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Autore: giulina    11/10/2011    13 recensioni
Ginevra ha sempre il sorriso stampato sulle labbra lucide di burro di cacao, la testa tra le nuvole e una passione per il giardinaggio.
Ha un'ossessione per l'amore di cui potrebbe discuterne per ore e per le sciarpe colorate, quelle rosse, soprattutto. Cos'ha di speciale? Niente, lei è solo Ginevra.
Edoardo, invece? Bè, lui è tutta un'altra storia.
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"-Lory, secondo te ho qualcosa che non va?-
-Intendi fisicamente o a livello mentale?-
-Entrambi i casi-
-Bè che sei una schizofrenica con una seria bipolarità da far curare già lo sai e poi hai qualche punto di cellulite sulle cosce ma niente di grave, tranquilla-
-E nel complesso?-
-Da cestinare. Come mai queste seghe mentali da donna in piena menopausa?-
-Ho voglia d'innamorarmi-
-E cosa c'entra questo con le tue paranoie su come sei? Maurizio Costanzo è calvo, senza collo e russa, eppure ha trovato l'amore-
-Mi stai nascostamente dicendo che rimarrò calva a breve?-
-No, ma sul russare non ci scherzerei-"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlie Brown: “Cosa ti piacerebbe essere da grande?” 

Linus: “Felice da fare schifo!”

-Peanuts-

 

 

 

 

 

 

 

 

Ginevra ha ventisei anni e si è trasferita a Roma da appena un anno, abbandonando il piccolo paesino dell'Emilia Romagna dove è nata e cresciuta.

Ha deciso di partire all'improvviso, senza starci a ragionare troppo: una mattina si era svegliata con quell'idea che le ronzava in testa e la sera era già seduta su un treno, in un vagone con gente sconosciuta, con la sua enorme valigia colma di sciarpe tra i piedi.

Ginevra ha trovato lavoro dopo pochi mesi in un call center di un'azienda telefonica nel centro di Roma e con quel misero stipendio paga l'affitto del suo bilocale in periferia, i cui muri cadano lentamente a pezzi. Non si stupirebbe se un giorno di questi si ritrovasse la signora Santini del piano di sopra in collo.

Tutto sommato a Ginevra piace il suo lavoro, le piace stare seduta su quella poltroncina girevole blu, con un microfono e un paio di cuffie in testa per sei lunghe ore.

Il computer è a sua completa disposizione per alcune partite di canasta on-line, così come il telefono che lei usa a suo piacimento ogni volta che vuole senza spendere un centesimo.

Non le hanno concesso nemmeno la pausa pranzo, potrà rilassarsi in qualche modo?

Il miglior rilassante per Ginevra ha un nome e un cognome: Loriana Fornacetti, sua cognata.

-No, ma hai sentito cosa ti ho detto?-

-Si, Lory-

-E non dici niente?!-

-Falle causa-

-Causa?! Solamente causa? Io sto pensando all'omicidio. Ma hai visto cosa mi ha fatto?-

-Lory, ho la foto che ti sei fatta con la web cam davanti agli occhi-

Ginevra strizza leggermente gli occhi coperti da un paio di occhiali dalla montatura nera, e si avvicina con il volto allo schermo piatto del computer, ingrandendo la foto con il mouse.

-Sono bionda, le avevo detto di farmi castano chiaro e ora mi ritrovo bionda. Sembro quella fumata di Heidi Klum!-

-Se tu sembrassi Heidi Klum non saresti così arrabbiata, fidati-

-Lo so che c'è un'offesa sotto il tuo tono melenso ma voglio trattenere tutta la mia rabbia per quando mi ritroverò davanti quella sciagurata-

-Ottima scelta-

Ginevra allunga le gambe sotto la scrivania e si appoggia allo schienale della poltroncina scomoda cercando di trattenere un sonoro sbadiglio. Questa mattina è stata svegliata alle sei e ventidue dai rumori molesti dei vicini del civico trentadue del suo stesso piano.

A quanto pare, dopo la furibonda lite della sera prima dove qualche piatto è stato volato, hanno fatto pace. I muri del suo appartamento, oltre che a cadere a pezzi, sono molto ma molto sottili. Perfino troppo, visto che ora è ha conoscenza della posizione preferita della neo sposina.

-Allora, come va la tua ricerca di un auto?-

-Male-

-Cerca su E-bay, Gin. L'altro giorno stavo cercando un reggiseno di Victoria's Secret su quel sito e ho visto che un ragazzo vendeva sua nonna a 20 euro. Lì è sicuro che una macchina ce la trovi-

-Povera donna. Comunque oggi avevo deciso di fare un giro in centro per vedere se..-

-GINEVRA!-

La ragazza si allontana con la sedia dalla scrivania, facendo strusciare le rotelline girevoli sul pavimento scadente, e si affaccia nel corridoio con la fronte corrucciata.

