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Autore: damned88    17/06/2006    2 recensioni
..Forse, e dico forse, anche io sono il frutto della mente di un qualche scrittore che in questo momento si sta divertendo a farmi pensare certe cose.. è terribile concepire se stessi come un foglio bianco, imbrattato di piccole lettere imbevute di china nera. Una scatola vuota che un diavolo sta riempiendo con stampato in volto un sorriso beffardo, inserendoci foglietti con su scritto frasi senza senso. Allora io non sarei pazzo, sarei solamente un burattino manovrato da uno uomo ancora più pazzo di me.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Manie da Scrittore

Manie da Scrittore..

 

Sfoglio le pagine bianche di un quaderno appena comprato. Inspiro l’odore della carte linda, sfiorando con le punte delle dita la sua superficie un po’ porosa a righe. Per certe cose sono sempre stato un tipo all’antica; alla tastiera ed alle pagine interattive di una scatola non intelligente, preferisco una bella penna a sfera ed un libricino su cui poter annotare improvvisi lampi di genio.

Se poi le muse ispiratrici si decidono a graziarmi della loro gentile compagnia avanti ad una buona tazza di caffè, bhè tanto meglio!

Mi piace rintanarmi in quel buzzico di bar sotto casa, sedermi all’angolo del locale a destra, coperto parzialmente da una colonna portante. 

Il mio sguardo scorre tra la folla che, troppo presa dall’aroma del proprio cappuccino in preparazione, non bada a me. Studio il neo sotto l’occhio sinistro dell’anziana alla cassa, le tracce di rossetto rosso sul bicchiere della donna al mio fianco e gli occhialetti dalla montatura dorata dell’uomo all’angolo, piacevolmente intento a sfogliare le pagine rosa della gazzetta dello sport. Catturo ogni particolare di quegli estranei che mi suggeriscono spunti per storie ancora anonime e incompiute.

La musica si insinua discreta nelle menti occupate dei presenti. Mi incanto ad osservare due amanti avanti a me, proprio vicino all’entrata del locale. I loro sguardi languidi mi incendiano. Afferro la penna e comincio a scarabocchiare le pagine del quaderno sul tavolino.

Credo che uno scrittore debba essere sempre circondato da una moltitudine di persone per ispirarsi e per poter così ideare buoni personaggi. Certo, dato il mio modesto successo non dovrei che stare zitto e voi, impavidi lettori di questo romanzo mentale, fareste meglio ad accantonare i miei suggerimenti inutili quanto più lontano da voi stessi. Ignorate il sibilare febbrile di uno scrittore qualunque, se volete definirmi tale, uno scrittore ingabbiato da follie da lui stesso create ed accresciute. Proprio come quando si versa l’alcool sulle fiamme di un falò già avviato, la mia tesa è una facile preda per tutti quei  pensieri maniacali che io stesso ho alimentato.

E mi ripeto dentro che anche questa mia ultima storia non va bene, che non era ciò che volevo scrivere.. un totale fallimento. Il mio romanzo, l’opera che decreterà il culmine della mia carriera, dovrà essere un testo intriso di vita vera, pullulante di gente strappata da sguardi fugaci nei riflessi di vetrine e specchi. La mia opera massima, cardine portante ed unico obiettivo prefissatomi, non dovrà essere la pallida imitazione di una vita ideale.

Non ho bisogno di un eroe, protagonista indiscusso della storia ed impeccabile che detta  insegnamenti morali e scontati a tutti quei lettori, tanto sfigati, da aver speso persino soldi per quello schifo di libro.

E non ho bisogno neanche di temibili antagonisti o di rassicuranti aiutanti. Ma soprattutto, sono stanco della bella cerbiatta di turno che, cercando di allungare i tentacoli sulla preda prestabilita, non esita un solo secondo a mostrare le sue notevoli doti agli occhi del buon samaritano arrapato. 

Al contrario, voglio un protagonista che sia anche antagonista, voglio un mondo bello che sappia mostrare anche il marcio del perfetto.. voglio distruggere il confine che delimita il mondo del lettore da quello della narrazione.

Pazzo o semplicemente scemo? O forse troppo intelligente? Fatemi un fischio se ne venite a capo, così finalmente mi impegnerò in dilemmi ben peggiori.

Eppure, un pallino rimane fisso in questo mio cervello colmo di idee, o forse, solamente vuoto.

E allora mi domando, non sarebbe magnifico riuscire a distruggere il lettore stesso? Immergerlo in un mondo tanto vero e fantastico da annebbiargli la vista e fargli perdere il senso del reale e dell’immaginario? Un mondo immaginario, si, ma nel contempo vero, poichè concepito da una mente reale persa a sua volta nell’irreale. Contorto come pensiero? O solo privo di senso?

Insensato, come lo sono io.. uomo senza senso.. privo di materia, irrilevante.. irreale.

Forse, e dico forse, anche io sono il frutto della mente di un qualche scrittore che in questo momento si sta divertendo a farmi pensare certe cose.. è terribile concepire se stessi come un foglio bianco, imbrattato di piccole lettere imbevute di china nera. Una scatola vuota che un diavolo sta riempiendo con stampato in volto un sorriso beffardo, inserendoci foglietti con su scritto frasi senza senso. Allora io non sarei pazzo, sarei solamente un burattino manovrato da uno uomo ancora più pazzo di me. Irreale? Forse, ma con un senso.

Giro un po’ la testa e noto della gente fissarmi in modo strano. Giuseppe, il proprietario del locale dietro il bancone del bar, scuote il capo, sorridendo sotto i baffi ingrigiti dal tempo. È un mio amico, conosce quanto assurde possono essere le idee che mi circolano in testa, e sa anche che è del tutto normale se mi vede parlare amabilmente con qualcuno che in realtà non c’è.

