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Autore: Doralice    12/10/2011    1 recensioni
Alaric si fece rapidamente due conti: in quella sala c'erano tre vampiri, una doppelgänger che era la chiave vivente per la libertà delle peggiori creature oscure, una strega, un angelo incarnato, un dampiro che faceva il Van Helsing per la Chiesa e due umani resi immortali da degli anelli incantati.
Gli X-Men ci fanno una pippa! - pensò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Between Heaven and Hell'
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Capitolo 11

~

Dove c'è posta per te



Alle quattro facce sbattute attorno al tavolo di casa Gilbert, se ne aggiunse una quinta in condizioni non migliori. Jenna si sedette pesantemente, emettendo un lamento confuso.

Si portò una mano alla fronte: – Non più l'età per certe cose... –

Seratina impegnativa? – commentò Elena con un mezzo sorriso.

C'eravate anche voi. – mugugnò – Almeno credo... ma quanti shot mi sono fatta?! Non ricordo un accidenti! –

Le ragazze si scambiarono un'occhiata perplessa.

Caroline si accigliò: – Ma tu non... –

Seguendo un brutto presentimento, Elena le diede una gomitata prima che potesse concludere la frase.

Mhm... sì, caffè. – biasciava Jenna, allungando famelica una mano verso la tazza fumante che le stava porgendo Bonnie.

Elena guardò Nora mimando con le labbra “Cos'è successo?”. Lei si strinse nelle spalle e scosse la testa, con una smorfia allarmata in volto.

Conclusero la colazione in un'atmosfera tesa e silenziosa, che nemmeno sembrava scalfire l'inconsapevole Jenna. Quando lei finì il suo caffè e disse che andava a farsi una doccia, le ragazze aspettarono col fiato sospeso che svanisse al piano superiore, poi scoppiarono tutte insieme a parlare.

Momento, momento, momento! – le quietò Bonnie – Facciano il punto. Ieri c'era quella cena dai Salvatore e anche lei era invitata, giusto? –

Le altre tre annuirono.

È andata via con Pas, li ho visti dalla finestra. – aggiunse Caroline.

Elena si rabbuiò: – È successo qualcosa al maniero. L'hanno soggiogata per farle dimenticare tutto. –

Mi sa che i nostri ometti hanno combinato qualcosa. – commentò Nora alzandosi – Andiamo a dare loro una strigliata. –

Bonnie annuì: – Va bene, fatemi solo fare un salto a casa mia. –

Scusate, ma è meglio che anch'io mi faccia viva a casa. – Caroline scosse la testa – Sono giorni che mia madre non mi vede! –

Ok, signorine, ci troviamo al maniero alle ore undici e zero zero. – fece Elena con cipiglio militaresco.

Le ragazze risero e si diedero il cinque, poi si divisero.

Non potevano immaginare che quella sarebbe stata l'ultima loro risata tutte insieme.

~~~

Ancora non riusciva a credere di essere libera, di poter rivedere il sole fuori da quelle mura fetide. Ma sopratutto: era viva. Qualcuno aveva messo fuori dai giochi Elijah, e quel qualcuno non poteva che essere Klaus. Eppure non era venuto a prenderla. Se non sapeva di lei, aveva ancora qualche speranza di concludere il suo piano.

E poi, ecco la sorpresa: come la ciliegina sulla torta. Certo, sperando che non fosse avvelenata.

Katherine strinse gli occhi: – E io cosa dovrei farne? –

Jonas scrollò le spalle.

Quello che ti pare. – disse con noncuranza – Elijah non ci ha detto niente riguardo il suo destino. –

È morto. – insisté lei con sospetto – Tua figlia è libera. Perché continuate a sottostare ai suoi ordini? –

Sai anche tu che un Antico non si uccide. – ribatté lui seriamente.

Appariva rassegnato. Ma Katherine non era mai stata la tipa che si rassegna. Si rigirò tra le dita la boccetta, per poi nasconderla in una tasca interna del giubbotto.

Lui le voltò le spalle: – Addio Katherine. –

Jonas. – lo richiamò.

Lo stregone si fermò e la guardò, in attesa.

Dov'è Luka? – gli chiese, fintamente disinteressata – Volevo salutarlo. –

Lui ammiccò con aria di sufficienza: – Anche lui ha una consegna da fare. –

Katherine sospirò seccamente: immaginava che l'unico modo per capirci qualcosa di tutto quel casino, fosse andare a verificare di persona. E aveva il mezzo sospetto che le risposte che cercava le avrebbe trovate a casa dei Salvatore.

