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Autore: Vanderbilt    31/10/2011    16 recensioni
Bella, ragazza di diciotto anni con una famiglia apparentemente perfetta. Desidera innamorarsi per la prima volta.
Edward, un passato difficile, non si è mai innamorato.
Entrambi si conosco da molti anni, ma non sono mai riusciti ad instaurare un rapporto a causa del carattere introverso di Edward.
Abitano a Savannah, sognano di andare al college, ma ora dovranno affrontare l'ultimo anno di liceo, pieno di imprevisti a grattacapi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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There’s a side to you that I never knew

If this ain’t love, then what is?
I’m willing to take the risk

So petrified, I’m so scared to step into this ride,
What if I lose my heart and fail

Adele, He won't go

Quella mattina venni svegliata dal suono del cellulare, che mi avvisava di un nuovo messaggio. La sveglia non era ancora suonata, quindi ero ancora più irritata dal fatto di essere stata svegliata ingiustamente.

Non avevo la forza né la voglia di alzarmi per vedere chi aveva disturbato il mio sonno. Diedi una rapida occhiata alla sveglia, con gli occhi ancora assonnati e mezzi chiusi. Erano esattamente le sei e cinquanta. Alle sette sarebbe suonata la sveglia, quindi la persona che aveva osato mandarmi un messaggio mi aveva rubato dieci minuti di sonno!

Ormai sveglia mi alzai, andai verso la scrivania, dove c'era il mio cellulare, e poi tornai a sdraiarmi supina sul letto caldo.

Mi sfregai gli occhi e sbadigliando aprii il messaggio: "Buongiorno! Il sole splende già e noi dobbiamo vederci almeno un quarto d'ora prima al nostro bar! Ho delle news da raccontare! Baci, Rose."

Chissà cos'era successo di nuovo. Ultimamente Rose aveva avuto una vita parecchio incasinata tra David, Emmett e la fine della sua relazione. Ieri era parecchio giù di tono, ma a quanto pare quella mattina si era svegliata con il piede giusto.

Mollai il telefono sul letto e fissai il soffitto. Stavo per addormentarmi e questo non andava per niente bene! Avrei fatto tardi all'appuntamente e, dal messaggio, si capiva quanto Rose ci tenesse.

Irritata per il brusco risveglio mi alzai e mi preparai lentamente. Scesi al piano di sotto prima del previsto e non trovai nessuno dei miei genitori intenti a preparare la colazione o a leggere il giornale. Trovai, semplicemente, la cucina vuota. Strano, non succedeva mai. Probabilmente erano già al lavoro. Sì, sicuramente, non avevo nulla di cui preoccuparmi.

Una volta in macchina partii a razzo verso il bar. Stranamente arrivai per prima ed aspettai Alice e Rose in macchina, dove spensi la radio e mi rilassai. Odiavo fare tutto di corsa la mattina, mi metteva di malumore e diventavo parecchio irritabile!

Toc.Toc.Toc.

«..lla?», sentii in lontananza delle voci confuse. Aprii un occhio e poi l'altro e mi accorsi di essermi appisolata in macchina. Guardai il finestrino al mio lato destro e vidi le faccie di Alice e Rose guardarmi preoccupate, con i pugni protesi per riprendere a bussare contro il vetro.

Aprii la portiera della macchina ed uscii ancora leggermente frastornata dal pisolino.

«Bella, finalmente! E' da mezz'ora che ti chiamiamo!», disse Alice con la sua solita voce acuta.

«Alice...», la rimproverò Rose. Non capii il perchè, ma dall'espressione e dallo sbuffo scocciato di Alice, mi si accese una lampadina.

«Okay, forse non da mezz'ora...», ritrattò Alice. Io non riuscivo a capire nulla, ero mezza addormentata e faticavo a stare dietro ai loro discorsi. Forse una bella tazza di caffè faceva al caso mio.

«Alice! Sei davvero impossibile! Bella», iniziò Rose; «eravamo appena arrivate. Sei uno straccio stamattina, forse sarebbe meglio entrare e fare colazione, potrebbe aiutarti un po' di caffè».

«Sì, lo penso anch'io», risposi sbadigliando per l'ennesima volta.

«Allora, quali news devi raccontarci?», chiesi rivolgendomi a Rose, che alla mia domanda diventò rossa e le brillarono gli occhi.

