Harry
Potter VII° anno
Ombre
che inghiotTono
Tutti i personaggi che vivono questa ff sono nati dalla mente di J.K. Rowling,
e solo a
lei appartengono.
Non ho resistito a fantasticarci sopra anche io, tutto
qui!
Recensite e consigliate!
Cap.
1
Più nessuna protezione
Fine di luglio.
Su tutta Londra gravava una
cappa di nuvole della quale non si riusciva a distinguere i confini.
Nelle villette tutte uguali
di Privet Drive i condizionatori erano al massimo. Al numero 4, però, non tutti potevano goderne. Mentre il
campione di pugilato Dudley Dursley
si tuffava letteralmente in un mezzo chilo di gelato al caramello, senza alcuna intenzione di lasciarne un poco al padre, l’altro
giovane della casa cercava di sfuggire all’umidità nel buio della sua camera da
letto, chiedendosi quando sarebbe iniziata la prossima sfuriata nei suoi
confronti.
Passi nel corridoio…
Ma la porta che venne aperta non fu quella della sua camera.
“ Figliuolo,
i tuoi amici a che ora arrivano? ” sentì lo zio chiedere a Dudley.
Vernon Dursley si era affacciato
al piccolo regno del suo adorato figlio.
“ Alle nove e mezzo. Dov’è il pazzo? ” si informò la
voce sgradevole di quest’ultimo.
“ E’ nella sua camera. Non farà nulla, le sue sono minacce da quattro soldi! ”
Ve le faccio vedere io, le
minacce da quattro soldi! brontolò Harry.
Ma la sua voce venne come risucchiata dall’oscura
immobilità che lui stesso aveva cercato.
Di fatto, si era praticamente auto-punito.
Non lo avrebbe mai creduto
possibile, ma era stato così. E
pensare che era il suo diciassettesimo compleanno. Davvero un bel
compleanno!
“ Da diciassette anni non
fai altro che crearci problemi! ”
La sua colpa, questa volta,
consisteva nell’aver fatto notare che il gancio vincente del grande
lottatore non era stato poi così sensazionale, tanto meno leale. Ma se in
realtà, dopo quel commento, Harry avrebbe ancora
potuto schivarsi la punizione, le sue speranze di cenare si erano dissolte
quando aveva reagito alla valanga di offese dell’obeso
cugino.
In quei momenti era arrivato
a pentirsi di averlo protetto dai Dissennatori.
Solo il pensiero che la
partenza per Hogwarts era sempre più vicina, solo la
consapevolezza che dall’estate seguente non sarebbe mai più tornato
dai Dursley, solo questo gli stava facendo sopportare
l’ennesima ingiustizia.
Pensa che domani sarai nella
sede dell’Ordine - si ripeteva ormai da una buona
mezz’ora – pensa che non vedrai mai più le espressioni porcine di Dudley. Resisti, resisti.
Le quattro settimane di
reclusione a Privet Drive, lontano dal suo vero
mondo, non erano state sempre così negative, doveva
ammetterlo.
Usando tutta la razionalità
possibile, dopo la crudele e spossante conclusione del sesto anno di scuola, le si sarebbe potute definire rilassanti.
Non gli era venuta la voglia
di studiare in cui aveva sperato, questo proprio
no…ma avrebbe potuto rimediare insieme a Ron ed Hermione (…magari
spulciando proprio dalle pergamene di Hermione).
La mole di pagine da
studiare per Vitious e la McGrannitt
era duplicata, in vista dei M.A.G.O, ma si trattava
anche di argomenti assai interessanti – come avrebbe
reagito Hermione a sentirglielo ammettere?
Tra il ripasso di Storia
della Magia e un tema per Difesa contro le Arti Oscure, le prime due settimane
erano trascorse relativamente serene.
Moody aveva ribadito la sua
minaccia – neanche tanto velata, anche se sempre ironica – e Vernon Dursley aveva pensato bene
che era meglio non impedire al nipote strambo di immergersi nelle sue assurde
pergamene, per quanto una persona rispettabile come lui, rappresentante di
impeccabili trapani elettrici, detestasse averle per casa.
