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Autore: cecchino_2028    28/10/2011    0 recensioni
“Booth, ti vedi con qualcuno?”
“Più o meno, perché?”
“Sei raggiante, esprimi felicità da tutti i pori!”
Seeley Booth si sente assuefatto dalla presenza di quella donna, così complicata!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Ehi papà!” dissi.
“Oh, Tempe!” rispose lui “Booth!”
“Max!” disse Booth. “Come va?”
“Bene, voi ragazzi tutto ok?”
“Tutto bene!” rispose Booth.
“Papà perché conoscevi Jenny Trescot?” chiesi.
“Ero nella stessa cella con suo fratello, mi ha parlato spesso di lei, le ho fatto visita qualche giorno fa perché?” rispose.
“Oh, ok. Sai chi la voleva morta?” domandai.
“E’ morta?” disse lui.
“Oh, sì Max, è morta, sei stato tu?” chiese Booth. Gli diedi un calcio sul polpaccio. Lui si morse un labbro ma non disse nulla.
“Non uccido le persone!” rispose mio padre. Ah, risposta sbagliata, era un assassino. Ok l’aveva fatto per me e Russ ma era comunque un assassino. Booth sorrise.
“Oh, Max, non è vero, tu hai ucciso!” disse Booth.
“Sì, ma per proteggere i miei figli!” rispose mio padre.
“Conta che tu l’abbia fatto, hai ucciso, non hai avuto scrupoli!” disse Booth.
“Anche tu, hai ucciso un uomo, la sera di halloween, mi pare!” rispose Max.
“Papà! L’ha fatto per salvarmi!” sbraitai io.
“Anche io l’ho fatto per salvarti!” rispose lui.
“E’ diverso!” dissi.
“Oh, ho capito!” concluse lui.
“Cosa?!” dicemmo all’unisono Booth ed io.
“Voi andate a letto insieme!” rispose.
“Ma papà!” risposi.
“Perché pensi questo Max?” chiese Booth.
“Non vi tirate frecciatine, non vi guardate minimamente e mia figlia sta difendendo te invece che me!” concluse lui con un sorriso. “Tua madre lo approverebbe, è un brav’uomo!”
“Papà! Lo difendo perché ha ragione lui e non tu!” urlai e scattai in piedi.
“Calmati Bones!” rispose Booth,afferrandomi per il polso e facendomi sedere. “Max, Bones ed io non andiamo a letto insieme!”
“Calmatevi tutti e due, la mia era una supposizione!” rispose Max.
“Ecco tienitele per te le supposizioni papà!” risposi infuriata. “Torno al Jeffersonian! Scusate!” dissi bruscamente.
“Ci vediamo dopo Bones!” disse Booth.
“Ciao Tempe!” urlò mio padre. Ok ero infuriata con mio padre, molto infuriata. Anche se non aveva tutti i torti, cioè Booth ed io non andavamo a letto insieme, però … oh basta meglio concentrarsi su altro.
“Ehi tesoro!” disse Angela non appena entrai al Jeffersonian.
“Dottoressa ho ripulito le ossa, sono sulla piattaforma!” disse Daisy.
“Bene, allora andiamo ad analizzarle!” risposi. Salimmo sulla piattaforma e mentre guardavo una rotula della vittima il mio telefono vibrò. Lo estrassi dalla tasca, un nuovo messaggio.

“Tempe, scusa se prima ho pensato che tu e Booth andaste a letto insieme, però so che ci siete quasi, gli uccellini cantano! Ti rispetta e ti ama, si vede, gli brillano gli occhi quando parla di te.
                                                                                                          Baci. Papà.”


Riposi il telefono in tasca, bene ora ero infuriata anche con Booth. Cosa diavolo aveva detto a mio padre? Ah, sì giusto!

Era apparso sul pianerottolo di casa mia con due buste del take away di Sid in mano. Era lì fermo e mi squadrava, un sorriso compiaciuto gli era apparso sulle labbra. Ok, anche sulle mie labbra.
“Accomodati!” dissi, per non fargli notare che stavo sorridendo anche io. Seleey Booth era davvero bello. Ci sedemmo sul mio divano, al solito, quattro chiacchiere, birra, tv accesa e il cibo tailandese. Poi però dopo cena lui mi aveva abbracciata e io mi ero sdraiata su di lui. E poi voltandomi l’avevo visto guardarmi. Stavo letteralmente annegando nel cioccolato fuso. Sì il cioccolato fuso dei suoi occhi. Poi era arrivato l’attimo in cui l’azzurro dei miei occhi si era mescolato con il marrone dei suoi, ed era arrivato il bacio, con foga, quasi con disperazione, un lungo bacio, non come quello a Natale sotto il vischio al sapore di menta, oppure quello fuori da quel locale con i litri di tequila, un bacio molto più profondo rispetto anche a quello dopo la seduta con Sweets. Un bacio in cui erano davvero chiari i sentimenti di entrambi, poi era suonato il suo cellulare e eravamo dovuti uscire di fretta per via del ritrovamento della ragazza.


“Seleey Joseph Booth!” urlai non appena sentii la sua voce.
“Ehi amico cosa hai combinato?” chiese Hodgins, dandogli una gomitata.
“Già cosa ho fatto Bones per meritarmi di essere chiamato con nome, cognome e secondo nome addirittura?” domandò ridendo.
“Non riderei troppo al posto tuo!” risposi trascinandolo nel mio ufficio.
“Bones cosa ho fatto?” chiese perplesso.
“Hai detto a mio padre di ieri sera?” domandai infuriata.
“Mi ha fatto delle domande! Non sapevo cosa dirgli!” rispose lui.
“Sei un agente dell’FBI e non sai come rispondere ad un ex carcerato?” chiesi.
“Non se l’ex carcerato in questione è il padre della donna che amo!” rispose lui. Bravo Booth. Bella risposta. Ma mi aveva detto davvero quelle parole? Booth aveva davvero detto di amarmi?
“Cosa?” chiesi.
“Hai capito bene! Ti amo Temperance! Lo dovresti sapere ormai!” rispose lui. Certo come se fosse la cosa più ovvia.
“E’ la prima volta che lo fai!” dissi.
“Cosa?” chiese perplesso.
“Che mi chiami col mio nome di battesimo! Ok in realtà non è il mio vero nome …” dissi.
“Ho capito cosa intendi … Non ti avevo mai chiamata Temperance!” rispose lui sorridendo. Oh al diavolo i pregiudizi. Era così dannatamente dolce il modo in cui diceva il mio nome e poi il suo sorriso, avrebbe sciolto un iceberg. Ok dov’è finita la gelida ed infuriata Temperance Brennan? Giusto Booth l’aveva fatta quasi scomparire del tutto. Mi avvicinai a lui e lo baciai, lentamente, non con la foga della sera precedente, con calma, fino a che lui non prese in mano i giochi, mi strinse a sé cingendomi i fianchi,e le nostre bocche si aprirono, le lingue si cercarono e fu come se un vuoto si riempisse, più dei polmoni che prendono aria, più delle vene che prendono sangue, era un vuoto molto più grande da colmare, ma lui con la sua anima lo colmava. Anzi straripava. La mancanza d’ossigeno ci fece staccare.
“Immagino che questo significhi che non sei più infuriata con me!” sussurrò lui all’orecchio.
“Non la passerai liscia!” risposi. Mi diede un bacio sulla fronte ed uscì. Quella sera ero certa non l’avrebbe passata liscia, avrei fatto in modo che la pagasse cara. 
   
 
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