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Autore: Montana    22/10/2011    5 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Minuetto; adagio, più che pianissimo, con malinconia
 
Come immaginavo, Veronika dormiva ancora quando mi svegliai.
Feci bene attenzione a non svegliarla, la scavalcai, e dopo essermi vestito scesi di sotto a far colazione.
“Ciao Spence. Veronika come sta?” mi chiese JJ mentre mi versavo il solito caffè con zucchero.
“Mah, dorme. Stanotte mi sono svegliato e..”
“Incubi?” mi chiese Morgan entrando in quel momento.
Annuii “Sì, ho avuto gli incubi. Ma non c’entra. Quando mi sono svegliato anche lei era sveglia, diceva che aveva paura di addormentarsi per gli incubi. Alla fine ha dormito con me.”
“Con te in che senso?”
“Nel senso che.. sei un idiota, Derek Morgan.” cisposi, cogliendo l’allusione del mio collega.
Lui e JJ sorrisero “No, dai, scherzo. E quando ha dormito con te è riuscita ad addormentarsi?”
“Sì. Sentite, lo so che è strano, ma..”
“No, non è strano. È più che normale che Veronika si sia affezionata così tanto a te, probabilmente rappresenti una figura vicina a lei che non ha avuto nell’infanzia ma che avrebbe voluto avere. Più che strano è pericoloso: quando chiuderemo il caso e torneremo a Quantico, Veronika soffrirà molto.” disse Hotch entrando in quel momento nella cucina.
“Quindi.. dici che non dovrei passare più tempo con lei?” chiesi, dubbioso.
Hotch scosse la testa “No, devi passarne più che puoi. Se l’abbandonassi ora soffrirebbe ancora di più.”
Annuii, seppur poco convinto; dopotutto se c’era qualcosa che sfuggiva alla mia abile mente erano proprio i rapporti interpersonali.
“Falle fare un giro, oggi pomeriggio.”
“Un giro?! Ma se non la facciamo andare a scuola perché è pericoloso che esca?!” esclamammo io e Morgan, quasi all’unisono.
“Se gira per strada è pericoloso. Ma siamo in Montana, ci sono più aree verdi che altro, e sicuramente l’S.I. non le conosce tutte. Chiedile se conosce qualcosa di simile e portacela.”
“A fare cosa? E poi io non ci sto capendo niente!”
“No! Spencer Reid che non capisce niente?! Non posso crederci!”
Fulminai JJ con lo sguardo “Non è divertente. Prima mi dite che se si affeziona troppo dopo soffrirà, poi che devo portarla a pranzo in un qualche prato sperduto in mezzo al nulla! Decidetevi!”
“Reid, devi portarla fuori perché se rimane ancora qualche giorno chiusa in casa impazzirà! Solo per quello.”
Scrollai le spalle “Bah. Come volete voi. Quando si sveglia ditele che sono nel suo studio.”
 
Lo studio di Veronika mi rilassava. C’era odore di libri, di caffè e del legno verniciato del pianoforte; probabilmente mi ricordava qualcosa nella mia infanzia.
Ero lì da qualche ora che cercavo di capire quando e dove avrebbe potuto colpire l’S.I. la prossima volta quando qualcuno chiese “Posso entrare?” distraendomi.
Veronika, vestita di tutto punto e pettinata, era in piedi appoggiata alla porta.
“Chiedi il permesso per entrare nel tuo studio?” le chiesi.
“Effettivamente.. che fai, suoni il piano?” mi chiese lei, indicando il pianoforte aperto davanti a me.
Improvvisai una scala di Do maggiore “Sono bravo, eh?”
“Bravissimo. Seriamente, sai suonare?”
“Bah, poco. Comunque è semplice, è solo matematica.”
Veronika sbuffò “Solo matematica un cazzo. Dire che suonare il pianoforte è solo matematica è come dire che la poesia è solo una divisione in sillabe.”
Ci fu qualche secondo di silenzio nei quali riflettei sulle sue parole, poi mi disse “JJ ha detto che mi cercavi.”
“Sì. Pensavo che siccome abbiamo la giornata libera” Veronika fece una smorfia “Potremmo andare a farci un giro.”
“Giro? Ma che, hai deciso di mandarmi al macello?!”
“No, ma cosa stai dicendo! Non in città. Insomma, ci saranno dei posti fuori mano dove potremmo andare..”
Evitai di aggiungere, come aveva detto Hotch, che in Montana ci sono più aree verdi che altro; Veronika mi sembrava piuttosto legata a quel posto.
Veronika parve pensarci su qualche istante, poi sul suo viso si dipinse un sorriso malinconico “Beh, un posto ci sarebbe, è perfetto per i picnic. Ma noi non abbiamo niente da portarci dietro, mia nonna ci metterebbe troppo tempo.”
“Idea. Tu mi dici cosa vuoi, io vado al McDonald’s in città, ti torno a prendere e andiamo là. Ok?”
“Ok!”
 
