Ciao a tutte! Questa è la prima storia che pubblico e vorrei spiegarvi alcune cose prima che possiate iniziare a leggerla. E' una storia prevalentemente vera, certo mi sono permessa alcune modifiche, ma sostanzalmente riporta dei fatti realmente avvenuti.
Un'altra particolarità sarà che trovereta alcune immagini al termine diogni capitolo in modo da poter rendere ancora più realistica la narrazione ed inoltre all'inizio di ogni capitolo metterò il link della canzone che mi ha maggiormente ispirata nella scrittura e sarà una vostra scelta se ascoltarla o meno durante la lettura.
Detto ciò spero che vi piaccia.
http://www.youtube.com/watch?v=RJLkcPhVi9w
Capitolo I
Era solo la fine, ma
non sapevo come sarebbe avvenuta.
Per questo motivo
tutto iniziò, con te.
Valerie
“…Here I go,
scream my lungs out and try to get to you, you
are my only one…”
Sentivo
il piumino sotto la pancia farmi il solletico e i capelli raccolti
ondeggiare sulla schiena nuda a ritmo di musica. Ero immersa,
completamente immersa nelle potenti note che mi invadevano la mente, i
pensieri, le emozioni.
“…And I know you can see right through me, so
let me go and you will find someone…”
“find
someone…” Sospirai e mi voltai a pancia in su
lasciando che la coperta si aggrovigliasse alle mie gambe infreddolite.
“…You are my only, my onl…”
Un
movimento improvviso e il mio IPod volò giù dal
letto con un tonfo secco, lasciando improvvisamente le mie orecchie al
silenzio. Indispettita raccolsi l’aggeggio e lo posai
incurante sulla scrivania, dimenticandomi persino di spegnerlo e
lasciando che quasi
impercettibilmente la musica continuasse ad aleggiare per la stanza.
Senza
fare troppo caso all’ora iniziai a prepararmi.
Corsi
in bagno prima che lo facesse qualcun altro e mi toccasse aspettare
un’eternità prima di riuscire a truccarmi.
Chiusi
la porta alle mie spalle ed appoggiandomi al lavandino feci leva per
guardarmi allo specchio più da vicino, mi
spaventai vedendo le enormi ombre violacee che mi segnavano gli occhi.
“Devi
smetterla di andare a letto tardi, idiota” Mi ripresi ad alta
voce prima di tirare fuori dall’armadio alle mie spalle il
tubetto di fondotinta e un altro paio di trucchi.
Passai
la spugnetta imbevuta di colore su tutto il viso e con mia grande
felicità vidi che tutte le imperfezioni erano scomparse in
un lampo, passai la matita nera sopra e dentro gli occhi, il mascara
sulle ciglia e diedi un po’ di colore alle mie guance sempre
un po’ troppo pallide, sorrisi e mi raccolsi per bene i
capelli scuri in un morbido chignon.
Scelsi di indossare un vestito bianco con spalline sottili e prima di uscire mi guardai un’ultima volta allo specchio, abbassai lo sguardo ed uscii di casa senza salutare nessuno.
Erano
quasi le dieci e venti quando entrai insieme alle mie tre amiche in un
locale di periferia, sembrava di essere in uno di quei film stile
burlesque, dove tutto era troppo colorato ed amplificato e dove ti
sembrava di essere ubriaca già dal primo istante.
Ci
sedemmo io un po’ annoiata e loro troppo eccitate su dei
rigidi divanetti in plastica bianca e sporca, aspettando invano che
qualche anima pia venisse a prendere le ordinazioni.
“Secondo
me dovremmo andare al bancone per chiedere da bere” Suggerii
guardandomi un po’ intorno.
“Figurati!
Ho sentito parlare bene di questo posto, dicono che costi anche tanto,
non credo che siano così cafoni da lasciarci qui a bocca
asciutta!” Sophia, la mia migliore amica, vedeva sempre il
meglio nelle persone, forse per ottimismo, forse per pigrizia e credeva
che ‘’soldi’’ fosse sinonimo di
qualità. Così lasciai perdere e tornai a
guardarmi intorno cercando di capire che genere di persone popolasse
quello strano posto.
“O
Mio Dio, non giratevi!” Urlò ad un certo punto
Isabel, la più piccola ed esuberante del gruppo.
“E’ appena entrato J.D.!”
