Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: donny93    01/11/2011    3 recensioni
Si dice che tanto tempo fa un Purosangue e una Mezzosangue, completamente diversi, proprio come diversi sono tra loro i colori dell'arcobaleno, riuscono ad amarsi, andando contro tutte le leggi del loro mondo.
Erano diversi, opposti. Ma perfetti insieme.
Dopo 500 anni può un ballo avvicinare altre due anime completamente incompatibili tra loro e il cui destino sembrava essere quello di odiarsi per sempre?
Hermione Jane Granger e Draco Lucius Malfoy si ritroveranno ben presto a dover collaborare fianco a fianco, andando contro tutti i principi e gli ideali in cui avevano sempre creduto fino a quel momento.
Momento in cui le loro vite sono cambiate per sempre.
Momento in cui si sono visti eletti Re e Regina del Ballo Arcobaleno.
Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Ginny Weasley, Harry Potter, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Il Ballo Arcobaleno

"Punti di vista"

Quel pomeriggio di fine settembre il cielo che sovrastava i tetti del castello di Hogwarts era coperto di nuvole dense e nere.
Come nero era l’umore del Principe delle Serpi, che in quel momento tentava inutilmente di rilassarsi seduto a terra, alla base di una grande quercia vicina alla riva del Lago Nero, la solita sigaretta stretta con classe tra l’indice e il medio della mano destra.
La avvicinò alla bocca, una lunga boccata ad occhi chiusi per assaporarne meglio il sapore, e poi espirò via una nuvola di fumo grigio che guardò disperdersi subito dopo nell’aria.
Si sentiva ancora stranamente arrabbiato.
E poteva scommettere tutto il suo patrimonio alla Gringott che quest’ira, anche se lottava pur di non ammetterlo a se stesso, aveva una massa di ricci incontrollabili e un caratteraccio che avrebbe fatto invidia alla più furiosa delle McGranitt.
Nemmeno Pansy e - a quanto poteva ora esasperatamente constatare - le sue amate sigarette erano sembrate in grado di fare qualcosa.
Più cercava di non pensarla e più i suoi occhi dorati infuriati gli vagavano per la mente.
Era davvero incredibile come la Mezzosangue riuscisse, con il suo temperamento e la sua cocciutaggine, a mandarlo continuamente su di giri.
Lui, l’impassibilità e la freddezza fatte persona.
Tante volte aveva avuto a che dire con qualcuno, soprattutto con ragazze infuriate abbandonate la mattina dopo, ma era famoso per come riuscisse a farsi scivolare ogni insulto addosso.
Ora però non ci riusciva proprio e questa sua mancanza di controllo lo mandava fuori di sé.
Era sempre in mezzo, pronta non solo a prendere in mano la situazione in nome della giustizia, con quella sua aria da perfettina So-Tutto-Io, ma anche a mettere bocca su ogni cosa, a impartire ordini e a sputare sentenze.
E, giusto per concludere in bellezza, era amica di Sfregiato e Weasel.
“Giuro che se me la ritrovo davanti la crucio, per Salazar!” si disse.
Tirò un’altra volta, con avidità, dalla sigaretta che teneva tra le dita.
“Come si è permessa di parlarmi in quel modo oggi sul treno? Sono un Malfoy e in quanto tale mi merito il rispetto dovuto. Se pensa di essere più forte di me, le dimostrerò che si sbaglia di grosso”, sentenziò il biondino.
Un tuono in lontananza, che prometteva tutt’altro che bel tempo, lo riscosse dalle sue imprecazioni mentali e così dopo aver fatto sparire la cicca con un Evanesco si apprestò a rientrare nel castello.
Con passo stanco si diresse giù nei sotterranei, si asciugò la camicia zuppa di pioggia con un incantesimo non verbale e una volta arrivato davanti alla grande porta di pietra pronunciò la parola d’ordine - Purosangue - ed entrò.
Il fuoco scoppiettava nel camino in fondo alla grande stanza dai toni verdi-argento e, a parte qualche studente dei primi anni che si apprestava a finire gli ultimi compiti, per il resto la sala comune era abbastanza tranquilla: dopotutto era l’ora di cena e Draco immaginò fossero quasi tutti già diretti in Sala Grande.
E ci sarebbe andato volentieri anche lui, dopo il pomeriggio passato ad “approfondire i rapporti” con Pansy, gli era venuto un languorino non indifferente, non fosse stato però che quella gli aveva detto di passare prima nei sotterranei.
Non sapendo chi o cosa aspettarsi, pensò innanzitutto di dover cercare la ragazza e per questo, non vedendola in giro, andò verso il dormitorio femminile.
Questo era stranamente silenzioso, se si pensa che di solito l’ambiente era dominato dalle urla e dalle risate idiote delle ochette di casa Slytherin.
Confuso, bussò comunque tre colpi sulla porta di legno, spinse la maniglia ed entrò tranquillo, come se il fatto che lui fosse un maschio e quello invece il dormitorio femminile non contasse minimamente.
- Ho capito che qui dalle ragazze ormai sei di casa, ma non ti sembra almeno il caso di aspettare una risposta, vecchio maniaco? Ci sono pur sempre delle signore qui dentro.
gli disse una voce familiare, che il solo sentirla non potè fare a meno di farlo sorridere.
- Dovresti saperlo ormai Blaise che, in quanto padrone di casa, posso andare dove voglio. Potrei anche fare una piccola incursione in camera tua stanotte, mi sembri geloso.
- Non credo mi troverai libero. Sai com’è, non sei l’unico ad essere desiderato dentro Hogwarts, anche io ho le mie belle ammiratrici. Mi dispiace deluderti.
