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Autore: mavi    25/06/2006    6 recensioni
Sempre più fievole la sua voce, ma non accennava ad interrompersi. Sentì dei passi e si voltò alla sua destra per scorgere una figura che si avvicinava, riluttante. Tuta bianca, un luccichio all’altezza del cuore. Aveva una penna e dei fogli in mano.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace…

“Mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace… mi dispiace…”

Un sussurro continuo, interrotto solo dai violenti singhiozzi che scuotevano quel giovane corpo, era udibile in quella che era stata l’arena di battaglia della più grande lotta umana, magica e non.

L’aria era pesante, sebbene non gelida, anzi… afosa.

Molte figure si affaccendavano attorno a corpi riversi a terra, tutte con la medesima uniforme, tutte con il medesimo distintivo. Cinque lettere luccicavano, nella penombra del castello, sul petto di ognuna di queste.

Auror.

Hogwarts era invasa da Auror. Si muovevano con esperienza e con scaltrezza, nessuno parlava ad alta voce, solo un brusio… felice.

L’Ordine della Fenice, con gli occhi velati da lacrime di gioia,  era tutto raccolto attorno al corpo di un ragazzo. Svenuto sì, ma vivo. Non erano solo parole, non solo leggende, il Ragazzo Sopravvissuto ce l’aveva fatta.

Solo un membro non era lì presente. Guardava dall’ombra della sua postazione un’altra scena, un altro ragazzo. Cosciente sì, ma probabilmente morto.

La mano pallida artigliata alla stoffa nera. La fronte  premuta contro una guancia un tempo calda e morbida, ma che ora piano a piano, sotto quel mare di lacrime, perdeva colore e diveniva sempre più tiepida.

“Non è stata colpa mia… io non sapevo… perdonatemi…”

Severus Piton scosse la testa debolmente. Si guardò intorno. Due metri di distanza separavano quel luogo in semiombra dal resto della Sala Grande, dal calore delle persone (che non si avvicinavano), dalla gioia della vincita.

“Perdonatemi…”

Sempre più fievole la sua voce, ma non accennava ad interrompersi.

Sentì dei passi e si voltò alla sua destra per scorgere una figura che si avvicinava, riluttante.

Tuta bianca, un luccichio all’altezza del cuore. Aveva una penna e dei fogli in mano.

Indicò, alzando il mento, l’angolo da cui provenivano i singhiozzi e le parole senza senso. Perché lo erano.

“Nome?”

“Draco Lucius Malfoy.”

Severus continuava a guardare ciò che accadeva con occhi imperscrutabili, mentre l’Auror scriveva velocemente sulla carta.

“Vittime?” sembrava accigliato mentre gli poneva questa domanda.

“Lucius e Narcissa Malfoy.”

L’Auror spostò lo sguardo sul ragazzo, sulla maschera argentata accanto alla sua ginocchia e poi sulle due figure in nero a cui era aggrappato. La giovane mano posta sul cuore dell’uomo, la fronte sul viso della donna dai capelli color dell’oro e insolitamente scarmigliati. Poi, con espressione stupefatta, scrisse.

Alzò di nuovo lo sguardo sul tenebroso membro dell’Ordine della Fenice. Aprì e richiuse la bocca, prese un respiro e si accinse a parlare di nuovo.

“Il figlio ha…”

Severus Piton, ancora fissando quella raccapricciante scena, scosse la testa.

Imperius.”

 

  
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