I
problemi erano cominciati negli ultimi tre giorni, quando
tutta la perfetta, linda casa dei Dursley si era
trasformata nella sede del Fan Club del mitico Dudley.
Che Harry non riuscisse a
vivere l’attesa della gara con altrettanta accettazione, questo zio Vernon aveva detto di poterlo accettare. Ma quando un
frullare di ali aveva reso la sua domenica così tanto
simile a quella di sei anni prima, beh…allora la sua pazienza si era
drammaticamente eclissata.
“ Dovresti
essere contento, no? Vengono a prendermi prima del previsto. ” aveva
detto Harry, trattenendosi a fatica dall’alzare la
voce. “ Non mi vedrete mai più! ”
“ Fosse
vero, fosse! ” aveva esclamato Dudley.
Harry lo aveva fulminato con gli occhi. “ Non sei tanto
coraggioso, quando sei senza i tuoi amici teppisti, eh? ”
“ Come osi dare del teppista
a mio figlio? ” la voce querula di zia Petunia quasi gli aveva spaccato i
timpani. “ Voglia il cielo che sia la volta buona, che
vengano davvero a prenderti! ”
“ Questa volta
sì, non aspetto altro da sette anni!! ”
Ma Vernon
si era impuntato, deciso evidentemente a sorbirsi ancora il suo indegno nipote
per altri anni, piuttosto che ammettere che la serenità della famiglia dipendeva da Harry, unicamente da
una sua decisione.
Il viso paonazzo aveva
raggiunto un apice di disgusto mai visto, gli occhietti si erano stretti in
fessure mentre il grassoccio dito indice della mano destra puntava direttamente
verso Harry: “ Tu prenderai quel maledetto treno dopo
la gara di Dudley. ” era esploso, “ E aiuterai tua
zia nel rinfresco che la polisportiva darà in suo onore. ”
“ Ma
neanche per sogno! Potrei cedere alla tentazione di avvelenarlo! ”
“ Papà, ” era saltato su
subito il lottatore, smentendo tutto il suo coraggio, “ non ce
lo voglio, in palestra. ”
“ Visto? ” aveva commentato Harry, sperando che il cugino potesse per una volta persino
risultargli utile. Ma quel
giorno la sua fortuna era rimasta a letto, e con un blitz zia Petunia aveva
superato l’orrore per “quelle cose”, nascondendo il baule di Harry e la gabbia con Edvige nella cantina.
Per Harry
era stato davvero troppo.
Fregandosene del divieto di
compiere incantesimi fuori dalla scuola, era ricorso
direttamente alla bacchetta – l’unica cosa che fosse mai riuscito a tenere
davvero nascosta: “ Alohomora!
”
Così Edvige era stata
liberata da quell’inferno, ma lui aveva ottenuto una
vittoria
ben sterile. La vita in quella casa era divenuta
impossibile.
Eppure, Harry sapeva di dovervi
rimanere. Non poteva ripetersi il colpo di testa del terzo anno, quando era
scappato da Privet Drive e aveva chiamato per la
prima volta il Nottetempo.
Ora che l’Ordine gli aveva
ucciso il servo più devoto, l’esercito dei Mangiamorte
era davvero sguinzagliato in tutta l’Inghilterra. Le
strade della Londra babbana non
erano mai state così pericolose.
L’entusiasmo e il senso di
rivalsa che Harry aveva provato il penultimo giorno
del sesto anno a Hogwarts, quando l’Ordine era
riuscito a vendicare Sirius – anche se
solo in parte – uccidendo Peter Minus nonché alcuni tra i Mangiamorte
più pericolosi
era già bell’e lontano. Codaliscia era morto, era stato lui a
ucciderlo, ma gli altri Mangiamorte sembravano aver
cominciato a centuplicarsi.
L’ultima lettera che Edvige
gli aveva portato da Grimmaud Place era alquanto inquietante. Harry
non ebbe nemmeno bisogno di riprenderla in mano: ogni sua parte era ben
impressa nella sua memoria.