~~~

A parte che era già in ritardo, ma poi il primo istinto quando sentì Luka alla porta, fu quello d'ignorarlo. O di lanciargli una fattura molto potente e molto poco in linea con la Rede. O ancora – e quella sembrava proprio un'opzione interessante – di chiamare Jeremy e dirgli che sotto casa sua c'era il tizio con cui flirtava quando avevano iniziato a frequentarsi, e godersi la conseguente scazzottata.

Poi la parte meno bellicosa prevalse e Bonnie decise che poteva concedergli di parlare con lei. Dopo, avrebbe deciso se e come disintegrarlo.

Certo non poteva immaginare quale fosse lo scopo della sua visita. E quando Luka glielo disse e le mostrò il sacchetto di panno nero in cui era celato, Bonnie per poco non ci rimase secca.

Vorrai scherzare?! – proruppe arretrando di un passo.

Così ci è stato detto di fare nel caso gli fosse successo qualcosa, e così stiamo facendo. – disse in tono risoluto – Elijah è un uomo di parola: è meglio non irritarlo, fidati. –

Era dannatamente deciso. Bonnie non credeva che avrebbe potuto spuntarla, ma ci provò lo stesso.

Ma se mi hai appena detto... –

Non è morto. – la interruppe – E tu lo sai. –

Ma conosco il modo di uccidere un Antico: l'ho trovato sui grimori. – aggiunse concitata.

Luka annuì: – Lo sappiamo. È per questo che Elaijah ci ha detto di consegnarli a voi. –

Presa in contropiede, Bonnie boccheggiò, senza trovare niente da ribattere.

Come...? Consegnare cosa? A chi? –

Lo saprai presto. – concluse sibillino – Stammi bene, Bonnie. –

Le mollò in mano il sacchetto e uscì di casa. E lei restò per un luno momento immobile, senza fiato, tenendo lo sguardo fisso su di esso.

Luka! – lo richiamò, inseguendolo sul patio – Andiamo, non posso farlo da sola! –

Certo che puoi. – la liquidò, senza nemmeno voltarsi.

Bonnie pestò le mani sul parapetto e si sporse vero di lui.

Non potete lasciarmi questa responsabilità e lavarvene le mani così! – protestò.

Stavolta Luka si fermò e si girò a guardarla.

Oh, sì che possiamo. – le disse con un'espressione che non ammetteva repliche – Non vogliamo più avere niente a che fare con questa storia. E ti consiglio di non cercarci, Bonnie. Mai. –

Pietrificata da quelle ultime parole, schiacciata dalla responsabilità che portava quell'anonimo sacchetto, Bonnie restò a fissare il punto del giardino dal quale lui si era mosso per andarsene via. Un'eternità dopo, si risvegliò da quel torpore.

Accetta il tuo destino o subiscilo, a te la scelta.” soleva dirle la nonna.

