Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: xlairef    21/10/2011    0 recensioni
Tra i ghiacci del Mare Ultimo, sulle rotte dei pirati, nelle mani di Sedna, nella sorte di due capitani, negli occhi rosso sangue giace il destino di Ferenc, a bordo della Dragonfly
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Confine non aveva età. Fin dalle origini del mondo il Mare Ultimo segnava il limite fin dove le creature viventi potevano spingersi: nessuno sapeva cosa si nascondeva al di là degli enormi iceberg che bloccavano le acque marine, e nessuno si era mai spinto oltre alle vette di cristallo per scoprirlo.
Non poteva esserci alcuna vita al di là del Confine, dicevano i vecchi marinai….
Se solo fosse vero….
“Capitano, Confine a dritta di prua.” Mary si risvegliò dalle sue fantasticherie ad occhi aperti.
“Fate gettare le ancore, signor Phineas.”
Si alzò e si rassettò la cappa: illuminata dalla sola luce delle candele, il colore dell’indumento era del tutto simile a sangue bruciato. Perfetto per quella serata.
“Sue…” Mary chiamò la sorella, ancora immersa nella meditazione che si era imposta dal momento in cui la rotta era stata decisa. “Sue, è il momento.”
Nella mente di Sue regnava l’assoluto caos: la volontà della sciamana era stata duramente messa alla prova dalla decisione che aveva preso, ed ora i suoi demoni personali avevano preso il sopravvento.
Ricordi su ricordi si affastellavano davanti alle palpebre chiuse, memorie che avrebbero dovuto essere rimosse…
Il primo momento in cui sei nata: ricordi gli specchi d’argento che ti hanno fissato con tristezza, prima di abbandonarti in un angolo, e i gemiti e gli ansiti dell’uomo per cui l’attesa era già stata troppa…
 
Il primo istante in cui il sangue ha iniziato a bruciarti nelle vene, mentre visioni incredibili ti passavano davanti agli occhi: quello fu il tempo in cui venne alla luce la natura del tuo padre sconosciuto…
 
La prima volta che lei ti ha fissato, quando i suoi capelli di sangue ti spaventarono come una profezia di morte; il sorriso che ti rivolse, la prima palla di neve; il momento in cui tua madre ti spiegò il tuo compito: proteggerla e tenere gli altri al sicuro…
 
Il tempo in cui la tenda azzurra non fu più in grado di nascondervi alle pretese del mondo: il tempo della guerra e del sangue, in cui non sei riuscita a compiere la tua missione. Il tempo del dolore di chi ha perso ogni cosa, e il tempo dell’ostinazione, di chi non intende rinunciare a quello che possedeva…Il tempo dei patti con esseri oscuri…
 
Il tempo della partenza.
Il tempo del ritorno a casa.
Oltre il Confine.
 
E proprio quando tutto stava per svanire nel dolore, venne il Lupo, e di nuovo furono un’unica entità che correva nel Sogno.
I ricordi sbiadirono in lontananza, perdendo il potere che avevano acquisito sull’anima di Sue. Il totem protesse la sua sciamana donandole parte della sua aura, rafforzandola e, infine, separandosi da lei, perché la sua coscienza potesse riaffiorare.
Sue aprì gli occhi: le sue iridi erano divenute dorate come quelle dell’entità sovrannaturale. Ogni cosa le apparve più chiara, e una nuova determinazione la pervase, dandole la forza necessaria al compito che l’aspettava.
Senza più esitazioni, uscì dalla cabina.
 
La notte era gelida e oscura, illuminata solo dai riflessi delle lanterne sulle lastre di ghiaccio che galleggiavano sul mare agitato.
Gli iceberg che chiudevano l’orizzonte in una linea invalicabile di ghiaccio non erano visibili, ma la loro massa incombeva sulla Dragonfly, ancorata alle loro pendici.
La ciurma era insolitamente silenziosa, come presagendo gli eventi che sarebbero accaduti. In seguito Ferenc avrebbe desiderato aver davvero previsto ciò che sarebbe avvenuto, ma sarebbe stato troppo tardi.
“Uomini, ai posti.” Ordinò Capitan Mary, non appena Sue salì in coperta.
“Il tamburo…”Mormorò Ferenc, vedendo l’oggetto rotondo, rivestito di pelle decorata di strani simboli.
“Lo strumento degli spiriti…Ciò che aprirà la via verso il mondo proibito…” Impallidì Herald, toccando ferro.
“Non è il momento di essere superstiziosi.” Phineas intervenne, ma anche il suo viso aveva assunto una tinta smorta. “Potresti spaventare il mozzo.” Aggiunse, tentando un sogghigno.
“Non ho paura.” Ferenc allungò il collo per meglio osservare lo spettacolo che si presentava sul ponte di comando. Capitan Sue, in piedi al centro del ponte, fissava gli occhi al cielo, come aspettando un segnale.
Mary sedeva sul timone, aspettando la mossa d’inizio.
E infine le prime luci dell’aurora boreale rischiararono le vele ammainate: immediatamente il suono ipnotico del tamburo si espanse su tutta la superficie del mare, riecheggiando contro le pareti scoscese delle montagne di ghiaccio.
“Si comincia.” Sussurrò Mary.
 