Ciao Harry,
dubito che i giornali babbani
possano fare dei veri e propri scoop a proposito, ma le supposizioni che mi hai
scritto non sono lontane dalla verità. C’è il marchio dei Mangiamorte,
nelle ultime morti al Museo delle Cere e al Covent
Garden.
Fai molta più attenzione del solito, Harry. Evita il più possibile ogni spostamento.
Verremo a prenderti il più in fretta possibile,
probabilmente questo sabato. Non sia mai che tu debba passare
con quegli storti un altro compleanno! Non so dirti chi verrà, ma stai pronto a
partire.
Ron ed Hermione
“ Diciassette anni, e ancora
devo ubbidire come un bambino a chi mi dice di non fare pazzie! ”
Frustrato, Harry accese la lampada da notte che teneva sulla
scrivania, accanto al misero letto, e la camera riacquistò le sue proporzioni.
Alla parete accanto al letto
facevano mostra di sé un gagliardetto della casa dei Grifondoro e un poster della nazionale irlandese di Quidditch. Era uno dei regali che Ron
gli aveva fatto recapitare due giorni prima, per il
suo compleanno.
Nel pacchetto portato in
volo da Leo, Harry aveva trovato anche tre sacchetti di Api frizzole e un nuovissimo
mazzo di carte BUM. Quest’ultima parte del regalo non
era stata esattamente una sorpresa, ma una richiesta di Harry,
visto che l’esplosione dell’ultimo castello fatto con
il precedente mazzo l’aveva eliminato completamente. Forse gli elfi domestici
ne stavano ancora raccogliendo le particelle infinitesimali di
cenere, nella Sala comune di Grifondoro!
Hermione gli aveva mandato una torta alla nocciola, che non
era durata più di cinque minuti fuori dalla sua
pancia, e un calendario stregato, che lo svegliava ogni mattina con un
buongiorno davvero speciale: “ Fra….giorni festeggerai come si deve il compleanno! ” ( anche se questo doveva ancora verificarsi, ma forse era
ancora in
tempo! ) oppure: “ Non ritardare al binario 9 e ¾! ”
Era
comunque un bel miglioramento, rispetto al regalo
ricevuto a Natale del V° anno: quell’agghiacciante
strumento di tortura per studenti che era stato il diario urlante!
Harry rabbrividì nell’immaginare la reazione dei suoi
adorati zii se avessero udito anche una sola volta
quelle urla stridule…Se avevano sconvolto persino lui e Ron…!
In realtà
non c’era uno strumento magico, un qualsiasi elemento o prodotto del suo vero
mondo, che i gabbani Dursley avrebbero
potuo tollerare per più di dieci secondi. Per fortuna
nessuno di loro entrava più in quella stanza, da quando Harry
aveva promesso di pulirla personalmente. Preferiva trasformarsi ogni domenica
in una casalinga di quel piccolo spazio, piuttosto che dover sentire i commenti
idioti
del cugino su “quella Accademia di svitati” o su quello
sport “da mentecatti”, come li aveva definiti.
Lanciando un’occhiata alla
pergamena-calendario, che contava i giorni che lo dividevano dal ritorno ad Hogwarts, Harry
dovette ricordare che le date erano completamente saltate. Lupin
gli aveva detto che il mondo magico era in subbuglio. Silente e il corpo
insegnante di Hogwarts avevano
trascorso un intero mese a rafforzare gli incantesimi protettivi intorno al
Castello, e questo forse avrebbe posticipato il rientro degli studenti.
“ Un giorno in più che
vogliono farmi passare tra questi pazzi, e giuro che mi trasferisco al Paiolo!
” si disse Harry, spettinandosi nervosamente il
ciuffo di capelli corvini.
Ma non lo avrebbe fatto, lo sapeva. Gli sembrava a volte
che il coraggio fosse sparito dalla lista delle sue
qualità…proprio il coraggio, in virtù del quale venivano
scelti i Grifondoro.