È uno dei pochi che capisce quando avvicinarsi o quando starmi alla larga. Per questo mi sta simpatico, sa prendermi e mantenere quel rapporto che solamente a pochi concedo.

E questo è proprio uno di quei momenti in cui desidero una compagnia, una parola amichevole.. niente di che insomma. Lui mi si avvicina, porgendomi un’altra tazza di caffè fumante e sedendosi di fronte.

“ Pensieroso? ” mi domanda poi sorridendomi.

Si

Lui mi scruta con quel suo sguardo caldo “ Pensieri grigi? ” continua slacciandosi nel frattempo il grembiulino bianco da lavoro.

“ No, neutri ” mi alzo lasciando i soldi sul tavolino ligneo, prendo il cappotto ed indossatolo, esco.

Il vento primaverile mi sferza il volto, scompigliandomi i capelli già spettinati di proprio. Accendo una sigaretta mentre passivamente, imbocco una strada stretta, una di quelle antiche quanto il cucco e scomode che si diramano tra costruzioni vecchie e logorate dal tempo.

Il suono di tacchi a spillo mi giunge alle orecchie. Mi volto annoiato, scontrandomi con lo sguardo ammaliante di una donna giovane e bella. I capelli neri le ricadono pesantemente sulle spalle strette e scoperte, le labbra carnose tinte di un rossetto rosso brillante mi accennano un sorriso languido mentre il suo sguardo smeraldo mi squadra da capo a piedi.

Una bella donna? mi ritrovo a pensare tra me e me. La seguo con lo sguardo mentre mi sorpassa, lasciandosi dietro una stria di profumo dolce e continuando la sua avanzata con aria fiera ed altezzosa. “ No, è un Diavolo ” sussurro ad alta voce mentre studio il suo ancheggiare. Lei si volta rossa in volto e adirata, si allontana velocemente.

Eccola, questo è il classico esempio di “ cerbiatta in calore ” Rende l’idea non trovate?

Vado avanti, scontrandomi con ragazzi sconvolti dall’effetto dell’amore precoce e marmocchietti scalmanati. Atri adulti, tutti simili tra loro nella loro giacca e cravatta. Ordinari e prevedibili.

Mi annoia questa società tutta uguale, ognuno con i suoi problemi e desideri.. i stessi sguardi, sorrisi identici.

Stanco di questa vista mi dirigo al parco, lontano da occhi indiscreti. Mi siedo su una panchina di cemento, imbrattata di dediche in vernice rossa e frasi d’amore.

Mi guardo attorno, è tutto così silenzioso. Il sole illumina il cielo limpido, le rondini e passerotti scorazzano in cielo leggeri… una visione paradisiaca se non fosse per la risata chiassosa di una ragazza stesa sull’erba tenera primaverile!

Faccio di tutto per ignorare quella voce squillante, ma si sa, quando ti entra nel cervello una cosa è quasi impossibile rimanerne impassibile e sopportare quel fastidio che ti invade sempre più la testa ed i timpani!

Sbuffo uno, due e tre volte, sempre più forte.

Lei, che si trova a cinque metri da me, si volta con stampato in faccia un sorrisino ebete ma divertito.

Si alza di scatto, pulendosi i pantaloni con una mano e prendendo il giornale che stava leggendo.

Mi si avvicina quatta, fissandomi con uno sguardo allegro e vivace. Inconsciamente mi ritrovo a pensare quanto siano belle quelle iridi cioccolato che al sole sembrano divenire color ambra, come il miele.

“ Hai tempo?” mi domanda poi d’improvviso.

 

Ecco, questa è un tipico esempio di  persona fuori dall’ordinario. Viso acqua e sapone, vestiti trasandati… e capelli assurdi!

“ Si, ho tempo da perdere” le rispondo chiudendo il quaderno su cui stavo appuntando qualche pensiero.

Lei, come se fossi un suo intimo conoscente, si siede sulla panchina e aprendo il giornale, comincia a leggere ad alta voce quanto scritto.

La sua voce è melodiosa e dolce. La osservo per bene, notando il suo abbigliamento strano e un po’ trasandato, i capelli biondicci lunghi fin sotto le orecchie e con il gel, sparati in aria. La frangetta corta le ricade disordinata sopra le sopracciglia chiare,  la bocca sottile e rossa è piegata in un sorrisino appena accennato. Mi concentro su di lei, studiando il gesticolare strano delle sue mani mentre parla, le espressioni del viso e il suo modo spigliato di comunicare.

Questa si che è una donna! Giovane ma comunque donna! Un personaggio perfetto mi ripeto dentro mentre, noncurante, la vedo parlare e ridere. Avvicino il mio viso al suo, cogliendo ogni pregio e difetto di quel faccino pulito. Lunghe ciglia ricurve impreziosiscono il suo sguardo caldo e scuro. Potrei caderci dentro a quelle iridi, tuffarmi in quegli abissi nocciola e perdermi in quel mare cioccolato, gustando avidamente il loro dolce sapore.

Lei smette di leggere, guardandomi a sua volta. Un silenzi imbarazzante cade su di noi, anche se di imbarazzante ha ben poco.

“ Sicura di avere tempo da perdere? ” le domando fiducioso afferrando la sua mano. Lei mi sorride divertita, avvicinandosi pian piano al mio orecchio che sfiora con le labbra tiepide “ Si, molto tempo ”

Incredibile, questa mattina ero uscito di casa con mille muse per la testa ed ora torno con una sola.. vergognoso vero?

 

  
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