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Autore: Uvetta    20/10/2011    6 recensioni
tratto dalla prefazione:
Se la tua vita fosse stata solo un insieme di compromessi.
Se ti sembrasse di non aver mai vissuto davvero .
Se l'amore, quello vero, non ti avesse ancora trovato nel nascondiglio dove ti sei rintanato
Cosa accadrebbe se qualcuno sconvolgesse tutto questo.
Se, improvvisamente, tutto quello che non sapevate neanche di desiderare avesse finalmente un volto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Note dell'autrice:

Salve a tutte....so di essere in ritardo strepitoso, ma il tempo non è mai abbastanza, così non ho fatto a tempo ad aggiornare prima.

Vorrei ringraziare chi continua a seguire la mia storia e chi recensisce, adoro leggere i vostri pensieri, un ringraziamento speciale va ad una mia carissima amica, che si è prodigata per la realizzazione della copertina di “By Night”....GRAZIE ELENA!!!!!!

PS: le canzoni le troverete lungo il testo.

Adesso vi lascio alla lettura...

Ciao

Uvetta


Questo racconto non ha scopo di lucro, questi personaggi non mi appartengono sono di Stephenie Meyer.



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Capitolo 19


-Bella, sei pronta...non staremo via un anno è solo per una settimana!- la sua voce era dolce anche se un po' lagnosa.


-Edward, ho la sensazione di dimenticare qualcosa...- era vero, ogni volta che dovevo fare un qualunque viaggio, quello strano presentimento si impossessava di me.


-Amore...guardami- ed io lo feci -qualunque cosa tu possa aver dimenticato, potremmo comprarlo là. Non andremo in un luogo dimenticato da Dio...saremo a Forks...ci sono i negozi anche lì!- sapevo che aveva ragione ma...


Questa era prima vacanza che facevamo insieme ero emozionata, eravamo a fine Novembre, i colori caldi dell'autunno avevano lasciato il posto a quelli freddi dell'inizio dell'inverno, l'aria era frizzante e pulita, ed un strana euforia mi stava accompagnando nei preparativi. Era finalmente giunto il momento di fruttare il regalo che mi aveva fatto Edward per il mio compleanno.

Da quel giorno, le cose tra noi, erano andate al meglio...certo i battibecchi erano all'ordine del giorno, come una qualunque coppia...già, eravamo una coppia, a volte stentavo a crederci. Lui era cambiato tanto; sembrava che, l'essere riuscito a confessarmi tutto il suo passato, lo avesse reso più sereno e sorridente, molto meno incline all'autolesionismo che lo aveva caratterizzato in precedenza. Non aveva più timore a dimostrarmi il suo amore in tutti i modi possibili, l'unico neo che non era riuscito a superare riguardava il suo lavoro.

Sapevo che medicina generale non era la sua massima aspirazione, che lo studio medico di Carlisle non riusciva a dargli tutti gli stimoli di cui aveva bisogno, ma, a detta sua, preferiva questo alla manìa di onnipotenza che lo aveva assalito al Chicago General Hospital, e così dicendo aveva chiuso il discorso.

Ormai avevo imparato che aveva bisogno dei suoi tempi, per lunghi che mi sembrassero forzarlo non era la soluzione, così decisi di non toccare più l'argomento, in fondo riguardava il suo di lavoro, a me bastava che si sentisse in pace con se stesso e così era!


-Bella...amore, ci sei?- stava diventando decisamente impaziente.


-Ok, ok...sono pronta, devo solo fare l'ultima puntata in bagno! Hai già portato la valigia in macchina?- sapevo che era una domanda inutile, ma non avevo resistito.


-Certo...la valigia, la borsa con le scarpe, quella con le lenzuola, quella sempre pronta per “l'emergenza ospedale” (in caso il travaglio anticipi i tempi), la roba da mangiare, quella da bere e non so cos'altro...Bella, sinceramente, pensi di lasciare qualcosa in questa casa?- stavo ridendo, mentre lui gesticolava per il corridoio, si voltò verso di me, rimase interdetto solo qualche secondo prima di scoppiare a ridere ed avvolgermi in un meraviglioso abbraccio.


-Ti amo...- mi sussurrò all'orecchio -anche se ti diverti a prendermi in giro!-


-Anch'io ti amo ed è stato decisamente più forte di me!!!- gli posai un piccolo bacio sulla guancia.