E detto questo si abbracciarono, come solo due veri amici sanno fare.
Si guardò intorno e vide che erano tutti lì: Theo, che aspettava solo che Blaise si togliesse per abbracciare il biondino a sua volta, Pansy che saltellava euforica per il ritorno a scuola “del suo amato” e Daphne seduta sul bordo del letto, la solita aria distaccata, ma nonostante questo un accenno di sorriso al lato delle labbra.
L’agitazione di prima sembrò svanire leggermente.
- Quando sei tornato Blaise? E perché?
gli domandò il biondino.
- È una settimana che non ci vediamo, che non ti tengo compagnia con le mie battute e che non ti delizio la giornata con il mio incantevole viso e tu mi chiedi “perché sei tornato”?
- Solo una settimana e devo dire stavo già iniziando a farci l’abitudine.
- Spiritoso, farò finta di non aver sentito. Comunque stamattina, qualche ora prima che arrivassi tu. Silente aveva detto che non occorreva più rimanere.
Lasciò cadere la frase così e solo Draco ne intese il vero significato: dopotutto il fatto che anche Blaise fosse partito era non solo per protezione nei suoi confronti, ma allo stesso tempo anche come sorta di copertura per la partenza di Draco e Hermione.
Le famiglie dei due Slytherin erano da molti anni legate e il fatto che partissero entrambi per questioni che li riguardavano in prima persona sarebbe stato più facile da credere, piuttosto che far partire solo uno dei due nel bel mezzo dell’anno per motivi sconosciuti.
- A proposito, come sono andati gli affari a casa Malfoy e a casa Zabini? Quando Silente ci ha detto che eravate dovuti partire senza nemmeno poterci salutare abbiamo pensato fosse perché era successo qualcosa di grave.
chiese Daphne, guardando prima il moro, poi il biondino accanto a lui.
Il silenzio che calò subito dopo, pensarono entrambi, era sintomo del fatto che anche gli altri presenti fossero curiosi sulla risposta che avrebbero dato.
Al solo ripensare a quella settimana a Londra Malfoy non potè fare a meno di rimanere in silenzio, le braccia distese lungo i fianchi e stringere i pugni per la rabbia che piano piano tornava a montargli nuovamente dentro.
E di cui nessuno si rese realmente conto, tranne Blaise ovvio, che percepita la difficoltà del suo amico decise di dargli una mano.
- Oh non c’era veramente bisogno che vi preoccupaste, si trattava solo di vecchi affari di famiglia, piccole questioni da risolvere.. non è vero Draco?
gli si rivolse, con una gomitata leggera nelle costole che sembrò funzionare perché riscosse il ragazzo dai suoi pensieri.
- Esattamente.
- E quindi ora è tutto risolto, Dracuccio?
chiese Pansy, con il suo solito tono smielato.
E proprio mentre Blaise stava per rispondere nuovamente sicuro che il suo amico sarebbe rimasto nuovamente in silenzio, Draco invece fu più veloce e prese parola.
- Non proprio, è una questione un po’ complessa, tutto perché la gente non sa stare al proprio posto. Ma finirà bene e lo sapete perché? Perché i Malfoy ottengono sempre ciò che vogliono, ottengono sempre la loro vittoria.
Sguardi confusi e preoccupati affiorarono sui volti dei compagni del ragazzo, il quale invece del tutto tranquillo, non capiva il perché di tutte quelle occhiate.
- Che avete tutti da guardare? E poi potrei cortesemente sapere che succede? Pansy mi aveva detto di venire giù al dormitorio, ma sinceramente ancora non ho capito il perché.
- Sarai pure ricco, ma hai l’intelligenza di un troll di montagna eh - disse Blaise tra le risate generali - Pansy ha detto agli altri che eri tornato anche tu. Era per farci una sorpresa.
- E che sorpresa. Stasera si festeggia.
aggiunse Nott, indicando improvvisamente tre file di bottiglie di Whisky Incendiario a terra, che nessuno fino a quel momento aveva visto perché nascoste strategicamente tra il letto e l’armadio.
Vedendo gli sguardi esterrefatti dei presenti, che non si aspettavano una cosa del genere, continuò.
- Hogsmeade. Il passaggio segreto dietro la Strega Orba. Dai ammettetelo: dove trovereste un amico come me?
terminò a quel punto con un sorriso.
- Giuro, la faccia da cazzo non ti manca affatto. Quello che ti manca invece è un po’ di educazione: perché non offri al tuo caro vecchio amico Malfoy?
il quale Malfoy intanto si stava dirigendo, con sguardo bramoso, in direzione di quella fonte di felicità imbottigliata.
Ciò che ne ottenne fu però solamente uno schiaffo di rimprovero sulle mani.
- Niente da fare mi dispiace, bel biondino. Ora andremo a cena, ci riempiremo lo stomaco e poi torneremo qui a festeggiare il vostro ritorno. Non voglio vederti bere senza aver cenato e vomitare dopo cinque minuti diretto sul tappeto della mia camera. Ti voglio bene, ma non potrei sopportarlo.
gli rispose, spingendolo da dietro con le mani sulla schiena verso la porta del dormitorio, mentre la visione di tutto quel ben di Dio, spariva definitivamente dagli occhi del ragazzo nel momento in cui la porta veniva chiusa dietro di loro.

***

Hermione aveva appena finito di svuotare il suo baule e l’aveva fatto il più lentamente possibile, con la speranza quindi di tenere la mente occupata e di non pensare a cose che le avrebbero solamente peggiorato l’umore.
