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Autore: Beapot    10/10/2011    9 recensioni
dal testo: "Non sapeva come si sentisse George, ma poteva immaginare il suo dolore leggendoglielo sul viso spento. Fred lo completava, sarebbe mai riuscito a tornare a sorridere senza aver avuto la possibilità di salutarlo?"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Harry, Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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L'ultimo Saluto

 

La cosa che era nascosta nel Boccino" esordì "mi è caduta nella Foresta. Non so dove di preciso, ma non ho intenzione si andare a cercalra. E' d'accordo?
[...]

Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù.
 

(Harry Potter e i Doni della Morte, J.K. Rowling)

*

Harry seguì gli amici per i corridoi del Castello, distrutti dagli incantesimi e dalle maledizioni lanciati. Ogni tanto inciampava su delle rovine e vedeva macchie di sangue a terra, e il sollievo e la felicità per la vittoria si trasformarono di nuovo in dolore quando pensò alle persone che aveva perduto. Quando passò di fronte alla parete crollata che, solo qualche ora prima, aveva portato via per sempre Fred Weasley, gli venne un'idea.
«Andate pure avanti, io vi raggiungo più tardi» disse a Ron e Hermione fermandosi di colpo, e i due lo guardarono con aria interrogativa.
«Voglio fare una cosa» spiegò scomparendo sotto il Mantello dell'Invisibilità.
Non voleva che nessun altro lo notasse e lo fermasse per continuare a congratularsi.
Harry si allontanò lasciando gli amici vagamente stupiti, ma non avrebbero di certo sentito la sua mancanza per qualche minuto. Continuò a camminare, alla ricerca dell'unica persona ferita che, al momento, aveva più bisogno del suo aiuto. Scese in fretta le bianche scale di marmo che portavano alla Sala d'Ingresso, e si fermò davanti alla porta in legno della stanza in cui erano stati deposti i corpi dei caduti.
Era sicuro che lo avrebbe trovato lì.
Aprì lentamente la porta senza farsi sentire, e lo vide: inginocchiato vicino al corpo del gemello, George Weasley piangeva lacrime silenziose senza curarsi di nasconderle. Harry si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla:
«Sono Harry» gli bisbigliò da sotto il Mantello.
George annuì per far vedere che aveva capito, ma non si mosse dalla sua posizione.
«Vieni con me, voglio farti vedere una cosa» aggiunse aiutandolo ad alzarsi e invitandolo a nascondersi sotto il Mantello con lui «Non voglio che nessuno ci veda» spiegò, ma il ragazzo dai capelli rossi non aveva detto una parola, continuando a guardare il corpo vuoto del gemello.
«Dove stiamo andando, Harry?»chiese quando uscirono dal Castello, mentre il sole si alzava nel cielo illuminando il parco.
«Seguimi, ho una sorpresa. Credo che ti piacerà» si limitò a dire Harry, mentre lo conduceva verso il limitare della Foresta Proibita.
Mentre camminava al fianco di George ripensò a qualche ora prima, quando, prendendo troppo velocemente coscienza della sua morte imminente, contava i battiti del proprio cuore, sentendosi estremamente solo. Ma poi aveva aperto il Boccino, e la piccola pietra nera gli era scivolata in mano, facendo comparire al suo fianco le persone a lui più care.
Non sapeva come si sentisse George, ma poteva immaginare il suo dolore leggendoglielo sul viso spento. Fred lo completava, sarebbe mai riuscito a tornare a sorridere senza aver avuto la possibilità di salutarlo?
Harry condusse l'amico tra gli alberi, fino a quella radura in cui aveva salutato le ultime (ma in un certo senso le prime) persone che lo avevano sempre difeso e amato. Aveva detto al Preside che non avrebbe più cercato la Pietra ma, di nuovo, non la voleva per la sua felicità personale.
Si fermò e lasciò scivolare il Mantello a terra, guardandosi intorno in cerca della Pietra che aveva lasciato cadere. Riconobbe gli alberi dietro i quali sparirono i suoi cari, rivide il sorriso dolce di Lily, lo sguardo orgoglioso di Remus e James, e il ghigno di Sirius.
Pensava che non l'avrebbe più trovata, l'aveva data persa per sempre, quando un fruscio tra le foglie dell'albero più vicino attirò la sua attenzione e quella di George che, per la prima volta da quando erano lì, mostrò interesse per qualcosa.
Harry si voltò e vide la Pietra fluttuare verso di lui, il legittimo possessore dei Doni, e fermarsi all'altezza del suo petto.
«Prendila» disse indicandola con lo sguardo «Stringila in mano» insisté, spostando lo sguardo dalla pietra all'amico, che la fissava incerto.

