Dunque
vorrei iniziare dicendo che è uno strano esperimento che ho trovato chissà dove
e ho deciso di provare anche io.
Intanto
ho scelto la coppia DRACO/HERMIONE e poi mi sono ascoltata dieci canzoni a caso
dalla mia cartella musicale ed il risultato sono dieci mini-one-shot, alcune
più lunghe altre più corte a seconda di quanto la canzone mi ispirava. Sono molto
confusionate e non ci sono collegamenti tra di loro, ma spero che vi piacciano
e che avrete tempo di lasciarmi un commentino!:)
Ovviamente
i personaggi che ho usato non mi appartengono.
Buona lettura!
Prima canzone: We Believe, Good Charlotte
Inutile
mentire, era stanco di fingere che non gliene importava niente.
Lei era
così... giusta.
Eppure
allo stesso tempo terribilmente sbagliata.
Sbagliata
per la sua famiglia, ma non per ciò che era realmente.
Era un
mese che la seguiva ovunque senza farsi vedere, senza farle capire di esser
sempre lì con lei.
Si
sentiva quasi un angelo custode, il suo
angelo custode.
Era
strano il modo in cui lo faceva sentire, quando si battibeccavano – in quei
brevi momenti che per lui equivalevano a respirare un po’ di vita – sentiva dentro un fuoco di
rabbia.
Rabbia
per non essere come avrebbe dovuto essere per poter stare con lei...
Ecco un
altro sintomo: i pensieri diventavano improvvisamente contorti quando la vedeva
passare, quando litigava con lei, quando la spiava da lontano.
E, anche
se aveva mille motivi per lasciarla perdere e concentrarsi su altro, non ci
riusciva perché aveva bisogno di sentirsi vivo,
e solo con lei gli pareva di poter respirare la vita.
E poi
eccola, da sola in un corridoio buio nel bel mezzo della notte.
Stava
piangendo, raggomitolata su se stessa, il corpo che tremava scosso dai
singhiozzi e le mani che stringevano in modo convulso l’orlo della gonna ormai
irreparabilmente stropicciata.
Il
volto era nascosto dai ricci ribelli e l’unica cosa che lui riusciva a scorgere
erano le labbra, talmente rosse da sembrare rose.
E in
quel momento si arrese.
L’angelo
decise di diventare qualcosa di reale
per poterla proteggere anche dalla tristezza e dal dolore.
Si
inginocchio accanto a lei e le sistemò i capelli dietro all’orecchio.
Non
fece caso al volto sbalordito di lei, mentre le sfiorava la fronte con un bacio.
Non si
rese conto del piccolo sorriso timido che gli aveva rivolto quando le aveva offerto
la mano, per aiutarla ad alzarsi.
E non
aveva notato neppure il suo battito cardiaco a mille, mentre la faceva
scontrare contro il suo petto in un abbraccio protettivo.
Avevano
smesso entrambi di pensare a qualcosa di razionale.
L’unica
cosa che era concessa loro era credere
a quello che stava succedendo.
Seconda canzone: Written in the stars, Tinie Tempah
feat. Eric Turner
Era
scritto nelle stelle, piccola.
È stato
il destino a farci incontrare quella sera e non smetterò mai di ringraziare il fato
per questo.
Perché
tu dovevi essere lì, quel giorno, quell’ora, quel minuto, quel secondo.
E lo
stesso valeva per me.
Capita
che i destini si incrocino e io sono felice che i nostri si siano incontrati.
Te la
ricordi quella sera?
Io ce
l’ho impressa a fuoco nella mente, è come se tutto fosse accaduto da meno di
tre ore.
Indossavi
un lungo ed elegante abito da cocktail color petrolio che metteva in risalto la
tua pelle candida, eri poco truccata e i capelli erano legati in un crocchia
disordinata che ti faceva sembrare ancora più elegante.
Erano
passati anni, eppure non eri minimamente cambiata, eri sempre la stessa.
Si
vedeva che non ti piaceva essere così elegante, che avresti preferito di gran
lunga un semplice paio di pantaloni e un maglione qualsiasi, eppure eri così
bella che mi venne voglia di avvicinarmi per parlarti.