«Ieri sera, come sapete, Emm mi ha accompagnata a casa...», iniziò interrompendosi per avere un nostro cenno d'assenso. «Una volta arrivati... Oh, è così difficile! La farò breve, l'ho invitato a cena, Jazz era con te», indicò Alice; «mamma e papà non c'erano, quindi ho pensato fosse una buona idea, e si è rivelata ottima! E' stata una serata magnifica! E' stato molto dolce e carino, non mi ha fatto domande su David e si è comportato da vero gentiluomo. Abbiamo cenato e guardato un film». La sua voce tremava leggermente per l'emozione. I suoi occhi esprimevano una dolcezza ed un amore infinito. Ero talmente felice per lei che la notizia riuscii a risvegliarmi del tutto, dove il caffè aveva fallito.

«Sono così entusiasta! Tu e mio fratello insieme, finalmente!». Alice, ovviamente, correva già con la fantasia, ancora prima che realmente i due si mettessero insieme lei aveva progettato la loro vita di coppia.

«Alice, non correre troppo! Non abbiamo ancora chiarito nulla, né discusso della serata», la ammonì Rosalie, ma il suo ottimismo non ne fu scalfito e continuò ad elencare una serie di motivi per cui le cose si erano già sistemate, senza bisogno di ulteriori chiarimenti.

Intervenni io, per salvare Rose dalle sue grinfie e placare un attimo gli animi. Non volevo certo smorzare l'entusiasmo di nessuno, solo far restare con i piedi per terra la piccola Cullen.

«Alice, calmati! Devono vedersela tra loro. Ora facciamo colazione e filiamo a scuola, dove sono certa troverai un Jasper super coccoloso dopo la serata di ieri sera». Rose mi rivolse un sorriso di gratitudine, mentre ad Alice brillarono gli occhi nel sentire nominare il suo amore. Ogni giorno, ma in particolare dopo le loro serate, erano talmente dolci da far soffrire chiunque li guardasse troppo a lungo, tutti sarebbero stati invidiosi di un amore così profondo.

Arrivate a scuola trovammo i ragazzi intenti a parlare di fianco alla macchina di Edward. Ci avvicinammo e, dopo aver salutato Jasper ed Emmett, abbracciai Edward, il quale ricambiò la mia stretta rivolgendomi un sorriso a dir poco radioso. La sua vicinanza mi faceva sentire bene, mi trasmetteva serenità ed ansia insieme, strana combinazione, no?! Be', questo era l'effetto che mi faceva la sua presenza, oltre ad avere il potere di farmi perdere il contatto con il mondo.

«Buongiorno, Bella», disse con la sua voce melodiosa, leggermente roca e bassa.

«Ed», lo salutai sorridendo. «Allora, hai finito di leggere Wather for elephants?», chiesi interessata alla sua opinione al riguardo.

«Sì, e... a proposito di questo, vorrei chiederti una cosa. Ieri è uscito al cinema il film e mi chiedevo se ti andasse di andarlo a vedere... con me. Ovviamente puoi rifiutare, non sei obbligata ad accettare!», mi propose tutto agitato. Mi fissò dritto negli occhi e dentro riuscì a leggerci timore, ma anche speranza. Pensava davvero che avrei mai rifiutato?!

«Sarei felicissima di venire al cinema con te», risposi emozionata.

«Oh, bene. Allora ti passo a prendere stasera alle otto», e si dileguò, fuggendo come se fosse in ritardo a lezione, il che era impossibile visto che le lezioni iniziavano esattamente tra un quarto d'ora.

Forse si era pentito della proposta appena fatta, oppure, mi suggerì una vocina nella mia testa, era semplicemente imbarazzato dopo aver chiesto un appuntamento ad una ragazza. Un attimo: appuntamento?! O dio, non ci avevo proprio pensato! Sì, era un appuntamento! Cosa mi sarei messa? Dovevo vestirmi in modo casual o mettere qualcosa di carino e adatto ad un primo appuntamento?

La testa mi scoppiava per i pensieri troppo confusi. L'unica soluzione era stare calma, non iniziare a vaneggiare e, sopratutto, mantenere i nervi saldi. Si trattava di Edward, un ragazzo semplice, un po' chiuso, ma estremamente dolce e gentile, oltre che bellissimo per me.