Bonnie aveva già fatto la sua scelta a suo tempo e non aveva intenzione di tornare indietro. Strinse il sacchetto in pugno: al maniero la stavano aspettando.

~~~

Cioè, fatemi capire. – Nora si portò una mano al volto e strinse tra due dita la base del naso – Una sera vi lasciamo da soli... una... e voi riuscite a farvi fregare l'ultima copia al mondo dell'unica arma in grado di uccidere un Antico? –

Silenzio. Com'era nella sua natura, Stefan si sentì come se la colpa di tutta quella faccenda ricadesse interamente sulle sue spalle.

Oh, e dimenticavo... adesso Klaus ha la Pietra di Luna. – continuò lei battendo le mani con aria sarcastica – Ma complimenti! –

Stando ad Elijah, non doveva farsi vivo così presto. – ribatté Pas, in un patetico tentativo di perorare la loro causa – E sopratutto non doveva esporsi così. –

Esporsi? – intervenne Damon – E me non sembra che si sia esposto: s'è parato il culo prendendo in prestito il corpo di Alaric. E senza nemmeno chiedergli il permesso! –

Si può sapere che avevate in testa? – sbottò Elena – Poteva uccidervi tutti. Poteva andarci di mezzo Jenna! –

Lui alzò gli occhi al cielo.

Rassicura il tuo tenero cuore, zietta è al sicuro adesso. – cantilenò con voce melodrammatica.

Elena lo ignorò. Stefan semplicemente gli lanciò un'occhiata che valeva molte parole. Lei era off-limits: non doveva nemmeno pensare di azzardarsi a rivolgerle la parola.

Non certo grazie a te. – commentò Jeremy seccamente, rivolto a Damon – Adesso cosa facciamo? –

Niente. – sospirò Pas con aria depressa – Siamo punto e a capo: sappiamo come uccidere un Antico e come distruggere la Pietra di Luna, ma non abbiamo i mezzi per fare né l'una né l'altra cosa. –

Quella sentenza parve schiantare ogni loro speranza.

Si sentì qualcuno che dall'ingresso, cui Stefan dava le spalle, si schiariva la gola. Vide gli occhi dilatati di Damon che fissavano un punto alle sue spalle, e capì immediatamente chi doveva essere.

Ciao, Katherine. – salutò freddamente, ancor prima di voltarsi.

~~~

Indossato l'accappatoio, Caroline finì di tamponarsi i capelli con l'asciugamano e aprì le tende della finestra di camera sua, beandosi del calore dei raggi del sole.

Ricordava poco della notte prima, ma quel poco le bastava per farla sprofondare in un baratro di vergogna. La sua autostima aveva iniziato ad abbassarsi nel momento in cui era stata vampirizzata e attualmente era ai livelli minimi storici. Il che era proprio paradossale, considerato tutto il fascino vampiresco che adesso l'ammantava.

Si vestì e si truccò allo specchio della sua toeletta, con gli stessi gesti che l'avevano accompagnata da umana. Si era rifiutata di cambiare quelle abitudini, ma qualcosa nel profondo le diceva che il fatto stesso che le avesse ritualizzate in quel modo, doveva significare che le servivano per aggrapparsi a qualcosa che non c'era più.

La sua umanità se n'era andata quella mattina di sei mesi prima, nella stanza dell'ospedale, per mano di Katherine. O forse era iniziato prima? Molto prima: quando Damon l'aveva soggiogata e morsa. Quello non aveva fatto di lei una vampira, non ancora, ma l'aveva introdotta in quel mondo dal quale -già allora se lo sentiva – non sarebbe più uscita, facendole morire dentro una parte della sua umanità. Com'era accaduto ad Elena, com'era accaduto a Bonnie e a Jeremy e persino a Jenna, per quanto non ne fosse consapevole.

Caroline ci pensava poco a quelle cose – o almeno si sforzava. Tutto ciò che aveva a che fare con la sua trasformazione la metteva a disagio. L'unica nota positiva della faccenda, era stato Stefan. Lui l'aveva guidata, l'aveva aiutata a comprendere la propria natura, le aveva mostrato come dominarla. Prima ancora che le sue amiche, colui che si era dimostrato umano con lei era stato un vampiro.

Caroline terminò il suo lavoro certosino e si sporse all'indietro, rimirando il risultato. Era bellissima. Un bellissimo mostro che faceva finta di essere umano. Perfettamente in linea con i saggi insegnamenti di Stefan.