Non lo
feci ovviamente e ti spiai da lontano, inoltre ero con la mia fidanzata, non
potevo mica lasciarla per andare a parlare con una mezzosangue!
Tu eri
con San Potty e la Piattola, che ti mostrava orgogliosa il ventre gonfio per
l’ennesimo figlio – ormai l’intero mondo magico aveva perso il conto di quanti
marmocchi avevano avuto quei due – e tu eri affiancata da quell’idiota di
Weasel che non ti considerava minimamente, troppo occupato a fare gli occhi
dolci alla cameriera.
Vedevo
che ti dava fastidio e non ti biasimavo affatto.
Sai
piccola la mia esistenza non è mai stata “libera” non ho mai potuto scegliere
niente di niente in quei miei venticinque anni di vita, tranne quell’attimo:
quando ti ho vista alzare e dirigerti verso il bagno e ti ho seguito.
Non ho
ascoltato il borbottio di disapprovazione di Astoria, troppo preso dal tuo corpo
che si stava allontanando, e ti ho semplicemente raggiunto in quello stretto
corridoio dove ti ho vista fermarti e voltarti a guardarmi con occhi magnetici.
Mi chiedesti
come mai ti avevo fissato per tutta la serata e perché ti avevo seguito fino a
lì e e ti sussurrai un semplice: «Era scritto nelle stelle»
Quello
che accadde dopo mi lasciò spiazzato.
Avevi
incominciato a piangere come una bambina indifesa e questo mi aveva fatto
sentire il bisogno di consolarti e di abbracciarti stretta a me.
Ho
impresso nella mente il sapore di quel bacio che ci siamo dati a fior di
labbra, ma più di tutto ho impresso nella mente quello sguardo di supplica che
mi avevi lanciato.
Volevi
essere salvata da te stessa, volevi essere amata.
Pensavi
che io fossi in grado di fare ciò che mi chiedevi.
E
ancora una volta – l’ennesima – non sbagliavi.
Ti
ricordi quel biglietto? Quello che mi hai infilato in tasta prima di tornare al
tuo tavolo e al tuo ragazzo?
Io lo
conservo ancora e spesso lo riapro leggendo quelle poche parole.
Crystal Hotel, stanza 12 ore 23.30. Puntuale.
Quanti
ricordi in quella stanza: il tuo sfogo su quanto odiassi la tua vita con Ron,
su come era diventata stressante la Piattola che non vedeva l’ora di diventare
zia, su San Potty che non faceva altro che incoraggiare Ron a prendere tempo
prima di “finire imprigionato” nel matrimonio con te e tante altre piccole cose
che ti stavano facendo impazzire lentamente.
Verso
l’una di notte ti eri bloccata di colpo, guardandomi sconvolta e borbottando
qualcosa del tipo: «Dio! La mia vita è così vuota e triste che mi ritrovo qui,
in una stanza d’Hotel a parlare con Draco Malfoy della mia vita sentimentale!»
Ti eri
alzata ed eri corsa verso la porta, ma io ti avevo bloccata e ti avevo baciata.
Non
avevo nessun doppio fine, l’unica cosa che volevo era farti sentire meno sola e
credo di esserci riuscito, piccola.
Era
scritto nel destino il nostro incontro e il nostro avvicinamento.
Come
era già deciso che tu lasciassi Ron e io lasciassi Astoria.
Come
era già deciso che tu dicessi di si alla mia proposta di matrimonio.
Come
era già deciso che ti avrei amato per il resto dei miei giorni.
Come
era già deciso che tu dessi alla luce i nostri due bellissimi bambini.
Per
fortuna piccola le stelle non sbagliano mai.
Terza
canzone: Sincerità, Arisa
La
sincerità in una coppia era la cosa più importante per capirsi e per potersi
fidare l’uno dell’altro.
O
almeno, questo era quello che aveva sempre pensato Hermione Granger, prima di
rendersi conto che c’era una cosa però ancora più importante: l’Amore, un
particolare che non va sottovalutato mai.
Eppure
ad Hermione non importava l’amore, lei voleva soltanto una vita normale, una
vita fatta di piccole cose quotidiane che si ripetono tutti i giorni.