Dovevo pensare solo a lui e tutto il resto sarebbe scomparso, compresi i viaggi mentali confusi e aggrovigliati tra loro. Edward, Edward, Edward... Vestito... Edward... Scarpe... Okay, non stava funzionando! Sentivo lo stomaco stringersi in una morsa, l'ansia mi stava uccidendo! Forse potevo chiedere aiuto alle ragazze... No, meglio di no, volevo rimanesse una cosa intima tra me ed Edward. Sapevo che era stupido pensarlo, forse Emmett lo sapeva già essendo suo fratello, forse anche Alice... No, Alice no, altrimenti mi avrebbe già fatto il terzo grado. Era meglio tenere tutto per me.

Era da esattamente due ore che provavo vestiti. Avevo tirato fuori tutto ciò che c'era nel mio armadio. Erano ancora le sette, ma un'ora era poca visto che in due non ero riuscita a fare nulla, tranne una doccia. Dovevo ancora stirarmi i capelli, truccarmi e scegliere qualcosa da indossare. Non ce l'avrei mai fatta! Okay, pensai, inanzitutto penserò a trucco e capelli, poi all'abbigliamento.

Mi stirai i capelli con cura, passando la piastra per tre volte nello stesso punto, cosa abbastanza inutile visto che i miei capelli naturali erano solo leggermente ondulati, con qualche boccolo che si arricciava alla fine del capello. Mi truccai leggermente, senza strafare, solo un po' di ombretto beige illuminante, phard e rossetto rosa pallido, per risaltare il colore delle labbra.

Mancava solo il vestito. Non sapevo assolutamente cosa indossare! Andare sul classico con un jeans e una maglietta carina, oppure un vestito non troppo appariscente?! Questo era il dilemma!

Provai, per l'ultima volta, un vestito nero, corto fino a metà coscia, con una scollatura non esagerata. Aderiva al mio corpo sottolineando i miei punti forti, come il seno e le gambe magre, ma senza risultare volgare. Non sapevo se era adatto ad un semplice cinema, non era esagerato o altro, ma forse un paio di pantaloni e una camicietta sarebbero stati più adatti. Mi guardai allo specchio, girandomi in tutte le angolazioni possibili e alla fine decretai il mio consenso, poteva andare bene se abbinato a semplici decoltè in pelle nera. Un look adatto ad un primo appuntamento, ma non esagerato da farmi apparire fuori posto.

Bene, decretai, mancano cinque minuti alle venti e io sono pronta.

Presi la borsa ed un giacchettino leggere e scesi in salotto ad aspettare l'arrivo di Edward. Avevo già avvisato i miei genitori che sarei uscita quella sera, infatti loro erano ancora in cucina a finire di cenare, mentre io avevo mangiato un panino al volo, vista la mia lunghissima preparazione.

Appena mi misi comoda sul divano qualcuno, Edward supposi, suonò alla porta. Urlai un "buona serata, non aspettatemi svegli" ai miei genitori e, prima di sentire la loro risposta, mi catapultai verso la porta d'ingresso, la aprii e mi trovai davanti il viso sorridente di Edward. Lo osservai bene, squadrandolo dalla testa ai piedi. Stava benissimo in un paio di jeans un po' stretti; ero felice di constatare che non ero l'unica ad essere vestita con più cura del solito.

Alzai lo sguardo incantandomi davanti ai suoi occhi verdi, che brillavano sempre di una luce propria, così misteriosi e allo stesso tempo affascinanti ed accecanti. Nessuno nella sua famiglia aveva un simile colore di occhi. Notai il suo sguardo mutare, diventare preoccupato e leggermente confuso, non ne capii il motivo, finchè non mi resi conto di essermi imbambolata a guardarlo, anzi mangiarlo con gli occhi, facendo la figura della tonta.

Mi sentivo in imbarazzo, nessuno dei due apriva bocca e per la prima volta nella mia vita non sapevo cosa fare e come interagire. E, sempre per la prima volta, mi sorprese prendendo lui stesso la situazione in mano. Si avvicinò a me di qualche passo, abbastanza da sentire il suo profumo avvolgermi come una coperta calda in inverno.

Si chinò su di me, posando le sue labbra calde sulla mia guancia, sicuramente arrossata, e sussurrò dolcemente contro la mia pelle: «Buonasera Bella, sei davvero meravigliosa questa sera, non che tu non lo sia sempre». Trattenni il fiato, incantata dalle sue parole. Inspirai bruscamente rimanendo sempre immobile come una statua, mi sentivo una perfetta cretina a non riuscire ad articolare nemmeno una parola. Non mi riconoscevo più! Incantata da un ragazzo e senza parole, roba da matti!