Il viaggio in macchina fu scandito da risate e progetti per la settimana che ci attendeva, eravamo ambedue impazienti di viverci questa vacanza, sette giorni in cui saremmo stati insieme ventiquattr'ore su ventiquattro. Non c'erano orari, appuntamenti o obblighi, soltanto noi due, niente di più.


BENVENUTI A FORKS”


Il cartello sfrecciò oltre il finestrino, mi stavo abituando a questa macchina, era decisamente comoda ed estremamente silenziosa, viaggiarci era rilassante e, nel mio stato, l'apprezzavo sempre di più. Accostò davanti ad una agenzia immobiliare.


-Scusami, vado a ritirare le chiavi...faccio in un attimo- assentii e lo vidi uscire dall'auto per entrare dentro la porta a vetri.

Accesi la radio, un po' di musica mi avrebbe tenuto compagnia nel frattempo.


-Cut-


Passarono solo pochi minuti che lo vidi ritornare verso di me sventolando delle chiavi.

Era felice e questo si rifletteva inevitabilmente sul mio umore.

Vidi le strade a me familiari scorrermi davanti, passavamo incroci, rotonde, semafori e la scuola...quanti ricordi...ma l'auto proseguiva , Edward svoltò in una piccola strada sterrata, all'inizio della quale c'erano due cipressi ed una cassetta delle lettere; non c'ero mai stata.


-Dove siamo?- chiesi.


-Tra poco lo vedrai...- il suo sorriso sghembo fece capolino sul suo volto, lo adoravo.


Poi successe, il vialetto fece una leggera curva ed un cancello in ferro battuto si parò davanti a noi, sulla colonna c'era una targa di rame dipinta con dei fiori di vari colori, al centro c'era scritto


Villa delle Rose”


Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, il mio bambino mi sferrò un calcio che mi fece sobbalzare...


-Tutto bene?- Edward si era subito preoccupato.


-E' tuo figlio...scommetto che se sarà un maschio diventerà un calciatore o un corridore...- lo vidi scuotere la testa sogghignando -non fare il finto tonto...adesso dimmi dove siamo!-


-A casa...- la sua voce si era abbassata, era calda e mi procurò dei brividi lungo tutta la schiena.


Estrasse un piccolo telecomando dalla tasca, lo puntò verso il cancello e premette il tasto.

La visione che si parò davanti a noi mi tolse il fiato. Una villa in pietra col tetto spiovente e le persiane bianche svettava al centro di un curato giardino, il vento trasportava delle foglie secche cadute dagli alberi e proprio accanto al portoncino d'ingresso vi era un grande roso che la rendeva ancora più bella.


Villa "le Rose"


Non riuscivo a parlare, sembrava che provenisse direttamente da una favola.

L'auto accostò poco distante dalla porta d'ingresso, io non riuscivo a muovermi, ma sentii Edward scendere per venirmi ad aprire lo sportello. L'aria era umida e fredda, molto di più che a Port Angeles, si sentiva l'odore della pioggia e probabilmente tra qualche giorno avrebbe anche nevicato.

La sua mano difronte a me, un muto invito ad uscire.

La presi e mi sentii attirare verso di lui.

Mi accompagnò silenziosamente verso l'ingresso, inserì la chiave nella toppa e la serratura, magicamente, scattò seguita a ruota dal leggero cigolio dei cardini che si stavano lentamente muovendo.

Nessuno parlava.

Nessuno esprimeva i suoi pensieri.

Sentivo gli occhi di Edward puntati su di me, pronti a cogliere una qualunque reazione, ogni più piccolo movimento...io ero completamente alla mercè di quello che stavo vedendo.

L'ingresso dava direttamente sul salone ed era spazioso, la pietra era presente anche sulle pareti interne e spuntava qua e là dall'intonaco di colore avorio.

Al centro della parete alla mia destra c'era un bellissimo camino, anch'esso in pietra, all'interno del quale era disposta delle legna pronta per essere accesa.

Proprio difronte, c'erano due grandi divani in velluto crema, disposti su uno spesso tappeto a disegni geometrici sui toni caldi dell'autunno.

Qua e là, quadri, lampade dalle forme più strane e svariati soprammobili, adornavano in un modo splendido questa stanza.

Sulla sinistra si vedevano le scale che portavano al piano superiore ed una piccola porta, mentre una, un po' più grande, era proprio difronte a noi.