Voleva
una famiglia, voleva sposarsi, voleva avere dei bambini, voleva diventare
un’Auror...
Insomma,
voleva tante – troppe – cose.
Credeva
però che con la sincerità si potesse ottenere di tutto, un matrimonio felice,
per esempio.
E per
la prima volta in vita sua si rese conto che no, la sincerità non bastava più.
E tutto
per colpa di Ron, per le sue lamentele, per il suo ignorarla totalmente in
qualsiasi occasione e per i suoi comportamenti da bambino piccolo.
La
sincerità non bastava, ci voleva anche dell’alchimia e tra lei e Ron, non ce
n’era affatto.
Eppure
non voleva distruggere tutto quanto solo perché non si sentiva più attratta da
lui, o perché non facevano l’amore da più di una settimana ormai e a lui non
sembrava dare fastidio.
Il
motivo scatenante che la spinse a lasciarlo fu il trovarlo a letto – nel loro letto! – con un'altra.
Cosa
accadde dopo?
Nulla
di particolare, semplicemente si buttò anima e corpo nel suo lavoro evitando di
socializzare con esseri di sesso maschile, convinta che fossero tutti troppo
rozzi e stronzi per lei.
Aveva
il cuore spezzato e non voleva rischiare di soffrire ancora.
Durante
quel periodo – due mesi circa – di solitudine passava parecchio tempo con
Ginny, alla quale dispiaceva che sua fratello e la sua migliore amica si
fossero lasciati e provava in tutti i modi a spingere di nuovo Hermione tra le
braccia di Ron.
Sfortunatamente
però la ragazza non riusciva più a fidarsi di lui.
Un
giorno accadde un fatto a dir poco singolare.
Era il
giorno Venerdì 13 e Hermione era uscita di casa di corsa, senza notare i
nuvoloni che si addensavano in cielo, e non aveva avuto tempo di prendere
l’ombrello. Per questo motivo si bagnò tutta, attirando l’attenzione di
parecchi passanti. Ma la giornata non era finita, infatti, dopo cinque
disastrose ore lavorative, era corsa fino alla lavanderia dall’altra parte
della città per scoprire che era chiusa e non aveva trovato un negozio o un bar
che potessero ospitarla e coprirla dalla pioggia per alcuni isolati.
Alla
fine si era ritrovata in una piccola libreria, dove si era scontrata con
l’unica persona che non si sarebbe mai aspettata di trovare lì: Draco Malfoy.
Erano
passati anni dall’ultima volta che l’aveva visto, ma era lui.
Di
sicuro.
L’uomo
era sbalordito quanto lei, ma la salutò gentilmente, senza insulti come ai
tempi di Hogwarts.
Quando
alla fine smise di piovere la ragazza uscì dalla libreria e si diresse verso casa
sua a piedi – dato che c’era anche lo sciopero dei mezzi.
Dopo
nemmeno venti secondi però si rese conto che Malfoy era dietro di lei.
Chiese
spiegazioni, leggermente infastidita e scoprì che lui viveva dalle parti del
suo appartamento.
Accaddero
molte altre cose quel giorno, una più strana dell’altra, ma quella davvero
importante era stato l’invito di Malfoy
bersi un caffè il giorno dopo.
Hermione
si presentò all’appuntamento e trascorse il pomeriggio più piacevole da molto –
troppo – tempo.
Tra i
due c’era parecchia alchimia, anche se entrambi si rifiutavano anche solo di
pensarlo, ma un giorno arrivò il momento delle confessioni.
Aveva
trovato l’amore? O soltanto un altro uomo che avrebbe finito con l’odiare?
Non si
sa, ma una cosa è certa: la cosa più importante è sempre la sincerità.
Quarta
canzone: Beautiful moster, Ne-yo
Il mio
cuore stava bruciando.
Ma
forse non era solo il cuore, era tutto il mio corpo.
Come
era successo? Cosa mi aveva fatto cadere così in basso?
Avere
bisogno del tuo tocco, del tuo corpo, della tua presenza...
Era
assolutamente tutto sbagliato!
Ma non
m’importava.
Avevo
deciso di smettere di pensare, non volevo preoccuparmi di niente
nell’immediato, avrei risolto tutto poi più avanti, quando sarei riuscito a
ragionare lucidamente.
