Fanfic su attori > Cast Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: BebaTaylor    13/10/2011    2 recensioni
«Tutto bene?» mi chiede Sara attorcigliandosi una ciocca dei capelli biondi sul dito indice della mano destra.
«Tutto bene, non preoccuparti.» rispondo anche se non è vero.
Come posso spiegare la situazione a Sara e a Maddalena? Come posso dire loro che ho mentito? No, io non ho mentito. Loro non mi hanno mai chiesto “Ehi, visto che hai vissuto a San Antonio non è che conosci Jared Padalecki?” No, loro non mi hanno chiesto mai nulla. Io ho semplicemente omesso un piccolo particolare. Sempre se conoscere un attore famosissimo sia un piccolo dettaglio. Riprendo in mano il cellulare e mi collego a internet. Trattengo un imprecazione quando, nero su bianco, mi appare la news che Jared è veramente in Italia a girare un film, Afferro una bottiglietta d’acqua dallo zaino e bevo a piccoli sorsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Padalecki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.


Trentasei Giorni


Capitolo Due
*21 Luglio*


«Jenny sveglia, sono le dieci e mezzo!» mi dice, anzi, praticamente mi urla nell’orecchio, Sara. Apro i miei occhi castano verdi e rendendomi conto della gravità della situazione –è tardissimo, dobbiamo ancor prepararci, devo far benzina e infine per arrivare al centro commerciale ci vogliono circa venti minuti se non di più- balzo a sedere sul letto.
«Ma la sveglia non ha suonato? Non l’ho sentita! Cazzo, è tardissimo!» esclamo alzandomi in piedi. Mi volto verso di lei e noto che si copre la bocca con la mano, cercando di trattenere una risata. Ma non ci riesce e scoppia a ridere. La guardo mezza sorpresa e mezza indignata, quindi afferro la sveglia e scopro che cono solo le sette e venti.
«Bello scherzo.» esclamo sedendomi sul letto.
«Ci sei cascata in pieno!» mormora lei. Io afferro il cuscino e glielo lancio contro prendendola in pieno viso. Lei smette di ridere, prende il cuscino e me lo dà in testa.
«Vuoi la guerra?» rido prima di afferrare il suo cuscino e iniziare una lotta. Lotta che finisce quando il mio cellulare, che ogni tanto lascio acceso di notte, suona.
“Ricordati che devi chiamare mia madre!”
«È quella scassa minchia di tua sorella.» borbotto alzandomi dal letto.
«Cos’è, ti ha chiesto di chiamare mia madre? È una vera minchiona, tanto dirà di no.»
Mi alzo dal letto e mi avvicino all’armadio aprendolo. «Sì, mi ha ricordato che devo chiamarla. È stressante quando ci si mette.» dico afferrando un paio di pantaloncini in jeans e un top bianco.
«Se è stressante adesso figurati quando sarà qui. Ci obbligherà a pedinare tutto ilo giorno Jared e Mark.» anche lei si è alzata e ora è di fronte all’armadio indecisa su cosa indossare.
«Maddalena è minorenne, se vuole stare qui con noi deve sottostare alle nostre regole.» esclamo levandomi il vestitino rosso che ho rovinato versandoci sopra della candeggina. Prima era di un bel rosso corallo, ora ha una grossa macchia più chiara che parte dal fianco sinistro per estendersi su tutta la pancia.
«Non pensare che ci ubbidirà ciecamente, non lo fa con mia madre, figurati se lo farà con me.» Sara si siede sul letto e indossa un paio di pantaloni neri stile capri.
«Basta minacciarla di rimandarla a casa se non farà quello che vogliamo noi.» mi cambio anch’io e esco dal bagno. Mi fermo nel corridoio e guardo fuori dalla finestra. Un gatto bianco se ne sta sdraiato pancia all’aria in mezzo al cortile, e muove le zampette come se cercasse di prendere qualcosa. Un insetto o una farfalla.
«Mangiamo al centro?» sento urlare Sara mentre chiudo la porta del bagno.
«Sì.» rispondo alzando la voce.

