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Autore: Elos    23/10/2011    5 recensioni
- Vieni con me. - gli aveva detto lei. - Non c'è nulla per cui valga la pena di restare qui.
E il Drago l'aveva saputo anche in quel momento, sì, che lei aveva ragione: solo, era stato troppo vigliacco per poterlo ammettere. [...]

Prima Classificata al concorso "The Indoors Fantasy" indetto da schwarzlight.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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. due



Il Drago aveva pensato che magari era giunto il momento per un altro pisolino. Un paio di decenni, non di più, giusto il tempo di riposare un po' la testa; un modo per far scorrere gli anni più in fretta, nella speranza che svegliandosi avrebbe scoperto che l'imboccatura della grotta si affacciava finalmente su un mondo più adatto a lui.
Aveva già cominciato a prepararsi il giaciglio, accumulando con cura strati su strati di monete, armature ingioiellate e vasi preziosi, quando un suono leggero di passi si era fatto sentire dall'imboccatura della grotta. Era sera: l'aria era fresca e sottile anche lì sotto, e portava con sé un odore d'estate imminente. Non erano passati che pochi giorni da quando la ragazzina era venuta e se n'era andata.
Il Drago aveva sospirato e si era schiarito la gola con un colpo di tosse, preparandosi ad accogliere nel miglior modo possibile – con il lanciafiamme già caricato – l'armata con torce e forconi che sicuramente si stava facendo strada giù per la caverna: ma non c'era nessuna armata, aveva realizzato alzando la testa, solo una ragazza-bambina troppo magra anche nel buio.
- Ti ho portato una collana. - Aveva detto la ragazza.
Il Drago l'aveva fissata con perplessità. Aveva adocchiato la gonna rattoppata, il viso scarno, i capelli lunghi pieni di nodi e di lappe, e aveva domandato:
- Come, prego?
- Una collana. - Aveva spiegato la ragazza. - Per non essere mangiata.
Si era fermata proprio davanti a lui, e il Drago aveva poggiato la testa sul terreno per avere gli occhi all'altezza di quelli di lei.
- Non ho ben afferrato il collegamento.
La ragazzina era sembrata incerta. Aveva guardato la cosa che teneva tra le mani chiuse a coppa, poi il Drago, poi nuovamente la cosa: il Drago, che l'aveva adocchiata con curiosità, aveva visto che la collana in questione era a tutti gli effetti un filo di pietre lucide, rosate, pietre levigate dall'acqua e dalla sabbia, e piccole conchiglie chiare.
- Non è così che funziona? - Si era informata la ragazza, dubbiosa. - Ai Draghi non piacciono le cose preziose? Non rapiscono giovani vergini per farsi dare in cambio i tesori dei grandi castelli del nord?
- Figliola cara, avrei bisogno di farla pagare a peso d'oro, la suddetta giovane vergine, e che fosse anche bene in carne e ben fornita, con molta materia abbondantemente distribuita su ciascuno dei suoi virginei arti. Ma, conoscendo i tuoi simili, ho il vago sospetto che, dovessi io mai proporre un simile scambio, la pulzella in questione finirebbe sfortunatamente sfilettata, arrostita e digerita numerose volte, prima che qualcuno si decidesse a pagare.
La ragazza lo fissò con aperta perplessità e il Drago alzò gli occhi al cielo.
- Ironia. Concentrati su questa parola, ironia.
- Non mi hai ancora spiegato cosa significa.
- Molto bene. - Il Drago si sistemò più comodamente: arrotolò attorno all'enorme corpo la lunga coda chiusa da una minacciosa cuspide appuntita, ripiegò le ali contro il dorso e piegò il capo per non farsi venire il torcicollo. - Fammi vedere meglio quella collana che hai portato, ragazzina, e poi vedremo di rattoppare meglio che possiamo l'abisso inenarrabile della tua ignoranza.