Era come se i miei occhi non riuscissero a elaborare tutto quello che stavano vedendo, mi sembrava di essere in un sogno, certo sarebbe durato solo una settimana, ma era pur sempre un sogno...


-Bella...- la voce calda ed incerta di Edward mi riportò alla realtà, anche se non era poi così diversa dalla mia immaginazione -dì qualcosa ti prego....se non ti piace, se la mia scelta è stata sbagliata o esagerata...basta che me lo dici, andremo in albergo o potremo....- lo zittii con un gesto della mano, aveva ragione, il mio silenzio lo aveva portato ad errate conclusioni; dovevo chiarirgli quello che stavo provando.


-E' tutto così....perfetto che...- sentii un sospiro liberatorio uscire dalle sue labbra – mi sembra quasi incredibile!- lo fissai, stava finalmente sorridendo – è il più bel regalo che tu potessi farmi! Grazie- feci qualche passo verso di lui, che allargò immediatamente le braccia per accogliermi nel mio posto sicuro, il suo profumo ed il suo calore mi inebriarono.

Lui iniziò a cullarmi ed a depositarmi piccoli baci sui capelli, ero nella mia piccola bolla di felicità, in quel momento non avrei avuto bisogno di altro, tutti quello che volevo era lì con me, il mio uomo ed il mio bambino, coloro che amavo al di sopra di ogni altra cosa, anche di me stessa.


-Amore- la dolcezza che esprimeva ogni volta che mi chiamava così era quasi tangibile ed aveva il potere di scaldarmi il cuore in ogni occasione -sarai stanca, il viaggio, i preparativi...sono stati stressanti nelle tue condizioni...perché non vai a stenderti sul divano? Puoi chiamare tuo padre, mentre io accendo il caminetto e scarico la macchina...- un'espressione da furbetto si disegnò sul suo bel volto -per quest'ultima cosa...mi ci vorranno ore...meno male che la casa è grande...!!!-


-Spiritoso!!!!- ,ma aveva ragione, le mie gambe erano gonfie e doloranti ed il mal di schiena iniziava a farsi sentire, sapeva sempre come mi sentivo, percepiva ogni più piccolo mio cambiamento -però, credo che ascolterò il suo consiglio Dottor Cullen, sono veramente stanca- ed andai ad affondare su uno di quei magnifici divani.


Stavo osservando i movimenti calmi e ritmati del mio amore mentre si apprestava ad accendere il fuoco, gli vidi prendere la scatola dei fiammiferi, afferrarne uno e, dopo averlo sfregato, vidi la piccola fiamma farsi strada prima nella carta, poi tra le fascine ed, infine, fra la legna; il calore mi arrivò direttamente sul viso, fu magico, rilassante ed ipnotizzante.

Improvvisamente mi ricordai di Charlie, dovevo chiamarlo, glielo avevo promesso, oltretutto volevo parlare un po' con lui. Presi il telefono nel momento in cui Edward si allontanò per andare a prendere i bagagli.

Digitai rapidamente il numero, dopo solo un paio di squilli, la voce familiare di mio padre rimbombò nell'auricolare:


-Bella...tesoro, siete arrivati? Come ti senti?-


-Sì, è tutto a posto, sto bene...anche se il pacione adesso è veramente ingombrante!- me lo stavo accarezzando, mi si scaldò il cuore ed un senso di pace mi crebbe dentro quando sentii il mio bambino muoversi.


-Non vedo l'ora di rivederti...non voglio perdermi la mia bambina in dolce attesa...sarai una meraviglia- la sua dolcezza mi ricordava la mia infanzia, quando copriva tutte le mie marachelle con la mamma.


-Papà, puoi venire quando vuoi...ti va stasera a cena?-


-Non sei stanca? E poi ci sarà anche lui...?-


-Mi sto rilassando sul divano! E certamente che ci sarà anche Edward!- dissi rimarcando sull'ultima parola. Ricordavo molto bene la discussione quando gli comunicai che io ed Edward ci eravamo messi insieme. Inutile dire che non era d'accordo, secondo lui non era la persona giusta per me, non lo conoscevo abbastanza, era superficiale...ed un sacco di altre sciocchezze. Avevo passato una serata intera al telefono per fargli capire che ne ero innamorata e che, volente o nolente, doveva accettare la situazione.

Lo aveva fatto, più o meno, ma non perdeva occasione per dimostrare il suo disappunto.


-Non saprei...- era titubante.


