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Autore: beautyofsilence    19/10/2011    2 recensioni
Il dolore che si prova a seguito della perdita di un proprio caro non è un dolore come un altro. Nessuno riusciva a capire Jodie, nessuno riusciva ad aiutarla. Un po' perché non lo voleva lei, un po' perché nessuno aveva mai provato quello che stava provando in quel periodo così buio della sua adolescenza.
Ecco, è incredibile come una persona totalmente estranea ai fatti sia riuscita a farle dimenticare tutto, anche solo per un istante. Quel ragazzo l'aveva salvata.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sébastien Lefebvre
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo scusa per il ritardo mostruoso! Ho diviso questo capitolo in due parti, la prossima la pubblicherò tra un paio di giorni.
Spero vi piaccia! Buona lettura e grazie a tutti. :3




Passarono i mesi, e Jodie continuò a sentirsi con i ragazzi tramite mail o sms. Ricevette svariate mail da David, che le raccontava come fosse la vita on the road. E poi Sébastien, ovviamente: ogni giorno le inviava un messaggio o una mail raccontandole cosa avesse fatto durante il giorno, dicendo quanto gli mancasse e quanto non vedesse l'ora di riabbracciarla. Anche Chuck e Jeff la cercarono, a volte si riunivano per fare delle videochat. L'unico membro che Jodie non risentì più fu Pierre, e rimase anche abbastanza colpita dal suo disinteressamento nei suoi confronti.
Le giornate trascorrevano lentamente, e Jodie veniva lentamente divorata dalla monotonia quotidiana. Era riuscita a trovarsi un lavoro come cassiera in un fast food, niente di che, ma riusciva a tenerle la mente occupata. Passava la mattina a dormire o a disegnare, il pomeriggio a lavorare e la sera a letto presto. Era come se non avesse più una vita, era come se si fosse stancata di vivere ma continuasse a farlo per disperazione. Era triste, vuota, e Michelle lo sentiva. Le uniche volte in cui il suo morale era alle stelle era quando si sentiva con i ragazzi.


 
L'anniversario della morte del padre di Jodie era vicino, mancavano pochi giorni. Era incredibile, era già passato un anno da che se n'era andato. Michelle temeva che senza Sébastien Jodie potesse cadere di nuovo in depressione, temeva di non essere in grado di starle accanto, di non poterla aiutare. Temeva che non avrebbe resistito. Sébastien non sapeva che a novembre sarebbe stato l'anniversario della morte del padre di Jodie, così Michelle decise di avvertirlo. Voleva che fosse vicino a Jodie, in qualche modo.
-Pronto? 
-Ciao Sébastien, sono Michelle. Come te la passi?
- ..Michelle! - disse sorpreso -Io sto bene.. Tu invece?
-Non posso dire lo stesso. - disse neutra. Seb si insospettì.
-E' successo qualcosa a Jodie? - chiese preoccupato -L'ho sentita stamattina e sembrava stesse bene.
-No, non è succeso niente. - disse Michelle, contenta del fatto che quel ragazzo si preoccupasse tanto per sua nipote.
-A dire il vero dopodomani è il primo anniversario della morte del padre di Jodie.
Seb non disse nulla.
-Non so se lo sapevi.
-No, non ne sapevo nulla.
-Come immaginavo. 
-Ma lei come sta?
-Sta bene, anche se in realtà credo stia soffrendo molto. Volevo che tu lo sapessi, volevo che potessi esserle vicino in qualche modo.
-Hai fatto benissimo ad avvertirmi Michelle. Farò il possibile.
-Grazie Seb, sapevo di poter contare su di te.
 
