavimento, la ragazza, il pavimento e così all’infinito.
-Vuoi che… che io esca?- allungò la mano verso la maniglia.
-No- fece spallucce Luna –Ti scoprirebbero a vagare per i corridoi! Meglio non correre rischi-.
Neville sentiva il corpo dilaniarsi in due: da una parte, capiva che si stava legando al collo un cappio con un’incudine dal capo opposto; dall’altra, non poteva smettere di guardarla.
Quasi tutti i suoi indumenti erano sul pavimento, tranne la biancheria intima azzurrina a motivi circolari; la pelle di Luna era del suo solito candore innaturale, ma vederlo in quel modo, esteso su tutto il corpo, era stupefacente. Aveva la pancia piatta, i fianchi un poco pronunciati, le gambe affusolate; il suo corpo aveva qualcosa che ricordava infinitamente una colomba rinchiusa in una gabbia: forse erano le costole visibili al di sotto dei seni poco pronunciati, infantili, oppure quel portamento delle spalle, il modo in cui aveva ripiegato le braccia esili dietro la schiena. In quella posizione, mentre slacciava il reggiseno, le scapole  si rivoltavano e sembravano delle ali che cercano in tutti i modi di ribellarsi, di spiegarsi e di librarsi in volo, ali d’angelo intrappolate in quel corpo.
Gli pareva quasi di vederle, con un piumaggio morbido ma inspiegabilmente simile al cristallo, come se le piume fossero soffici e malleabili frammenti di vetro, che riflettevano la luce in un gioco di brillii ed ombre.
Con un gesto veloce Luna si liberò del reggiseno, che cadde sopra i vestiti già lasciati in terra. Il cuore di Neville scoppiò letteralmente; si accorse di essere appiccicato contro la parete, come calamitato dal muro, e interamente coperto di sudore.
Improvvisamente sentiva caldo, e non solo per il vapore che si sprigionava dalla vasca.
“Non guardarla” si ripeteva inutilmente “Che guaio, che guaio, che guaio!” ormai il terrore di essere scoperti scorreva nelle sue vene insieme al desiderio.
Puro, atroce desiderio.
Con calma indicibile Luna si sistemò dietro l’orecchio un ciuffo di capelli, che le scendevano sulla schiena e sul petto, velandole i seni minuti. Si mise sul bordo della vasca, i piedi infastiditi dal freddo delle piastrelle; prese con  i pollici il bordo elastico dell'intimo e lo fece scorrere lungo le cosce, fino a lasciarlo cadere sulle caviglie, per poi liberarsene con alcuni colpi di tallone ben assestati; con delicatezza ripiegò gli slip e li poggiò sull’apice del mucchio di vestiti, poi scivolò in acqua con l’eleganza di una ninfa, lasciandosi sopraffare dal profumo di quella schiuma color lavanda.
Neville la osservava senza sapere che fare; vedeva le curve del suo corpo apparire e scomparire offuscate dal vapore e dalla spuma, le ammirava come fossero miraggi del deserto, e come un viaggiatore esausto tra le dune sentiva crescere dentro di sé una brama smaniosa. Cercava di trattenersi, di ricordarsi della tremenda situazione in cui si trovavano, ma era difficile concentrarsi su qualcosa che non fossero i movimenti di Luna, le fugaci comparse del suo corpo tra l’acqua e la superficie.
“Perché?” si chiese Neville “Perché lo sta facendo?”
Era davvero un desiderio innocente quello di venire in quel bagno con lui? Lo stava provocando apposta, sapeva come si sentiva il ragazzo in quel momento?
-Neville- la sua voce risuonò allegra –Vieni qui!-
Con la mano gli faceva gesto d’avvicinarsi, smuovendo la schiuma intorno a lei; aveva uno sguardo divertito e misterioso.
Neville si avvicinò, con il cuore a mille. Gli occhi di Luna erano spalancati e la bocca chiusa in un sorriso malcelato. Stava tramando qualcosa, se lo sentiva, e di nuovo sentì il suo corpo strapparsi in due, lacerato tra la paura di essere scoperti e l’insensatezza ammaliante di quel momento.
Si sporse verso la vasca, sempre più vicino alla ragazza; deglutì faticosamente, con la gola roca:-Cosa...PUAH!-  inaspettatamente Luna gli aveva lanciato addosso con le mani dell’acqua insaponata, che gli era finita tra le labbra e sugli occhi; mentre si strofinava il viso e sputacchiava, sentiva la risata cristallina di Luna:-Avresti dovuto vedere la tua faccia, Nev!-
“Voleva tirarmi addosso della schiuma” si disse incredulo, mentre l’occhio iniziava a bruciargli “Voleva solo farmi uno stupido scherzo!”