-Papà...la smetti? Non ti chiedo di diventare suo amico, ma almeno una garbata tolleranza gradirei ottenerla! Una cena sarebbe perfetta...- tentai.


Silenzio.

Lasciai passere qualche altro secondo.


-Ti prego...- mugolai.


-Mhhh...sai che quando mi fai quella voce non riesco a resisterti...verrò, ma non sarò molto di compagnia!- aveva ceduto, finalmente.


-Grazie...allora a stasera!-


-Ok, a dopo!- mi salutò.


Riattaccai. Mi sdraiai completamente e sentii la stanchezza prendere il sopravvento, i miei occhi farsi sempre più pesanti, finché il sonno si impossessò di me.



Quando i miei sensi iniziarono a risvegliarsi, la prima cosa che percepii fu il profumo di qualcosa che veniva cucinato, un sugo o qualcosa del genere.

Aprii lentamente gli occhi.

La luce del mattino aveva lasciato il posto ad una plumbea e spenta, il tempo doveva essere inevitabilmente cambiato, ma quanto avevo dormito?

Mi stiracchiai.


-Ehi...dormigliona! Ti sei svegliata finalmente!- il suo viso sorridente fece capolino dalla porta di quella che doveva essere la cucina.


-Mhmm...mhmmm- mugugnai stiracchiandomi ancora. Me lo ritrovai davanti in un istante e sentii le sue labbra posarsi immediatamente sulle mie, il suo sapore era dolce e rassicurante. Quando si staccò mi sorrise nel suo modo particolare che adoravo così tanto.


-Ho parlato con Rose...- e mi dette un altro piccolo bacio sulla fronte -mi ha chiesto se volevamo andare da lei domani pomeriggio, per poi fermarci a cena. Dice che vuole passare un po' di tempo con noi, che è tanto che non ci vediamo, che vuole vederti col pancione di quasi nove mesi e non so cos'altro...- alzò gli occhi al cielo – le ho detto che andava bene, ma che avrei chiesto conferma a te...quindi, se preferisci fare qualcos'altro, le telefono.-


Mi stringo ancora di più nel suo abbraccio, è così confortante.


-Certo che ci andremo...anch'io non vedo l'ora di rivederli...chissà cosa riuscirà ad uscire dalla bocca di tuo cugino!- ci fissammo solo per mezzo secondo prima di scoppiare ridere, poi uno strano odore arrivò alle mie narici... - cos'è questa puzza di bruciato?-


-Accidenti!!- e si lanciò verso la cucina. Un tramestio di pentole accompagnò la sua permanenza in quella stanza, quando si riaffacciò aveva un'espressione addolorata sul volto -il nostro pranzo ci ha lasciati...ho provato a rianimarlo, ma non c'è stato niente da fare! La situazione era troppo compromessa...- scoppiai a ridergli in faccia, mentre lui tentava ancora di tenere quella maschera di dolore disegnata sul volto -è una cosa seria!- tentava invano di riportarmi all'ordine, ma io riuscivo solo a ridere più forte -Ok...allora cosa mangiamo?- stavo ancora ridendo a crepapelle , quando una fitta al bassoventre mi tolse il fiato in un attimo ed smorfia prese il posto del sorriso sul mio volto. In un attimo lo sentii accanto a me, le sue mani mi sfioravano le mie che automaticamente si erano portate sul punto di origine dello spasimo -Dimmi cos'hai? Ti prego dimmelo...Bella...guardami!-


Presi un profondo respiro, quel dolore che tanto all'improvviso era venuto altrettanto alla svelta se ne stava andando. Aprii piano gli occhi e li puntai sui suoi, verdi e particolarmente scuri, accecati dalla preoccupazione.


-E' passato...- dissi con voce tremante.


-Sicura? Devi dirmi se c'è qualcosa che non va...- si era leggermente tranquillizzato, ma continuava a osservarmi con fare scrutatore.

-Sì!- dissi lievemente più decisa -è stata come una stilettata...un attimo, poi tutto è tornato normale. Probabilmente ho riso troppo....!- era ancora assorto da quello che gli avevo detto.


-Bella promettimi che se ti riaccadrà un'altra volta me lo dirai subito- era serio e preoccupato.


-Certo...promesso!- risposi con un timido sorriso.


-Bene, allora torniamo all'altro problema- disse alzandosi ed andando a prendere il telefono -ti va una pizza?- annuii felice che tutto fosse tornato normale.