Alla parola ironia era seguita la parola pregiudizio. Il Drago aveva raccontato alla ragazzina che non sempre avevano preso quelli come lei per annegarli appena nati: una volta erano stati benvisti, quelli del Male Bianco, albini, con occhi rossi e la pelle bianca e i capelli ancora, ancora, ancora più bianchi, che una volta avevano portato fortuna. Il Drago aveva spiegato che quando le cose andavano male la gente si guardava intorno per cercare qualcuno da accusare: e una volta erano quelli del villaggio vicino, un'altra volta i vecchi, i pazzi, i malati, un'altra volta ancora i rospi, o i gatti neri, o i bambini bianchi. Questo secolo era toccato ai bambini bianchi.
- Pregiudizio. - aveva sentenziato il Drago, soddisfatto.
- Pregiudizio. - aveva ripetuto lei. Suonava perplessa. - E' per questo che la mammana voleva annegarmi?
- Precisamente.
- Ed è per questo che nessuno mi vuole comprare?
Il Drago aveva aggrottato la fronte:
- Cosa intendi dire?
- Comprare. - aveva spiegato lei, vagamente. Aveva agitato una mano, indicandosi. - Comprare me. Vengono un sacco di persone tutti i giorni, e comprano molte ragazze, ma nessuno vuole comprare me.
Il Drago sapeva che gli umani amavano vendere e comprare: la loro infelice abitudine di attribuire un prezzo a tutto ciò che si poteva muovere o smuovere aveva generato il luminoso uso degli scambi in monete d'oro e gioielli scintillanti. Al Drago piacevano le monete d'oro: in uno strato sufficientemente compatto formavano un materasso eccezionalmente morbido.
Sapeva che gli uomini compravano case, pecore, vestiti. Sapeva che avevano preso anche a comprare e vendere la terra: il concetto era alieno e improbabile – chi poteva prendere la terra? – ma non aveva idea di come potessero fare a vendere un altro essere umano. Per farci cosa? Bistecche? Gli umani non mangiavano sé stessi: mangiavano pecore, perciò era ragionevole che ne vendessero, ma non mangiavano sé stessi.
- E perché mai dovrebbero comprarti, di grazia?
La ragazza gli aveva rivolto un'occhiata di incredulità che lo aveva fatto sentire tutto ad un tratto molto più giovane e molto più stupido del dovuto.
- Non lo sai davvero?
Immediatamente dopo il Drago aveva minacciato di trasformare la ragazzina in costatine e salsicce, se non si sbrigava a spiegarsi. Così, lei aveva tenuto un rapido corso concentrato sull'accoppiamento e la riproduzione umana al Drago.
- E tu vuoi essere comprata? - Le aveva chiesto il Drago alla fine, allibito. Non riusciva a comprendere come si potesse pensare di comprare una cosa così. Una cosa com'era quella che i Draghi usavano fare con altri Draghi per generare nuove uova, era una cosa come quella che avevano fatto gli dei per tirar fuori il mondo, come si poteva venderla?
- Non è che importi se lo voglio o no. - aveva spiegato lei. - E' che il sacerdote non ha voluto che mi annegassero, ma poi non mi ha portata via di lì. Mia madre non mi ha voluta, mio padre nemmeno. Mi ha presa la mammana, e adesso sto con lei.
Era rimasta un attimo in silenzio, prima di spiegare:
- Vengono gli uomini del re al paese e vogliono essere pagati. Dicono che ci fosse un buon re, molto prima di questo re, ma tutti gli ultimi re non sono poi tanto buoni, io credo. I suoi uomini vengono al paese e chiedono molte monete: la gente ne può fare solo un po' in grano e pecore e pesci; tutte quelle che non riescono a fare così vengono fatte vendendo le ragazze. Ne vendono molte. Gli uomini dell'esercito le comprano sempre, ma nessuno compra me.
Il Drago era rimasto in silenzio molto a lungo. Infine aveva scosso la testa ed aveva posato il capo su un'enorme zampa artigliata, le monete d'oro che ne costituivano il letto scintillante che tremavano e sussultavano ad ogni suo movimento.
- E' stupefacente. - aveva sentenziato alla fine. - Ogni volta che mi dico che peggio di così non potrebbe andare, il mondo riesce a sorprendermi sempre.






Note: Che c'è da dire in proposito, se non grazie a tutti coloro che si sono fermati a lasciarmi una recensione?
Qui siamo in attesa del Lucca Comics & Games, e l'entusiasmo è alto. Vedrò lì qualcuno di voi?
  
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