-Che c'è, Angela?-

-Tesoro, com'è che si chiama la nuova promozione che tutti i giovani vogliano mettere sul telefono mobile?-

-La free promotion, dici? Quella a dieci euro al mese per 1000 messaggi e chiamate?-

-Eh si! Proprio quella dicevo! Aspetta..frie...pro..cosa?-

-Angela, il nome non importa, tranquilla-

La signora di sessantanni dalle labbra rosso fuoco e i capelli bianchi come la neve, si risiede alla sua scrivania con non poca fatica e quando cerca di ricontattare il cliente, capisce che ha buttato giù. Fanno tutti così, ma lei non riesce ancora a capire il perché.

Ginevra si appoggia con la testa al tavolo di legno e si perde ad osservare le doppie punte di una sua ciocca scura di capelli.

-Ti sei scordata di me?-

-No, Lory, sento Lady Gaga di sottofondo che proviene dal tuo stereo-

-Oh è vero, mi aiuta a rilassarmi. Devo andare ora, il ferro da stiro mi attende-

-Buona stirata, biondona!-

-Stronza-

Ginevra butta giù la chiamata con un sorriso e guarda fuori dalle finestrelle della stanza, il cielo grigio di novembre che piano piano si annuvola. Tra poco pioverà, è sicuro. Ad Angela oggi faceva male anche l'ernia e lei è meglio di Giuliacci quando si tratta delle previsioni metereologiche.

Con uno strano buonumore, si mette davanti al computer pronta per chiamare qualche cliente nei dintorni di Roma per informarli delle nuove tariffe e promozioni di cui potranno usufruire.

A volte, prima di chiamare, scommette con se stessa quanti le butteranno giù il telefono in faccia, non appena dirà il nome della compagnia telefonica: di solito ci azzecca sempre.

 

 

 

Edoardo ha la testa appoggiata sul braccio destro e gli occhi scuri sono nascosti dietro le palpebre che sembrano pesanti come pietre, sono come delle saracinesche che non riesce a tirare su.

È arrivato a lavoro con venticinque minuti di ritardo, la camicia macchiata di caffè vicino al colletto che non è stirato bene, e sulla guancia ancora il segno della fodera del cuscino.

Si è messo alla sua scrivania che aveva ancora il fiatone per la corsa con lo scooter per le strade troppo affollate di Roma, e si è accasciato sul tavolo di legno, privato della forza necessaria per fare qualsiasi cosa.

Sovrasta il vociare dei suoi colleghi e dei telefoni che squillano, il rumore della pioggia che si infrange sui vetri dello stabilimento e quel rumore è un qualcosa che lo innervosisce terribilmente.

Si tira lentamente su a sedere e prende una matita che tiene nel cassetto della scrivania insieme ad un foglio bianco.

Il computer lo ha solamente acceso ma non ha avuto neanche la voglia di aprire le cartelle con i file pieni di nomi e cognomi sconosciuti a cui si dovrebbe dedicare questa mattina.

Si morde il labbro inferiore, costellato da piccoli taglietti ormai rimarginati, e con la mano sinistra impugna la matita grigia che traccia linee astratte sulla carta.

La mano si muove a scatti, non è fluida, sembra posseduta da un'energia momentanea che prima o poi si esaurirà.

Edoardo inclina la testa cercando di regolare la posizione del foglio; ha tenuto la matita talmente stretta nella sua mano che gli ha lasciato un segno rosso sul palmo e sulle dita.

Disegnare è l'unico modo che conosce per rilassarsi quando gli prendono questi momenti di nervosismo sconosciuto che non riesce a controllare.

Si è sempre messo a disegnare quando sentiva che stava per scoppiare.

Posa la matita sul tavolo, che scivola sul pavimento, e chiude di nuovo gli occhi lasciando che i suoi polmoni si riempiano di aria.

Anche stanotte non è riuscito a chiudere occhio, sente sulle spalle tutta la stanchezza accumulata in questi giorni e tutto il caffè che ha bevuto nello stomaco.

Non sa come liberarsene e si sente spaesato.

Nella scrivania accanto alla sua, un numero viene composto da delle dita con delle unghie smaltate di blu, e la voce di Ginevra arriva senza ostacoli alle orecchie di Edoardo.

-Ciao mamma, oggi cosa vuoi che ti racconti? Sono a tua completa disposizione-

D'altronde, c'è solo una parete di plexiglass di una ventina di centimetri a dividerli.

Solamente quella.

 

 

 

 

Bè, che dire...ecco il primo capitolo di questa nuova storia!

Si, lo so, avevo detto che prima avrei aggiornato “Il garage” e poi avrei postato questo ma oggi mi sono messa al computer e sono uscite fuori queste righe.

So che è corto ma spero che vi sia piaciuto lo stesso. Questi primi capitoli sono per farvi abituare ai nuovi personaggi, alle loro personalità e al loro strano mondo.

Probabilmente avete capito pochissimo da questo capitolo ma questa storia sarà un po' così, la scoprirete passo passo.

Spero di rispondere quanto prima alle recensioni del capitolo scorso che mi hanno fatta felicissima, inutile dirlo, e mi ha fatto molto piacere vedere come avete accolto questa mia nuova pazzia e che la condividete con entusiasmo.

Un bacio e un abbraccio,

Giulia.

   
 
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