Creata
per il Fanfiction
on Demand Contest dal
pacchetto 15 di
Pikkola Prongs Prima classificata: Lizzyluna – Non a tavola, Minerva «Questo piatto, cara,
è così perfetto che potrei mangiarci
dentro!» A differenza del tuo, che ha la coda, aveva aggiunto
mentalmente. Quando the Burnt Orchid,
all’epoca Pikkola Prongs, ha mandato il pacchetto, mi ha
fatto scegliere tra due, entrambi molto interessanti. La realtà è che
questo mi aveva colpito da subito, credo che, dovendo scegliere, da
partecipante l’avrei messo nella mia top three, ma non avrei
avuto la capacità di mantenerlo come hai fatto tu. La tua storia è geniale nella
sua semplice, demenziale naturalezza. Ci hai mostrato una Minerva diversa, una
ragazza della quale per una volta abbiamo visto il lato un
po’ folle che appare latente nel personaggio, ma mai
totalmente libero. Una scelta interessante, quindi, e anche
molto ben gestita. Il pacchetto è reso in modo
intelligente e originale. Certo, riconosco che lo spunto in
sé non sia qualcosa di mai sentito, trovo che tu abbia
saputo personalizzare benissimo la scena, rendendola comica, ma
comunque mantenendo il personaggio di Minerva. La citazione
è stata inserita alla lettera, mentre pensavo che avresti
modificato il nome. Questo ti ha permesso di ottenere punteggio pieno,
perché hai veramente creato una storia a partire dal
pacchetto. Riguardo alla grammatica non ho davvero
appunti da farti: la storia è corretta. Lo stile è avvincente,
semplice, ma per nulla banale. A rendere la tua storia bella da leggere
è anche questo stile fresco. Il lessico è curato
e vario, non usi termini troppo complicati, però sai gestire
i ritmi della narrazione. Dal punto di vista stilistico
l’unica cosa che non ho apprezzato sono le parentesi, che non
mi piacciono mai nei testi di narrativa. Riconosco che questo possa
essere più che altro un fattore di gradimento personale, e
la cosa un po’ mi dispiace, perché anche in quella
voce avrei voluto darti punteggio pieno. Grazie per aver partecipato.
-Citazione: Non a tavola, Carlos! (cit. Una notte da leoni)
- luogo: Sala Grande (Hogwarts)
- sentimento: imbarazzo
- tema: chi a tavola non ha mai fatto qualcosa di imbarazzante? Vi
chiedo di
creare una fic, drabble, flash o one-shot che sia che ci racconti una
scena che
faccia sbellicare dalle risate avvenuta durante un pasto in Sala
Grande. Potete
scegliere voi il personaggio.
Non
a tavola, Minerva
«Non
a tavola,
Carlos!»
La voce di nonna Demetra
risuonò nella mente di Minerva
McGranitt quando infilò la mano in tasca, trovandoci solo
polvere e una
manciata di foglie di tè. Il destinatario di
quell’ammonimento, che apriva
immancabilmente tutte le riunioni di famiglia, era lo zio Carlos, un
uomo
baffuto e cordiale il cui affetto per i nipoti era disgraziatamente
superiore
all’abilità nelle arti magiche. Gli spettacoli che
improvvisava per
intrattenere i più piccoli tra una portata e
l’altra si concludevano sempre con
la distruzione di uno o più oggetti, tanto che la padrona di
casa era stata
costretta a imporre una regola ferrea: niente bacchette a tavola.
La giovane Minerva aveva a tal punto
assimilato quel divieto
che ogni giorno, prima di scendere in Sala Grande per i pasti, riponeva
la
propria bacchetta nel dormitorio e tornava a riprenderla dopo aver
mangiato,
incurante delle garbate prese in giro delle compagne di Casa. Aveva
fatto così
anche quel venerdì, quasi senza pensarci, ed ora se ne
pentiva amaramente,
perché in quel momento avrebbe avuto proprio bisogno della
sua aiutante magica.
Già, perché il
suo piatto si muoveva.
Era stata una sciocca questione di
orgoglio personale, lo
ammetteva: non era proprio riuscita a digerire la critica che Lucine
Wendall
aveva mosso al suo perfetto, intoccabile esempio di conversione
animale-oggetto
durante la lezione di Trasfigurazione. Eppure aveva fatto un ottimo
lavoro con
quell’incantesimo: mentre il resto della classe aveva
ottenuto forme vagamente
circolari con vari gradi di pelosità, il piatto che lei
aveva creato aveva
perfino un decoro a roselline rosa scuro che spiccava sulla ceramica
bianca, e
nemmeno Lady Corvonero in persona avrebbe mai indovinato che fino a sei
minuti
prima quello era stato un procione vivo color grigio spento.