“Pesn' samama
Kotero pero biaso muro koro poro…
Ndoro…
ro…”
 
La voce di Sue suonava aspra e selvaggia tra il silenzio della notte polare.
Il canto suonava familiare alle orecchie del mozzo.
A Ferenc parve di vedere, tra le luci che saettavano nel cielo, sagome di animali balzare gli uni sugli altri, in una silenziosa battaglia. Una delle sagome si staccò dal gruppo, e scese davanti alla sciamana, la quale ormai latrava il suo canto con voce sempre più acuta, accompagnandosi con il tamburo e con pazzi di una danza frenetica.
Sue ululò assieme al suo totem, e finalmente cadde a terra, come morta.
“Fermo, mozzo.” Asa trattenne con una mano il ragazzo, sul punto di andare a soccorrere la donna a terra. “Non intrometterti nelle cerimonie sciamaniche.”
Capitan Mary, scesa dal timone con un balzo, camminò tre volte attorno al corpo della sorella, per poi sollevarla.
“Cosa vedi?” Le chiese calma.
“Vedo ghiaccio.” La voce che le rispose non aveva niente di umano, eppure era ancora la voce di Sue. “Vedo la terra sotto di esso, vedo quella terra dividersi, vedo i ghiacci aprirsi per farci passare.”
E in quel preciso istante il mare ribollì sotto alla nave.
Le montagne di ghiaccio si divisero ruggendo, e una via si aprì nel Confine inviolabile.
“Uomini, spiegate le vele!”
La Dragonfly si affrettò a imboccare il canale, mentre un vento innaturale gonfiava le grandi vele bianche.
Blocchi di ghiaccio caddero sulle loro teste, ma senza effetto: poche ore più tardi, la nave solcava per la prima volta le acque al di là del Confine.
“Ed ora?” Borbottò Terent, inquieto: il nuovo orizzonte lasciava intravedere tra le nubi cariche di tempesta una costa frastagliata e sconosciuta.
Quasi come se l’avesse udito, Sue estrasse in trance la pergamena che aveva in tasca. I simboli arcani guizzarono sulle sue braccia, si espansero sul suo viso. Linee di forza che partivano dal suo corpo si attorcigliarono per tutta la nave, allungandosi poi in mare. Nelle acque si formò un cerchio luminoso, al di là del quale si poteva scorgere un lieve bagliore.
“Ci siamo: ecco il portale per penetrare nella sala del tesoro di Vadek.” Esultò Mary. “Ciurma! Preparate le scialuppe: stiamo per compiere il colpo del secolo!”
 
 
All’interno del cerchio, le acque erano calme, come se vi fossero stati versati barili d’olio di foca.
La luce avvolse le tre scialuppe, inglobandole nella nebbia che si formava sempre più velocemente attorno a loro.
E l’istante successivo furono materializzati in un’enorme grotta scarlatta.
La caverna si reggeva su alti pilastri di marmo, le cui cime non era possibile distinguere, e sembrava non avere mai fine.
“Il Cuore del Tempo…” Mormorò Mary, come per spiegare alla ciurma la stranezza del luogo. “Qui l’imperatore nasconde i suoi tesori più preziosi: vi si può accedere solo dalla camera imperiale nel palazzo di Grimendel…E da qui.”
Le pareti della grotta erano scolpite in migliaia di arabeschi aguzzi, intrecciati intorno a innumerevoli nicchie, ognuna delle quali conteneva un oggetto differente.
Le scialuppe si fecero strada tra i canali che attraversavano la sala, costeggiando tutte le pareti: solo il capitano sapeva cosa cercare: tra le mani reggeva una bussola, che non avrebbe mai indicato il Nord.
Infine l’ago si fermò davanti ad una nicchia più nascosta delle precedenti: all’interno giaceva una piccola figura sbozzata nella pietra. Mary sollevò il totem, una balena, e subito un tremore percorse le pareti della caverna.
“Dunque è così?” Sogghignò Mary. “Come può un oggetto così piccolo essere tanto importante?”
“Capitano, forse è meglio andarcene…” Suggerì Phineas, innervosito dal fatto che la caverna non cessava di vibrare.
“Vorresti lasciare questo posto senza nessun’altra preda che questa pietra?” Chiese allibito Liam.
Agli occhi di tutti balenarono i bagliori dell’oro e dell’argento, inseriti nelle nicchie circostanti.
“Il cuoco ha ragione!” Tuonò Herald, e si allungò per afferrare uno scettro pesantemente ricoperto di gemme.
Il resto della ciurma trattenne il fiato.
Non accadde nulla.
“Visto?” Iniziò Herald, ma fu interrotto da un boato: sopra la sua testa una nicchia dischiuse i suoi viticci di marmo, i quali repentinamente si gettarono su Herald per ghermirlo.
Un momento dopo i tralci erano frammenti di pietra ai piedi del carpentiere: davanti a lui Capitan Mary lo proteggeva con il braccio sinistro alzato.
“Tutto bene?” La donna si girò a controllare. L’uomo si scostò indietro, bofonchiando parole di ringraziamento.
Gli occhi di Mary si assottigliarono, ma non disse nulla, e riprese il comando della scialuppa.
In una delle altre imbarcazioni, Ferenc la osservava.
 