Guardò l’orologio e con suo disappunto però vide che erano solo le sei e mezza: questo voleva dire che mancava ancora un’ora e mezza all’ora di cena.
Fece vagare il suo sguardo per tutta la stanza, alla ricerca di qualcosa che la potesse distrarre, ma con sua sfortuna non trovò nulla.
Aveva già fatto i compiti di tutta la settimana, ricontrollato alla perfezione quelli dei successivi tre giorni e dato da mangiare a Grattastinchi.
“Potrei andare a fare una passeggiata nel parco..” si disse, ma non le occorse nemmeno affacciarsi alla finestra per sentire fuori lo scrosciare violento della pioggia.
Oggi non era proprio giornata.
Stava per perdere le speranze, quando alla fine le venne un’idea: sicuramente lei sapeva come farle passare il tempo.
E così uscì come un fulmine dalla torre di Astronomia e si diresse verso la sala comune dei Gryffindor.
Come aveva immaginato, Ginny era appena tornata dalla lezione e quando aprì la porta ed entrò nel dormitorio femminile la trovò da sola, seduta a gambe incrociate sul letto e impegnata a leggere una rivista.
- Da quando non dormo più qui ogni volta che ci entro mi fa sempre più strano - si disse ad alta voce la riccia, spostando lo sguardo in giro e richiudendosi la porta alle spalle, poi aggiunse sorridendo - si può?
- Herm! Stavo leggendo, non ti ho vista entrare! Che ci fai qui?
- Niente di particolare. È che non avevo nulla da fare e ho pensato di venire a farti un po’ di compagnia. Da quando Silente mi ha fatto cambiare alloggio insieme a quel furetto di Malfoy non riusciamo a vederci quasi mai.
- Già, hai ragione. Dai vieni.
e le fece segno di sederci accanto a lei, battendo la mano sul materasso.
- Com’è andata poi la lezione di Pozioni?
chiese alla rossa dopo essersi accomodata.
- Stiamo parlando di Piton Herm, come pensi possa essere andata? Continui elogi ai suoi amati Serpeverde. Ah, e cinquanta punti in meno per noi poveri Grifondoro.
Hermione rimase basita.
- Altri cinquanta punti? Perché questa volta?
- Perché Colin Canon è stato sorpreso a parlare durante la lezione. Ridicolo. Soprattutto se si pensa che l’intera classe di Serpeverde stava facendo altrettanto, ma ovviamente l’unica cosa di cui Piton si è accorto è di uno stupido Slytherin che ha risposto bene ad una domanda, non al fatto che nello stesso momento tutte le altre serpi si stessero facendo i beneamati cavoli propri.
- Tipico di Piton. Vorrei farti vedere Malfoy durante le sue lezioni: molte volte penso scambi quella classe per il salone di casa propria.
Il nervoso che le metteva addosso quel ragazzo era davvero incredibile.
- A proposito del tuo bel Malfoy, oggi quando uscivo dai sotterranei dopo la lezione di Pozioni l’ho visto venire in direzione opposta, sicuramente era diretto al dormitorio dai suoi amichetti. Mi duole ammetterlo, ma devo proprio dire che la camicia bianca bagnata di pioggia lo rendeva davvero sexy.
L’altra ci mise un po’ a recepire il messaggio.
- Dimmi che stai scherzando. È Malfoy quello di cui stiamo parlando.
- Malfoy o non Malfoy, questo non toglie che sia un figo da paura.
disse la giovane Weasley, facendo una linguaccia da furbetta e sfogliando distrattamente un’altra pagina della rivista.
Hermione sgranò gli occhi, non poteva aver sentito bene!
- Dai Herm non fare quella faccia. Secondo la classifica de “la Gazzetta di Hogwarts” è il ragazzo più desiderato della scuola.
disse la rossa, indicandole con l’indice un punto preciso della rivista che aveva davanti.
- Secondo me invece è soltanto una viscida e subdola serpe che manipola le menti delle ragazze. Ci si diverte e poi, quando non gli occorrono più, ovvero la mattina successiva, le getta via come fossero dei giocattoli - poi continuò seria - e “la Gazzetta di Hogwarts” non è altro che cartaccia, nata solo per saziare l’infantile curiosità e la voglia di ficcanasare nelle vite altrui delle insulse asine giulive che popolano la nostra povera scuola.
- Se ti sentissero Calì e Lavanda in questo momento ti ucciderebbero, lo sai. Passano interi pomeriggi qui in sala comune a leggere quel giornale e a lavorare sulle classifiche. Per non parlare di Colin, che è il direttore.
Era infatti ormai risaputo in tutta la scuola che le due Gryffindor, a nome del giovane fotografo, girassero alla ricerca di pareri femminili sulle più insulse questioni, dal tipo di capelli della settimana, a quanto si fossero accorciate, secondo la moda dell’istituto, le gonne della divisa, per finire con il peggio: le classifiche.
Quelle davvero mettevano a dura prova la pazienza della riccia, soprattutto quando ripensava al fatto che anche lei tante volte, proprio come il Furetto, aveva visto comparire il suo nome al primo posto: si andava da “la più racchia”, a “la più secchiona, per finire con “la sfigata del mese” o qualsiasi altra cosa riguardasse il fatto che sarebbe morta zitella circondata da gatti neri.
Sebbene non fosse grandissima amica di Calì e Lavanda pensava comunque ci fosse un minimo di rapporto, o un qualcosa insomma che le avrebbe dovute spingere a non pubblicare quella roba.
“Mi dispiace Herm, noi raccogliamo solo i pareri degli studenti. Il nostro compito, in quanto giornaliste, è di informare sulla verità i lettori” le avevano detto professionali.