Per il
momento ero troppo sbalordito per il fatto che ti trovavo bella.
Ti
rendi conto Granger?!
Tu
bella!
Un anno
fa sarebbe stata una barzelletta crudele, ora era terribilmente doloroso.
Non ho
mai visto nessuna come te.
E
nessuna si è mai comportata così con me.
Tu stai
giocando col fuoco, ti stai divertendo a tentarmi, a illudermi per poi
lasciarmi insoddisfatto.
Sei un
mostro, un bellissimo mostro, ma non m’importa perché infondo mi piace e ne ho
bisogno.
Ti
seguo per i corridoi come un uomo nel deserto che segue il suo miraggio e mi
sento un’idiota, ma allo stesso tempo non riesco a farne a meno.
Ti vedo
svoltare l’angolo e poi appiattirti contro il muro, come se potessi diventare
parte di esso.
Nei
tuoi occhi vedevo del fuoco, stavi bruciando anche tu allo stesso modo in cui
bruciavo io?
Non
conoscevo una risposta a questo dilemma, ma speravo segretamente di si.
Inutile
dire che la tentazione di baciarti era stata troppo forte e che non sono
riuscito a fermarmi, lo sai già.
Eppure
voglio farti capire quanto quel bacio sia stato sconvolgente.
Tu sei
una mezzosangue e su questo non ci sono dubbi in proposito, fin da piccolo i
miei genitori mi avevano ripetuto che le
persone come te sono feccia, quindi renditi conto di quanto fossi spaventata da
quello che stavo facendo: stavo cancellando tutto quello che mi avevano
insegnato, tutto quello che credevo vero e per cosa?
Per un
semplice bacio?
Eppure
credimi, ne è valsa la pena.
Perché
tu sarai anche una sangue sporco indegna, ma sai una cosa?
Non
m’importa.
Quinta
canzone: Tranne te, Fabri Fibra
(non mi piace molto come canzone e quando è
capitata casualmente ho pensato di cambiarla, ma non sarebbe stato corretto,
spero che ciò che ne è venuto fuori vi piaccia!)
Le
feste mi erano sempre piaciute, eppure quella non mi riusciva a coinvolgere
abbastanza.
Avrei
voluto uccidere quell’idiota che aveva avuto la brillantissima idea di
organizzare un ballo a Hogwarts dopo dieci anni dalla fine della scuola.
Insomma,
non è che avessi poi così tanta voglia di rivedere tutti quei vecchi compagni
che avevo provato a dimenticare, avrei potuto rifiutare l’invito, ma non mi
sembrava il caso così alla fine mi ero ritrovato circondato da tutti
quegli idioti che non facevano altro che chiacchierare, bere e ballare.
L’unica
cosa – anzi persona – che aveva attirato la mia attenzione era la Mezzosangue,
che continuava a ballare con quell’idiota di Weasel, che avevo scoperto esser
diventato suo marito.
Era
cambiata molto, era diventata una bella donna (cosa che non mi sorprese molto)
e senza rendermene conto mi ero ritrovato a volerla, di nuovo.
Provai
ad assaggiare uno dei drink, ma sapeva di tè così lo trasfigurai in wiscky.
Quanto vidi
che ti stavi allontanando colsi l’occasione e ti seguii.
Non
sapevo come comportarmi.
Tutto
quello che mi ossessionava di te ai tempi della scuola era tornato a galla.
Il modo
in cui ti passavi la mano tra i capelli, il tuo modo di sistemarti la gonna nei
momenti di imbarazzo, la sensualità con cui ti mordevi le labbra quando eri in
difficoltà o non sapevi cosa dire...
Volevo
vedere se eri ancora così, se eri ancora le Granger che un tempo desideravo.
Tre
cose di te le sapevo, eri bella, mora e sposata.
Eppure
non m’importava nulla di quell’idiota di Weasel, ero sicuro che non riuscisse
ad eccitarti, o almeno non come avrei potuto fare io e credimi, io sono un
esperto in queste cose.
Quando
ti sei fermata in mezzo ad un corridoio a fissarmi, ho rivisto la mezzosangue
di un tempo, quella che era diventata la mia ossessione.