Finalmente, alle nove e mezzo, posteggio nel parcheggio del centro commerciale “Città Fiera”. Ebbene, sì, mi sono persa. Ma non è tutta colpa mia, è da tanto che non venivo qua e ho dimenticato la strada.
«Chiama mia madre, prima che mia sorella ti scrivi ancora.» mi consiglia Sara.
Io sbuffo ma so che ha ragione. Prendo il cellulare dalla borsa e compongo il numero di casa di Sara.
Dopo pochi squilli Cristina, la madre della mia amica mi risponde.
«Ciao Cristina.»
«Ciao Jennifer, è successo qualcosa?» noto un filo di preoccupazione nella sua voce.
«No, stai tranquilla, è tutto a posto. Chiamavo per chiederti se Maddalena può rimanere qui qualche giorno in…»
«No. Starà lì cinque giorni.» m’interrompe lei. «E se continua a farmi arrabbiare non verrà per niente. Doveva pensarci bene, prima di farsi bocciare.»
«Ehm, sì, credo che tu abbia ragione. Grazie lo stesso. Salutami tuo marito.» esclamo prima di concludere la chiamata.
«Ha detto no, vero?» mi domanda Sara avviandosi all’ingresso del centro commerciale.
«Sì. Chissà come reagirà quando lo saprà. Probabilmente ci chiamerà disperata.» rispondo seguendola.
Sara scrolla le spalle. «Non è un problema mio.»

Come avevo previsto, Maddalena mi chiama appena ci sediamo al tavolo di un ristorante per pranzare.
«Ciao Maddalena.» le dico rispondendo alla chiamata.
«Perché non l’hai convinta? Siete tutti cattivi con me!» urla fra i singhiozzi, mentre io indico cosa voglio mangiare sul menù. Sara annuisce.
«Coca?» mi sussurra e io annuisco.
«Madda, noi non siamo cattivi. Tua madre ha deciso così e non fosso fare nulla. Sei minorenne e devi fare quello che dice lei, anche se non ti piace. Non ti sta mica vendendo ad un vecchio panzone pervertito.» le dico.
«Non è vero! Voi non mi capite! Siete… io voglio vedere Jared!» piagnucola.
«E lo vedrai. Starai qui cinque giorni, pensi di non vederlo?» le dico cercando di consolarla.
«Tu non capisci, come mia madre. Non capisco perché non mi voglia far star via più tempo.» dice un po’ più tranquilla.
«Devo ricordartelo? Sei stata bocciata perché non hai studiato, e all’inizio dell’anno sei stata sospesa. Mia madre non mi avrebbe mandato via nemmeno mezza giornata e avrebbe avuto ragione.» esclamo.
«Ma io lo amo! Siete tutti stronzi e cattivi! Se non passo tanto tempo con lui come farà ad accorgersi che sono la donna giusta per lui? Voi volete che io sia infelice!» urla prima di riattaccare il telefono.
«Ma è mestruata?» domando a Sara infilando il cellulare in borsa.
«Perché?» domanda mentre la cameriera si avvicina a prendere le ordinazioni.
Quando se ne va, riprendo il discorso. «Perché ha detto che siamo tutti cattivi, che se non passa tanto tempo con… lui, lui non si accorgerà che lei è la donna giusta per lui.»
«Ma è scema?» si domanda Sara.
Io scrollo le spalle. «Ah, siamo tutti stronzi e cattivi.» la informo.
«E che lo pensi pure, non mi faccio rovinare le vacanze da lei.» esclama lei posando il gomito sul tavolo e il viso sul palmo della mano.
«Quando andiamo a Lignano?» domando cambiando argomento.
«Settimana prossima?» propone lei.
«Per me è uguale.»
«A meno che…» esclama lei fissandomi con i suoi splendidi occhi grigi.
«A meno che… cosa?» le chiedo io che non ho capito dove voglia andare a parare.
Lei sorride. «A meno che tu non voglia passare del tempo con Jar… lui.» spiega sorridendomi.
«Tu sei scema.» le dico. «A proposito, cos’erano quegli sguardi che tu e Mark vi scambiavate ieri sera?» aggiungo abbassando il tono di voce nell’ultima parte della frase.
Lei scrolla le spalle. «Ehm, nulla. Cioè è un bel ragazzo, sembra interessante.»
«E Enrico?» le chiedo maliziosa. La cameriera arriva con le nostre ordinazioni.
«Ah, Enrico. Beh, nulla anche lui. Mica ho promesso di essergli fedele. Non siamo nulla.» borbotta.
Sorrido, quasi mi aspettassi una risposta del genere da lei. Come si suol dire, conosco i miei polli.