Era la situazione più stupida che gli fosse mai capitata in tutta la sua vita. Luna ora lo guardava tenendo bocca e naso al di sotto dell’acqua, come un alligatore che osserva la sponda del fiume alla ricerca di una preda; alzò un poco il collo e  gli ripeté:-Vieni qui!-
-Non ci casco- mugugnò lui, sfregandosi ancora l’occhio con energia.
-Dai!- lei si avvicinò al bordo, fino a toccare il pavimento con le braccia protese –Vieni qui!-
Lui si piegò verso la vasca, Luna gli afferrò i vestiti e lo trascinò verso di lei per poi baciargli rapidamente le labbra:-Attenta, mi fai cadere! – rise lui.
Luna aveva le labbra bagnate e le lunghe ciglia intrise di goccioline d’acqua.
Lei gli chiese, con semplicità:-Vuoi fare anche tu il bagno? Se ti da fastidio, esco-.
Lo scalpitare del suo cuore si fece insostenibile; sentiva il sudore rigargli la fronte e rendere appiccicaticci i vestiti sulla sua pelle tremante:-Ecco, no! Sì, cioè… forse, no!- balbettava risposte sconclusionate mentre un’immagine prendeva velocemente forma nella sua mente.
La vasca da bagno. I loro corpi abbracciati, i capelli di Luna che si attaccano umidi alla sua pelle, le sue unghie che gli scorrono graffianti per le cosce, l’aria satura di vapore che si mescola ai loro faticosi respiri.
“Smettila! Ricorda, guai, guai e solo guai!” non riusciva a capire più niente, nemmeno quello che voleva fare. Era il caos in persona, con la mente in subbuglio e le ginocchia sul punto di cedere.
-Non fa niente- disse lei, tranquilla –Ma resta qui, per favore-.
Quella frase suonò in modo strano alle orecchie del ragazzo; sembrava una supplica, una richiesta che saliva dal profondo del cuore anche in quella situazione così irreale.
Neville annuì, e si lasciò cadere seduto vicino al bordo della vasca. Osservava con insistenza i lucidi rubinetti dorati, tentando di non dare importanza allo sciaguattare che faceva la ragazza sguazzando per la vasca:-Luna?-
-Sì?-
-Ma quindi io e te adesso stiamo… stiamo insieme, penso, no?- si dondolò avanti e indietro con le guance di un rosso vivo e quel maledetto nodo alla gola.
-Certo che adesso stiamo insieme, non vedi? Qui ci siamo solo tu ed io!- rispose lei.
-Non intendevo in quel senso!- Neville si tormentò i capelli con aria disperata –Volevo dire insieme inteso come fidanzati! Insieme, stare insieme, capisci? Essere fidanzati, ecco!- si torturava come suo solito le dita tremanti e sudate, spiccicando faticosamente parola.
La mano di Luna gli toccò la caviglia, facendolo rabbrividire come non mai; aveva la macabra sensazione che avessero organizzato uno spettacolo pirotecnico nel suo basso ventre, tanto gli dava fitte.
Gli sorrise. Un sorriso dolce e felice, un sorriso che Neville amava più di qualsiasi altra cosa al mondo:-Sì, penso di sì. Tu che dici?-
-Secondo me sì- rispose, senza capire il senso di quel discorso.
-Allora dev’essere per forza così- affermò lei –Sì, siamo fidanzati. O come dici tu, stiamo insieme-.
IL tempo sembrò fermarsi. Neville sentiva soltanto i battiti del suo cuore riempirlo, farlo vibrare da capo a piedi. Tutto sembrava improvvisamente incentrato su quell’unica realtà: erano fidanzati.
I ricordi saettavano per la sua mente: la prima volta che aveva visto Luna, il Cavillo e la lettera, la Testa di Porco, l’Esercito di Silente, il vischio, la biblioteca. Le fossette, gli orecchini a forma di rapanello, il bracciale di tappi di Burrobirra: ogni singolo particolare assumeva un’aura di magia e perfezione. Anche quel momento improvvisamente divenne l’incarnazione della perfezione, solo loro due, legati dal sentimento, forse dal destino. Lo poteva percepire quando i loro occhi si incontravano, in quell’intesa, quell’emozione che li invadeva. Erano speciali e insostituibili uno per l’altro, due pezzi combacianti che dopo un lungo vagare si erano incontrati ed uniti.