Spesso
la sera, quando avevo solo te in testa provavo a contare le stelle – sperando
che funzionassero come con le pecore – ma non riuscivo ad addormentarmi quasi mai,
così mi ritrovavo con una voglia incredibile di baciarti senza però averne
davvero la possibilità.
Molte
ragazze si erano concesse a me durante gli anni di scuola, ma te mai.
Non
sapevo cosa aspettarmi da te quella sera, ma di sicuro non quella frase:
«Credevo di avere avuto tutto ciò che volevo dalla vita Malfoy. Ma ora mi rendo
conto che si, ho avuto tutto, tranne te»
Meno di
un minuto dopo mi ritrovavo in un aula vuota con te stretta addosso che mi
riempivi di baci.
Nessuno
sa resistere al fascino di un Malfoy.
Un
tempo avrei detto: tutti tranne te Granger, ma mi sbagliavo.
Sesta
canzone: Feeling sorry, Paramore
Mi
guardo intorno nel castello, ma non ti trovo da nessuna parte.
È
passato quasi un mese da quando ho perso le tracce della tua presenza.
Non so
dove ti sei nascosta, ma non mi è mai piaciuto giocare a nascondino, quindi ti
conviene uscire, e al più presto.
Mi
sento così stanco e mi sto annoiando, non trovando nessuna tua traccia in giro,
ma non ho intenzione di arrendermi.
Ti
troverò e non mi scuserò per tutte le bugie che ti ho detto, perché non ho
tempo per sentirmi dispiaciuto di averti mentito.
Non ho
più tempo per nulla ormai, soltanto per un veloce addio.
Il
tempo è ormai scaduto da un po’, ma non riesco a non sperare di rivederti per
un ultima volta, magari con un libro di mille pagine sotto il braccio e uno
sguardo sconvolto quanto ti dirò addio.
Ma non
ti trovo, non riesco a scorgerti nei corridoi bui, sembra che tu sia svanita
nel nulla e questo mi fa arrabbiare e allo stesso tempo piangere il cuore,
perché avrei tanto voluto dirti addio prima, quando tra di noi era tutto molto
più semplice, quando ci divertivamo a nasconderci dietro alle colonne per
poterci baciare, oppure quando tu mentivi, per venire a qualche nostro
appuntamento, a quei balordi dei tuoi amici.
Ecco,
avrei voluto non esser stato costretto a spezzarti il cuore per proteggerti da
quello che sono, ma non ero riuscito a trovare una soluzione migliore in quel
momento e ti ho mentito, ti ho fatto credere di aver solo giocato con te e di
essere lo stronzo di sempre, quando in realtà sei stata proprio tu a cambiarmi
interamente.
Ma non ho
neppure il tempo per dispiacermene, perché devo andare.
Mi arrendo,
tanto non sarei riuscito a trovarti nemmeno se avessi avuto a disposizione un
anno intero, non se tu non vuoi essere trovata.
E mi
tornano alla mente tutte quelle promesse che non sono riuscito a mantenere,
tutti i ti amo che ti ho detto, senza però dimostrartelo davvero e non ho mai
sentito il bisogno di scusarmi per questo, perché tu intanto lo sapevi, ma non
riuscivi lo stesso a fare a meno di me.
E solo
ora mi rendo conto che per me è lo stesso: non posso stare senza di te.
Ma non
ti ho trovato, non ti sei fatta trovare e ora devo andarmene da mio padre, lui
si aspetta che io diventi un Mangiamorte come lui.
Ma io
ho sempre sognato la libertà e con te l’avevo trovata.
E non
ho nemmeno il tempo necessario per sentirmi dispiaciuto che mi ritrovo te
davanti con gli occhi pieni di lacrime e la consapevolezza sul volto che questa
è l’ultima volta che riusciremo ad essere solo Hermione e Draco, perché tra
poco saremo costretti ad essere il Mangiamorte e l’Auror.
Addio
amore.
Settima
canzone: She’s a rebel, Green Day
Sembri
una regina con quell’abito bianco che ti fascia il corpo.
Cosa
dovresti rappresentare Mezzosangue?
Una
santa?