Alle sei del pomeriggio siamo a casa. Lasciamo i sacchetti contenenti i nostri acquisti sul divano, sistemiamo la spesa e portiamo nel giardino sul retro i due lettini da spiaggia in plastica bianca. Sara torna dentro e prepara due bicchieri di acqua e menta mentre io mi sdraio sul lettino. Dopo pochi minuti la mia amica mi raggiunge.
«Allora, vuoi dirmi la verità? Cos’è successo fra te e Jared?»
Sbuffo. «Te l’ho già detto, non è mai, e sottolineo il mai, successo nulla. Siamo amici.» rispondo alla domanda di Sara. Ed è la verità, non è mai accaduto nulla fra noi due. Sono venuta in Italia a quattordici anni, non poteva accadere nulla.
«Ma avresti voluto che succedesse, vero?»
Inizio a tossire, sputando la bevanda. «Ma sei scema? Avevo solo quattordici anni quando sono venuta in Italia, non ci pensavo a certe cose!» replico. Lei incrocia le braccia e mi osserva piegando la testa di lato.
«Non guardarmi così.» mormoro.
«Ok, potrei crederti. A quattordici anni non ci pensavi, ma dopo?» domanda mettendosi seduta.
Sposto lo sguardo da lei alla collina dietro casa. Non so cosa rispondere. Non lo so veramente.
«Non farmi queste domande, lo sai che mi mandano in crisi.» rispondo coprendomi il viso con le mani.
Sento Sara alzarsi e allontanarsi. Sospiro. Odio questo genere di domande.
“Ma ti piace?” “Ma se non fosse così, ti piacerebbe?”
Le odio.
«Mangiamo gli gnocchi tonno e panna?» mi chiede Sara affacciandosi alla finestra della cucina.
«Sì, va benissimo. Adesso entro ad aiutarti.» rispondo prima di finire il mio bicchiere di acqua e menta.
«Scusami, lo sai che sono curiosa.» mormora Sara abbracciandomi.
«Lo so, befana.» le dico abbracciandola a mia volta.

Dopo aver cenato e lavato i piatti, ci sediamo sui due lettini.
Un cagnolino marrone gironzola nel giardino fermandosi ogni tanto ad annusare qualcosa.
Io e Sara stiamo fumando quando il cane corre verso la strada. Probabilmente starà correndo verso casa sua.
Poco dopo decidiamo di sfidarci al DS e quindi Sara rientra in casa a prenderli.
«Guarda che stai perdendo.»
Per poco non lancio un urlo. Mi volto verso Jared che si è seduto accanto a me, mentre Mark si è messo vicino a Sara.
«Sei uno stupido, mi hai fatto perdere.» esclamo guardando lo schermo sul quale lampeggia la scritta “Game Over”.
«Veramente stavi già perdendo quando sono arrivato, te l’ho fatto solo notare.» tenta di giustificarsi. Io gli do uno schiaffo sulla coscia e lui scoppia a ridere.
«Non sei divertente.» esclamo posando la console accanto a me e incrociando le braccia al petto.
Lui mi circonda le spalle con un braccio e mi bacia la nuca. «Non te la prendere.» mormora.
«Io ho sete.» dico alzandomi. La sua vicinanza mi mette in imbarazzo. «Volete qualcosa?» chiedo prima di entrare in casa. Tre teste annuiscono. Per fortuna che abbiamo preso le birre.