Cercai di riemergere dal mio abisso privo di parole e azioni.

Sorrisi più tranquilla e serena, iniziando a riprendere possesso delle mie facoltà mentali.

«Sei bellissimo», gli sussurrai, puntando di nuovo il mio sguardo nel suo. Al mio complimento arrossì leggermente, sfiorandosi la nuca con la mano destra. Era dolcissimo quando la sua timidezza riusciva a prevalere sul resto.

«Grazie. Vogliamo andare?», mi chiese gentilmente e nel suo modo dolce mi porse la mano invitandomi ad afferrarla. La presi senza remore e mi avviai con lui alla macchina. Da vero gentiluomo qual'era, mi aprì la portiera della sua macchina.

Eravamo piuttosto silenziosi, ma a volte le parole non servivano e tra noi era così, ci capivamo al volo e parlare poteva risultare superfluo e rovinare quell'atmosfera magica che si stava creando.

Tuttavia, la mia loquacità dovette farsi sentire e non rimasi zitta se non per un minuto scarso. Appena Edward si mise in careggiata, presi a fargli un sacco di domande sulla serata, alle quali lui rispose sempre gentilmente e con infinita pazienza.

«In che cinema andiamo?», iniziai. Purtroppo, quando ero leggermente nervosa o ansiosa, la mia logorrea iniziava a venire fuori e nessuno riusciva più a fermarmi. Be', nessuno fino a questo momento!

«Andiamo al cinema tra River e Bay Sts., non ricordo il nome», mi rispose continuando a guardare la strada e cambiando marcia, iniziando a scalare a causa del semaforo rosso.

«Edward», lo chiamai prima di continuare a parlare. Dovevo tirare fuori quella specie di blocco allo stomaco che sentivo, finchè non tiravo tutto fuori non sarei riuscita a rilassarmi. Edward si voltò per esortarmi a finire la frase, poi ripartì al verde del semaforo. «Alice ed Emmett sanno che stasera saremmo usciti insieme?».

«Sì, mi dispiace, non sapevo se volessi tenere tra noi la cosa, ma prima di uscire di casa entrambi hanno iniziato con i loro interrogatori e non sono riuscito a mentire loro, ho detto semplicemente la verità».

«Okay, non c'è assolutamente nessun problema, volevo solo sapere come stavano le cose nel caso domani Alice iniziasse con le sue domande a trabocchetto», dissi felice che Edward non avesse nascosto la nostra uscita. Questo doveva pur significare qualcosa!

«A che ora inizia il film?», chiesi nuovamente. Edward irruppe con una risata divertita, gli angoli della sua bocca si alzarono mostrando la schiera di denti bianchi e perfetti, le sue labbra formarono una linea quasi dritta e io mi incantai ad osservarne il movimento.

«Bella», mi chiamò; «come mai sei così loquace e ansiosa stasera? Sono sempre io, non è cambiato nulla tra noi». Quel "cambiato nulla" non lo disse con convinzione, anzi, si può dire che dal suo tono di voce la frase risultava più come: "sì, le cose stanno cambiando, ma perchè sei così spaventata? Puoi rompere questa cosa quando vuoi".

«Sì, lo so, sono solo un po' agitata. Scusa, non voglio rovinare la serata», sussurrai fissando fuori dal finestrino la strada che scorreva.

«Non potresti mai rovinare nulla, Bella, nemmeno se lo volessi», parlò così a bassa voce che per un attimo pensai non avesse aperto bocca, ma poi mi diedi della stupida da sola: lui aveva parlato eccome!

Non seppi cosa rispondere e quindi lasciai correre, senza soffermarmi più di tanto sulla sua affermazione.

«Non mi hai ancora detto che cosa pensi del libro. Suppongo che ti sia piaciuto visto che mi hai proposto di andare a vedere il film», iniziai nel tentativo di avviare una conversazione lontano da terriori minati.

«Già, è un bel libro, non esattamente il mio genere, ma coinvolgente e con un tema interessante. Sai, il circo non mi è mai piaciuto, tutti quegli animali chiusi in gabbie e addestrati fino allo sfinimento... No, non è un tema che mi si addice, ma ho trovato comunque interessante la collocazione della storia, l'ambiente e i personaggi», rispose. Ero totalmente d'accordo con lui sulla questione dei circhi, per questo l'unico che mi andava a genio era il Cirque du soleil, perchè non usavano animali, facevano semplicemente spettacolo con acrobazie e via dicendo. Avevano organizzato uno spettacolo persino in onore di Micheal Jackson.