 
Uscendo dalla nebbia luminescente, si ritrovarono nelle acque burrascose del Confine.
Anche qui l’aurora boreale illuminava le onde con colori spettrali, e si rifletteva nei volti dei marinai, rendendoli simili a creature fantastiche.
Una folata di vento ghiacciato percosse le scialuppe; il suono di uno sparo si propagò nell’aria.
“Capitano! La nave è…”
Ma Capitan Mary si era già tuffata, nel tentativo di raggiungere la Dragonfly, prima che le tre fregate battenti il vessillo di Vadek e una bandiera sconosciuta affondassero la nave dove Sue, ancora in trance, attendeva l’arrivo della sorella.
“Che aspettiamo, uomini?” Asa mise mano ai remi, subito imitato dai compagni. “Andiamo a salvare la nostra nave e il nostro capitano.”
Le fregate nemiche risposero a cannonate al passaggio delle scialuppe, ma invano: entro pochi minuti la ciurma della Dragonfly abbordava la nave più grande, quella dai colori sconosciuti.
“Non ho la benché minima idea di chi voi siate, gentili signori…” Argomentò Phineas, salendo sul ponte avversario con la sciabola in pugno. “Ma attaccare la Dragonfly in nostra assenza denota una certa mancanza di cortesia…” Continuò, schivando un affondo di uno dei marinai nemici. “E io detesto la villania.” Concluse, squarciando il ventre del suo nemico. La casacca rosa si coprì di sangue.
Capitan Mary abbordò la Dragonfly e saltò sul cassero. Una dozzina di soldati di Vadek l’accolsero con le armi in pugno.
“Non ti permetterò di portare anche lei alla rovina.” L’ammiraglio Stuart uscì dalle cabine del capitano reggendo Sue tra le braccia. Mary ebbe un fremito.
“Lasciala.”
“Non diventerà mai un mostro come te. Hai valicato il Confine, di nuovo: restaci, e trova una morte onorevole, prima di sterminare altri innocenti…come la tua gente.”
“Tu non sai di cosa stai parlando…”
Mary curvò la schiena in posizione d’attacco, mentre le pupille le divenivano enormi e scarlatte.
“Tu non hai idea di cosa sia un mostro.” Ringhiò.
E, sguainata la spada, si avventò sugli avversari.
 
Sulla fregata nemica la battaglia infuriava cruenta: i misteriosi avversari, affiancati da alcuni marinai di Vadek, si battevano come furie, mettendo a dura prova le forze dell’equipaggio pirata.
“Coraggio, uomini!” Si sgolò Phineas, scambiando colpi su colpi con un marinaio armato di accetta.
“Quello che vorrei sapere…” Si domandò pensosamente, mozzando finalmente la testa dell’avversario. “…E’: chi sono questi bifolchi e da dove sono sbucati…”
“Sono le truppe del Confine.” Lo informò Van, passando davanti a lui con un’alabarda in ciascuna mano.
“E tu come lo sai?” Si stupì l’altro, passando ad un nuovo nemico.
“Non è il momento adatto per i pettegolezzi, signorine…” Urlò loro Asa, circondato dai nemici.
“Ma come è possibile che Vadek sia alleato con truppe di cui ogni essere vivente ignora l’esistenza?” Phineas sgominò il suo rivale e si gettò al salvataggio di Asa, preceduto da Van.
Dalla Dragonfly provennero una serie di urla agghiaccianti.
Tutti si bloccarono, compresi i marinai nemici, che impallidirono e iniziarono a borbottare tra loro.
“E’ lei…” Sussurrò Terent, piegando le dita sporche di sangue e resti di interiora in gesti scaramantici.
“Non si salverà nessuno su quella nave…” Mormorò Van.
Phineas annuì. “Capitan Sue la riporterà indietro…” Poi la consapevolezza si fece strada in lui come ghiaccio nell’acqua. “Capitan Sue è ancora in trance!”
“E questo che vuol dire?” Ferenc, che durante il combattimento aveva cercato di restare in vita, senza fermarsi a pensare all’ultima battaglia a cui aveva partecipato, volse gli occhi verso la Dragonfly.
“Che questa volta moriremo tutti!” strillò isterico Terent.
“Ma noi non…”
“Tu non capisci, mozzo!” L’uomo era in lacrime. “Capitan Mary è stata maledetta nel momento stesso in cui è stata concepita: la maledizione del sangue, la follia dei guerrieri, è questo ciò che si nasconde dentro di lei!”
“Non risparmierà nessuno, donna o uomo, amico o nemico, finché non le passerà la sete di sangue.” Sussurrò Phineas, agghiacciato. “Solo Capitan Sue ha il potere di fermarla, grazie agli incantesimi degli sciamani…Ma adesso anche lei è in pericolo.”
Sulla Dragonfly le urla dei nemici si fecero disumane, poi si zittirono del tutto.
 