“ James non avrebbe perso
tempo a decidere di lasciare una simile casa di matti! ” gli parve di sentir dire dalla voce vagamente delusa
di Sirius. Una frase molto simile a
quella che gli aveva detto al quinto anno.
Allora quella frase non lo
aveva scosso quanto faceva adesso il suo ricordo.
Era davvero stato smistato
nella Casa sbagliata! Magari non i Serpeverde, ma
forse il Cappello Parlante avrebbe dovuto metterlo nei Tassorosso.
In quei momenti di pessimismo all’apice, Harry
sentiva di aver tutto, tranne che il coraggio di un Grifondoro.
“ Me ne starò qui, buono buono…Rinchiuso come un
bambino che è stato mandato a letto senza cena…”
Proprio allora, la porta si
aprì. Zia Petunia martellava con il piede in babbucce il pavimento immacolato.
“ Cosa blateri, tu? ”
“ Non posso nemmeno parlare,
in camera mia? ”
La donna,
magra e cupa in volto come un corvaccio, o forse come il suo scheletro,
rimase ostinatamente sulla porta, come se un ulteriore passo
avesse potuto contaminarla. “ Vieni ad
aiutarmi con le pizzette per gli ospi… ”
Non terminò la frase.
Ad occhi sgranati, fissò
qualcosa oltre le spalle di Harry,
nel cielo sempre più cupo e nuvoloso. “ Co…cosa…? ”
Anche Harry si voltò, e un largo
sorriso gli tese le labbra. Erano almeno una mezza dozzina le figure che si
avvicinavano in volo alla sua finestra, protetta dalle inferriate.
“ Cosa
sono quelle cose?! ” urlò istericamente zia Petunia.
No, erano cinque…e il mago
che guidava quello strano stormo di visitatori frenò in aria, salutando Harry con un cenno di mano. “ Monta la tua Firebolt, Harry. Dobbiamo
muoverci! ”
“ Professor Lupin! ”
Ma era il Signor Weasley, quell’altro adulto che stava lottando con la sua scopa
per non esserne disarcionato? Sì, era decisamente
lui, e lo riconobbe anche zia Petunia…con terrore, visto che quasi tre anni
prima gli aveva distrutto la parete del salotto di cui andava tanto fiera.
“
Muoviti, Har…ohhhh! ”
“ Papà, ti reggo io! ” si
prodigò la ragazzina, che sul suo manico di scopa dimostrava di avere ben più
controllo.
Zia Petunia indietreggiò
nella stanza, quando vide un’altra sagoma prendere la via per la sua finestra,
con tutta l’aria di volerla rompere in mille pezzi.
“ Andatevene di qui!…Oh,
no…” gridò poi a Lupin, che stava estraendo la
bacchetta dal mantello liso e assai sporco “ Lei non farà
proprio nessun…”
In quel
momento, Harry capì cosa volesse
fare Lupin con la sua bacchetta…o meglio, cosa
volesse evitare. Qualcosa di molto grande ed agitato – ancora più agitato del
manico di scopa che cercava di disarcionare Arthur Weasley, veniva verso il
n° 4 di Privet Drive.
“ Tonks!
” urlò Harry, coprendosi il viso con le braccia.
“ Allontanateviiii!
” li avvertì la meterorite che stava per colpirli.
Lupin agitò la bacchetta. “ Immobilus! ”
La giovane Auror – probabilmente la strega più distratta e combina
guai di tutta
l’Inghilterra – venne fermata dall’incantesimo di Lupin, restando a galleggiare nella sfera di magia che
impedì al vetro di rompersi, la punta del suo manico di scopa ad un briciolo
dal compiere l’ennesimo disastro!
Ginny ed Harry si decisero a
riaprire timidamente gli occhi. L’intenzione di Lupin
era di adagiarla dentro alla stanza, prima di
sciogliere l’incantesimo e tenersi pronto a riparare eventualmente il vetro, ma
Tonks era davvero troppo agitata.
“ Che
diavolo? ” La videro perdere quota appena liberata, per poi riprendersi e
sfrecciare verso le nuvole grigie che li sovrastavano.
