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Autore: waferkya    31/10/2011    2 recensioni
[2014!verse, gen, angst]
Per capriccio, Lucifer decide di riportare in vita John Winchester. John si adatta facilmente all'Apocalisse, ma non ha nessuna intenzione di starsene seduto a guardare il mondo sprofondare nell'abisso.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Adam, Castiel, Dean Winchester, Jo, John Winchester, Lucifero
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione, Nel futuro
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~ Dreams we’ll never see.
5. Flirtin’ with disaster.
I need someone to show me the things in life that I can’t find

 

«Non esiste, papà.»

John sorride, perché la scena gli sembra oltremodo familiare: lui che raccoglie le ultime cose prima di andare a fare qualcosa di estremamente stupido e pericoloso, e Dean che si piazza a gambe larghe sulla porta per impedirgli di farsi ammazzare. Suo figlio è cresciuto, si è costruito tutt’attorno una muraglia di piombo per tener fuori gli incubi e si è ritrovato intrappolato all’interno della sua stessa fortezza in loro compagnia, è diventato un uomo quasi più prostrato di lui, che si tiene insieme solo con qualche brandello di forza di volontà e poca speranza ancora di riuscire a salvare Sammy, eppure riesce ad essere così uguale al se stesso di dieci, quindici anni fa, in certi dettagli, in certe sciocchezze, che John a volte ha l’impressione di non essersene mai andato.

«Dean, non ho chiesto il tuo permesso,» lo blandisce, buttando le ultime erbe nello zaino e chiudendo la cerniera.

«Beh, avresti dovuto,» sbotta Dean, diventando paonazzo. John lo guarda da sotto in su, divertito dal fatto che suo figlio si stia giocando quella carta proprio con lui. «Sono io che comando, qui, e-- e--»

«E cosa, Dean?»

«E ti proibisco di fare una cosa così stupida e senza senso!» dice, la faccia in fiamme, gli occhi sgranati.

John potrebbe addirittura ridacchiare.

«Allora vedi di farmi trovare pronta la gogna per quando sarò tornato, oh intrepido comandante,» dice, caricandosi lo zaino in spalla. Dean, nonostante tutto il suo lagnarsi, si fa da parte per lasciarlo passare. Lo segue, però, misurando i passi al ritmo con i suoi.

«Ti fa male frequentare Castiel, papà,» brontola, sottovoce.

«È un bravo ragazzo,» commenta John, quietamente. Il punto è che Castiel gli piace perché è un soldato, o perlomeno lo è stato e riesce ancora, di quando in quando, a recuperare quella disciplina militare che fa sentire John a casa più di qualsiasi altra cosa, e poi, soprattutto, perché come lui è piuttosto ossessionato da Dean. Come lui, vuole solo vederlo arrivare sano, salvo e tutto intero fino alla fine di ogni giornata. Come lui, Castiel per Dean potrebbe rinunciare a tutto; come lui, l’ha già fatto in passato, e non esiterebbe a farlo di nuovo.

Per cui, sì, sono più o meno sulla stessa lunghezza d’onda, loro due.

Dean concentra l’ultimo, disperato tentativo di convincerlo a desistere dalla sua idea di merda quando sono arrivati al pick-up che John ha preteso come proprio durante il secondo giorno di permanenza a Chitaqua.

«Papà, ti prego,» dice, piazzando una mano sulla portiera per impedirgli di aprirla. «Perlomeno lasciami venire con te.»

«Mi hai detto che ha giurato di ucciderti, se lo avessi evocato di nuovo,» obietta John; gli occhi di Dean tremano, ma lui non si muove. «Dean,» John abbassa la voce di un’ottava, al tono più autorevole, vuoto che ha. «Togliti di mezzo. È un ordine.»

Dean gli resiste per un minuto intero, combattuto tra il vecchio se stesso, che si fidava del giudizio di John con una semplicità certe volte disarmante, e il suo nuovo ruolo di testardo comandante di superstiti dell’Apocalisse che non ce l’ha più, l’abitudine a farsi sballottare in giro dagli ordini di suo padre.

Alla fine, sono sempre le vecchie abitudini ad averla vinta.

«Sissignore,» brontola Dean, quasi offeso, e si fa da parte. John abbozza un sorriso sbilenco – la sua famiglia gli manca, gli manca da morire, – e gli dà una pacca sulla spalla.

Sale sul pick-up, e si avvia incontro alla morte.

Beh, non proprio alla morte. A Morte e basta, più che altro.

John s’è messo in testa che l’unico modo di tirare fuori il Diavolo da Sammy, sia ricorrere all’aiuto di Michael, la controparte dell’enorme, spaventoso stronzo che si ostina ad indossare suo figlio. Castiel gli ha spiegato che gli angeli sono andati via da un pezzo, ma Michael è rimasto intrappolato nella gabbia da cui, invece, Lucifer è riuscito a scappare perché, andiamo, tra i due chi è il bastardo manipolatore? Non che Michael gli sia sembrato chissà che gentiluomo, almeno dai racconti di suoi figlio, ma il Diavolo ha chiaramente un curriculum di tutto rispetto, perciò se qualcuno avesse chiesto a John di scommetterci su –– ma non è questo il punto.

Il punto è che John vuole dire di sì a Michael. Vuole ingoiarsi il figlio di puttana e strappare Lucifer dalla carne di Sammy e salvare il mondo, è l’unico modo. Questa parte del piano, chiaramente, a Dean non l’ha detta, perché altrimenti, beh, col cavolo che l’avrebbe lasciato andare. Il ragazzo è testardo come un Winchester e come sua madre, santo cielo.

E, insomma. Morte è il più affabile dei Cavalieri, e magari avrà voglia di dargli una mano, chissà. Per cui, John intende evocarlo e faci quattro chiacchiere per cercare di risolvere quei due o tre dettagli che ancora non funzionano – gli anelli, per esempio. Ne ha bisogno per aprire la gabbia e, a parte quello di Morte, non ha idea di dove siano gli altri tre.

«Pronti a far danni?»

John sobbalza con tanta energia che fa sbandare il pick-up fin quasi a schiantarsi contro gli alberi a margine della strada sterrata. Riacquista il controllo per un pelo, e si volta a scoccare un’occhiataccia a Castiel che si è affacciato nell’abitacolo dalla finestra rettangolare che guarda sul retro del furgoncino.

«Cass, cerca di non spaventarmi mentre sto guidando,» dice, e riceve una risatina spensierata in risposta. L’odore di fumo appiccicato ai capelli di Castiel è tanto forte che John se ne sente affetto anche solo così, e deve scuotere forte la testa per rimanere concentrato.

«Scusami, papà,» mormora l’angelo, e poi si sporge in avanti, e si sporge, e si sporge finché non perde l’equilibrio e capitombola giù, in qualche modo incastrandosi perbene nel sedile. Scoppia a ridere, spensierato, e John ha una mezza idea di scaricarlo nel mezzo del nulla, ma non si prende sul serio neanche per un momento.

  
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