Beh, se quello era giornalismo, lei era una Purosangue.
- Ginny ti prego, a chi può davvero interessare il colore di smalto del mese o peggio, che DracosonoilpiùfigoMalfoy si mantiene per l’ennesima volta al primo posto di un qualche stupido concorso? Tutto questo non farà altro che aumentare il suo ego già spropositato rispetto alla norma.
- Beh, se continua ad essere al primo posto da tutto questo tempo un motivo ci sarà. Piacerà insomma, ci deve pur essere qualcuno che lo vota, non pensi?
- Si, ma.. diamine, è Malfoy!
- E allora? Non si può di certo negare che sia un bel ragazzo.
Le rivenne all’improvviso in mente il commento positivo della commessa che aveva conosciuto in quel sabato di shopping a Londra con Malfoy, gli sguardi famelici che le ragazze inglesi mentre erano in giro per la città gli rivolgevano e – anche se cercò di scacciarla dalla testa con tutto l’impegno possibile - la vista del petto nudo e muscoloso del ragazzo quando per sbaglio aveva tirato la tenda del camerino con lui dentro.
- È un pallone gonfiato, e questo basta.
- Dai, non fare la rompiscatole Herm e sii sincera con te stessa. Sono sicura che se non facesse Malfoy di cognome piacerebbe anche a te. O hai il coraggio di negarlo forse? Dopotutto poi.. non sei tu quella che da quando è arrivata non fa che parlare di lui? Anzi sono quasi sicura che anche il motivo per cui sei venuta qui lo riguarda in pieno, ti si legge in faccia.
terminò l’amica, guardandola con uno sguardo che la sapeva lunga.
In effetti il fatto che le cose tra loro due non andassero poi così bene - ultimamente più del solito - e che il livello di odio nei confronti del biondino fosse giunto ad un punto di non ritorno, questo la portava ad averlo spesso per la mente.
La sua migliore amica la conosceva davvero bene.
Non potè fare a meno però di arrossire davanti all’evidenza.
- Che dici..
tentò comunque di negare, distogliendo lo sguardo.
- Ah no? Ultimamente è diventato il punto fisso dei tuoi discorsi.
continuò la piccola Weasley, fissando l’amica.
Le piaceva vederla in difficoltà, lei, sempre così sicura di sé e rigida.
- Ti sbagli - poi sentendosi in dovere di spiegarle vedendo che la fissava, aggiunse - è che le cose con Malferret non vanno per niente bene, mi rende la vita impossibile. Non che siano mai andate bene, ma ora è peggio del solito. Per non parlare dell’organizzazione del ballo, non mi sta per nulla aiutando. Di questo passo dovrò fare tutto da sola. Giuro che tempo qualche giorno e rientro di nuovo di notte in camera sua, ma stavolta non per sbaglio, bensì per soffocarlo con un cuscino. E, visto che insisti tanto, la risposta è no. Non mi piacerebbe affatto. Con quella finta faccia angelica. Si vede lontano un miglio che è il demonio fatto persona, altro che angelo. Uno sporco manipolatore, abituato a giocare con i sentimenti delle persone. E mi dispiace, ma io non sono e mai sarò il giocattolino di nessuno, tantomeno il suo.
terminò decisa, le braccia incrociate al petto.
- Se ne sei convinta Herm. Ma sappi che il fascino del proibito prima o poi colpisce tutti.
- Non me, puoi starne certa. E in ogni caso, visto che ti preoccupi, ti dico anche che non potrebbe mai succedere niente. Stiamo parlando di Malfoy, dai, un Purosangue fino al midollo. Non perderebbe mai tempo con una come me.
- E invece è proprio qui il punto Herm.
La riccia in questione guardò l’amica confusa.
- Cosa intendi dire?
- Intendo dire che fino ad ora ha sempre trovato ragazze che gli si sono praticamente buttate ai piedi, tutte oche senza cervello, disposte persino ad ammettere che il sole è fucsia solo perché magari l’ha detto lui. Senza contare che non ha mai dovuto lottare per ottenere nulla. Per questo penso che una tosta come te potrebbe solo che fargli bene.
- Si, ma lui invece non fa bene a me. O almeno al mio continuo mal di testa.
- Chi lo sa, anche tu potresti imparare qualcosa da lui, come il lasciarsi andare, l’essere più sciolta, meno perfezionista.
Hermione la fissò offesa.
- Io non sono una perfezionista.
La rossa la guardò di rimando.
- Beh, forse un pochino. Ma è solo perché voglio che tutto vada bene, voglio il massimo per me stessa. E per averlo devo avere tutto sotto controllo.
- Ed è questo il punto. A volte la cosa più importante invece è prendere le cose come vengono, pensare di meno. Chissà che Malfoy non possa insegnarti qualcosa durante questi mesi.
- Se pensa ancora un po’ di meno finiranno per spengersi anche quegli ultimi due neuroni che ha in testa - poi dopo aver guardato l’orologio e felice di aver trovato una via di fuga a questa situazione alquanto spinosa, spinse di corsa l’amica giù dal letto in direzione della porta, e aggiunse - e stiamo anche facendo tardi, la cena sta per iniziare e dobbiamo muoverci se non vogliamo che Ron in nostra assenza si mangi anche la nostra parte di tavolo.
E detto questo, senza nemmeno darle il tempo di aprire bocca, la riccia prese per mano l’amica, la tirò giù dal letto e insieme uscirono di corsa, chiudendosi la porta del dormitorio alle spalle.

***

La Sala Grande era quasi al completo quando Draco Malfoy con il suo seguito entrarono, diretti al tavolo all’estrema sinistra per la cena.