Cominciò a saltellare sul posto contenendo a stento la
felicità e rivolgendo qua è là
striduli gridolini di eccitazione repressa.
J.D.
alias James Dean, come lo chiamava lei, era il prototipo di ragazzo
bello e dannato che circolava dalle nostre parti ultimamente, il suo
nome era in realtà Jake Deans, ma vuoi per lo sguardo
penetrante, il suo fascino da cattivo ragazzo e la similitudine con il
cognome del divo, gli avevano appioppatoquel
ridicolo soprannome. Se solo James Dean lo avesse saputo, altro che
rivoltarsi nella tomba…
Immersa
nei miei pensieri contorti non mi resi nemmeno conto che tutte le mie
amiche avevano preso a guardarmi.
“Che
c’è?” Chiesi con fare interrogativo
sentendomi a disagio ed arrossendo appena.
“Niente,
niente” Sghignazzò Lucia, l’unica che
ancora non aveva fiatato, sorridendo divertita e scuotendo la testa.
“Mi
sono stufata, vado a prendere qualcosa da bere, chi mi ama mi
segua!” Annunciò improvvisamente Sofia e non feci
in tempo ad alzare lo sguardo verso di lei che tutte si erano
già alzate e dirette verso il bancone luccicante dalla parte
opposta del locale fatiscente.
“Ei!”
Protestai nel vano tentativo che almeno una di loro si fermasse ad
aspettarmi. Rimasi quindi sola, seduta su quegli stupidi divanetti
appiccicosi che mi pizzicavano il sedere, con i gomiti poggiati sulle
gambe e le mani a sostenermi il viso dall’espressione
imbronciata.
“Carina la faccia annoiata, ti si addice” Mi girai e vidi due occhi azzurri e penetranti e una foresta di capelli biondi e scompigliati, tipici tratti angelici se non fosse stato per il sorriso storto e sornione stampato su quella faccia da schiaffi troppo bella per un posto del genere, quella di Jake.
“Ci
conosciamo?” Chiesi riducendo gli occhi a due fessure.
“No,
però non riuscivo a toglierti gli occhi di
dosso…” Disse ammiccando.
“Dici
sul serio?” Feci alzando gli occhi al cielo o più
che altro al soffitto blu notte scrostato.
“In
verità no, però i miei amici hanno scommesso su
quanto tempo ci avrei impiegato a rimorchiare una qualsiasi qui dentro
e tu mi sembravi la meno peggio, nelle vicinanze”
Spiegò con una certa ovvietà che però
a me risultava poco visibile.
“E
la più facile, giusto?” Ribattei disgustata.
“Perché?
E’ così?” E sembrava pure crederci,
Assurdo!
“No!
Coglione!”Gli urlai contro esasperata, ma più mi
irritavo più mi sembrava che gli facesse piacere
così mi alzai e velocemente raggiunsi l’uscita
d’emergenza scansando una coppia di ragazze intente a
baciarsi appassionatamente in mezzo ad una folla di ragazzi eccitati.
Mi sentii
più lucida solo quando
sentii l’aria frizzante della notte colpirmi in pieno volto,
sospirai a pieni polmoni e mi diressi verso la stazione dei pullman
proprio dietro il locale.
“Già
te ne vai, piccola?” Sentii chiedere da qualcuno alle mie
spalle.
Mi
voltai per controllare che non fosse qualche male intenzionato e la mia
mano scattò automaticamente ad afferrare la boccetta di
spray al peperoncino che tenevo nella tasca della giacca ed a puntarla
proprio dritto davanti a me.
“Ei, ei calma sono
io” Jake era davanti a me, con le mani alzate in segno di
arresa e con un’espressione tra l’allarmato e il
divertito dipinta in volto.
“Ah, sei
tu. Cosa vuoi ancora?” Chiesi spazientita.
Mi aveva fatta
spaventare per niente.
In un attimo mi
trovai la schiena spalmata contro il muro e lui spalmato su di me con
le mani ancorate ai miei fianchi. Sentii una scarica di adrenalina
mista ad eccitazione passare per ogni singola terminazione nervosa del
mio corpo non appena le sue labbra si poggiarono sulle mie
prepotentemente.
“Questo”
Rispose sussurrando dopo essersi staccato da me.
Lo vidi voltarsi e raggiungere una moto nera ed ingombrante, prima di partire a tutta velocità verso la strada buia.