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Autore: Susi Echelon Hu    22/10/2011    2 recensioni
Qualcosa di traumatico è successo a Jenny Humphrey e lei non sa bene come trattare la cosa. Attenzione: contiene materiale MOLTO oscuro.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Humphrey, Nate Archibald
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Disclaimer: I own nothing.



Passo davanti a un Chuck dall’aspetto arcigno, che alza incuriosito lo sguardo al mio passaggio, con in mano il sempre fedele bicchiere di scotch. Lo ignoro e apro la porta del bagno al piano superiore. Me lo chiudo alle spalle e mi ci appoggio contro, incrociando le braccia al petto. Prendo un paio di respiri profondi mentre sento pian piano il panico che mi attanagliava lo stomaco diminuire.
 
Mi sento claustrofobica e non riesco a respirare, come mi sentivo poco fa mentre ero seduta nel foyer. In casa di Blair ci sono cinquanta o più persone, tutte venute a festeggiare il compleanno di Nate, e mi sentivo come se tutti si affollassero intorno a me, così sono corsa di sopra mentre tutti erano impegnati a giocare allo stupido giochino programmato da Serena per intrattenere gli invitati.
 
“Non riesci nemmeno a sopportare una fottuta festa di compleanno”, mi rimprovero mentre avverto le lacrime premere contro le palpebre chiuse. Lascio scivolare un braccio dallo stomaco e lo sbattocontro la porta, piena di frustrazione.
 
Mi avvicino allo specchio, scrutando il mio aspetto. Sono più pallida del solito e i capelli sono in disordine, ma quello che più mi fa incazzare è lo sguardo terrorizzato che caratterizza la mia espressione.
 
Una lacrima mi rotola giù per la guancia, e subito me l’asciugo via, sentendomi più frustrata con me stessa più di prima.
 
Improvvisamente qualcuno bussa alla porta e la voce di Eric aleggia nell’aria mentre mi chiede se sto bene. Quando non mi preoccupo di rispondergli, infila la testa dentro e incrocia i miei occhi nello specchio. Apre la bocca per parlare, ma poi la richiude, scuotendo la testa ed entrando, per poi appoggiarsi contro la porta.
 
Senza dire una parola mi volto verso di lui, dando le spalle allo specchio e premendo con le mani il bordo del lavandino. Lo guardo con aria diffidente mentre lui cerca di trovare qualcosa da dire.
 
 “Ti ho vista correre di sopra; sembravi sconvolta, così ti ho seguita”, spiega nel caso non ci fossi arrivata. Lo guardo grattarsi a disagio l’angolo della mascella quando vede che non rispondo.
 
  “Bene”, dico con voce monotona.
 
“Ascolta, so di essere stato distante negli ultimi tempi, ma sai che puoi dirmi qualunque cosa ti stia facendo preoccupare”, mi dice guardando il mio viso in cerca di una reazione alla sua affermazione.
 
“Di cosa stai parlando?”, chiedo, mentre il mio tono indifferente incomincia a scivolare via.
 
“Sei diversa. Non so cosa sia esattamente, ma c’è qualcosa di diverso in te”
 
“Mi sono solo sentita un po’ bizzarra ultimamente”, replico, cercando di liquidare la sua preoccupazione.
 
“Siamo tutti abbastanza bizzarri. Alcuni sono solo più bravi a nasconderlo, tutto qui”, ribatte, rivolgendomi un’occhiata penetrante. “Tu sei sconvolta”.
 
“Beh, se io fossi felice ogni giorno della mia vita non sarei un essere umano. Sarei l’ospite di un game show”, ironizzo, incollandomi sul viso un sorriso. Lui stringe le labbra per reprimere un risolino, per poi lanciarmi uno sguardo d’intesa.
 
“Lo sai che ti farò dire quello che ti sta facendo preoccupare, giusto?”
 
“Non so di cosa stai parlando”.
 
“Certo che no”. La sua espressione invece mostra chiaramente che pensa che io lo sappia. Lo ignoro e gli dico invece che sto bene e di tornare alla festa. Mi rivolge uno sguardo dubbioso.
 
“Okay, non sto bene, ma non voglio trascinarti giù con me. Perciò, perché non ritorni alla festa mentre io mi siedo qui, okay?”

”Bene”, dice aprendo la porta e incominciando ad uscire. Si ferma e si gira, facendo incontrare i suoi occhi con i miei per l’ultima volta. “Tu non stai bene. Posso dirti quando mi menti, e scoprirò qualunque cosa ti stia succedendo”. Mi rivolge un’ultima occhiata d’intesa e sparisce, lasciandomi sola.
 
Mi rigiro verso lo specchio, desiderando potermi liberare dal senso di colpa e dalla rabbia che sembrano possedermi.
 
Non avevo mai mentito ad Eric prima d’ora, o almeno non su qualcosa di così grande come questo. Avrei voluto dirglielo. Ma sapevo cosa sarebbe successo se l’avessi fatto. L’avrebbe detto a papà o a Lily, e io non ero pronta per questo.
 
Odiavo sentirmi così.
 
Odiavo sentirmi così amareggiata, arrabbiata e colpevole con tutti.
 
Ma ciò che odiavo di più era che non potevo farci niente.
 
Guardo il mio riflesso, e il disgusto e la rabbia mi colpiscono violentemente. Sento il mio respiro accelerare e il sangue pomparmi sempre più forte nelle vene, in cerca un modo per liberare questa carica d’energia che mi pervade.
 
Non capii quello che avevo fatto finché non sentii la punta acuminata del vetro penetrarmi nelle nocche e il rumore di vetri infranti dello specchio e il contenuto dell’armadietto infrangersi sulla superficie del lavandino.
 
“Fanculo”. Mi massaggiai la mano ferita e respirai a denti stretti. Abbassai lo sguardo e vidi che le nocche mi sanguinavano, ma per fortuna non abbastanza da mettere dei punti di sutura; erano solo abbastanza gonfie.
 
Lanciai un’occhiata verso la porta, sperando che nessuno venisse ad indagare per scoprire l’origine del rumore. Mi chinai e, velocemente ma accuratamente, raccolsi i pezzi di vetro e li gettai nel cestino.
 
Poi presi quello che era caduto dall’armadietto dei medicinali.
 
Uno spazzolino, una cravatta, dentifricio, filo interdentale; un rasoio per uomini, tamponi, un flacone di pillole…
 
Li disposi sul bancone e mi sedetti sul water chiuso, esaminando il flacone di pillole contro il dolore che tenevo in mano. Svitai il tappo e feci cadere tre pillole sul palmo. La scritta diceva “Vicodin”, e dopo un momento d’indecisione afferrai il bicchiere sul lavandino, lo riempii d’acqua e lo ingollai insieme alle pillole.
 
Mi scivolarono giù in gola con facilità, depositandosi sul fondo del mio stomaco vuoto. Aprii la tendina della doccia, scavalcai il lato della vasca e mi rannicchiai dentro. Richiusi il “sipario” alle mie spalle e appoggiai il capo sul fondo, in attesa che i farmaci facessero effetto.
 
 

 
NdT:
The Lady Vanished: anche a me questa storia mi ha preso, infatti è un vero onore per me aver avuto il consenso dell’autrice per la traduzione =) Grazie mille^^
May_Z: “Just Tonight” è bellissima, già, anche se il mio pezzo preferito rimane sempre “Where did Jesus Go?” *o* per via  del testo ;) Oddio, “Mystic River” è un capolavoro, cazzo *-* Nn vedo l’ora che tu lo legga, Moonlight Mile =)
Rawwrr: Oh, una nuova lettrice^^ Grazie mille :D  
  
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