«Concordo sul circo, ma nonostante tutto ho adorato quel libro! Jacob mi ha conquistata e da anziano mi ha fatto una pena indescrivibile, abbandonato dai figli e dai nipoti in una casa di cura! Qualcuno poteva pur occuparsi di lui, ma hanno preferito sbarazzarsene!».

«Vedo che la sua sorte ti è stata molto a cuore», affermò Edward.

«Assolutamente!», confermai.

Continuammo a parlare del libro fino a quando non arrivammo nei pressi del cinema. Edward parcheggiò la macchina vicino all'entrata e subito scese dalla macchina per correre dalla mia parte e aprirmi la portiera. Era un gesto così galante e romantico, esattamente come nei film o nei romanzi rosa, dove il perfetto gentlemen è pieno d'attenzioni, solo che qui eravamo nella vita reale e non avrei potuto chiedere di meglio.

Nonostante i miei continui lamenti, Edward insistette per pagare i biglietti e mi mise a tacere dicendo che lui stesso mi aveva invitato e che una donna non doveva mai pagare un appuntamento in presenza di un uomo! Io mi arresi ed entrammo in sala. Non c'erano molte persone a quell'ora in un giorno feriale, il cinema era piuttosto vuoto e ognuno era isolato dall'altro, concedendo così a tutti la tanto agognata privacy.

Edward ed io ci accomodammo nelle ultime file, la pubblicità era già iniziata e così anche le luci erano calate.

In un momento del film mi ritrovai a piangere, un vero fiume in piena ed Edward cercò di consolarmi. Mi prese una mano tra le sue e passò un braccio intorno alle mie spalle. Appoggiai la testa sulla sua spalla e pian piano mi calmai.

«E' così orribile quello che le hanno fatto», bisbigliai per non disturbare la visione del film a qualcuno.

«Lo so, Bella», confermò al mio orecchio. Il suo soffio caldo mi fece venire i brividi. La vicinanza con il suo corpo aveva uno strano effetto su di me. Mi sentivo la testa leggera, come dopo una sbronza, non che mi sia mai sbronzata, ma così dicono.

Finì il film che io ero ancora aggrappata ad Edward, praticamente gli ero quasi in braccio e la nostra posizione dava sicuramente da pensare, chi ci avesse visto avrebbe pensato che fossimo una coppia di innamorati. Quando realizzai cosa avevo pensato ne fui segretamente compiaciuta, desideravo che pensassero questo vedendo me ed Edward insieme.

Lentamente ci staccammo l'uno dall'altra e un po' imbarazzati raccogliemmo le nostre cose e ci avviamo verso l'uscita, ma, appena varcata la soglia della porticina di emergenza che portava direttamente fuori dal cinema, Edward mi prese per mano, intrecciando le sue dita alle mie. Rafforzai la presa debole di Edward, probabilmente dovuta ad un mio possibile rifiuto.

Fu Edward a rompere il silenzio che si era creato: «Che ne dici se andassimo a fare una passeggiata a Johnson Square?», propose Edward. Nel corso della serata avevo notato quanto fosse deciso e sicuro di sé, non si comportava come il ragazzo chiuso e distaccato che avevo imparato ad apprezzare e conoscere, ma come una versione di se stesso più forte.

«Certo», accettai entusiasta di poter passare altro tempo in sua compagnia.

Il Johnson Square non era altro che una delle più belle piazze di Savannah, molto isolata alla sera. Al centro si trovavano due fontane in marmo bianco magnifiche, che riuscivano a dare un minimo di isolamento alle coppie che alla sera facevano una capatina in piazza. Inoltre, durante la primavera, la piazza si riempiva di magnifiche azalee che riuscivano a donare un fascino particolare al luogo; peccato che non fosse primavera.

Per arrivare alla piazza prendemmo la macchina, visto che era abbastanza distante da dove eravamo noi. Ma, mentre stavamo per raggiungere Johnson Square ebbi un'idea improvvisa: «Edward, gira qui a destra, subito! Veloce, altrimenti dobbiamo rifare il giro!», gridai in fretta. Edward eseguii i miei ordini confuso, ma appena riconobbe la strada sorrise allegramente della mia pazza idea.