E invece lei,
quella banshee, aveva trovato ugualmente qualcosa da ridire.
«C’è un pelo»
aveva sentenziato, indicando una riga sottilissima vicino al bordo.
«È solo un
graffio, si trova sui piatti usati» aveva
ribattuto freddamente la sua amica Augusta.
«Ma questo non è
un piatto, è un procione»
aveva precisato Lucine, con il tono saccente che amava
usare con i ragazzini del primo anno. «Quindi quello
è un pelo».
Lei aveva spostato lo sguardo dal
piatto al foglio di
valutazione, sul quale spiccava una grossa E tracciata in inchiostro
viola
brillante, e aveva permesso alla sua bocca traditrice di parlare a
ruota
libera: «Questo piatto, cara,
è così
perfetto che potrei mangiarci dentro!» A
differenza del tuo, che ha la coda, aveva aggiunto
mentalmente.
«Beh, allora
fallo!» l’aveva sfidata Lucine.
«Lo
farò!»
Ora, con il piatto che tremolava
minacciando di buttare
all’aria il pasticcio di carne, Minerva dovette ammettere che
forse Lucine
aveva ragione. Sperava solo che nessun altro se ne accorgesse: i suoi
vicini di
posto erano tutti concentrati sul cibo, ma se avessero alzato gli
occhi...
«Minerva, non
mangi?» le chiese Augusta, che le sedeva di
fronte.
«Io...
sì».
Combattendo contro un vago senso di
nausea, Minerva impugnò
la forchetta e riprese a raccogliere il pasticcio, mentre la sua mente
lavorava
frenetica alla ricerca di una soluzione. Non poteva alzarsi e andarsene
con il
piatto in mano, sarebbe stato troppo vistoso... forse avrebbe potuto
fingere di
urtarlo e farlo cadere, ma cosa sarebbe successo al povero procione?
Immersa nei propri pensieri,
continuò ad inseguire un grosso
pezzo di pasta sfoglia che si ostinava a sfuggire alla sua posata,
slittando da
una parte all’altra. Dopo alcuni tentativi falliti, si fece
coraggio e lo
infilzò con decisione: subito il piatto sobbalzò
e ricadde sulla tovaglia, con
un tonfo coperto dal chiacchiericcio degli altri Grifondoro.
«Minerva!»
esclamò Augusta sconcertata. «Che ti
prende?»
«Ho... urtato il
tavolo» si giustificò lei, con entrambe le
mani sul bordo dell’oggetto. Sentiva la ceramica vibrare
sotto le sue dita,
abbastanza forte da scuoterle il braccio: chiunque l’avesse
guardata avrebbe
pensato che fosse lei a rabbrividire.
Buffo,
perché non ho
mai avuto meno freddo in vita mia. Ho caldo, piuttosto. Sto morendo di
caldo.
«Nervosa per il compito di
Incantesimi, eh?» tirò a
indovinare l’amica. «Non dirlo a me, ho una
paura... Gli Incantesimi di Scambio
non li ho proprio capiti, sono complicatissimi...»
«Mmh»
mormorò lei, posizionando strategicamente la brocca
del succo di zucca in modo da impedire la visuale a Lucine.
«...e le istruzioni nel
capitolo undici, poi… sembrano
scritte in linguaggio folletto...»
Minerva cercò di
immobilizzare il piatto appesantendolo con
sei cucchiaiate di purè.
«...roba da settimo anno, e
poi chi li userebbe nella vi...
attenta al bicchiere!»
L’avvertimento di Augusta
risparmiò al calice pieno un tuffo
oltre l’orlo del tavolo; Minerva lo afferrò appena
in tempo e lo spostò al
riparo dai guizzi della stoviglia ribelle, che non voleva proprio
saperne di
stare al suo posto. Lo dovrei
Pietrificare, pensò, gettando occhiate nervose ai
vicini. Bacchetta...
dov’è una bacchetta... per
Morgana, mi serve una bacchetta...
L’idea la colpì
all’improvviso, come tutte le trovate
geniali. Le serviva una bacchetta,
una qualsiasi bacchetta... e
lì
intorno non ce n’erano forse decine pronte all’uso?
