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Autore: Nykyo    27/06/2006    3 recensioni
Una sfilza di "quando", già a cominciare dal titolo. Un personaggio ovvio, essendo una mia storia. Una riflessione che è un pò di me stessa; di quella me stessa che non c'è più, anche se io non sono mai stata una Mangiamorte. Perchè spesso nella vita ci assale una marea di "quando" e non sempre è facile venirne fuori. Io lo so, ho avuto i miei "quando", prima di diventare quella che sono. Anche per questo amo Severus Piton.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando.

 

 

Quando sei nato sotto una cattiva stella e, già ad un anno di età, hai un naso troppo lungo e adunco per non stonare sul tuo viso ancora paffuto di bimbetto innocente.

Quando, a cinque o sei anni, sei già rintanato in un angolo a piangere terrorizzato, mentre i tuoi genitori gridano e le loro urla ti perforano il cervello; ancora troppo piccolo per capire cosa succede e perché non smettono di farsi del male.

Quando a undici anni sei allampanato, troppo timido e già carico di delusioni, con un mucchio di infantili speranze che non si avvereranno mai.

Quando scopri che tutti ti considerano diverso e strano e ridono della tua ossatura nodosa, di quel becco d’aquila che hai piantato tra gli occhi e del tuo modo di camminare.

Quando ti piacerebbe immensamente mostrare al mondo che sai volare bene come tutti gli altri, ma non ci riesci, a meno che tu non sia da solo, perché appena sali sul tuo manico di scopa ti emozioni al punto da perdere il controllo, tutti sghignazzano e le ragazze ti additano.

Quando senti una di loro ridacchiare, mentre sussurra ad un’amica: “Questa proprio non l’avevo mai vista prima. Un manico di scopa a cavallo di un altro manico di scopa” e sei ancora abbastanza sciocco e sensibile da turbarti al punto che la situazione ti sfugge di mano e ti ritrovi appeso a qualche metro da terra, a divertire gli sciocchi con i tuoi patetici tentativi di non precipitare.

Quando ti rendi conto che anche se sei uno studente brillante, uno dei più bravi, il migliore in Pozioni, a nessuno importa e mai importerà nulla, perché sei solo un antipatico secchione troppo pallido. Sarai anche intelligente, ma con quel tuo aspetto da giovane pipistrello chi vuoi che lo noti.

Quando ti lasci condizionare a tal punto dal giudizio degli altri da temerlo, e desiderare di diventare trasparente e scivoli per i corridoi come un’ombra, con i capelli sempre sul viso, tanto per nasconderti meglio.

Quando ti detesti per essere così debole da comportarti così, e ti ripeti che sei migliore degli altri, anche se quelli non se ne accorgono, e ripetertelo troppo spesso inizia a suonarti patetico, finchè, un giorno, non ti convinci finalmente che è vero. Forse non sei migliore, ma sei tu e almeno da te stesso vieni accettato, anche se non è detto che ti basti.

Quando capisci che esiste una cosa chiamata attrazione e che può diventare amore, ma è una consapevolezza inutile, dato che a nessuna ragazza passerebbe mai per la mente di concederti anche solo un appuntamento, né mai tu ne chiederesti uno.

Quando qualcuno decide che non meriti nemmeno il segno di rispetto di esser chiamato con tuo nome e ti ribattezza a piacimento, solo per ferirti e farsi quattro risate.

Quando tu decidi di mandarlo bene a mente quell’odioso soprannome, Mocciosus, per ricordarti che sai tenere alta la testa anche quando te lo sputano in faccia.

Quando non sei forte abbastanza, fisicamente, per colpire duro e far rimangiare loro le ingiurie e lo scherno.

Quando, comunque non ti danno mai la possibilità di scoprire se ci riusciresti, nonostante il tuo corpo troppo esile, perché loro non si muovono mai in meno di due.

Quando sai che volendo, se chi fa di te il suo bersaglio preferito fosse meno vigliacco e tu fossi più crudele, potresti vendicarti, anzi che con i pugni con la magia, terribilmente, senza pietà.

Quando la compassione altrui, la protezione non richiesta, ti feriscono non meno delle angherie, facendoti assaggiare l’umiliazione più grande.

Quando realizzi, finalmente, che la lingua è un’arma affilatissima e che sai usarla dannatamente bene.

Quando comprendi che l’attacco è la miglior difesa e il sarcasmo è uno scudo molto resistente.

Quando, dal momento che c’è chi ti odia, ti vien voglia di dargli un buon motivo per farlo.

Quando nessuno ti vuol realmente conoscere e tu non desideri più conoscere nessuno.

Quando, fatti i conti con onestà, i nemici non ti mancano e gli amici scarseggiano da sempre.

Quando impari ad odiare con tutto te stesso; odiare davvero, con cattiveria, e questo non ti fa sentire meglio nemmeno un po’.

Quando decidi che puoi fare a meno degli altri, che basti a te stesso, che vivrai per qualcosa di diverso dalle persone.

Quando arrivi a credere che i sentimenti sono soltanto una tortura inutile e che è meglio non provarli, che si può davvero fare senza.

Quando le terribili Arti Oscure ti attraggono irresistibilmente, perché solo chi davvero è potente e intelligente, solo chi possiede ferrea volontà può realmente dominarle. Non sono fatte per gli sciocchi.

Quando anche questo ti rende alieno agli altri, inviso, solo e, nonostante tutto, non riesci a non amare quel sapere proibito e così eccitante.

Quando a vent’anni non hai avuto altro che delusioni dalla vita e hai ancora voglia di dimostrare al mondo chi sei, anche se il mondo non vuol guardare.

Allora, che altro puoi diventare se non quel che gli altri definiscono “cattivo”?

Cattivo, gelido, acido, indisponente. Crudele, realmente crudele e inumano. Spietato e potente.

Finalmente libero, sicuro, sereno, padrone della tua esistenza.

Sapete qual è il vero problema della mia vita, dopo tanti anni?

Che non sono diventato cattivo abbastanza. Non lo sono diventato nemmeno un po’, maledizione!

E’ quando ho scoperto questo che sono davvero iniziati i miei guai.

 

 

FINE

 

   
 
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