“ Dai,
piccola, ragiona! Lasciati guida…”
BOOOM!
“ Per tutti i Troll, razza di scriteriata, vuoi stare ferma o devo
legarti?! ” imprecò
ringhiando Malocchio Moody.
Il flebile autocontrollo di
zia Petunia la abbandonò quando i suoi occhi si posarono sul naso morsicato di Alastor Moody.
La donna crollò a terra svenuta, dura come uno stoccafisso.
L’Auror
comparì con un POP nella stanza e controllò le condizioni di salute della
signora Dursley. Harry
pregò tra sé che zio Vernon non entrasse
proprio ora nella stanza.
“ Dannati babbani, creano solo guai! ”
“ Sta
bene, Alastor, avrà solo un brutto mal di
testa, al risveglio. ” disse Lupin.
Ginny sorrise al carcerato Harry Potter: “ Ti hanno di nuovo sequestrato i bagagli? ”
Harry annuì. “ Questo è stato l’ultimo anno, giuro, che
passo tra loro. ”
“ Dai, tu e Ginny andate a prendere le tue cose. Noi…” Lupin cercò con lo sguardo il signor Weasley,
ancora in difficoltà con la sua Stella. “ Arthur,
stai bene? ”
Weasley grugnì qualcosa del tipo: Davvero molto spiritos…oooohhh.
“ Ti aiuto io! ” si offrì Tonks.
“ NO! ” urlarono al contempo
Lupin, Moody e lo stesso Weasley.
Poi Ginny
si allungò oltre il davanzale e scivolò nella stanza di Harry. “ Edvige ti
aspetta a Grimmaud Place, Harry. Prendiamo la sua
gabbia e il resto! ”
Quando i due ragazzi uscirono nel corridoio, anche Lupin si era materializzato nella camera e aiutava Moody a stendere Petunia sul letto.
Scesero ridendo le scale.
“ Di qua.” indicò poi Harry all’amica. “ La
cantina è…” Alcune voci lo zittirono, colmandolo d’angoscia.
“ Papà, chi…? ”
“ Chi…chi
sei, tu? ” chiese il padrone di casa, terrorizzato.
“ Crucio! ”
Quella voce…Era la voce di
una donna!
“ Bellatrix!
”
Ma la Mangiamorte non parve
volersi fermare. “ Crucio!
” Altre urla si unirono, le urla di un altro torturato.
“ Bellatrix!
Non abbiamo il tempo di divertirci, adesso, falli fuori e basta! ”
Le urla di
Vernon e Dudley Dursley si spensero lentamente.
“ Ginny!
” Harry strinse un braccio dell’amica, trattenendola
appena prima che
iniziasse a gemere. “ Non sei sola. ”
Lei annuì; aveva sentito
quelle voci, e aveva riconosciuto soprattutto la seconda, quella maschile,
quella dell’uomo che si era preso gioco dell’intera famiglia Weasley, e che aveva messo nel suo calderone il maledetto
diario di Tom Ridde, dando inizio a tutti i suoi
guai. Ginny tremava come una foglia, ma riuscì a
dominarsi.
Quelle erano le voci di Bellatrix Lestrange e Lucius Malfoy.
“ Dove si nasconde, il
nostro eroe senza macchia? ” chiese sarcastico il Mangiamorte.
Un fischio acuto riempì le
orecchie di Harry, mentre la collera gli risaliva lo
stomaco, bruciandone le pareti come fosse fuoco. Bellatrix, la Mangiamorte che aveva ucciso Sirius.
Era a pochi passi da lui,
oltre quella porta.
Harry mise mano alla bacchetta, la concezione del tempo che
si azzerava, ogni
briciola delle sue energie tesa a controllare quell’improvviso tremore di mani.
“ Harry,
non vorrai…? ”
“ Resta indietro, ragazzo! ”
lo fermò una voce.
Moody e Lupin lo sorpassarono,
facendo cenno a lui e Ginny di evitare ogni altro
rumore.