Dopo una breve chiacchierata con Michelle Sébastien riagganciò, e si diresse subito da Pierre. Era nella hall dell'albergo, parlava con il discografico.
-Hey Pierre! - lo chiamò. Il cantante si voltò, e chiese al discografico di poter assentarsi un momento, vedendo che l'amico fosse piuttosto nervoso.
-Che succede? - chiese avvicinandosi.
-Dobbiamo rinviare l'intervista del 27.
-Perché? - chiese Pierre sorpreso.
-Io non.. non ci sarò.
-Perché? - chiese di nuovo Pierre, preoccupato.
-Jodie. E' l'annivarsario di morte del padre, non voglio lasciarla sola.
Pierre non disse nulla. Aspettò qualche momento, poi disse:
-Seb, non credo sia una buona idea.
-Perché? - chiese nervoso l'amico.
-Perché non cambierebbe nulla. Insomma, il giorno dopo dovresti ripartire e lasciarla di nuovo da sola. Adesso ha iniziato ad abituarsi alla lontananza, non dovresti tornare.
-Non mi importa, io voglio esserci.
Pierre non insistette.
-E se ha iniziato ad abituarsi così in fretta, evidentemente, è perché qualcuno non l'ha mai cercata.
Pierre fu spiazzato da quell'affermazione. Seb non gli diede l'opportunità di replicare, dal momento che si precipitò su per le scale. Entrò in camera sua e prenotò un volo per Montreal. Non gli inmportava se per colpa sua gli appuntamenti della band fossero saltati, lui doveva tornare a casa. 
David si offrì di accompagnarlo, vedendolo molto teso e preoccupato, ma Seb rifiutò. Nonostante lui e Jodie stessero insieme relativamente da poco sapeva quanto avesse sofferto per suo padre, e non voleva lasciarla da sola, non voleva che portasse quel peso da sola di nuovo. Riuscì a trovare un volo last minute per l'indomani: la band aveva due giorni di pausa, poi il 27 avrebbe avuto l'intervista. Sébastien preparò i bagagli e attese ansioso l'arrivo del giorno seguente, ignaro di quello che sarebbe accaduto.
 
Il 27 novembre non tardò ad arrivare. Jodie si svegliò presto, fece colazione e si recò al lavoro. Chiese il turno di mattina per quel giorno, per sostituire un collega. Non poté fare a meno di pensare a suo padre quella mattina: insomma, era pur sempre il primo anniversario. Cercò di non dare troppo peso alla cosa, ma fu del tutto inutile. Era a pezzi, non aveva neanche la forza per negarlo a sé stessa.
 
-Sei sicuro che sia tutto a posto? 
-Sì Jeff, te l'ho già detto! Sono solo nervoso. Adesso fammi andare, stanno per chiudere l'imbarco.
-Ma come, se sei uscito con quasi tre ore di anticipo..
-Devo andare! - improvvisò, per poi chiudere la conversazione. La verità era che Seb non ne voleva parlare. Temeva che avrebbe trovato Jodie in pessime condizioni, temeva che tutto quel tempo passato lontani l'uno dall'altra avrebbe avuto delle conseguenze al suo ritorno. Temeva che Jodie non lo volesse più come prima.
Si sedette su una sedia in sala d'attesa. Come già accennato da Jeff era uscito in anticipo, senza salutare nessuno. Jeff lo aveva chiamato proprio per questo. Pierre non rivolse più la parola a Seb dopo la loro conversazione nella hall, ne rimase molto toccato. Avrebbe passato quei giorni di pausa della band insieme a Lachelle, la sua ragazza. Pierre aveva insistito tanto per anticipare la partenza proprio per lei, voleva rivederla. Non perché gli mancasse, ma perché aveva un forte bisogno di chiarirsi le idee. Pierre Bouvier non sapeva più cosa voleva dalla sua vita, se non cantare. Non sapeva se Lachelle fosse la donna giusta, non sapeva se quella storia avrebbe avuto un futuro, non sapeva a cosa fossero dovuti quei suoi dubbi. L'unica cosa che sapeva era che non riusciva proprio a togliersi dalla testa Jodie. Si era pentito di non averla più cercata, ma era l'unico modo che aveva per impedire che la nostalgia prendesse il sopravvento. Lui era lì con Lachelle, per Lachelle, non doveva pensare a nient'altro.
 
Ore 7.00 - New York Airport.
Volo diretto 557 New York - Montreal, partenza posticipata di mezz'ora.
Sébastien iniziò ad innervosirsi, notando che le condizioni atmosferiche non fossero delle migliori e che l'orario del suo aereo era stato posticipato ben due volte in soli evnti minuti. Era terrorizzato all'idea di non arrivare in tempo.
 
Ore 7.00 - Montreal.
Jodie era già in piedi. Indossava una felpa di pile, bella calda, e un paio di jeans schiariti. I capelli erano raccolti, e due occhiaie evidenti le contornavano gli occhi. Era la sua terza tazza di caffé: aveva passato la notte in bianco, doveva restare sveglia. Finì l'ultimo sorso, mise la tazza nel lavandino e prese il cellulare. Poco prima di uscire di casa cercò di chiamare Seb, ma non ci riuscì. 
 