Si spruzzò un po' di profumo e rimise a posto le sue cose. Quello di riordinare, come anche stirare i panni, era una delle poche faccende di casa che non le pesava. Si sentiva soddisfatta ogni volta che trovava la collocazione adatta per una cosa, così come le piaceva appiattire le pieghe della stoffa sotto la pressione del ferro bollente. Caroline amava l'ordine, i numeri senza virgola, le frasi con il punto, gli schemi esatti e i servizi di piatti coordinati. Era sempre stata una maniaca del controllo e da quando era stata vampirizzata questa caratteristica s'era acuita fino a diventare esasperante.

Mentre scendeva per le scale, rifletté che, forse, se non le fosse capitato di essere trasformata quando era solo un'adolescente insicura, si sarebbe risparmiata quel lato seccante della faccenda.

Baciò la guancia a sua madre, che già in divisa si stava preparando una spartana colazione. Aveva quel suo sguardo lontano. Gettò un'occhiata all'ora: decise che il tempo per un'altra colazione ce l'aveva, per cui prese un toast e lo addentò con finto gusto.

Caroline era una maniaca del controllo e aveva un problema a rapportarsi con sua madre.

Attacchi tardi, oggi. – notò, mentre masticava controvoglia.

Liz scrollò le spalle.

È sabato. – si limitò a dire.

Per poi aggiungere, come se niente fosse: – Ieri sera è passato il tuo amico, gli ho detto che forse ti trovava oggi. –

Caroline per poco non si strozzò col boccone.

Mhm... – si aiutò ad inghiottire con un sorso di caffè bollente – Tyler? –

Aveva gli occhi lucidi per la lingua ustionata, ma sua madre le scambiò per un altro genere di lacrime.

Tesoro. – disse con sguardo tra il preoccupato e il comprensivo.

E non riuscì ad aggiungere altro. Liz era sempre stata poco propensa a quel genere di discorsi. Era solo un equivoco, ma era così bello vederla preoccupata per lei, che Caroline non ebbe cuore di infrangere quel momento.

Sfoderò il suo broncio più tragico e le si gettò tra le braccia piagnucolando un “Oh, mamma!”. Dopo un momento di smarrimento, Liz parve ricordarsi come si abbraccia una figlia e ricambiò la stretta, dandole pacchette consolatorie sulle spalle.