Ma a
quanto pare erano già stati scoperti.
“ Chi abbiamo
qui? Potter…! ” il volto di Bellatrix
Lestrange emerse nel corridoio. Bellissimo
eppure devastato dall’odio che la consumava da dentro. “ Finalmente
rivedrai mio cugino, il tuo caro padrino! ”
Le bacchette di Alastor e Lupin
erano già alzate, e i loro nervi saldi pronti a scattare.
Mentre il corridoio veniva invaso dalla luce di due incantesimi, Harry incrociò
l’odioso sguardo di Lucius Malfoy. Non si era nemmeno preoccupato di nascondere il
viso.
Per lui uccidere babbani era diventata ordinaria amministrazione. Per Bellatrix
Lestrange era da tempo un puro
divertimento.
Ma questa volta Lucius Malfoy non volle neppure contrastare la velocità di un
Auror tra i più abili – forse il migliore
– e del Lupo mannaro che tanto derideva. Lui doveva sopravvivere, non poteva permettere che il suo nuovo
padrone perdesse anche lui. Scelse di fuggire, non tentò
nemmeno di affiancare e proteggere la Mangiamorte. Si
smaterializzò nel momento esatto in cui Beatrix Lestrange
veniva schiantata dalla bacchetta di Moody.
Un colpo di bacchetta di Lupin, e il corpo della Mangiamorte
venne avvolto strettamente da corde lunghe e robuste. Arthur Weasley annuì,
soddisfatto. “ Ginny, resta con Harry.
Vado a portare questa signora nella cella che la aspetta. ”
“ Fai attenzione, papà. ”
sussurrò la ragazza.
“ Sì, anche tu. ” Il signor Weasley le accarezzò le guance, poi guardò Harry, mentre si prendeva dalla tasca una manciata di Polvere volante. “ Ci vediamo a Grimmaud Place, Harry. ”
“ Azkhaban!
” esclamò con sicurezza. Lui e la Mangiamorte
catturata sperirono in una fiammata verde.
Il sotterraneo di casa Dursley piombò nel silenzio assoluto.
Harry seppe di avere gli occhi di tutti i presenti puntati
addosso, mentre si accovacciava accanto ai corpi di Dudley
e di zio Verrnon, a pochi passi dal suo baule con lo
stemma di Hogwarts.
Erano…erano morti?
“ La donna si è ripresa. ”
gli sussurrò il signor Lupin in un orecchio.
Harry non seppe dire quanto tempo fosse
passato. Era ancora lì, incredulo, a
fissare gli enormi corpi immobili dei Dursley.
Loro non si erano ripresi, nonostante Alastor
continuasse a sostenere che non erano morti.
Ma com’era possibile? Quando
fosse giunta in quella stanza – dopo aver cercato in tutto il resto della casa
– zia Petunia avrebbe visto i suoi uomini inerti, gli occhi sbarrati sul nulla.
Vaglielo a spiegare tu, Alastor,
che non sono morti!
Erano entrati! I Mangiamorte di Voldemort erano
entrati nella sua casa babbana! …Come poteva esser
successo?
Harry scattò, liberando tutta la propria frustrazione,
riversandola contro persone
che – sapeva – non lo meritavano. Ma
lui voleva capire! “ Questa casa…non doveva essere l’unico luogo in cui Voldemort non avrebbe potuto colpirmi? ”
“ Harry,
ascoltami…” tentò di calmarlo Lupin.
“ No! Dovete spiegarmelo, una volta per tutte! Silente ha mentito, vero? Lo sapevate
tutti…”
“ No, Harry!
” rispose Ginny, angosciata, in quel momento così
simile a suo fratello Ron.
“ Invece
è così…” ribatté Harry. “ Questa casa non è mai stata
protetta da
Voldemort. Anzi, io ce l’ho portato!
Per colpa mia anche i parenti di mia madre stanno…”
Che ti importa dei parenti di
tua madre? gli
sussurrò dentro la voce del
freddo cinismo che si stava risvegliando. Ti hanno sempre odiato,
hai sempre
desiderato non dover
vivere con loro. Che ti importa della fine che faranno?!