***

-True Colours-


Stavo finendo di preparare la cena, le lasagne stavano cuocendo in forno, mentre il roast-beef e le patate erano in una teglia sul fornello; Edward era in salotto e stava apparecchiando, era stranamente silenzioso, anche quando mi passava accanto sembrava pensieroso.

Rieccolo stava circolando per la cucina in cerca delle posate, lo vedevo aprire un cassetto ed estrarci quello che desiderava, ma mentre stava per ripassarmi accanto lo sfiorai per attirare la sua attenzione. Lui si voltò.


-Cos'hai? Ti stai muovendo come un automa...non vorrei dirlo, ma penso tu sia nervoso!- sospirò ed abbassò lo sguardo.


-Si vede così tanto?- assentii -So quello che pensa di me tuo padre...non ha fatto mai niente per nasconderlo; in un certo senso gliene sono grato. So anche che per te lui è importante. Vorrei soltanto...vorrei soltanto, che capisse che sono realmente innamorato di te, che...- sbuffò snervato -non so nemmeno io che cosa...- sospirò.


-Edward...- gli sollevai il viso facendo si che mi osservasse – non sei sotto esame! E' vero, mio padre è importante, è la mia famiglia, ma ora ho anche un'altra famiglia a cui pensare- dissi accarezzando il mio bambino, le grandi mani di Edward raggiunsero subito le mie – Charlie capirà, prima o poi, se veramente mi vuole bene...capirà...- ne ero convinta, certo non avrebbe ceduto subito, ma quando avrebbe visto quanto siamo innamorati....


-Se lo dici tu!?- non sembrava molto convinto, ma la discussione terminò in quell'istante, perché il campanello iniziò a suonare.


Andai ad aprire, mentre Edward metteva le ultime cose sulla tavola.


-Papà!- dissi appena fece capolino dalla porta e mi lanciai tra le sue braccia.


-Tesoro...fatti vedere- disse discostandosi leggermente -sei enorme...sei sicura che sia soltanto uno?- prese a ridacchiare.


-Così dicono! Tu invece? Ti trovo bene, come va da queste parti? La criminalità è aumentata dall'ultima volta che ti ho fatto visita?-


-Devo ammettere che le nostre ronde...sono di una noia mortale! La cosa più grave è accaduta la scorsa settimana- si fece improvvisamente serio -il gatto della signora Martinez non riusciva a scendere dall'albero del suo giardino...è stato un lavoraccio, ma qualcuno doveva pur farlo!-


-Sei sempre il solito!- ridacchiai.


-Grmm, grmm- una presenza alle mie spalle si schiarì la voce -buona sera, capo Swan, mi fa piacere rivederla- disse Edward allungando la mano verso mio padre, che si irrigidì istantaneamente ed indurì l'espressione. Gli lanciai uno sguardo che non lasciava alcun dubbio su come si sarebbe dovuto comportare, ma lui in parte mi ignorò, anche se, almeno, gli rivolse la parola:


-Già, peccato che la stessa cosa non valga per ME!- disse schivando la mano ed entrando nel salone. Il volto di Edward si adombrò ed il braccio gli ricadde inerte lungo il fianco.

Spinsi la porta, che si chiuse con un tonfo sordo.

Mi girai.


-Papà!- dissi a denti stretti.


-Cosa c'è?- rispose con una finta aria innocente.


-Lascia stare Bella...ha ragione...- la voce di Edward era bassa e rassegnata.


-Visto!?...Ho ragione!- disse mio padre guardandomi con un'espressione che la diceva lunga. Lo fulminai con lo sguardo, doveva capire quello che provavo. Sospirò e con una certa rassegnazione... -Ok, ok...ma solo perché me lo chiedi tu Bells!- si voltò nella sua direzione, strinse gli occhi a fessura -Beh...allora ciao anche a te!- poi tornò a guardarmi -contenta?-


-Diciamo di sì, anche se avresti potuto fingere un po' meglio!- gli dissi, un grugnito mi arrivò in risposta.


La cena si svolse con un po' meno di tensione, certo la conversazione si svolgeva quasi esclusivamente tra mio padre e me, mentre tra lui ed Edward era piuttosto limitata al "mi passi il pane?" oppure "del vino" o cose così; che dire...non si può avere tutto in poco tempo!


-Il vino è terminato- affermai – vado a prenderne un'altra bottiglia in cucina!-


-Vuoi che vada io?- propose il mio amore.