Non occorre nemmeno dirlo che non appena varcarono la soglia il biondino fiancheggiato dal suo amico moro, entrambi ad apertura del corteo, la maggior parte degli sguardi femminili, misti a sospiri e bisbiglii, si diressero verso di loro.
Con lo sguardo altero stava per andare a tavola, quando Malfoy vide comparire sulla soglia, poco dopo di lui Potter e Weasley, che chiacchieravano amabilmente tra di loro.
- Sfregiato, Weasel che fate? Volevate fare anche voi il vostro ingresso regale tanto da approfittare del mio ed entrare seguendo la mia scia di ammirazione?
- Piantala Malfoy, non sono in vena di scherzi. Andiamo a cena Harry.
e detto questo il roscio si diresse verso la tavola rossa-dorata.
- Già Sfregiato, fallo andare a cena. Poveraccio com’è a casa non avrà nemmeno i soldi per comprarsi da mangiare, gli conviene approfittare e rimpinzarsi ora con queste tavolate.
- Malfoy, giuro che ti..
- Lascia stare Ron, non vale proprio la pena finire in punizione per uno come lui. Faremmo solo il suo gioco.
gli disse Harry, trattenendolo, proprio nel momento in cui comparve la McGranitt sulla soglia della Sala Grande.
- Ci si vede, pezzenti.
e, data una particolare enfasi all’ultima parola, il biondino si voltò e si diresse verso i suoi compagni, che nel frattempo si erano accomodati e gli avevano tenuto il posto.
Dopo essersi seduto tra Blaise e Nott, lanciò un altro sguardo al tavolo dei Grifondoro e dopo aver intercettato le due teste, quella roscia e quella mora, si aspettò di trovarvene accanto anche una riccia, mentre invece l’unica cosa che vide fu una piccola testolina bionda, sicuramente di qualche studentessa del primo anno.
Dov’era allora la Mezzosangue?
La cena era cominciata proprio in quel momento, i quattro tavoli si erano appena riempiti di ogni possibile ed inimmaginabile pietanza e della saccente So-Tutto-Io non c’era ancora traccia.
Non che la cosa gli importasse minimamente, era solo strano: sempre in orario e appiccicata ai suoi due amichetti, ora doveva essere sicuramente da sola e perfino in ritardo.
Nemmeno il tempo di finire la frase che con la coda dell’occhio vide comparire nella sala due chiome in corsa, una liscia color pel di carota e una riccia castana.
Fissò la Mezzosangue avvicinarsi con l’amica al tavolo, riprendere fiato per la corsa e salutare gli amici che non l’avevano vista per tutta la settimana precedente, passata a Londra con lui.
“Ecco che saluta per primi quegli sfigati di Weasel e Sfregiato, come altrimenti poteva essere. Chissà che balle gli starà raccontando su Beauxbatons ” si disse Malfoy, guardando divertito la scena.
Hermione sorrideva ai suoi amici, era felice.
Non potè fare a meno di notare che i denti da castoro dei primi anni col crescere erano quasi del tutto spariti.
Era anche più alta di almeno una decina di centimetri della Weasley, altro punto a suo favore.
“Non fosse per quel caratteraccio che ti ritrovi Granger, potresti essere quasi carina”.
- Cos’è quello sguardo serio Dracuccio? Non sei d’accordo?
lo richiamò alla realtà la sua compagna.
- Uhm?
Non aveva sentito una emerita parola di quanto detto da Pansy.
- Stavamo parlando di stasera. È già tutto pronto, Whisky Incendiario e musica, di cui si occuperà Millicent Bulstrode. Ho sentito ci sappia veramente fare. E Draco, stanotte piscia la Mezzosangue e rimani con noi. Anche perché sono sicuro che il problema di dove dormirai non si pone per te, troverai senza dubbio ospitalità da una qualche gentil donzella, o sbaglio?
chiese Theo.
Draco lo fissò per qualche secondo e poi gli rispose con un ghigno che la diceva lunga su quello che sarebbe successo quella sera stessa.
- Lo sapevo saresti stato dei nostri.
- Stasera ci si diverte!
urlò entusiasta Faccia-da-Carlino.
E proprio in quel momento, come se il fiuto infallibile da Caposcuola della Granger avesse percepito da laggiù l’odore di guai e di illegale, alzò lo sguardo in direzione del tavolo dei Serpeverde.
Trovò Draco a fissarla dal suo posto e, per quanto avesse tentato di nasconderlo dietro un’occhiata di odio, quello non potè fare a meno di vedere nello sguardo della ragazza un misto di stupore e imbarazzo.
Solo un secondo, e poi il solito cipiglio impenetrabile tornò sul volto della Caposcuola.
Si fissarono per alcuni secondi in modo brusco e poi nello stesso istante, come a farlo apposta, si alzarono entrambi da tavola.
- Dove stai andando?
gli chiese Nott, dopo aver visto l’amico alzarsi improvvisamente.
- Ci vediamo giù nei sotterranei, vado a fumarmi una sigaretta.
E si allontanò verso l’uscita, sotto lo sguardo di Blaise che, senza che il biondino se ne fosse reso conto, lo stava fissando già da un po’.

***

“Ma che vuole quel Furetto, perché mi fissa?” si chiese Hermione, che in quel momento dal suo posto poteva benissimo vedere il biondo Serpeverde fissarla con aria arrabbiata.
“Ma chi si crede di essere, lui tanto nobile non lo sa che è maleducazione fissare le persone?”