A questo lato di se stesso, in un momento di rabbia
come quello che stava vivendo, risultò davvero
difficile non dare retta.
“ Era tutta una menzogna! ”
Nel corridoio risuonarono
passi incerti, affaticati. Poi, zia Petunia comparve nella
stanza, scostandosi dal sostegno che Tonks le stava
offrendo. Harry chiuse gli occhi, aspettandosi
il grido che avrebbe lacerato definitivamente la tranquillità del quartiere.
Ma zia Petunia non ebbe la reazione che Harry si aspettava.
Puntò l’indice contro di lui,
ignorando le parole di Lupin ed Alastor
– “ Vostro marito e vostro figlio non sono morti. ”… “ Dovranno
solo trascorrere un periodo di cure al nostro ospedale per malattie magiche ”…
- No, Petunia guardò suo nipote con un odio riaffacciatosi da un passato
a lui ignoto.
“ Tu...Vattene fuori dalla nostra vita! ”
“ Zia…”
balbettò Harry, chiedendosi quando avrebbe visto in
che condizioni stavano zio Vernon
e Dudley.
Ma se anche li aveva visti a
terra, Petunia sembrava non aver realizzato che quei
due corpi stesi a terra erano quelli del marito e del suo adorato tesoruccio.
“ Prendi le cose tue, quelle
della stregaccia che era tua madre, e vattene dalla nostra vita! ”
“ E
precisamente quello che avrei voluto fa…” Harry si
bloccò, stordito dal senso delle ultime parole di Petunia Evans
Dursley. “ Le cose di…di mia madre? ” Quali
cose?
“ Sì, hai capito bene. Non
voglio più niente che la riguardi, nella mia casa! ”
“ Che cosa è rimasto di mia madre in questa casa? ”
“ …Te le consegnerò personalmente,
pur di vederti andare via! Non metterai più un dito nel mio mondo! ”
In futuro Harry avrebbe realizzato la stranezza di quel
comportamento. Si sarebbe ripetuto che quell’atteggiamento
di Petunia - la collera che aveva scavalcato la preoccupazione per i suoi
uomini di casa - avrebbe dovuto insospettirlo.
Ma la rabbia di quei momenti, accecò completamente la
lucidità. “ Di cosa parli? ”
“ Vedrai tu stesso, poi te ne andrai. Non voglio più vederti! ”
Harry udì qualcosa di bisbigliato tra Tonks
e il professor Lupin. “ Non mi piace
tutto questo…” stava dicendo la strega.
“ Nemmeno a me. ”
In quell’istante
una nuvoletta rossa si gonfiò emergendo dalla porta della cantina, fino ad
assumere le sembianze del Preside di Hogwarts, Albus Silente, il lungo vestito blu notte che strisciava
sul pavimento, spargendovi batuffoli di quel fumo rosso.
Ginny emise un sospiro di sollievo.
“ Arthur
mi ha avvertito. ” esordì.
Lupin fece un passo verso i due corpi, ma il Preside di Hogwarts lo richiamò: “ meglio non muoverli, Remus. Sta arrivando anche un’unità di soccorso del S.Mungo. ”
Poi si
rivolse a zia Petunia. “ Sai come fare per andare a trovarli, Petunia. Lilly te
lo aveva spiegato. ”
“ I
miei…Loro non andranno in quel manicomio che voi chiamate
ospedale! ”
Ma allora si era resa conto di come fossero stati ridotti Dudley e zio Vernon!?
“ E’
necessario. ” replicò Tonks.
“ Taci, nessuno ti ha chiesto niente! ”
“ Pensala
come vuoi, Petunia, ” disse Silente con un sospiro quasi rassegnato, “ ma solo
tu sei responsabile di quanto è successo stasera. ”
“ Fuori da casa mia! ” ripeté la donna a denti stretti.
Sembrava
conoscere Silente meglio di quanto Harry avesse mai sospettato, anche considerando la strillettera che le aveva mandato due anni prima, per
ricordarle la promessa di tenere il nipote sotto il proprio tetto.