Ore 7.00 - hotel Rouge.
Pierre era sveglio. Fissava il soffitto da ore, non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Era preoccupato per Jodie: sapeva, grazie ai racconti di Seb, che la morte di suo padre era stata un colpo basso per lei. Tutti gli sforzi che aveva in quei mesi per dimenticarla erano stati vani. Pierre non l'aveva mai dimenticata. Guardò l'orologio e vide che ora fosse. Improvvisamente ebbe un'idea. Chiamò Alan, suo amico e pilota del jet privato dei Simple Plan.
-Hey Bouvier, già sveglio a quest'ora? - chiese ridacchiando.
-Storia lunga, Alan. Posso chiederti un favore?
-Dimmi tutto!
-Ho bisogno di un passaggio.
-Dove? - chiese curioso Alan.
-Montreal.
-..come?
-Sì, dovrei tornare a casa per un paio di giorni. Non ho bisogno del viaggio di ritorno, mi basta solo che mi accompagni adesso.
-Adesso!? Dico, Bouvier, sei impazzito?
-Lo so Alan, non dovrei chiedertelo... Ma è davvero importante.
Alan capì dal tono di voce di Pierre che quella sua richiesta era legata ad una motivazione importante, sembrava piuttosto nervoso.
-Lo sai che io non potrei muovermi di qui, Pierre. - disse con fare amichevole.
-Lo so. - disse Pierre abbattuto. Alan fece una pausa, poi riprese:
-Ci vediamo tra un'ora all'aeroporto. Non fare tardi, non ti aspetto.
-Grazie Alan, ti devo un favore!
Pierre riagganciò subito e corse a prepararsi. Era perfettamente a consocenza del fatto che quella era pura follia: aveva intenzione di presentarsi a casa di Jodie, per cosa poi? Non l'aveva mai cercata, lei avrebbe potuto benissimo mandarlo al diavolo. E poi che scusa avrebbe usato con i ragazzi? Cosa avrebbe detto a Lachelle? E soprattutto, come avrebbe reagito Seb? A Pierre non importava. Prese uno zaino, ci mise dentro un po' di roba a casaccio e corse fuori. Disgraziatamente incontrò Jeff fuori dalla sua stanza d'albergo.
-Dove vai!? - chiese sorpreso l'amico. Pierre era il classico dormiglione, quello che non si svegliava mai prima delle undici. 
-Ehm.. Ho un appuntamento.
-Dove?
-Non posso spiegartelo ora, è una storia lunga. Devo scappare! - disse scendendo le scale. Jeff annuì, confuso. Quella mattina nessuno aveva voglia di parlare con lui, ci rimase anche un po' male.
 
Ore 7.30 - Montreal.
-Come sarebbe a dire che non c'è bisogno di me!? - chiese Jodie esasperata. John le aveva attaccato il telefono in faccia. Il suo capo l'aveva appena chiamata per dirle di non venire al lavoro, il fast food sarebbe rimasto chiuso a causa di una nevicata piuttosto pesante. Il lavoro era l'unica cosa che potesse tenerle la mente occupata, che avrebbe fatto per tutta la gioranata? E poi Seb non era raggiungibile..
 
Ore 7.30 - New York Airport.
Il volo è rinviato alle nove. Dannazione.
 
Ore 8.00 - New York Airport.
Pierre era emozionato. Non vedeva l'ora di rivederla. Si chiedeva come avesse fatto a non pensare a lei per tutto quel tempo. Parlò con un poliziotto che era al check in, e si fece dire dove lo stava aspettando il suo jet. In breve Pierre raggiunse Alan, in quale non fece domande. Lo salutò, allegro come sempre, e poi si mise subito alla sua postazione. Il jet privato dei Simple Plan decollò qualche minuto dopo, con destinazione Montreal. Pierre si sedette, posò il suo zaino sul sedile accanto al suo e si infilò le cuffiette. Qualche ora e l'avrebbe rivista. Avrebbe dovuto agire d'impulso più spesso in vita sua, era una sensazione bellissima.
 
Ore 8.30 - Montreal.
-Ti prego zia, non restare a casa per me! - esclamò Jodie per la terza volta.
-Non se ne parla, non ti lascio sola.
-Senti, è un pranzo di lavoro, ok? Non puoi rinviare. E poi io sto bene. Starai via solo per qualche ora.
-No, non insistere!
-Zia, vai. - disse Jodie sorridente. Quel sorriso sembrò sincero a Michelle, la quale abbracciò sua nipote e uscì in fretta di casa per andare al lavoro.
-Io scappo, sono in ritardo. Se hai bisogno di me..
-..ti chiamerò, sì. - continuò Jodie prendendola in giro. Michelle sorrise, le mandò un bacio e se ne andò. Non era per niente convinta di lasciarla sola a casa, ma volle metterla alla prova. In fondo sarebbe tornata a casa nel primo pomeriggio, cosa sarebbe mai potuto succedere? Fu così che Jodie si sdraiò sul divano, si ifnilò sotto la coperta e iniziò a guardare un bel film: Panic Room, giusto per tirarci su il morale.
 