«E così il Talmadge Bridge, eh? Lo sai che è uno dei posti più romantici della città, vero?», mi punzecchiò maliziosamente ed io risi.

«Lì si ha un'ottima veduta dell'intera città, è uno dei posti che preferisco in assoluto di Savannah», ammisi. Mi piaceva venire qui, fin da bambina ammiravo dal ponte il fiume che attraversa la città, di sera rimanevo ipnotizzata dai colori che si formavano e che le luci riuscivano a creare. Il Talmadge Bridge era in assoluto il ponte più bello che ci fosse in tutta la Georgia.

Mano per la mano ci avviammo verso il ponte. Non c'era nessuno quella sera, eravamo soli, nessun rumore a turbare la nostra magia.

«Bella», mi chiamò Edward. Tirò leggermente la mia mano per farmi fermare e si mise di fronte a me. In questa posizione era come se fossi bloccata tra lui e il muretto del ponte, anche se teoricamente non mi stava schiacciando con il suo corpo. Mi prese entrambe le mani tra le sue, posizionandole lungo i nostri fianchi. Infine riprese a parlare, con una nota più dolce e appassionata nella voce: «Non voglio rovinare questa serata, ma sento il bisogno di parlare chiaro», sospirò come per prendere coraggio e poi proseguì: «questa serata significa molto per me. Non ti ho inviatato al cinema perchè avevamo letto entrambi il libro, ma perchè lo volevo, lo volevo davvero». Non c'era bisogno che proseguisse, avevo capito perfettamente ciò che lui voleva dirmi con quelle parole. Non voleva pensassi che si trattasse di un'uscita qualunque tra amici e a me andava più che bene, nemmeno io lo avevo pensato, neanche per un secondo.

C'era forse bisogno che io rispondessi? No, certo che no, il mio sguardo valeva più di mille parole. Dal suo sorriso capii che aveva inteso ciò che volevo esprimere senza parlare. Mi aveva capita e non c'era cosa più bella nel capirsi senza aprire bocca.

Sempre sorridendo si avvicinò di un passo, facendo combaciare perfettamente i nostri corpi e premendo dolcemente il suo sul mio. Mollò la presa su una mia mano, mentre le nostre mani destre unite si contorsero dietro alla mia schiena, senza procurarmi nemmeno un lieve fastidio. La sua mano libera si infilò tra i miei capelli, accarezzandoli gentilemente, prima di scendere senza fretta sul mio bacino e, sempre senza fretta, avvicinò il suo viso al mio. Sapevo cosa stava per succedere, i suoi occhi erano un chiaro avvertimento, ma non avevo intenzione di fermarlo per nessun motivo al mondo, anzi avvicinai di colpo il mio viso al suo ed Edward capii e non si fermò.

Le sue labbra si appoggiarono delicatamente sulle mie, premendo maggiormente quando infilai la mia mano libera alla base della sua nuca, tormentando i suoi capelli ribelli. Al tatto erano così morbidi e setosi, immaginai di non abbandonare mai più quella folta chioma ramata.

Il bacio divenne più acceso, degno di essere chiamato tale. La sua lingua che rincorreva la mia, il suo corpo che ora premeva più deciso sul mio, tanto da farmi arretrare e appoggiare al muretto del ponte. Tutto era perfetto, il luogo, lui, un bacio indimenticabile sotto tutti i punti di vista. Non avrei mai scordato questa fantastica serata.

Le nostre labbra si muovevano in sincronio, come se non fosse il nostro primo bacio. Era qualcosa di così emozionante, indescrivibile a parole. Quello che Edward riusciva a trasmettermi con un semplice bacio, non era stato capace di farmelo provare nessuno, nonostante avessero avuto molto più tempo a disposizione. Questa era la prova che il tempo era sempre relativo in una relazione, di qualsiasi tipo. Potevi fidanzarti, sposarti dopo tre mesi e stare insieme tutta la vita, come farlo dopo dieci anni e durare un mese.

Edward riusciva a scombussolarmi dentro, a farmi vibrare con uno sguardo, a infuocarmi con un bacio e a farsi amare con una carezza. Tutto perdeva d'importanza se confrontato con questo momento, perchè non esisteva momento più perfetto di questo.