Probabilmente mi trovo in un mondo parallelo. Oppure sono morta e questo è l’inferno. Mark e Sara stanno giocando con i DS e Mark sta usando il mio. Jared sta giocando con il cane di prima, gli lancia un bastoncino e Billy, il cane, lo riporta indietro. Io, invece, sto rispondendo agli SMS di Enrico, che continua a chiedermi perché Sara non gli risponde. Io sto inventando una palla dietro l’altra, mica posso dirgli che la sua ex di cui è ancora innamorato sta giocando con un attore anglo-americano. Mi prenderebbe per deficiente.
Sospiro e finisco di bere la mia birra e appoggio la bottiglia vuota sul tavolino. Mi sdraio sul lettino, tanto Jared è seduto sul fondo.
«Cos’hai?» mi domanda il mio amico voltandosi.
«Nulla. Mi annoio.» il mio cellulare squilla ancora. È Enrico.
«Puoi rispondere a quello?» esclamo in italiano rivolgendomi a Sara.
«Quando finisco.» mi risponde senza guardarmi.
Jared mi guarda curioso. «Cosa le hai detto?» domanda avvicinandosi a me. Il cane se n’è andato.
«Affari nostri.» rispondo con un sorriso.
«Affari vostri, eh?» mormora allungando una mano e iniziando a farmi il solletico sulla pancia. Io cerco di divincolarmi ma lui è più forte.
«Dai basta! Per favore!» lo imploro fra una risata e l’altra. Lui smette ed io mi metto seduta e mi sistemo la maglietta che è salita.
Il mio cellulare suona ancora. «Rispondi tu, tanto è per te.» esclamo allungando il cellulare a Sara che si alza e si allontana da noi, entrando in casa.
«Chi è?» domanda Mark posando il mio DS sul tavolino.
«Nessuno d’importante.» rispondo poi mi alzo di scatto. Jared ha provato ancora a farmi il solletico.
«Non dovevi scappare.» mormora e le sue labbra si piegano leggermente verso il basso.
«Ed io dovrei rimanere ferma immobile a farmi fare il solletico?» domando tornando a sdraiarmi.
Lui alza le spalle e fa una smorfia.
Dalla cucina giunge la voce alterata di Sara, che sta riempiendo d’insulti il suo ex.
Mark guarda la casa e scrolla le spalle con aria annoiata.
«Ma con chi ce l’ha?» mi sussurra Jared avvicinandosi a me. Troppo per i miei gusti. E anche oggi non ha la fede al dito.
«Sei un po’ troppo curioso.» rispondo e mi alzo, prendo le bottiglie vuote e le porto in casa.
Sara cammina avanti e indietro e sta dicendo, o meglio, sta urlando “Stai zitto che parlo io”. La guardo e lei tace improvvisamente, chiude la chiamata e mi ridà il cellulare.
«Tutto bene?»
«È un’idiota.» mi risponde ed esce in giardino. Io poso il cellulare sul tavolo e la seguo.
Jared e Mark stanno giocando con i nostri DS.
«Vi state divertendo?» domanda Sara.
Mark annuisce. «Molto.»
«Ma non mi avevi detto che i tuoi avevano lasciato qui una cassa di aranciata?» mi chiede Sara.
«Sì. Credo che sia in cantina.» rispondo sedendomi vicino a Jared e osservandolo giocare. Sta perdendo. Quasi quasi glielo farei notare…
«Io lì non ci vado! Rischio di ammazzarmi al primo gradino.»
«Non scendo neppure io. Fatti aiutare, no?» le dico fissandola e lei capisce al volo.
«Oh, giusto.» mormora. «Mark, quando finisci, vieni con me in cantina ad aiutarmi? Le scale sono brutte ed io ho paura…»
Mark annuisce. «Hai perso!» gongolo quando Jared perde l’ultima vita. Lui mugugna un insulto e chiude il DS.
«Dove vanno?» mi domanda notando Mark e Sara che stanno entrando in casa.
«Non preoccuparti.» rispondo. Ecco, questo sarebbe il momento perfetto per fargli la mia domanda.
«Jared posso chiederti una cosa?» sussurro.
«Certo.» mi risponde passandosi una mano nei capelli bruni.
«Fra te e Gen va tutto bene? Non porti la fede…»
Lui mi guarda per un istante e poi abbassa la testa. «Non ci sono problemi. Non sono affari tuoi.»
Lo guardo sorpresa. «Ci siamo sempre detti tutto…»
«Certo, ci siamo sempre detti tutto…» esclama sarcastico. «Come quando non mi hai detto che avevi mollato il tuo ex, vero?»
Mi mordo il labbro inferiore sentendomi in colpa. «Edoardo non era una cosa importate. Ti ho sempre detto tutto.» rispondo.
«Pensala come vuoi. Io non ti dico nulla.»
«Perché?» domando e la mia voce diventa sempre più flebile al punto che non so se l’ho detto veramente.
Jared si volta verso di me fissandomi e i suoi occhi verdi mi trafiggono come mille lame. «Perché non sono affari tuoi.» esclama in modo cattivo prima di alzarsi.