Ore 10.00 - New York Airport.
-Come sarebbe a dire!? - urlò Sébastien, che si era fatto spazio tra la folla imbestialita per poter parlare con un'hostess.
-Mi dispiace signore, è in corso un forte nevicata, tutte le partenze sono sospese al momento. 
Seb era furioso, così come un altro centinaio di passeggeri.
-Quanto ci vorrà? Un'ora? Due? - chiese aggressivo. L'hostess rispose a tono:
-Non siamo noi a controllare il tempo, signore. Quando smetterà di nevicare i voli verranno ripristinati.
Seb sbuffò, e tornò a sedersi al suo posto. Chiamò Jeff, arrabbiato come non mai.
-Hey! Sei già arrivato? - chiese allegro.
-Col cazzo! - urlò, facendo sobbalzare una signora anziana accanto a lui.
-Come sarebbe a dire?
-Il volo è stato annullato per colpa della nevicata!
-Oh porca miseria..
-Che cazzo faccio?!
-Che ne so! Chiama Jodie, avvertila, no?
-Non riesco a contattarla, è irraggiungibile.
-Chiamala a casa!
-E' al lavoro.
-Chiamala al lavoro!
-Jeff, cazzo, non ho il numero!
-E che ne so! Non prendertela con me.
-Sì, scusa, lo so. 
-Potresti chiamare Alan...
-Dio Jeff, sei un genio!
-Sì Seb, ma alle previsioni del tempo hanno detto che la nevicata durerà..
-Va bene, Jeff, ci sentiamo! - tagliò corto, per poi attaccare. Chiamò Alan, ma aveva il cellulare spento. Chiamò Joseph, il suo assistente, il quale gli disse che Alan era dovuto partire urgentemente per accompagnare un membro della band a casa. Seb rimase sorpreso: chi era quel mebro? E perché aveva deciso di tornare a casa proprio quel giorno, all'improvviso? Senza contare che il jet non sarebbe dovuto decollare per motivi tecnici. Doveva arrendersi: doveva aspettare, armarsi di santa pazienza e sperare che quella nevicata finisse.
 
Ore 10.00 - Montreal.
Il jet era appena atterrato. Il volo era stato più lungo e movimentato del previsto, a causa della nevicata, ma quando le condizioni atmosferiche iniziarono a peggiorare ormai erano già in volo. Pierre ringraziò Alan, il quale dovette aspettare un bel po' prima di poter ritornare indietro. Prese un taxi dall'aeroporto e si diresse verso casa sua, casa di Jodie.
 
Ore 10.00 - Montreal.
Quel film era decisamente noioso. Jodie lo tolse, e scelse di guardare qualcos'altro. Inserì nel lettore dvd un disco grigio, sopra non c'era scritto niente. Sullo schermo del televisore apparve un vecchio video girato da lei stessa anni prima: erano i Simple Plan che si esibivano a Seattle, in I'm Just a Kid. Jodie era andata a quel concerto di nascosto, senza avvertire il padre. E così i ricordi iniziarono a riaffiorare.
 
Ore 10.30 - New York.
Era la decima volta che Seb provava a chiamare Alan, quando finalmente il quarantenne rispose.
-Hey Seb! - disse allegro.
-Alan, dove sei? - chiese nervoso.
-Wow, oggi sono molto gettonato. Sono a Montreal.
-Che diavolo ci fai a Montreal!?
-Pierre mi ha chiesto di accompagnarlo.
-.......PIERRE!? - cheise scioccato Seb.
-Sì... Perché, non ne sapevi niente?
Seb rimase in silenzio.
-Sébastien? 
-Scusami, devo andare. Ci si vede.
Seb riattaccò senza aspettare risposta, prese la sua valigia e chiamò un taxi. Decise di tornare in albergo, dal momento che la nevicata sembrava non avesse intenzione di smettere, per vedere di capirci qualcosa in più.
 
Ore 10.30 - Montreal.
Dopo trenta minuti di viaggio in macchina, il taxi arrivò a destinazione. Pierre pagò il tassista e si sbrigò a raggiungere il portico di casa di Jodie. Nevicava di brutto, faceva un gran freddo, e lui aveva solo una felpa.
Toc-toc.
Jodie aveva cambiato dvd, stava vedendo Paranormal Activity. Insomma, voleva proprio tirarsi su il morale! Sentì bussare, e andò ad aprire con la coperta che le avvolgeva le spalle. Aprì la porta, e inaspettatamente si ritrovò davanti Pierre, completamente infreddolito. Tremava, povero. Era sorpresa, molto sorpresa. Non si sarebbe mai aspettata di ricevere una visita, soprattutto di Pierre. Insomma, non l'aveva cercata per mesi, che voleva da lei adesso?
  
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