Il bacio si era trasformato da dolce a passionale. Dopo svariati minuti che nessuno dei due staccò le labbra dall'altro, alternando baci innocenti a veri e propri colpi di fiamme, riuscimmo a separare le nostre labbra. Edward poggiò la fronte contro la mia, chiudendo gli occhi per godersi il momento, lo imitai, ma non riuscii a tenere gli occhi chiusi per più di due secondi, avevo bisogno di vederlo e sapere che tutto ciò che stavo provando era reale. Riuscii a godere della visione di Edward con gli occhi chiusi e le labbra socchiuse, era uno spettacolo unico.

«Non so se hai notato il punto esatto dove ci siamo fermati», mi disse Edward riaprendo gli occhi e facendomi girare verso il fiume a cui davo le spalle.

Una volta girata non riuscii a contenere un esclamazione di sorpresa: «Uaoh! E'... è semplicemente fantastico!». Ciò che mi ritrovai ad osservare affascinata non era altro che Savannah completamente illuminata. Mille luci formavano quella città a cui ero particolarmente affezionata. Tutto era colorato e si rifletteva sul fiume che percorreva la città da un lato. La luna rifletteva sull'acqua contornata da quelle luci e lo spettacolo che creava era semplicemente magico.

Edward mi abbracciò da dietro, stringendo le sua braccia intorno alla mia pancia. Il suo mento sulla mia spalla e la sua bocca vicino al mio collo, dove sentivo il suo respiro solleticarmi l'orecchio, mi fecero venire la pelle d'oca. Per un attimo mi abbandonai a quelle sensazioni, ma sentendolo parlare mi ripresi subito.

«Un luogo perfetto per un bacio perfetto», sussurrò.

«Concordo», risposi rapita dalla sua voce. La mia tremava leggermente, ero emozionata e si sentiva.

«Il mio primo bacio... non l'avevo immaginato così, ha superato le mie aspettative», mi confidò. Mi fece sciogliere come neve al sole e strinsi le mie braccia intorno al suo collo.

«Ne sono felice», dissi emozionata per quella confessione. Era così dolce e romantico!

«Tutto questo grazie a te».

«Oh no, io non ho fatto nulla, è il luogo che è magico», scherzai imbarazzata.

«Sbagli, non è il posto, sei tu che sei magica. Il bacio era perfetto solo perchè è stato condiviso con te, non sarebbe stato lo stesso, Bella, lo so», confermò deciso e terribilmente dolce. Mi sarei potuta innamorare di Edward senza neanche rendermene conto. E questo, in parte, mi spaventava.

 

 

Salve! Allora, come state? Tutti contenti per il ponte? Io sì, e molto anche! Una pausa dallo studio mi serviva, altrimenti a dicembre non ci sarei arrivata sana e salva xD

Come sempre ringrazio le fantastiche persone che mi seguono, in particolare chi recensisce ogni capitolo, apprezzo molto che mi seguiate così, mi piace parlare con voi in ogni recensione!

Partiamo dal commento alla canzone, come al solito... Ogni pezzo che metto, lo ribadisco, non è preso a caso, ma è sempre significativo per il capitolo e se li leggete noterete che sono veri e propri spoiler.

Forse il loro primo appuntamento potrà sembrare affrettato, ma a mio parere la loro relazione è molto diversa, si sta sviluppando velocemente, ma con maturità, quindi mi è venuto spontaneo scrivere questo capitolo. Eh già, chi pensava che si trattasse di Emmett e Rose è rimasto fregato, sono contenta che questo primo appuntamento risulterà una sorpresa per tutti (okay, quasi tutti, lo so che tu lo hai già letto ù.ù).

Ovviamente mi dimenticherò come al solito di scrivere qualcosa, ma per oggi le note saranno più corte del solito.

SPOILER:

«Amo fissare il cielo di notte», confessai a bassa voce per non spezzare l'atmosfera surreale che si era creata.

«Devo confessare che ha il suo fascino, ma se lo si guarda con una ragazza altrettanto fantastica perde un po' della sua magia», mi lusingò. Arrossii imbarazzata e felice del suo complimento. Non ero una di quelle ragazze che dovevano essere costantemente lodate, ma sapevo accettare un complimento di buon grado, senza fare la ragazza troppo modesta. Un complimento non lo rifiutavo per nulla al mondo, dopotutto ero una ragazza e la vanità era sempre presente, anche se in minor dose.

A lunedì!

Kiss :***

Jessica
 

   
 
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