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Autore: WriterG    06/10/2011    1 recensioni
Salve a tutti, questa è in assoluto il mio primo racconto.. sono molto legata a questa storia non tanto per ciò che c'è scritto ma per il periodo in cui l'ho ideata.. la storia è principalmente incentrata su di una ragazza che dopo vari momenti di sconforto dovuti ad una gravissima tragedia, riesce a trovare un equilibrio.. ci tengo a sottolineare che la storia non sarà tutta sullo stesso genera ma varierà ci saranno momenti comici, momenti tristi ma anche molta gioia.. insomma come la vita di tutti noi in fondo con alti e bassi.. bene ora vi lascio leggere in pace.. spero che vi piaccia. Mi raccomando commentate, fatemi sapere cosa ne pensate.. G.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Scolastico
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Remember

 

Capitolo 1 - Se solo non fosse vero..

 

I ricordi servono a tenere vivo dentro di noi ciò che non c’è più, possono farti rivivere emozioni, possono farti sorridere, ma molto spesso ci sono cose che non vorresti ricordare, attimi di vita che ricorderai per sempre, come un incubo che tutte le notti ti tiene sveglia. Era tutto bellissimo, le case, la scuola, le persone, la mia vita tutto perfetto e incantato come in una fiaba, o almeno così lo vedevo io da bambina. Vivevo in un bella villetta immersa nella natura, in una piccola cittadina appena fuori New York con la mia famiglia..
La villetta era circondata da immensi alberi, il prato era ricoperto di fiori profumatissimi e molto colorati. In giardino mio padre aveva messo una bellissima altalena in legno, con la quale io e Cedric ci divertivamo tantissimo a passare le giornate. Ma la cosa più spettacolare di tutte era il panorama che al tramonto regalava una vita stupenda. Il tramonto con i suoi colori riusciva a trasformare tutto, la superficie del lago assumeva una sfumatura rosa che lo rendeva incantevole. Ricordo in particolare che le sere d‘estate, prima di andare a letto, rimanevo un pò in giardino distesa vicino ad un grande cespuglio di gelsomini e mi lasciavo inebriare da quel profumo fresco e delizioso, che tutt’ora ricordo perfettamente.
Ripensando mi vengono in mente molte cosa, come ad esempio quando con mio padre andavamo a fare il bagno nel lago di fronte casa, Cedric si tuffava sempre prima di me dal pontile incitandomi a seguirlo, anche se ero a dir poco terrorizzata dall’altezza, se pur minima.
La mia non era una famiglia di umili origini, ma mio padre, Adam,era riuscito a cavarsela da solo senza mai dover chiedere aiuto a nessuno. Dopo anni di sacrifici e con molto impegno era diventato un architetto molto bravo e anche molto fantasioso, lui adorava disegnare e creare, ma più di tutto adorava vedere realizzato ciò che progettava. Una volta lui portò me e mio fratello nel cantiere in cui lavorava, era tutto molto polveroso e caotico, ma lui aveva un aria così gioiosa, quasi come se fossimo in un luogo splendido, e non riuscivo a capire come mai, alzando gli occhi in cielo vidi un‘immensa struttura in cemento, ed a quel punto intuii che era una delle sue creazioni. Certo era ancora in fase di costruzione, ma devo ammettere che aveva il suo fascino,e fu in quel momento che capì quanto mio padre amasse il suo lavoro, lo vidi nei suoi profondi occhi marroni che tutto ciò che amava fare ere quello. Tutto ad un tratto si voltò verso di me, mi prese in braccio e guardandomi negli occhi mi disse “ fai solo ciò che ti rende felice”.