Tu non
lo sei mai stata, anche se in molti lo hanno spesso pensato, ma io ho capito
che mentivi, che mostravi agli altri ciò che volevano vedere e non come sei in
realtà.
Sei una
ribelle, lo sai tu, lo so io.
E la
dimostrazione è quel tatuaggio che ho visto sulla tua spalla per caso un
giorno, raffigurava un serpente che avvolgeva una mela.
Potrebbe
avere molti significati, ma il primo che mi è venuto il mente è: il peccato.
Scommetto
che quegli idioti dei tuoi amici che ti considerano il simbolo della resistenza
contro il Signore Oscuro non sanno nulla di quel tatuaggio.
Ho
ragione Granger?
Ma non
è l’unico motivo che mi spinge a pensare che tu sia l’opposto di quello che
tutti credono che tu sia.
Un
altro indizio che mi ha condotto a questa conclusione è il biglietto che ho
trovato in camera mia questa mattina, sul mio comodino.
Volevi
che ci incontrassimo e ora sono qui, nella Stanza delle Necessità, con te che
ti avvicini fin troppo sicura, avvolta in quell’abito bianco che mi piacerebbe
tanto strapparti di dosso per dimostrarti che ho capito che tu non sei affatto
pura.
Ma mi
trattengo e aspetto che sia tu a parlare, ma non accade e mi ritrovo senza
nemmeno accorgermene con te avvinghiata addosso e la pelle che brucia per
l’intensità dei tuoi baci peccaminosi.
Visto
piccola?
Avevo
ragione, tu sei il peccato fatto persona.
Ottava canzone:
Una rosa blu, Michele Zarillo
Finalmente
era arrivato l’ultimo anno.
Non ce
la facevo più a sopportare quegli idioti dei prof e credevo che sarebbero stati
nove mesi come tanti e invece è cambiato tutto, dal momento in cui ti ho
rivista.
Non eri
più tu, ti eri tinta i capelli di biondo, ti comportavi da snob e avevi un filo
di follia nei tuoi occhi che mi faceva impazzire.
Giravano
voci che ci stavi con tutti, che cambiavi ragazzo ogni sette giorni e che ti
eri addirittura fatta fare un tatuaggio sul seno, a quanto pare una rosa blu.
Ed eri
talmente bella e affascinante mentre passavi per i corridoi, che se fossi
finita anche tra le braccia probabilmente non sarei riuscito a farti andare via
e avrei finito col legarti un laccio al cuore che ti avrebbe fatto male se
avessi provato ad andartene.
E quel
giorno è arrivato, durante il cambio dell’ora ti sei avvicinata e mi hai spinto
in un aula vuota.
Senza
ascoltare le mie domande confuse ti sei spogliata e mi hai strappato i vestiti
di dosso.
E mi
piaceva il modo in cui mi toccavi e mi baciavi, mi facevi sentire su un altro
mondo e credevo di impazzire per il modo dolce e leggermente perverso in cui mi
ti comportavi con me.
Continuavo
a ripetermi che probabilmente avevi fatto così anche con tutti gli altri che mi
avevano preceduto, eppure dentro continuavo a ripetermi che era impossibile che
per te fosse solo sesso.
Mi
piacevi così com’eri, con la rosa blu tinta sul tuo seno sinistro che spiccava
in confronto alla pelle candida e con quegli occhi dorati che sembravano
volermi mangiare.
E passa
il tempo, passano due giorni e poi ancora due.
Passa
una settimana in cui ogni sera ci incontravamo in camera mia o nella Stanza
delle necessità e non succede ancora nulla.
Passa
una settimana ancora e alla fine capisco ciò che non hai il coraggio di dirmi:
vuoi lasciarmi.
Non so
se volere è il verbo giusto, perché
credo che ti sentissi in dovere di
farlo.
E
quell’ultima volta insieme quasi non mi sono accorto di averti detto che ti
amavo e tu a quella confessione eri rimasta impassibile, pungendomi con la tua
rosa blu.
Ma la
cosa che fa più male è che non va più via la sensazione della tua pelle contro
la mia.
E di
notte mi immagino ancora di tenerti tra le braccia e di poterti baciare ancora.
I miei
cuscini profumano ancora del tuo odore.
Sapevi
di rosa.