-No...grazie, torno immediatamente- lentamente mi alzai e lasciai soli gli altri due commensali.


Sinceramente traccheggiai, volevo perdere del tempo, lasciarli un po' da soli...non sarebbero riusciti a fare scena muta per molto. Dopo circa un quarto d'ora mi riaffacciai alla porta del salotto, sentivo le loro voci, erano leggermente concitate, quella di mio padre era dura e ferma:


-Ti dico soltanto una cosa...prova soltanto a farle del male, a farla soffrire e scoprirai a tue spese di cosa sono capace!- ringhiò.


-Signor Swan...- obbiettò Edward deciso -io amo Bella, è tutta la mia vita! Non posso prometterle che non ci saranno dei momenti tristi nei prossimi anni...- sorrise – non so prevedere il futuro, purtroppo, ma posso prometterle che farò tutto quello che posso per far si che non avvenga! Lei e mio figlio sono tutta la MIA famiglia, tutto quello che amo di più; la mia vita non avrebbe senso senza loro due.-


Mi trovai ad asciugarmi delle lacrime che, silenziosamente, erano uscite dai miei occhi; mi ero commossa alle sue parole. Con tutti gli ormoni in subbuglio, bastava veramente poco per farmi piangere.


-Edward...sinceramente riesco a vedere quello che provi! So che la ami, ma quello di cui ho paura, è che tu la possa abbandonare proprio quando avrà più bisogno di te! Ha già sofferto tanto per quell'idiota di James, non voglio che accada ancora...mi capisci?-


-Io non la lascerò mai! Su questo può stare certo...non è detto che non sia lei a lasciarmi però!- le ultime parole erano solo un sussurro. Decisi di fare il mio ingresso, in fondo si erano chiariti a sufficienza.


-Eccomi...ho trovato una bottiglia di vino italiano...un chianti! Spero sia di vostro gradimento?!-



La serata terminò decisamente meglio di come era iniziata, le chiacchiere si intervallarono a delle risate sugli aneddoti di mio padre quando andava a pesca coi suoi amici; i racconti di alcuni clienti, piuttosto strani, che erano venuti al negozio uno degli ultimi giorni che ero lì...ed altro.

L'aria era decisamente meno tesa.

Non era molto tardi quando Charlie ci salutò e questa volta strinse la mano di Edward energicamente.


***

-Flightless Bird-


Sentivo le sue mani massaggiarmi le braccia e le spalle. Il mio dormiveglia era allietato dal suo tocco così dolce e premuroso, mi piaceva crogiolarmi in quel limbo di dolcezza infinita.

Sentire le sue braccia intorno al mio corpo, il suo calore riscaldarmi, le sue labbra sfiorarmi il viso le orecchie ed il suo respiro infrangersi sulla mia pelle, tutto questo era indescrivibile.

La sua lingua aveva iniziato a sfiorare le mie labbra in una muta richiesta che non tardai ad assecondare, trasformando quel bacio in qualcosa di più passionale che mi mandò immediatamente in estasi, ma durò troppo poco.

Appena si staccò aprii gli occhi e mi trovai persa in due smeraldi che mi fissavano e sprigionavano amore e desiderio in egual misura.


-Finalmente!- la sua voce calda e roca mi arrivò dritta al cuore facendolo accelerare notevolmente.


-Cosa?- non capivo a cosa si stava riferendo.


-Adesso posso rivedere quel mare di cioccolato che mi tenevi nascosto dietro le palpebre...- mi regalò il suo sorriso sghembo – ho sognato i tuoi occhi per tutta la notte, non vedevo l'ora di perdermi di nuovo in essi!-


-Tu sei matto!!?-


Scoppiò in una sonora risata -te ne sei accorta soltanto adesso?-


-No...un sospetto mi era già venuto, ma non gli avevo dato troppo peso! Dovrò rivedere la mia valutazione....- mi spostò una ciocca di capelli passandola dietro l'orecchio, era un gesto che faceva abitualmente e, non so il perché, mi piaceva, mi dava un senso di complicità.

Un altro piccolo bacio si depositò sulla mia fronte.


-Hai voglia di fare un bel bagno caldo con l'idromassaggio?- mi chiese, era sempre così premuroso; annuii, ne avevo un bisogno incredibile e l'idea di rilassarmi immersa in una vasca colma e profumata mentre dei getti d'acqua calda mi massaggiavano energicamente, mi esaltava.