Mia madre invece aveva smesso di lavorare per potersi occupare di me e Ced, ma non aveva rinunciato alla sua passione cioè dipingere. Ricordo che lei era bellissima, quasi angelica, la sua pelle era chiara come la porcellana, liscia e perfetta, aveva i capelli neri in perfetto contrasto con i suoi occhi così chiari di un azzurro pastello, del colore del cielo. La sera prima di addormentarmi mi canticchiava la nostra ninna nanna mentre io giocherellavo con i suoi lunghi ricci. In fine, ma non meno importante Cedric il mio unico fratello, lui era più grande di me e tutto sommato andavamo d’accordo, ricordo che all’epoca del tragico incidente lui aveva solo 8 anni. Il ricordo di quella terribile sera riecheggia nella mia moria. Io e la mia famiglia, come di consuetudine, eravamo usciti fuori a cena per festeggiare il mio compleanno, quel giorno compivo 7 anni.. “Oggi è un giorno importante, la mia principessa sta diventando una signorina” diceva mia madre, effettivamente indossavo un bel vestitino rosa, sembravo una vera principessa. Pieni di felicità andammo i un bellissimo ristorante, l’atmosfera era molto rilassante, ma io ero lo stesso elettrizzata perche speravo di ricevere in regalo un pony, ovviamente quello a dondolo, una sola volta chiesi a mio padre di comprarmi un pony vero, ma la sua risposta fu secca e decisa “stai scherzando?? Assolutamente no” subito seguita da una fragorosa risata, solo ora capisco che effettivamente un pony vero non era possibile. La serata era stata bellissima , finita la cena mio padre pagò il conto e ci avviammo tutti insieme verso la macchina. Ancora oggi mi ritornano alla mente le grida, il pianto straziato di mia madre ed in fine un rumore assordante, un rumore così forte e irritante, ma rapido e spaventoso allo stesso tempo.. quello sparo decretò il radicale crollo della mia vita.
C’era sangue dappertutto, mio padre cadde a terra inerme senza vita, la mamma barcollava finche le forze non l’abbandonarono e si chinò sull’asfalto, io ero esattamente dietro di lei e ricordo chiaramente l’alone rosso che si intravedeva sul suo vestito bianco. Tutto successe molto in fretta, in un istante arrivarono tantissime persone, tutte riunite in gruppi disordinati in torno alla nostra macchina. Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, perché quell’uomo aveva compiuto un gesto così folle, perché a noi. Finalmente arrivò l’ambulanza che porto d’urgenza mamma e papà in ospedale, ero molto confusa e spaventata, ma una cosa mi rimase impressa nella mente, quel sacco nero, l’ultima volta che vidi mio padre fu li, in un sacco nero.
Io e Ced  fummo accompagnati in ospedale da una volante della polizia. Arrivati in ospedale, ci fecero accomodare nella sala d’aspetto del reparto insieme ad un poliziotto molto giovane, ricordo ancora i suoi occhi verde smeraldo pieni di sconforto quando un uomo con il camice bianco e i capelli brizzolati gli disse qualcosa di terribile, qualcosa che avrebbe per sempre cambiato la mia vita.
Dopo pochi minuti in ospedale ci raggiunse la nonna in lacrime, che dopo aver firmato un paio di carte ci portò a casa sua che tra l’altro era a qualche isolato dalla nostra. Quando ci mise a letto io con le lacrime agli occhi le chiesi dove fosse la mamma e il papà e lei mi disse che erano in cielo con gli angeli, a quel punto compresi perfettamente la situazione e cominciai a piangere senza sosta. Per consolarmi la nonna mi disse che i miei genitori mi volevano bene e che loro da la su mi avrebbero vegliato sempre su di noi e ci avrebbero fatto compagnia ovunque fossi, proteggendomi da tutto. Completamente in lacrime portai le coperte fin sopra la testa, abbracciai l’orsetto di peluche e finalmente mi addormentai.
 
Mi chiamo Cecil e oggi è il mio diciassettesimo compleanno, sono passati dieci anni dalla morte dei miei genitori , ora abito con mia nonna e mio fratello a Boston, ci siamo trasferiti qui da poco, domani sarà il mio primo giorno di scuola.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Giada 

  
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