Nona canzone:
Lose control, Evanescence
Non
potevo permettermi di perdere il controllo, non con te.
Eppure
sembrava impossibile resistere ai tuoi occhi magnetici.
Avevo
detto a Ron ed Harry di non seguirmi quella notte perché volevo vedermela da
sola con te, forse fu quello il più grosso errore della mia vita.
Ricordo
quanto mi terrorizzava l’idea che presto sarebbe scoppiata la guerra e avrei
rischiato di perdere i miei amici, tutte le persone a cui tenevo di più, ecco
perché stavo venendo da te. Volevo che facessi la spia per noi dell’Ordine e
sapevo di avere un’arma in più per convincerti rispetto a Ron e Harry: il mio
corpo.
Non mi
consideravo bella, ma tu l’ultima volta mi avevi guardata in un modo talmente
malizioso che alla fine mi ero resa conto che non era la prima volta.
Era
semplice giungere alla conclusione che tu mi volessi, non era altrettanto
semplice però convincere me stessa che concedermi a te era la cosa migliore che
potessi fare per ottenere informazioni utili in più.
Ecco
perché sono entrato in camera tua da sola quella notte, senza “la mia scorta
personale”, come definivi i miei due migliori amici.
Non
avevo mai dovuto usare il mio corpo come arma e tu non mi stavi facilitando le
cose, dato che continuavi a guardarmi in quel modo torbido e malizioso, che non
faceva altro che terrorizzarmi.
Quando
alla fine ti ho detto chiaro e tondo cosa volevo e cosa ero pronta a concederti
ho visto i tuoi occhi scintillare e mi hai sorriso.
Hai
avvicinato il braccio al mio, lo hai stretto e hai reso vincolante il nostro
accordo.
Io mi
sarei concessa a te se tu ci avessi aiutato facendo da spia.
Spesso
durante le lezioni mi mandavi bigliettini con informazioni molto utili e più di
una volta ti sei avvicinato baciandomi la fronte.
Era
disarmante accorgersi che anche io ti volevo.
Ron e
Harry non mi chiesero come avessi fatto a convincere Malfoy a passare dalla
nostra e fui loro grata per questo.
La sera
prima dell’inizio della guerra – una delle previsioni della Cooman era stata
parecchio chiara in proposito ed era riuscita a fornirci addirittura l’ora
esatta dell’inizio della prima battaglia – decisi che era giunto il momento di
mantenere l’accordo.
Sgusciai
in camera tua, eccitata e spaventata allo stesso tempo.
Una
cosa però è certa: perdere il controllo non è mai stato così piacevole.
Decima canzone: I Don’t Believe You, Pink
Inutile
dire quanto io odi ora il suono della tua voce.
Inutile
ammettere che io non ho mai finto su quello che provavo.
Inutile
dire che un tempo credevo che tu fossi diverso.
Ma ora
non mi fido più di te.
Perché tu
hai trasformato le nostre battaglie nei corridoi in chiacchierate amichevoli,
facendomi credere di esser importante –
almeno un pochino – per te.
E invece
avrei dovuto non crederti e ignorare la tua voce dolce, mentre mi dicevi di non
piangere, che ci saresti sempre stato tu accanto a me per sorreggermi e
proteggermi.
Quelle promesse
non le hai mai mantenute.
Ti sei
solo servito di me per una stupida scommessa che volevi vincere a tutti i
costi.
E ora
mi sento come se fossi in un brutto sogno dal quale non ci si può più svegliare.
Vorrei ricordarti
che mi avevi detto che noi eravamo perfetti insieme, le due parti di un
insieme, ma non troverò mai il coraggio.
Vorrei urlarti
contro quando dici che non ho bisogno di te, perché non è vero e so che tu lo
sai.
E in fondo
sapevo già fin dall’inizio che tu te ne saresti andato lasciandomi sola, ma
avevo sempre voluto credere che tu fossi cambiato.
E ora
ho smesso di illudermi e di farmi illudere da te.
Perché non ne vale la pena.
**************************************************************************************
Spero che vi sia piaciuto l'esperimento!=)
Grazie per aver letto!
Vero che mi lasciate un commentino?! -.o
Lazysoul