Fingendo di pulirsi le mani nel
tovagliolo che teneva sulle
ginocchia, la giovane strega fece scivolare cautamente la mano sinistra
verso
il ragazzo che le sedeva accanto, impegnato a chiacchierare con due
compagni
tra un boccone e l’altro. Individuò subito la
sagoma del bastoncino sotto la
stoffa della divisa, ma mentre lei cercava a tentoni
l’impugnatura, il piatto
si esibì nell’ennesima acrobazia e questa volta
fece traboccare il succo di
zucca sulla tovaglia e nei piatti circostanti; colta di sorpresa,
Minerva
sussultò e invece della bacchetta artigliò il
fondoschiena del giovanotto.
«Oops… scusami, Quigley!»
squittì, affrettandosi a mollare la presa.
«Oooh, McGranitt, sono
lusingato!» ridacchiò il ragazzo. «Non
credevo di farti questo effetto… davanti a tutta la scuola,
poi!»
«Ascolta…»
cominciò Minerva imbarazzata, nonché tristemente
consapevole che una trentina di teste si erano appena voltate verso di
lei.
«Quigley, sul serio, è
un’emergen… oh, no!» gemette disperata:
il piatto
impazzito si era aperto un varco tra le coppe e i vassoi che
ingombravano il
tavolo e ora stava fuggendo balzelloni verso l’altra
estremità, tra le risate e
le grida degli altri Grifondoro. In un ultimo, folle tentativo di
salvare la
situazione si tuffò per cercare di placcarlo, ma tutto
ciò che riuscì a fare fu
piombare senza grazia sul petto di Quigley e rovesciargli addosso
un’intera
ciotola di salsa tartara.
Le occorsero due minuti di sforzi
titanici per districarsi
dalla tovaglia, dalla salsa e dall’abbraccio del ragazzo,
ormai convinto che la
solitamente riservata Grifondoro stesse cercando di sedurlo, e quando
riuscì
finalmente ad emergere da sotto il tavolo, scoprì che
intorno a lei si era scatenata
la caccia al piatto: studenti che si sfidavano al grido di
«Prendilo! Schiantalo!
Attento! Di qua!», incantesimi che mancavano il bersaglio,
cibi e bevande che
volavano da tutte le parti e insegnanti che assistevano sbigottiti.
Solo il
professor Silente non sembrava preoccuparsi delle imprese della propria
Casa:
anzi, quando Minerva lo scorse in mezzo alla confusione, ebbe la netta
impressione che stesse ridendo sotto i baffi.
La professoressa Gaiamens fu la prima
a prendere in mano la
situazione: sfoderando la bacchetta con un’energia
insospettabile per
un’ottantenne, la puntò verso il tavolo di
Grifondoro e ordinò: «Fermi tutti,
ci penso io!»
Ben sapendo che la mira
dell’anziana strega era tutt’altro
che infallibile, gli studenti si tuffarono al riparo; anche il
piatto-procione
parve rendersi conto del pericolo e cercò di svignarsela,
rotolando oltre il
bordo ed atterrando sulla schiena di un ragazzino del secondo anno.
«Iiih, l’ha
morso!» gridò una compagna inorridita.
«È una macchia
di pomodoro, sciocca!» la rimbeccò Minerva,
recuperando
in fretta la propria freddezza da Prefetto mentre strisciava verso il
piatto,
apparentemente tramortito dalla caduta. Una mano la afferrò
per la divisa e la
tirò indietro poco prima che l’incantesimo della
Gaiamens lampeggiasse nell’aria,
mancando l’oggetto di mezzo metro abbondante. «Si
può sapere cosa vuoi fare?»
sibilò Augusta dopo averla trascinata lontano dal pericolo.
«Non dirmi che
quello è…»
«…Niente di cui
preoccuparsi, ne sono sicuro» affermò il
professor Silente, da qualche parte oltre le loro teste; una manica
color
pervinca comparve al di sopra della tovaglia e un istante dopo il
piatto svanì
in una nuvola di fumo, dalla quale sbucarono in sequenza una lunga coda
ad
anelli, due orecchie appuntite e un paio di baffi tremolanti. Prima che
la nube
si diradasse, il malcapitato procione era già schizzato via
per rintanarsi tra
le caviglie delle Tassorosso.
«Vedete? Solo un
incantesimo difettoso» spiegò
Silente in tono rassicurante, mentre
alle sue spalle si levavano gli strilli delle ragazze
dell’altra Casa. «Direi
che possiamo rimettere in ordine e continuare il nostro
pasto… se gentilmente
qualcuno di voi volesse aiutarmi…»
Sospirando di sollievo, Minerva
requisì una bacchetta al
primo studente che le capitò a tiro e la agitò in
modo sbrigativo verso il
cumulo di stoviglie rovesciate. «Su, via dal
tavolo!» ordinò agli occupanti delle
panche vicine. «E voi… sì, voi tre
Corvonero… tornate al vostro posto, non
c’è
niente da vedere!»