-Allora vado a prepararti la Jacuzzi...! Ah...ti avviso...ho intenzione di viziarti il più possibile in questi giorni...- così dicendo si avviò verso il bagno padronale ed io valutai che, probabilmente quei giorni, insieme a lui, sarebbero volati senza che nemmeno ce ne accorgessimo.

Colsi l'occasione per darmi un'altra occhiata in giro. Quella casa era veramente splendida, mi aveva dato subito una sensazione di familiarità e benessere, proprio come se fosse il “posto giusto”, non saprei bene come spiegarlo meglio.

Era su due piani, in quello inferiore c'era il grande salone che comprendeva anche la sala da pranzo, erano separati soltanto da una libreria a giorno; poi c'era un piccolo bagno di servizio, la cucina, ovviamente, la dispensa ed uno sgabuzzino.

Quello superiore costituiva la zona notte; vi erano due camere per gli ospiti, il bagno grande con una vasca a idromassaggio immensa; uno studio, completo di connessione internet ed una fornitissima libreria; poi c'era quella che ora era la nostra camera.

Neanche se l'avessi arredata io sarebbe potuta essere così perfetta; era grande e le due finestre la rendevano estremamente luminosa, oltre al fatto che si aprivano su un paesaggio dominato dal verde incontaminato delle conifere presenti nel giardino.

L'arredamento era semplice ed essenziale, vi era un cassettone antico con intarsi che ricordavano dei motivi floreali ed un maestoso letto a baldacchino in ferro battuto adornato da rose rampicanti che dalla testata arrivavano sino alle aste delle tende. L'armadio era, in realtà, una piccola stanza con delle appenderie e una scarpiera, ed annesso c'era anche una toilette in miniatura.


-Ehi...ti sei riaddormentata?- la sua voce arrivò leggermente ovattata dalla distanza -la vasca è pronta...ti sto aspettando!- a quella parole scattai sull'attenti e mi diressi immediatamente verso il bagno.



***



L'auto stava accostando al marciapiede, proprio davanti alla villetta di Rose ed Emmett. I fiori che ricoprivano il portico, quest'estate, erano scomparsi, sostituiti da piante sempreverdi, decisamente più resistenti all'inverno che iniziava a farsi sentire. Vi erano anche delle piccole lucine colorate ed il primo sentore di aria natalizia mi si affacciò dentro; era vero che le strade erano già state adornate da festosi addobbi, ma vedere la case ed i giardini rendeva la cosa ancora più reale. Mi piaceva il Natale, l'avevo sempre adorato, l'aria che si respirava in quei pochi giorni all'anno mi faceva credere che tutto potesse essere possibile, qualunque miracolo...e questa cosa avevo continuato a crederla sino ad ora. Quello sarebbe stato il primo Natale con Edward e col mio bambino...chissà se sarebbe nato prima o dopo quel giorno...!

Sospirai.

Nell'istante esatto in cui la mia portiera venne aperta da Edward, anche la porta della casa dei nostri amici si spalancò.


-Ehi...finalmente siete arrivati! Vi eravate persi in quell'enorme casa che avete affittato?- il vocione cavernoso di Emmett rimbombò nel silenzio della strada deserta. Ed si voltò immediatamente sorridendo in direzione del cugino.


-No...avevo una bussola!- allungò la mano nella mia direzione e mi aiutò a scendere, poi mi sussurrò -sta attenta...e reggiti a me, è molto freddo,non vorrei ci fosse del ghiaccio!- ovviamente seguii il suo consiglio e mi aggrappai al suo braccio, mentre, lentamente ci dirigevamo verso la casa.


-Ciao Em, dove hai messo quella poveretta che ti sopporta?- chiesi ridendo sotto i baffi.


-Come ti permetti...- fece una fintissima faccia offesa -...casomai dovrei essere IO a sopportare lei!-


-Questo è tutto da vedere!- la voce melodiosa di Rose arrivò da dietro le spalle di Emmett, che ben presto si spostò per darci modo di entrare. Me la ritrovai attaccata addosso in un secondo -Oh...Bella, finalmente ti rivedo! Entra!-


La loro villetta era proprio come la ricordavo, a parte gli addobbi natalizi, naturalmente e calda e accogliente. I due uomini avanzarono spintonandosi a vicenda, sembravano due bambini che si facevano i dispetti, quando erano insieme dimostravano una media di cinque anni a testa.