Sospiro. Mi viene da piangere. Mi passo una mano sul viso e m’impongo di mantenere la calma. «Ti ho fatto una domanda. Solo una stupida domanda.» bisbiglio.
«Ed io ti ho risposto.» Jared si volta verso di me e mi sembra ancora più grande di quanto già non lo sia. «Fine della conversazione.» Jared infila le mani nelle tasche dei jeans. «Il bagno dov’è?» chiede senza guardarmi.
«La porta accanto alle scale.» rispondo in tono meccanico. Lui annuisce e sparisce in casa. Poso i gomiti sulle ginocchia e mi afferro la testa con le mani. Ho voglia di piangere, di urlare, di spaccare qualcosa, magari in testa a Jared. Mai, e dico mai, in diciotto anni di amicizia, lui si è comportato così. Faccio alcuni respiri profondi.
«Guarda cos’ho trovato.» mi dice Sara sventolandomi davanti una bottiglia di Pampero. «Oggi abbiamo preso la coca, ti va un cuba?» mi domanda.
Io annuisco. «Jared?» chiede Sara accorgendosi della sua assenza.
«In bagno.» rispondo. Lei sorride e rientra in cucina. Forse pensa che non mi sia accorta che ha le guance rosse, che i suoi occhi brillano di una luce che conosco bene. Devo farmi dire cos’è successo in cantina.
Jared esce dal bagno e sento che rifiuta il cuba.
Sara esce con due bicchieri in mano, mentre Mark porta il suo. Sara mi porge il bicchiere con un sorriso.
Io la ringrazio e bevo un lungo sorso. Spero che l’alcol faccia in fretta il suo effetto: farmi blaterare cose senza senso e farmi venire sonno.
«Ehi, bevi piano.» mi dice Jared allungando una mano per togliermi il bicchiere.
«Lasciami stare.» esclamo stringendo di più il bicchiere.
Mark si avvicina a Sara e le sussurra qualcosa all’orecchio, lei ridacchia e annuisce. «Arriviamo subito.» mormora lei prima di scomparire in casa seguita da Mark.
«Ma quei due…» esclama incredulo Jared.
Io scrollo le spalle e bevo un altro sorso. «Sono maggiorenni.» dico e bevo ancora.
«Vacci piano.»
«Non preoccuparti.» rispondo posando il bicchiere sul tavolino. «Non sono affari tuoi se mi ubriaco.» rispondo con cattiveria. Lui mi fissa.
«Te la stai prendendo solo perché non voglio dirti una cosa che riguarda solo me e Gen.» esclama.
«Tu non vuoi dirmela solo perché non ti ho detto alcune cose.» replico.
Lui scuote la testa. «Non è vero e lo sai .» Jared mi guarda.
Abbasso la testa, incapace di rispondere. «Stupido.» mormoro. Lui sembra non aver sentito nulla.
«Tu mi stai punendo e basta.» esclamo.
Lui scuote la testa. «Pensala come vuoi. Io non ho il dovere di raccontarti tutto ciò che succede nella mia vita.» «Neppure io.» mormoro e bevo un altro sorso.
«Allora è giusto cosi. Tu non mi dici una cosa ed io faccio lo stesso.» pronuncia passandosi una mano fra i capelli.
Restiamo in silenzio a lungo ed io continuo a sorseggiare il mio drink. La tensione si potrebbe tagliare con il coltello.
Tiro un sospiro di sollievo quando Sara e Mark tornano in giardino.
«Andiamo?» chiede Mark a Jared. Lui annuisce e si alza. Mi accarezza i capelli, noto il suo sguardo triste, e i due attori se ne vanno.
«Devi dirmi tutto!» esclamo quando i due spariscono dalla nostra vista.
Sara inarca un sopracciglio e sorride sorniona. «Posso dirti che bacia meravigliosamente bene.»
Afferro il mio bicchiere e lei prende i due DS e rientriamo in casa. Chiudo la porta a chiave e saliamo di sopra.
«E così vi siete baciati…» osservo prendendo della biancheria pulita dal cassetto.
Sara annuisce. «Oh, sì.»
Io faccio un mezzo sorriso. Sono felice per lei se è questo quello che vuole. «Vado a farmi la doccia.» le dico e lei annuisce.
In bagno apro l’acqua della doccia e mi spoglio. Controllo che l’acqua abbia raggiunto la temperatura che desidero ed entro. Mi siedo sul piatto della doccia e lascio libero sfogo alle lacrime. È incredibile. Sono qui da un giorno e ho già litigato con Jared. Che schifo. Alzo il viso verso il getto d’acqua, lasciando che le mie lacrime si mischino con l’acqua. Mi abbraccio le gambe e poso la testa sulle ginocchia.

Ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e quelli che hanno letto questo. Ringrazio Mere che ha commentato e ha inserito la storia fra le seguite.
La storia è ambientata nela 2010.
BebaTaylor
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: BebaTaylor