No,
Petunia in quel momento non temeva Silente – anche se Harry
pensava che avrebbe dovuto! – lo detestava.
“ Il baule di Lily, Petunia.
” Silente non si era mosso di un centimetro, sul viso ancora quell’impassibile sorriso che cominciava ad irritare
fortemente Harry.
“ E’ sullo scaffale più
alto, qui in cantina. ” rispose zia Petunia, gelida.
“ Harry,
prendilo e vai con gli altri a Grimmaud Place. ” disse allora Silente.
Ma Harry non si mosse.
“ Voglio delle spiegazioni,
adesso! ”
Si era ancorato fermamente
al pavimento, resistendo alla mano di Ginny che
cercava di distrarlo dalla sua stessa rabbia. “
Lasciami! Adesso lei mi deve spiegare Tutto! ”
Albus Silente non distolse i suoi occhi gentili e
imperscrutabili da quelli di Petunia Evans.
E alla fine fu lei a parlare. “ Questa casa non darà
più nessuna protezione, a nessun mago da strapazzo! Ho fatto anche troppo, per
il figlio di quel…Potter! ”
“ Non
parlare così di mio padre! ” gridò
“ Avrei dovuto ascoltare sin
dalla prima volta che mi suggeriva di lasciarti fuori di casa. Non meriti
nessuna protezione. ”
“ Chi ti suggeriva di
lasciare Harry all’addiaccio, Petunia? ” chiese Silente.
Non sorrideva più.
Tutti attesero
la risposta, Harry si sentiva tremare tutto,
nella testa un ronzio che
rischiava di farlo impazzire, poi una fitta di dolore gli
percorse la cicatrice. Come quando stava per percepire la presenza di…
“ Il mago che credete di
poter combattere. Ma non avete alcuna speranza di
vincerlo. ” fu la risposta della sua cara zietta.
Harry vide l’espressione sempre pacata
di Silente congelarsi, indurirsi, gli occhi chiari fulminare la donna al di
sopra delle lenti a mezza luna.
Solo una volta, alla fine
del quarto anno lo aveva visto così adirato con qualcuno che non fosse Tom Riddle
in persona. Ora la sua rabbia era palpabile, tutta indirizzata alla volta di
zia Petunia.
“ Tu hai aperto le porte ad
un male che nemmeno puoi immaginare. Nel tuo cuore non c’è mai stato un
briciolo di pietà, se hai resistito così poco alle tentazioni di Lord Voldemort, che ha ucciso tua
sorella, il sangue del tuo sangue. ”
“ Non è saggio cercare di
fermarlo, ” disse zia Petunia, come a volersi improvvisamente giustificare. “
Lui è troppo potente. ”
“ E’ tornato ad esserlo
grazie a vigliacchi come voi! ” esplose Moody, ma
Silente lo zittì con un cenno della mano scarna.
“ Non illuderti che tradire
tuo nipote ti proteggerà in futuro, Petunia. ” le disse. “ Lily e James, tutti i membri dell’Ordine della Fenice che sono
morti lottavano anche per te. Te ne accorgerai quando
sarà troppo tardi. Lord Voldemort non mantiene le
promesse, qualunque cosa ti abbia promesso. ”
Forse zia Petunia non aveva
un’idea precisa di cosa fosse l’Ordine della Fenice,
forse non voleva sapere nulla di come sua sorella e il marito fossero morti, ma
Harry
la vide sbiancare alle ultime parole di Silente.
E mentre il Preside trasformava il proprio cappello a punta
in un Passaporta che li avrebbe portati tutti quanti
alla sede dell’Ordine della Fenice – la vecchia casa dei Black – la babbana che aveva ceduto all’invidia fissò il nipote, poi
gli uomini della sua vita, e maledisse il giorno di molti anni prima in cui
Lily – e non lei – aveva ricevuto quella lettera dal Preside dell’Accademia di
Magia e Stregoneria di Hogwarts.