A quel punto stanca, si alzò improvvisamente in piedi e dopo aver salutato gli amici con la scusa di non sentirsi molto bene, si avviò all’uscita.
Si voltò per lanciare un ultimo sguardo e vide che anche lo Slytherin aveva fatto lo stesso.
Decise di non dare peso alla cosa e continuò a camminare, finchè una volta giunta al grande portone se lo ritrovò davanti e i loro sguardi si incrociarono.
- Mezzosangue.
- Furetto.
Era la prima volta che si rivedevano e si riparlavano da quando erano tornati quel pomeriggio a Hogwarts.
In quel pomeriggio si era sentita leggermente in colpa per come gli si era rivolta in treno e, seppure il suo orgoglio di Gryffindor le diceva di non mostrare debolezze, si sentiva strana, come se le risultasse difficile quel giorno mostrarsi rigida come sempre.
Tentò comunque.
- Beh, che c’è? Il gatto ti ha mangiato la lingua, serpe?
- Chiedi alla Parkinson se davvero la mia lingua abbia dei problemi o ci sia ancora. Dopotutto, chi meglio di lei potrebbe saperlo dopo questo pomeriggio? Penso tu possa immaginare il perché.
le ghignò in faccia.
- Schifoso maniaco! Giusto una come Pansy può dedicarti le sue attenzioni.
- Davvero? E perché, sentiamo.
- Perché meriti solo persone come te, che non hanno sentimenti e che sono disposte a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. Anche trattare le persone come pupazzi.
Malfoy sembrò meditare su quello che la ragazza le aveva appena detto.
Calò un silenzio imbarazzante.
- Quindi mi stai dicendo che non potrei mai meritare un genere diverso di ragazza? Magari.. una come te?
Hermione rimase sinceramente sorpresa da quelle parole.
- Se vogliamo prendere ad esempio non un genere, ma una ragazza in particolare.. beh, si.. una come me.
terminò, fissandolo negli occhi color tempesta.
Lui la fissò di rimando.
- Ne sei così sicura? Perché qui non si tratta di meritare. Si tratta di prendersi ciò che si vuole. E io ottengo sempre ciò che voglio.
Nel frattempo, si rese conto Hermione, l’aveva spinta con le spalle contro il muro, privandola di ogni possibile via di fuga.
- Che cosa vuoi Malfoy? Vendetta per la questione del treno?
Lui sembrò pensarci un attimo su.
- E anche se fosse? Cosa pensi di farmi?
Ma la ragazza, sempre più schiacciata al muro, non disse nulla, lo sguardo spostato di lato a terra.
- Dai Granger, se non rispondi poi io non mi diverto.
Le era sempre più vicino, quando lei, che aveva atteso il momento propizio, lo colse di sorpresa e lo schiaffeggiò in pieno volto.
L’eco dell’impatto della sua mano destra con la pelle diafana del ragazzo risuonò per tutto il corridoio.
- Le persone non sono giocattoli, Malfoy, non esistono per il tuo divertimento personale. E tu non sei nessuno per far sentire qualcuno il tuo giocattolino. Non sei nessuno per far sentire me il tuo giocattolino. E ora lasciami andare.
E detto questo, Hermione sgusciò via dalla presa del ragazzo e fuggì in direzione della torre di Astronomia.

***

Blaise e gli altri entrarono nella sala comune dei Serpeverde una mezz’oretta dopo, trovandovi un Draco Malfoy seduto sul divano alla sua quinta sigaretta - a quanto potevano vedere dalle cicche presenti nel posacenere - .
- Gli altri studenti arriveranno a momenti, per cui iniziamo a preparare.
e dopo questa informazione generale pronunciata ad alta voce da Theodore all’intero gruppo, tutti si divisero, ognuno diretto alla sua mansione.
- Non doveva essere una festa di bentornato? Adesso devo mettermi a lavorare anch’io?
- Meno lagne e più lavoro. Vieni a darmi una mano con le luci dai. Più siamo, prima finiamo.
gli disse Blaise, tirandolo su dal divano a forza per un braccio e spengendogli la sigaretta.
- Si può sapere che cazzo ti passa per la testa?
- Dobbiamo sistemare e per farlo devi avere tutte e due le mani libere.
- Potevi aspettare finissi.
- Ma non ci penso proprio. Saresti capace di farla durare all’infinito pur di non sistemare, per cui muovi il culo. E adesso.
Poco dopo stavano finendo di installare l’impianto di illuminazione, sollevando svariati cavi con un Wingardium Leviosa, quando il moro scoppiò a ridere.
- Si può sapere che cazzo ti prende Blaise? Che hai da ridere?
- È fondotinta quello Drà? Cos’è, volevi farti bello per la festa e ti sei truccato?
disse, continuando a ridere.
- Fottiti Blaise. E non toccarmi, levati dalle palle.
Quello si era infatti avvicinato e, dopo aver passato un dito sulla guancia del ragazzo vide che il fondotinta era servito non tanto a truccarsi, come aveva detto prima, ma più che altro a coprire uno strato di pelle che altrimenti sarebbe apparso troppo rosso, rispetto al solito colore diafano del ragazzo.
- Che diamine..
- Ma farsi i cazzi propri mai, eh Blaise?
gli disse, levandogli le mani dalla propria faccia.
- Fammi indovinare. Una ragazza.
Draco non rispose.
- E forse so anche quale. È una Gryffindor. E pensa, anche una caposcuola come te. Dimmi se sbaglio.
- Proprio non ci riesci a farti questi beneamati cazzi tuoi eh?
- Lo prendo per un si. Lo sapevo.
terminò con un sorriso vittorioso il moro.