Neville si sporse ancor di più verso la vasca, lo sguardo che avvolgeva il corpo nudo di Luna. Dentro di lui cresceva a dismisura la voglia di gettarsi con un impeto di follia nell’acqua e abbracciarla, saggiare con passione le sue tenere curve, sentirla sua, solo e soltanto sua. Sarebbero stati uno il segreto più recondito dell’altro e viceversa; doveva solo entrare in acqua anche lui…
 Luna assunse un’aria preoccupata, riportando Neville alla realtà:-Forse è meglio che esca, dobbiamo tornare in dormitorio, è già molto tardi!- uscì dall’acqua con uno sciaguattare, coprendo il pavimento di impronte bagnate e con i capelli raccolti in ciocche gocciolanti; prese un asciugamano e si voltò verso Neville mentre si copriva:-Puoi portarmi i vestiti, per favore?-
Il ragazzo si alzò, sollevò tutti gli indumenti e glieli porse titubante: la ragazza li prese e si rimise la biancheria, poi prese i leggings e li infilò con dei saltelli ridicoli:-Mi puoi aiutare con la maglietta? Ha un piccolo bottone dietro al collo, per far passare la testa-.
Neville si fece più vicino alla sua schiena; allungando la mano avrebbe potuto toccarle la pelle del torace con tutta tranquillità, scorrere con le dita tra le costole evidenti,  giocherellare i ferretti del reggiseno. Fermò la mano a pochi centimetri dalla sua pelle, una manciata di secondi prima di far scivolare le dita sul suo ventre e sul torace. Lei, senza accorgersi di quel gesto, infilò la maglia, si fece allacciare il bottone, infine indossò nuovamente il maglione, infilò le scarpe rosse e disse con un sorriso:-Eccomi, sono pronta-.
-Andiamo?-
Lei annuì. Neville aprì la porta con circospezione e tese le orecchie in ascolto: nessun rumore di passi, nemmeno in lontananza. Il corridoio era sgombro e immerso nell’oscurità.
-Dov’è il tuo dormitorio?- sussurrò Luna.
-Al settimo piano, due piani più in su. Il tuo?-
-Quarto piano. Scendo le scale e sono arrivata-.
Non sapeva cosa dire. Non voleva lasciarla andare.
-Stai attenta, ok?- balbettò alla fine.
-Anche tu, mi raccomando!- Luna zampettò via, lasciandolo qualche secondo da solo in mezzo al buio, poi i suoi passi si fecero nuovamente vicini a lui:-Ah, dimenticavo!- disse, e lo baciò. Neville la abbracciò, la strinse fino a renderle difficile respirare, gustandosi quel bacio come se fosse l’ultimo che si sarebbero mai dati. Essere scoperti, in quel momento, divenne un problema ininfluente: tutto quello che voleva era non dover mai più abbandonare le labbra della ragazza, il suo calore, i suoi sentimenti.
-Adesso vai- si separò lei controvoglia –Non so che ore siano, ma domani abbiamo lezione, e da addormentati è molto più facile essere attaccati da un Gorgosprizzo: meglio non rischiare, no?-
Lui soffocò un risolino e i due si separarono; Neville percorse i corridoi con il terrore di perdersi o di imbattersi nel professor Piton, ma nulla di tutto ciò accadde, per fortuna; arrivato alla Sala Comune deserta salì di soppiatto nel dormitorio dei ragazzi. Cercò a tastoni il suo pigiama appallottolato sotto il cuscino e si infilò sotto le coperte, lasciando i vestiti ammucchiati sopra il baule.
Era stata una giornata indescrivibile.
Quella mattina si stava preoccupando di quanti soldi portare per l’appuntamento con Hannah ad Hogsmeade e nell’arco della giornata aveva ufficializzato la storia con Luna. Sentiva di doverne parlare con qualcuno, ma l’avrebbe fatto probabilmente il giorno dopo: era stanchissimo ed erano su per giù le due o le tre del mattino.
Probabilmente non sarebbe dovuto neanche andare a cercare un interlocutore, perché parecchi lo avrebbero assalito di domande. Si diventa improvvisamente rilevanti, quanto si pomicia con qualcuno nei corridoi.
Tanti pensieri gli affollavano la mente: voleva sapere come sarebbe cambiata la sua vita da quel giorno in poi, come si sarebbero comportati lui e Luna… nessuno dei due era pratico di quello che Ginny definiva sprezzante “roba da fidanzati”.
“Impareremo” si disse alla fine. Bastava essere felici, in fondo; e lui era felicissimo.
Con parecchie domande sul futuro Neville si addormentò e il suo russare completò il loro solito quadretto: gli incubi movimentati di Harry, i borbottii di Seamus e Ron e il grugnire sporadico di Dean.















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SPAZIO AUTRICE: bene, spero vi piaccia :3
Mi eclisso a studiare Greco e Latino. Quando mai ho deciso di iscrivermi a questo liceo, disperazione e rammaricoANYWAY! voglio che sappiate che questa scena NON HA senso (ma penso lo abbiate capito da soli, ohohoh) ma la progettavo fin dall'inizio perché era TROPPO da Neville e Luna.
E almeno abbiamo ufficializzato il fidanzamento e Luna non potrà far finta di niente u.u
Recensite, gracias.
Peace, love and macaroni.


Nina.
   
 
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