“Lasciala…” Ripeté Mary, ridendo follemente alla vista dei cadaveri dilaniati attorno a lei.
“Mai.” L’uomo strinse al petto Sue, indietreggiando verso la balaustra.
“Allora morirai…”
L’ammiraglio si gettò con Sue in mare: prese a nuotare velocemente verso l’altra nave con il braccio libero, senza guardarsi indietro.
La risata di Mary risuonò nelle orecchie della ciurma: con un salto impossibile ad un essere umano la donna fu sull’altra nave, proprio nel momento in cui Gary riemergeva con Sue e si arrampicava su di essa.
Phineas fu pronto ad afferrare Sue, strappandola dalle braccia dell’ammiraglio, e con cautela la depose dietro ad alcuni barili, senza osare sperare nel suo risveglio: sapeva bene che la trance poteva durare giorni.
“A chi tocca?” Mary si rivolse all’equipaggio del Confine. “Vi conosco…” Disse con voce acuta. “Siete coloro che hanno costretto mia madre a diventare una puttana per vivere…E che hanno costretto me ad uccidere per loro…” Si avvicinò con passo felino agli uomini tremanti. “Sapete, non posso proprio lasciarvi vivere…”
Ferenc non avrebbe mai dimenticato la furia selvaggia con cui Capitan Mary distrusse quegli uomini da sola in pochi minuti, senza alcuna pietà e ridendo istericamente.
In quell’istante desiderò che tutto non fosse altro che un sogno, perché sapeva che, qualora non si fosse svegliato in tempo, quello sarebbe stato anche il suo destino, morire per mano del suo capitano.
“A chi tocca?” Canterellò Mary, una volta sterminati i marinai del Confine.
Nessuno le rispose.
“Voi chi siete?” Domandò la donna: il sangue nelle pupille le impediva ormai la visione di alcunché. “Siete i miei nemici? Siete quelli che mi avvelenano le notti di incubi? Siete gli emissari di Sedna, venuti per portarmi via?” Il viso di Mary divenne furioso. “Dov’è Sue? Dov’è mia sorella? L’avete presa voi? Voglio uccidere anche lei, non mi fa divertire…”
E detto questo Mary si piegò sulle ginocchia, pronta a saltare sulla sua stessa ciurma, congelata dal terrore.
“Capitano, fermatevi!”
Solo una persona era ancora in grado di parlare; solo uno di loro non sapeva quello a cui poteva andare incontro.
Ferenc andò verso il suo capitano, senza esitare.
“Capitano, aprite gli occhi!” Riuscì a gridare, prima che Mary gli si avventasse contro a spada tratta.
Con un balzo il ragazzo schivò il fendente, e con un coraggio che gli proveniva dall’ignoranza, afferrò con entrambe le mani le tempie di Mary. “Capitano: svegliatevi…” Sussurrò, guardandola negli occhi. E per un attimo parve che gli occhi dell’invasata si schiarissero, che le iridi divenissero meno sanguigne…
“Pesn’samana…”
L’istante dopo la voce di Capitan Sue si alzò nell’aria, carica di potere: e, richiamato dalla sciamana, venne il sonno a posarsi su Mary, relegando la sua furia al regno del sogno, facendola cadere nell’oblio, al sicuro da se stessa.
Sue barcollò, alzandosi, ma con passo fermo si diresse al timone. “Rotta verso casa.” Ordinò, senza guardare le coste natie.
Grazie…
 
 
 
  

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: xlairef