Conosceva ormai bene Draco, sin da quando erano bambini, e sapeva che quando c’era qualcosa che non andava si chiudeva e tendeva a tenersi tutto dentro, allontanando la gente a suon di parolacce, proprio come fanno i ricci con gli aculei.
- Devi averla fatta arrabbiare parecchio eh.
- Io non ho fatto proprio niente.
- Dovresti saperlo ormai che dire le bugie non è il tuo forte. Vi ho visti in Sala Grande a cena. Penso se gli sguardi potessero uccidere, ora sareste passati tutti e due a miglior vita.
- È una sputasentenze del cazzo. Mi fa salire il veleno al cervello, per Salazar.
- Diciamo forse che, più che sputasentenze, ha un cervello. E lo usa.
- Non leva il fatto che sia una rompicoglioni.
- Ti sei mai chiesto perché ti faccia questo effetto?
gli chiese improvvisamente Blaise, cosa che prese in contropiede l’amico.
- Cazzo dici, sei fuori strada se pensi che mi piaccia la Granger.
- Non intendo in quel senso. Intendo il perché tu ce l’abbia sempre in mente e, come dici tu, ti faccia salire il veleno al cervello. Perché ce l’hai sempre in mente, non è così?
Draco rimase in silenzio, distogliendo lo sguardo.
Blaise lo conosceva e sapeva che quello sguardo avrebbe potuto significare benissimo un si.
- Con lei le tue avances non funzionano poi molto eh?
- Cosa non ti è chiaro del concetto: sei fuori strada se pensi che mi piaccia?
- Sarà pure così. Ma ammettiamolo, in cuor tuo sai anche tu che lei è l’unica in tutta la scuola che non cederebbe mai alle tue attenzioni. E questo non poterla controllare, soggiogare, come fai con tutte le altre ti scoccia.
- Tu vaneggi se pensi che perda tempo con la Mezzosangue. Ho l’intera scuola ai miei piedi, posso scegliere, cosa dovrei farmene di lei?
- Le altre lasciale perdere, tutte oche senza cervello. Le conquiste facili non hanno mai allettato nessuno, ma lei.. lei sarebbe una preda difficile. Una di cui andare fieri, una volta conquistata.
- È una Mezzosangue. Niente di cui andare fieri Blaise.
- L’ho osservata in questi giorni: a lezione, in giro per la scuola, in biblioteca. È una ragazza semplice, migliore di tante altre. Se la conoscessi non parleresti così di lei.
- Oh, perché tu invece la conosci.
- No. Ma non passo la mia vita a rispettare insulsi ideali di sangue e parlo delle persone in base a quello che sono.
Se non l’avesse sentito con le sue orecchie Draco non l’avrebbe mai creduto possibile.
- Nott aveva detto di non bere prima di cena. Se ti sei scolato qualche bottiglia da solo potevi almeno offrire al tuo amico.
- Idiota - disse al biondino, scoppiato a ridere in quel momento dopo aver ricevuto un pugno in pieno petto da Zabini – non ho bevuto nulla. Ma devi essere tu ubriaco per non riconoscere che la Granger dopotutto sia diventata una bella ragazza in questi ultimi anni.
Improvvisamente nella mente di Draco prese vita, senza volerlo, il ricordo delle risate della Mezzosangue durante la cena, il volto rilassato e felice.
- Non ti starai mica innamorando della Granger, eh Blaise? disse Malfoy, scoppiando a ridere.
- Non sono io quello che la fissa durante la cena.
- Piantala Blaise con queste stronzate. Dobbiamo finire di montare queste cavolo di luci, vedi di muovere il culo.
E detto questo si diresse a passo spedito verso i cavi dall’altra partenza della stanza, lasciandosi alle spalle un Blaise sghignazzante.

***

Ormai era quasi mezzanotte e del biondino non c’era traccia.
Hermione, nonostante fosse molto stanca, era rimasta in piedi pur vederlo rientrare e non perdersi la possibilità quindi di fargli una bella ramanzina sul fatto che gli studenti dovessero tornare alle dieci in punto nei propri dormitori.
Ma non aveva ancora avuto la possibilità di svolgere il suo dovere di Caposcuola, poiché il ragazzo ancora non accennava a tornare alla torre.
Per un momento le passò per la testa la possibilità che il ragazzo non sarebbe proprio tornato a dormire lì quella sera e quell’idea non fece che peggiorare la situazione, già precaria, del ragazzo.
“Deve tornare per forza! Il suo alloggio ora è questo. Senza contare il fatto che non rispettare gli orari è assolutamente contro il regolamento” si disse autoritaria la riccia.
Ma il tempo passava e del ragazzo nemmeno l’ombra.
Le rivenne in mente la scena di quel pomeriggio, del biondino avvinghiato alla Parkinson nell’atrio della scuola.
Che fosse rimasto a dormire da quella cagna?
Questo quindi voleva dire un maschio in un dormitorio femminile e per di più in piena notte.
“Se è davvero questo il motivo, spero per lui che si stia divertendo, perché appena torna mi sente! Il fatto che sia un Caposcuola non gli dà il diritto di fare quello che gli pare. Anzi, dovrebbe dare l’esempio! Il suo comportamento è assolutamente incorreggibile.”
E detto questo, furiosa come non mai, non solo per quell’ipotesi – che le pareva, con suo rammarico, sempre più plausibile – ma anche per il fatto che avesse sprecato ore di buon sonno ad attenderlo, si diresse a passo cadenzato verso la sua camera e, una volta entrata, si sbattè la porta alle spalle.

***

Giù nei sotterranei della scuola il silenzio regnava sovrano e tutto sembrava tranquillo.