Caroline Forbes era una maniaca del controllo e aveva un problema a rapportarsi con sua madre e sentiva un costante bisogno di ricevere dimostrazioni di affetto.

~~~

Era un pezzo che Pas non aveva occasione di respirare una coltre di disagio così pesante.

Bien, – sospirò, stufo di quel silenzio alla “Mezzogiorno di fuoco” – abbiamo appurato che siamo tutti imbarazzati da questa spiacevole situazione. Possiamo passare oltre, s'il vous plaît? –

Scambiò un'occhiata con Stefan, che si prese l'onore e l'onere di iniziare a trattare con la loro nuova ospite.

Chi ci dice che quello funzioni? – le chiese indicando la boccetta che aveva posato sul tavolo in mezzo a loro – Chi ci dice che non sia uno dei tuoi trucchi? –

Katherine non parve minimamente scalfita dalle sue parole. Accavallò le gambe e bevve un sorso del whisky che si era servita.

Perché lo voglio vedere morto? – suggerì in tono ironico.

Risposta calzane, ma non sufficiente. Esistevano poche persone al mondo in grado di recitare com'era capace di fare la Pierce. E Pas l'aveva imparato a sue spese.

Supponiamo che sia vero: come facciamo a sapere se funziona? – intervenne Nora con aria scettica – Non abbiamo un Antico a portata di mano su cui testarlo prima del rituale. –

In tal caso dovrete rischiare. – fece Katherine scrollando le spalle.

Stefan aveva l'aria dubbiosa: – E come dovremmo farglielo bere? –

Ci sono! – Damon schioccò le dita e finse un'espressione illuminata – Possiamo sempre andare lì e dirgli “ehi, Klaus, scusa amico, puoi bere questa roba che Katherine spaccia come sangue del licantropo originario e farci sapere se ti ammazza?”. Mhm? Che ne dite? –

Venne ovviamente ignorato.

Non credo che vada bevuto. – obiettò Pas, occhieggiando Katherine.

Non guardate me. – si schernì lei con aria annoiata – Me l'hanno messo in mano con un “arrangiati”. La vostra strega ha tutti quei grimori... chiede a lei, no? –

A proposito, dov'è Bonnie? – fece Jeremy.

Solo in quel momento si accorsero che all'appello mancava proprio la strega. E anche Caroline.

Lei e Caroline dovevano passare a casa loro. – spiegò Nora – Dovrebbero essere qui... adesso. –

Scusate il ritardo! –

Pas lanciò una breve occhiata alle nuove arrivate, cercando di non soffermarsi troppo su Caroline.

La ragazza si sedette accanto ad Elena: – Cosa ci siamo perse? –

Nora squadrò Bonnie con un sopracciglio alzato.

Cosa ci siamo persi noi, piuttosto. – ribatté con aria interessata.

Tutti gli occhi si puntarono sulla strega. Bonnie si fece piccola piccola, incassandosi nelle spalle. Nascondeva qualcosa nella borsa: era palese dal modo in cui vi teneva entrambe le mani artigliate.

Ci devi dire qualcosa? – le chiese Stefan perplesso.

Lei strinse le labbra e annuì. Poi, con gesti attenti, come se maneggiasse qualcosa di molto fragile, aprì la borsa e ne tirò fuori un sacchetto di panno nero. Lo aprì e, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti, ne estrasse la Pietra di Luna.

La posò sul tavolo davanti a loro, vicino alla boccetta dal contenuto sospetto che aveva portato Katherine. Pas notò lo sguardo che si scambiarono lei due. E anche il modo in cui la vampira stava occhieggiato la Pietra – non gli piacque per niente.

Credo che sarebbe meglio per tutti se ci diceste esattamente come siete venute in possesso di questi oggetti. – dichiarò, mantenendo la voce in un moderato tono di minaccia.

Katherine lanciò un'ultima, breve occhiata a Bonnie, e poi disse solo “I Martin”.

Oh-oh! La trama s'infittisce! – fece Damon sarcastico – Chiamatemi quando c'è qualcosa d'interessante. –

Pas vide Nora fissarlo in cagnesco, gli occhi ridotti a fessure e il mento contratto come quando stava covando una bella incazzatura.

Damon, possiamo scambiare due parole? – gli chiese sfoggiando un sorriso amabile quanto falso.

Il vampiro sogghignò. Le fece un inchino teatrale e la seguì fuori della stanza. Pas li osservò allontanarsi con una punta di preoccupazione.

Vuoi che li tenga d'occhio? –

Che gli si fosse avvicinata se n'era accorto da un po'. Che avesse capito la situazione, era tutto un altro paio di maniche.

Grazie, cherie. – sorrise appena, fingendo una tranquillità che non aveva – Credo che se la caverà. –

Lei distolse lo sguardo con un cipiglietto adorabilmente imbarazzato.

Non me la dai a bere. – disse alzando le sopracciglia.

Oh, ma davvero?–

È troppo giovane per te. –

Katherine.

Se le avesse dato della stronza come gli veniva da fare in quel momento, sarebbe apparso come una specie di checca isterica? Probabilmente sì, per cui si limitò ad ignorarla.

Ci casca sempre. – aggiunse in tono leggero, rivolta a Caroline – Poi viene a piangere da me. –

Be', ma questa gliela stava servendo su un piatto d'argento. Come faceva a trattenersi?

Un ruolo che ti addice, mon cher, non trovi? – commentò, squadrandola da sopra le lenti scure – Quello del rimpiazzo, dico. –

L'espressione di Katherine fu impagabile: sembrava che avesse appena inghiottito un limone. Pas scambiò un'occhiata complice con Caroline, che si tratteneva dal ridere. Poi si disse che, per quanto lo allettasse molto la prospettiva di continuare su quella linea – flirtare senza alcun ritegno con Caroline e trovare modi forbiti per insultare Katherine –, c'erano cose più importanti a cui rivolgersi.