«A dire il vero»
la smentì il professor Silente con un
sorriso indecifrabile, «temo che qualcosa da vedere ci sia,
signorina
McGranitt».
Solo allora Minerva ebbe il tempo di
rendersi conto degli
svariati colori che la sua divisa aveva assunto: un esame superficiale
le
permise di rilevare una decina di sostanze diverse, dalla macchia umida
(anzi, due macchie umide) sul
petto alle
striature brune sui gomiti, con l’impronta verdastra di una
mano come tocco
finale. Girando su sé stessa nel tentativo di capire
l’entità del danno, scorse
un ciuffo di fili e brandelli di stoffa penzolanti contro il polpaccio
sinistro
e decise di non voler sapere quanto fosse esteso lo strappo nei suoi
vestiti.
«Ci pensiamo noi qui,
cara» la rassicurò la Gaiamens. «Forse
è meglio se tu ti rendi… presentabile».
Mormorando un
«Grazie», Minerva sgattaiolò verso la
porta,
seguita dalla fedele Augusta e da un ragazzino brufoloso che le
saltellava alle
spalle nel tentativo di riprendersi la bacchetta; con la coda
dell’occhio
scorse Quigley alzarsi con un sorriso galante e venire prontamente
arruolato
dalla professoressa nella squadra di pulizia (cosa che non doveva
essere nei
suoi piani, a giudicare dalla smorfia delusa).
«Dovresti uscire di testa
più spesso, Minnie» commento
l’amica, accennando al tavolo devastato e ai compagni ancora
confusi (Lucine
era appollaiata su una panca da almeno cinque minuti, con la divisa
raccolta in
grembo, e ogni tanto squittiva: «Il topo…
è andato via il topo?»). «Dopo la
sesta esplosione in aula di Pozioni, si sentiva proprio il bisogno di
un
incidente alternativo».
Minerva non riuscì proprio
a ricambiare il sogghigno della
compagna: probabilmente, rifletté, i suoi occhiali erano
troppo sudici per
consentirle di vedere il lato comico della situazione. Il ragazzino,
invece, si
disinteressò di colpo alla sorte della bacchetta e la
fissò affascinato: era
evidente che nella sua personale classifica di popolarità il
rigido Prefetto di
Grifondoro aveva appena scalato una trentina di posizioni.
«Fooorte!» esclamò
estasiato. «Davvero l’hai fatto apposta? Posso
provarci anch’io?»
«Non a tavola,
Evan» mugugnò Minerva. «Non a
tavola».
Ho avuto la fortuna di beccare
l'ultimo pacchetto vagamente comico disponibile e ho tirato fuori
questa storia, usando naturalmente un personaggio che con il comico non
c'entra un accidente. Spero che piaccia alla committenza.
In ogni caso, distruggere la reputazione di Minnie non ha prezzo.
Il mio pacchetto invece era questo:
Personaggi: Sirius Black/Qualcun
altro (purché effettivo, non valgono gli OC). Volete mettere
la McGranitt? Perfetto! Remus? Ancora meglio! Bellatrix e Regulus? Un
secondo, che prendo i pop corn!
Se poi volete farmi una raccolta in cui Sirius viene respinto in
sequenza da Phineas Nigellus, Marge Dursley, un Dissennatore e la tipa
al bar dello zoo che dà il ghiacciolo a Harry nel primo
libro, chi sono io per trattenervi?
Tema: Colossale duedipicche, che dovrà beccarsi Sirius.
Scegliete voi se si tratta di amore effettivo, scommessa idiota o
Amortentia andata a male.
Oggetto: Foglio. Carta, pergamena o papiro.
Sentimento: Amore non corrisposto, ovvio.
Limitazioni:
- Rating verde o giallo.
- Genere: Romantico e commedia
- Accetto lo slash e l'incesto solo se poi mi demolite la coppia, ma
anche le crossover; non accetto ovviamente le PWP.
Ve lo aspettavate, eh? Sono davvero curiosa di sapere cosa ne
verrà fuori.
Grammatica e sintassi: 10/10
Stile e lessico: 9.8/10
Originalità: 9.9/10
Aderenza al pacchetto scelto: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 14.5/15
Sviluppo della trama: 5/5
Gradimento personale: 2.8/3
Totale: 62/63 punti