Qualsiasi professore fosse passato proprio in quel momento non avrebbe mai sospettato che, poco distante da lì, nella sala comune dei Serpeverde si stesse svolgendo un festino illegale, motivo il ritorno del Principe delle Serpi e del suo amico d’infanzia a Hogwarts.
Grazie ad un semplice incantesimo – di cui si era reso sempre più abile, dati i molti anni di esperienza e di utilizzo in svariati festini - Nott aveva reso la sala insonorizzata, rendendo quindi impossibile alla violenta musica delle Sorelle Stravagarie di fuoriuscire da quella piccola ma affollata stanza.
Grazie invece all’intervento di Pansy e Daphne, tutto era stato sistemato in modo che si potesse ottenere più spazio per ballare, lasciando la parte centrale libera e spostando lungo le pareti tavolini e divani, dove ora erano sedute – o sdraiate completamente, poco cambia – diverse coppie intente a limonare spudoratamente.
In un angolo era stata posizionata un’elegante coppa piena di ghiaccio con dentro le molte bottiglie di Whisky Incendiario.
O meglio, molte prima che la festa cominciasse.
Ora infatti, dopo solo poche ore, la maggior parte di queste bottiglie giaceva o completamente vuota sul pavimento – tanto che uno dei compagni del biondino poco mancò, dato anche lo scarso equilibrio per l’alcool, ci cadesse sopra – oppure in mano a ragazzi altrettanto brilli e barcollanti.
Una cappa di fumo si era andata a creare all’interno della piccola saletta, rendendo quasi impossibile vedersi a più di un palmo di distanza.
Pansy e Daphne era entrambe impegnate in un sensuale balletto, che aveva incollato lo sguardo di non pochi Slytherin ai loro corpi sinuosi, mentre Draco, seduto tra Blaise e Nott, era impegnato in una partita di poker contro un suo coetaneo, le carte tenute abilmente con una mano e la sigaretta nell’altra.
Aveva quasi vinto: bastava una carta, quella vincente e anche la prossima mano – e tutti quei galeoni sul tavolo davanti a lui – sarebbero stati suoi.
- Drà giuro che se vinci tutti quei soldi ti offro un Whisky Incendiario la prossima volta che scendiamo a Hogsmeade. Anche due.
gli disse Blaise, più agitato di lui.
Nott teneva le mani giunte in preghiera.
L’ansia era palpabile come non mai mentre veniva girata quella che poteva essere la carta della vittoria.
- Tre di cuori.
urlò il mazziere.
Il silenzio.
E poi il ghigno di Malfoy nel voltare le carte e appoggiarle sul tavolo.
Aveva ancora una volta ottenuto ciò che voleva.
- Dio Drà, hai vinto!
urlarono in coro i due amici del biondino, abbracciandolo e dandogli sonore pacche sulla schiena.
- Questa si che è classe, dammi il cinque amico!
gli urlò felice come una pasqua Theo, che nel frattempo si era alzato e aveva cominciato a saltellare per la stanza.
Lo sguardo di rabbia era stampato a chiare lettere negli occhi dello sconfitto mentre Draco lo fissava, raccogliendo con soddisfazione il motivo della sua gioia – e dei suoi amici presenti -.
Poco dopo, quando la folla intorno al loro tavolino si disperse ormai conscia del verdetto finale della partita, Draco e i suoi due amici si erano alzati in direzione della coppa con le bottiglie, quando una ragazza del sesto anno si avvicinò con fare sensuale al biondino.
Iniziò a ballare in modo provocante a pochi centimetri da lui, ammiccando ogni tanto languida nella sua direzione.
- Amico mio, credo tu abbia trovato anche oggi la tua preda.
gli disse Blaise con un occhiolino.
- Andiamo a trovarci qualcuno anche noi, mio caro Theo. Penso proprio che il nostro amico per stasera abbia già risolto il problema di dove dormire.
terminò Theo, prendendo per l’avambraccio il moro e allontanandosi così dalla nuova coppia.
Draco iniziò ad avanzare nella direzione della ragazza, ghignando con fare misterioso.
Quando poi furono abbastanza vicini, Draco la intrappolò tra le sue braccia muscolose e mentre con una mano le prendeva con forza una natica, con l’altra invece le scostò i capelli ed iniziò a baciarla sul collo, inducendola a lasciarsi andare con sommessi gemiti di piacere.
Le prese in mano un ricciolo castano che le era ricaduto sul volto e iniziò intanto a giocherellarci.
“Quasi come quelli della Granger”, pensò guardandolo.
Ma che cazzo stava dicendo?
Perché ora gli era venuta in mente la Mezzosangue?
Agitò la testa lievemente, come per scacciare quella visione da davanti i suoi occhi.
- Tutto ok?
gli chiese la ragazza.
In risposta Draco la prese per i capelli della nuca e la attirò a sé, ricominciando a baciarle e a morderle il collo.
Poi lasciandosi condurre da lei, si diresse verso la camera della ragazza.
Doveva levarsi, e anche il più velocemente possibile, dalla testa l’immagine di quel sorriso che mai aveva visto rivolto nei suoi confronti e che tanti anni prima aveva disprezzato per quegli incisivi un po’ da castoro.
Al diavolo le teorie di Blaise e il suo tentativo di lavaggio del cervello.
La Mezzosangue poteva essere un preda difficile, di cui andare fieri e tutte quelle altre stronzate che gli parevano, ma ora aveva tra le mani una preda morbida e profumata.
Non se la sarebbe di certo fatta scappare e anzi, ne avrebbe ricavato il maggior piacere possibile.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: donny93