Francesca’s
POV
“Ehilà?”
una zazzera di capelli neri
come la notte fece capolino dalla porta della mia stanza.
“Ehi…” dissi sorridendo a qualcuno che
stava cercando di essere paziente con me.
“Ho saputo del casino che è
successo…” “Non
me ne parlare. Dovresti dire alla tua amichetta di darsi una
regolata” mi
lamentai sventolandogli in faccia l’accappatoio intriso di
sangue secco.
“Oh, sai, lei non ha avuto rapporti
idilliaci con gli Originali e… beh sì
è un po’…”
“… stronza, bugiarda e
ingiustamente gelosa?” lui mi sorrise e si sedette accanto a
me, prendendomi in
braccio. “Coraggio, perché ingiustamente?”
“Io non le voglio portare via niente… Sono tornata
qui perché mi avete chiamato
e perché ho voglia di vivere, di respirare di nuovo, di
essere me stessa almeno
per un po’ e non sopporto che qualcuno cerchi di sottrarmi
ancora una volta la
vita…” “Oh, riguardo a
questo… mi dispiace”
“No, è stata colpa mia… Avrei dovuto
dirtelo, sarei dovuta essere più forte” mi
diede un bacio sulla fronte.
“L’importante è che tu ora sia qui con
me… e promettimi che non te ne andrai mai
più” io rimasi ferma, con lo sguardo
perso nel vuoto.
“Damon…”
“Sì?” “Noi ci amiamo
ancora?”
lui rise.
“Penso che dovremmo scoprirlo insieme…
Sono cambiato negli ultimi secoli,
non so se ti piacerà il nuovo me”
abbassò lo sguardo imbarazzato.
“Mi piaci tu, esattamente come sei” ci
osservammo mentre i nostri visi si avvicinavano lentamente ma
inesorabilmente.
E ci stavamo baciando.
Il sapore delle sue labbra, dopo tutto
quel tempo, era sempre lo stesso e sapeva di casa, di
felicità, di mare, di prato
rigoglioso, di sole, di esuberante follia.
E
sarà anche cambiato, può essere anche un vampiro
assetato di sangue più esperto
e consapevole, ma è sempre il mio avventato, insostituibile
Damon, pensai
sorridendo.
“Amami” sussurrammo all’unisono mentre
le nostre fronti si toccavano. Ridemmo.
“E’ comodo questo vestito?” mi
domandò
osservandomi.
Io esaminai il coso che indossavo:
un pasticcio bianco a fiorellini che sembrava
appartenere ad una bambina dell’asilo.
“No, è piuttosto imbarazzante… e poi mi
sta stretto sul petto. La doppleganger è piatta”
lui rise e le sue mani si
mossero agili fino alla cerniera sulla schiena.
“Allora penso che sarebbe meglio
slacciarlo un po’, no?” la zip scese velocemente.
“Ne convengo… e questa t-shirt non è un
po’ troppo aderente?”
“Non sarei mai più d’accordo di
così” e
tra una risata e l’altra ci ritrovammo a fare
l’amore.
Nello stesso posto in cui ero morta l’ultima
volta, con lo stesso uomo che mi aveva donato la morte.
“Francesca…?”
“Uhm-mh?” domandai io
voltandomi verso di lui poco dopo. “Ti piaccio almeno un
po’?” sbuffai.
“Peggio” silenzio.
“Peggio?” domandò lui indeciso.
“Già… ho paura di esser costretta ad
innamorarmi ancora una volta di te” mi guardò per
un attimo che sembrò un’eternità.
“Evidentemente siamo condannati l’uno
all’altra” rispose poi baciandomi.