-Ho un nuovo gioco per la Wii...le olimpiadi invernali; inutile dire che sono imbattibile-


-Soltanto perché non avevi ancora sfidato me!- rispose Edward e si diressero, correndo, verso il salotto, mentre io e Rosalie andammo in cucina. C'era un profumo dolce nell'aria, qualcosa stava cuocendo nel forno. Mi misi a sedere su una sedia, stare in piedi non era più nelle mie corde, in poco tempo le gambe gonfiavano e si indolenzivano.


-Sei bellissima!- quell'affermazione mi stupì – sei cambiata, qualcosa nei tuoi lineamenti è diversa...non so bene cosa, ma è così!-


-Davvero? Io non ho notato alcuna differenza, a parte la pancia ovviamente!- me la guardai ed istintivamente l'accarezzai.


-Posso?- Rose aveva alzato la mano per imitare il mio gesto.


-Certo! Sta scalciando come un indemoniato...sembra la sua attività preferita ultimamente!- mentre le nostre mani continuavano a massaggiare il mio pancione, noi continuammo a chiacchierare:


-Edward è diverso...- il suo tono era basso e confidenziale, io iniziai ad osservarla -l'ho notato subito. Sai, ci conosciamo da così tanto tempo che credo di riuscire a leggerlo come un libro aperto, mi basta un'occhiata. Finalmente, dopo tanti anni, l'ho visto veramente felice, senza ombre o paure represse; non credevo che sarei mai riuscita a vederlo così...anche se me lo auguravo con tutto il cuore. Anche lui merita di essere felice!-


-So a cosa alludi...il suo passato...- non sapevo cosa potevo o non potevo dirle, non volevo rivelare qualche particolare che lui voleva tenere segreto. Vidi Rosalie sorridere, alzai un sopracciglio, non capivo.


-So tutto Bella...- abbassò leggermente gli occhi - so quello che pensa di aver fatto a sua madre; credo, però, che l'essere riuscito a parlarne con te l'abbia sbloccato...è come rinato!-


-Già, la sua aria malinconica è quasi del tutto svanita.-


-Perché quasi?-


-E' il suo lavoro; credo che aiutare suo zio non lo soddisfi, ma non vuole tornare in ospedale...dice che preferisce così. Io penso che abbia paura di rimettersi in gioco.-


Ci fissammo per un secondo in completo silenzio, poi...


-Ha bisogno dei suoi tempi!- pronunciammo contemporaneamente e scoppiammo a ridere.


Il pomeriggio era passato senza che nemmeno ce ne accorgessimo, tanto stavamo bene. Rose aveva già sfornato due teglie di biscotti e la terza era quasi cotta. Stavo osservando fuori dalla porta finestra che dava sul giardino, quando un piccolo fiocco bianco cadde dal cielo: aveva iniziato a nevicare, era normale per un inverno a Forks, ma riusciva ad ipnotizzarmi comunque.

Il suono del timer ruppe il silenzio che si era creato.

Guardavo i movimenti meccanici della mia amica mentre toglieva la teglia calda dal forno, il profumo forte e dolce dei cookies, dei biscotti con gocce di cioccolato, invase la cucina; i ragazzi arrivarono di corsa.

Tutto quello che accadde dopo era confuso, ricordavo il mio telefono che squillava insistentemente.

-Eyes on Fire-


-Pronto?- non capivo il perché, ma la mia mano tremava, una brutta sensazione corse lungo il mio corpo.


-E' la signorina Isabella Swan?- era la voce di un uomo che non conoscevo. Mi guardai intorno, tutti gli altri mi stavano osservano, Edward mi si era fatto vicino e mi sfiorava una spalla con fare protettivo ed un'espressione interrogativa sul volto.


-Sì?- risposi, stavo tremando.


-Mi scusi- era titubante -sono Jeremy Farrel, un collega di suo padre- sentii il sangue defluire dalle mie vene, era successo qualcosa di grave, me lo sentivo. -Sono spiacente di doverla informare- sentivo le lacrime scendere senza nessun controllo e le mani del mio amore accarezzarmi insistentemente il viso tentando di catturarle, inutilmente -il capo Swan è stato vittima di un incidente...le dinamiche non sono ancora molto chiare...gli hanno sparato!- improvvisamente mi sentii svenire ed, immediatamente dopo, le braccia di Edward avvolgermi per sostenermi.



   
 
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