~~~

A cosa devo questo richiamo in presidenza? –

Nora non sapeva da dove cominciare. Cioè, in realtà lo sapeva bene: c'era da picchiarlo. Tanto e forte. 'Ché a quanto sembrava Damon non comprendeva nessun altro linguaggio. Solo che in quanto Virtù Angelica non sarebbe stato del tutto corretto, ecco. Forse la cosa migliore era essere schietti e andare subito al sodo.

Mi sono un po' rotta le palle. – ammise semplicemente.

Lo disse così, fuori dai denti, guardandolo dritto in faccia.

Che linguaggio scurrile! – l'ammonì con aria di biasimo – Non v'insegnano le buone maniere lassù? –

Nora chiuse brevemente gli occhi e prese un lungo respiro.

Per un momento potresti uscire dal ruolo di Damon Salvatore e seguire quello che... –

Ruolo? – la interruppe.

Aveva un'espressione vagamente seria: forse c'era una speranza.

Oh, andiamo, sai perfettamente che intendo. – ribatté seccata.

Sono Damon Salvatore e sono il vampiro più incompreso sulla faccia della terra. – lo scimmiottò – Per cui mi nascondo dietro un carattere irritante, che è l'unico modo che ho per attirare l'attenzione degli altri. –

Il disappunto di Damon era palpabile, ma com'era prevedibile lo mascherò alla perfezione.

Carino! – sogghignò – Ma... posso? Ci sarebbe giusto un dettaglio da aggiustare... credo che sia l'accento, sai? Non è abbastanza del southwest, capisci? –

Nora batté più volte le palpebre e scosse la testa, incredula. Giunse le mani e se le porto alla fronte, in una muta preghiera.

Ti ho appena chiesto di uscire da questo cazzo di ruolo. – scandì davanti a lui – E tu lo stai facendo ancora! –

Damon si portò una mano al petto e spalancò la bocca, simulando sorpresa.

Ma non mi dire! Aspetta, non sarà che... ma certo! Sai, credo... – enunciò, sgranando gli occhi e battendosi la fronte – di essere fatto così! –

Pronunciò le ultime parole con estrema cura, guardandola dritta negli occhi. Nora ricambiò lo sguardo senza battere ciglio.

Sai che c'è? A volte faresti meglio ad essere un po' meno te stesso. – sibilò.

Non sei la prima a dirmelo, – commentò portandosi una mano mento e fingendo di riflettere – dici che dovrei farmi delle domande? –

Buona idea: forse riusciresti a capire come sei arrivato a farti odiare dalla donna che ami. –

D'improvviso, l'aura di Damon virò verso sentimenti inaspettati. Nora comprese di averlo ferito più di quanto si aspettasse, e – cosa ancora peggiore – che lei lo sapeva. L'aveva fatto intenzionalmente: l'aveva colpito nel suo punto debole, come lui aveva fatto con lei. Quando si dice “occhio per occhio”. Non molto angelico, come comportamento.

Sicché. – fece lui dopo un lungo momento di silenzio – Adesso siamo pari? –

La stava guardando e stavolta Nora trovò molto più difficile ricambiare lo sguardo. Aprì la bocca, ma non trovò niente che valesse la pena dire, così semplicemente annuì, sentendosi abbastanza idiota.

Damon le voltò le spalle e si avviò al salone. Nora si prese un momento per meditare su quanto il suo ruolo continuasse a starle sempre più stretto. Tirò giù qualche imprecazione a riguardo, e poi lo seguì.

Comunque come imitazione faceva davvero pena. – lo sentì commentare – E quella cosa dell'accento, segnatela, ci devi lavorare. –

Nora lo guardò accigliata, senza sapere se doveva ridere, piangere o prenderlo a schiaffi. Ma la sua aura era immutata e si sentì nuovamente un verme, per cui decise di stare al gioco.

Hai appena capito che con me puoi fare lo stronzo quanto vuoi e la cosa ti esalta, giusto? – sentenziò.

Lui sorrise malefico: – Dio, è così divertente essere me! –

   
 
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