George attese qualche secondo, poi allungò la mano e la strinse intorno alla piccola pietra nera che aveva davanti, sentendola piacevolmente calda nel palmo. Un altro fruscio tra gli alberi lo fece voltare, e il ragazzo spalancò la bocca stupito mentre il suo gemello fluttuava verso di lui, con un grande sorriso stampato sul volto.
«Che diavolo, fratello! Mi aspettavo un benvenuto un po' più caloroso!» disse Fred, continuando a sorridere.
George non riusciva a dire niente, ma si limitava ad aprire e chiudere la bocca in silenzio.
«Davvero carino come pesce, sì. Ti dispiacerebbe tornare in te? Sai, non è molto comodo restare in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti» disse Fred, fingendosi infastidito.
«Che ci fai qui? Sei un fantasma? Avevi detto che non saremmo diventati fantasmi. Noi non volevamo diventare fantasmi...» disse George allibito e confuso, scuotendo la testa.
Ma forse Fred aveva paura, come lui.
Forse era tornato come fantasma per non lasciarlo solo, ma non era dello stesso colore argenteo dei fantasmi, era diverso: i suoi capelli rossi erano sbiaditi, ma erano comunque colorati, e il suo corpo sembrava più... concreto.
Avrebbe voluto allungare una mano per toccarlo ma non riuscì a muoversi.
Non capiva, non poteva essere tornato.
Lo aveva visto morire, cadere con il sorriso ancora stampato sul volto...
«Ti sono bastate un paio d'ore senza di me per diventare scemo, amico?» lo prese in giro il fratello «Non sono un fantasma, sono un... non so nemmeno io cosa sono, dovresti dirmelo tu. Mi hai chiamato tu!» aggiunse aggrottando le sopracciglia: in effetti non si era ancora posto quella domanda.
«Deve essere questa pietra, me l'ha data Harry...» disse George guardando il pungo che stringeva la piccola pietra. Restò a fissarla per un po', poi alzò di nuovo lo sguardo verso Fred.
«Non tornerai, vero?» chiese, temendo la risposta.
«Non posso» rispose l'altro, in un sussurro.
«Non puoi lasciarmi solo, Fred» disse George quasi implorando il fratello
«Amico, devo andare avanti, lo sai» rispose con un sorriso triste. «Siamo troppo forti per tornare come delle ombre, lo abbiamo sempre detto. Non ti ricordi?» aggiunse cercando di sdrammatizzare.
«NO!» urlò George «No! Eravamo troppo forti, Fred. Ci eravamo promessi che avremmo fatto tutto insieme: mandare avanti il negozio, sposarci, avere dei figli. Non ci sarà più un noi, se tu non torni da me. Era una promessa, la più importante. Abbiamo sempre mantenuto le promesse, Fred!» continuò, scoppiando in lacrime e cercando di colpirlo. Gli occhi di Fred si velarono di lacrime.
«Non posso, George» disse guardandolo negli occhi, guardando nei suoi occhi. «Perdonami» aggiunse, come se avesse davvero paura che il gemello potesse odiarlo davvero. George non rispose, limitandosi a rispondere allo sguardo.
«Ce la farai, Georgie, sei forte. Sei sempre stato più forte di me. Anche se andrò avanti manterrò la promessa e non ti lascerò solo, potrai sempre contare su di me. Ma tu promettimi che non ti arrenderai al dolore e che farai di tutto per andare avanti. Fallo per me, per mamma, per la piccola Ginny. Non ti abbattere e reagisci, perché avevamo detto che non ci saremmo mai arresi. Io manterrò la mia promessa, George, ma tu devi mantenere la tua» mentre parlava, Fred guardava il viso del fratello studiandone la reazione, ma quel volto identico al suo non sembrava in grado di cambiare espressione.
«Sarò vuoto senza di te. Lo sai, vero? Mi mancherà una parte» mormorò George.
«Andiamo, chi vuoi che se ne accorga? Saranno tutti troppo occupati a notare il tuo orecchio mancante» disse Fred con un sorriso, ma sapeva che non era così.
Non era possibile vedere i gemelli separati, avevano sempre avuto la sensazione che non sarebbero potuti esistere separati, ma ora quella loro convinzione era stata distrutta nella maniera più ingiusta e violenta.
«Che battuta idiota, la morte ti ha rammollito» disse George rispondendo al sorriso, ma pensando alle stesse cose che passavano per la mente del fratello.
«Già...» dissero piano entrambi all'unisono, mentre il sole, ormai alto nel cielo, proiettava l'ombra di George sull'albero più vicino.
«Ho un' idea!» esclamò Fred, con gli occhi che brillavano.
George lo guardò con aria interrogativa mentre lui si spostava e si sovrapponeva completamente alla sua ombra, sorridendogli vittorioso.
«Ora puoi lasciarmi andare, coraggio» gli disse sorridendo.
George era confuso ma capì in fretta l'idea, seppur sciocca e infantile, del fratello: gli sarebbe rimasto sempre accanto, in ogni momento, come la sua ombra.
Gli sorrise, con gli occhi che si velavano di nuovo di lacrime, e mormorò «Fatto il misfatto!» prima di gettare lontano la pietra nera e di vedere l'ultima immagine del suo gemello svanire per sempre.
Asciugandosi le lacrime col dorso della mano, George lasciò la radura e camminò, con un inaspettato senso di leggerezza e serenità, verso la fine della Foresta.
«Grazie» disse con un sorriso pieno di gratitudine.
Harry gli strizzò l'occhio e gli diede una pacca sulla spalla con fare complice, e insieme si avviarono di nuovo verso il castello, accompagnati dal cinguettio degli uccelli e dal rumore leggero dell'acqua del lago che si increspava.

Il sole splendeva alto nel cielo, salutando l'inizio di una nuova era.

   
 
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