Ci trovammo seduti su un prato verde e pieno di pozzanghere fangose, a mangiare cibo spazzatura freddo (Veronika non si ricordava molto bene la strada, la sbagliammo tre o quattro volte) e coi piedi fradici perché entrambi avevamo le scarpe da ginnastica di tela. Ma almeno Veronika sembrava felice.
“Ok, ora spiegami come facevi a conoscere questo posto dimenticato da Dio!” le dissi, spostando l’ennesimo lombrico con la scarpa.
Lei rideva per i miei atteggiamenti così schizzinosi, prese il lombrico e se lo fece strisciare sul braccio “Quando venivamo a trovare i nonni mia madre mi ci portava sempre!” rispose osservando l’anellide che si contorceva.
“Tua madre?! Ecco da chi hai preso!”
“Avresti dovuto vederla! Era ancora peggio di me! Papà mi raccontava sempre che una volta per scommessa mamma aveva mangiato non mi ricordo quale insetto fritto! E quando venivamo qui facevamo le gare tra lombrichi, e i miei vincevano sempre. Forse perché lei li bloccava, in un qualche modo.”
Veronika piegò la testa all’indietro, un sorriso strano sul volto.
“Ti mancano tanto?”
Era la domanda più stupida che potessi farle. Mi aspettavo una qualche ingiuria o un pianto.
Invece il suo sorriso si allargò “Tanto? No, tantissimo. Ogni cosa mi ricorda loro, persino qui in Montana. Questo maglione, lo vedi? Era di mia madre. E questi jeans, un vecchio paio di mio padre. Quasi tutti i miei vestiti sono i loro. So che dovrei buttarli, o non metterli, o qualcosa di simile, ma nella mia mente hanno ancora i loro profumi.” Un attimo di silenzio “Forse perché uso lo stesso profumo di mia madre!”
Rise piano ancora qualche minuto, poi aggiunse “Ogni tanto penso che sarebbe meglio essere rimasta con loro. Morta, intendo. E no, non fare quella faccia da profiler federale preoccupato; il 90% delle vittime scampate ad un omicidio di massa si chiede come sarebbe stato morire con tutti gli altri, soprattutto se tra gli altri c’erano dei loro parenti. Fortunatamente solo il 5,5% di loro decide di raggiungerli. Non sei l’unico esperto di statistiche.”
“No, ma sono più bravo di te. C’è anche un 10% che...”
“Che pensa di farlo, ci va vicinissimo ma non lo fa. Giuro, se ne esco viva mi metto a fare la profiler!”
“Punto primo, tu ne uscirai sicuramente viva. Punto secondo, non bastano le statistiche per diventare un bravo profiler.”
“Ah, no? Quindi tu eri davvero raccomandato, non è Morgan che scherza..”
Le lanciai un lombrico, tanto non le facevano schifo. Lei cominciò a ridere di nuovo, ma questa volta il suo sorriso era diverso.
Non era malinconico.

  
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