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Autore: kikkinavampire    04/11/2011    2 recensioni
Ero abituata a tutto ormai, ad ogni cosa che mi potesse accadere, ad ogni imprevisto.
Ma soprattutto alla cosa che all’inizio mi faceva star male, a tutte le persone che mi guardavano, alcuni mi salutavano quando entravo a scuola, altri mi sorridevano, altri evitavano il mio sguardo per evitare problemi, altri ancora mi fissavano con disprezzo.[...]
. Antonio era nuovo e non sapeva che nessuno poteva chiedermi di uscire, infatti sperai che proprio nessuno sentisse la nostra conversazione.[...]
Così, sorrisi un ultima volta e mi incamminai lungo il corridoio, rossa in viso, cercando di calmarmi. Mentre camminavo sentii la voce stizzosa di Elena contro quel povero e ignaro ragazzo, -Ma che fai?! Sei pazzo? Ti vuoi far uccidere?-
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Oggi è festa e ho avuto un bel po’ di tempo e calma per il capitolo :3
Sarà un capitolo ricco di riflessioni e soprattutto descrizioni, spero vi piaccia, come ho notato che vi è piaciuto il prologo.
Vorrei precisare due cose: 1. non sarò sempre così veloce a postare, quindi.. dovrete avere pazienza di aspettare anche molto tra un capitolo e l’altro =(
2. solo quando trovate la parola “Flashback” si sta parlando al passato, sennò siamo al tempo presente della narrazione :D
Buona lettura e buon fine settimana a tutti <3
E..grazie a tutti per le recensioni!!!! Fatemi sapere il più possibile se vi piace o meno ;)

 
Capitolo 1 {Flashback}
-Beh, dai per l’interrogazione di inglese siamo pronte, giusto?- chiese Elena, quasi impaziente di sentirsi dire quanto era brava nelle traduzioni. In realtà non lo era affatto, ma io ero sempre stata gentile con tutti, e ovviamente anche con lei non potevo essere da meno, dato che ci conoscevano dalla prima elementare. -Ma certo, la traduzione domani ti andrà benissimo- le sorrisi mentendo. –Lo so!- disse lei sprizzando gioia a tutte le quattro lettere. -Però ora è meglio che andiamo- aggiunse poco dopo, -Abbiamo prenotato l’aula fino a mezz’ora fa.. non vorrei che qualche bidella strana ci trovi e…- ridacchiò.
-Sì, certo- annuii io, -Hai perfettamente ragione- sorrisi, -Ma prima… vado un secondo in bagno. Tu inizia a prepararti pure- aggiunsi.
Appena entrai in bagno accesi il cellulare e trovai ben due chiamate perse e un messaggio in segreteria, tutte di mia zia. Composi il numero della segreteria ,seguii stancamente le istruzioni e dopo qualche minuto di attesa con una strana musichetta di sottofondo riuscii a ascoltare la sua voce preoccupata, che come al solito si scusava mille volte perché era dovuta partire per uno dei suoi viaggi di lavoro per la multinazionale in cui lavorava. Questa volta aveva dovuto prendere un last-minutes per la Cina.
I bagni del liceo Fermi, nella piccola e sperduta cittadina di Cantù, Lombardia, erano stati appena dotati di specchi nonché di sapone e acqua calda: tutto questo non grazie ai Rappresentanti di Istituto che avevamo eletto giusto un mese prima durante una lunghissima e noiosa assemblea, che non erano nemmeno in grado di far notare alcuni problemi minimi alla nuova preside, ma grazie alla gang cittadina degli Hell’s Soldiers a cui tutti cercavano di rimanere alla larga.
In realtà non era vero che tutti cercavano di stare alla larga dalla gang e dai suoi membri. Elena, ad esempio, ogni volta che stavo da lei a dormire, mi raccontava storie e leggende infinite sulle azioni di questi Soldiers, facendo benissimo capire quanto avrebbe voluto conoscerli. Ma loro, i Soldiers, ammettevano nella loro gang solo chi ritenevano opportuni, e le uniche ragazze ammesse di sicuro non studiavano, bensì …rallegravano i ragazzi del Gruppo. Elena questo lo sapeva benissimo, ma era ovvio che non riusciva a concretizzare il fatto che proprio lei non potesse essere ammessa alla gang che teneva sotto controllo città e dintorni (forze dell’ordine e addetti al comune, sindaco compreso).
Erano loro che dettavano legge nella città, come anche nella scuola. Io non ne sapevo quasi nulla, in prima ci avevano solo detto che non potevamo salire al terzo piano, che era di loro dominio. Elena ,invece, avrebbe potuto raccontarvi di tutti i divieti, leggi e concessioni che il loro “Capo Supremo” come era chiamato, aveva istituito appena entrato in carica. L’unica cosa che le dicevo quando iniziava a parlare di questo argomento era che l’unica cosa buona che potevano fare era togliere quell’orribile nome al loro capo (ma vi immaginate chiamare in mezzo a una folla una persona con l’appellativo di Capo Supremo?!) e usarne uno meno ridicolo.
L’unica volta che avevo visto questo “capo” era stato un anno prima, quando io e Elena, chiuse in un bar a causa di una specie di diluvio universale, l’avevamo visto entrare, bagnato fradicio, insieme a un folto gruppo di “guardie del corpo” come erano chiamati i suoi principali assistenti al comando.
Tutti questi nomi ,che sembravano una gerarchia militare, penso che anche a loro causassero solo confusione, poiché infatti li avevo sentiti chiamare il loro capo solamente “Edward”. Oh, ecco un’altra cosa che sapevo di lui: il suo nome, Edward Masen. Quando l’avevamo visto Elena mi aveva illustrato tutto il suo aspetto fisico che lei definiva “statuario”: a dirla tutta era proprio un gran bel ragazzo, muscoloso, alto, occhi azzurri accesi e sorridenti. Non sembrava per nulla un capo gangster.
Mentre invece io,guardandomi nei nuovi meravigliosi specchi, non notavo nulla di così particolare in me. Ero solo una delle tante ragazze che popolavano il Liceo: non molto alta, capelli castani mossi, viso ovale a cuore, occhi grandi marroni e labbra particolarmente carnose, per non pensare al mio carattere estremamente timido e pauroso. Insomma, pensavo proprio di non valere molto. Del mio futuro non conoscevo ancora nulla, ma sapevo che probabilmente sarei diventata un topo di laboratorio intento a far scoppiare qualche provetta. Ovviamente non potevo immaginare che di lì a dieci minuti la mia vita sarebbe radicalmente cambiata.
Ero così concentrata sul mio riflesso sgualcito nello specchio, che non mi ero nemmeno accorta che ero in bagno da più di dieci minuti; infatti appena uscii mi ritrovai Elena davanti, con un’espressione preoccupata, -Eri caduta nel water?- disse ridendo come una matta. Io scossi la testa e presi la mia borsa e i libri, -Non ancora…- risposi.
Non ero molto coordinata, e già riuscire a tenere quattro libri in mano era un’impresa per me, dovevo concentrami, cosa che mi dimenticai di fare.
Elena uscì dalla porta secondaria, quella che conduceva alle scale antincendio, vietata agli alunni del primo anno, se non per le prove di evacuazione obbligatorie; io invece proseguii verso l’ingresso principale.
 Non so per quale ragione Elena rise mentre usciva dalla porta e io mi girai scuotendo la testa, dimenticando di fare attenzione a dove stavo andando.
Non feci nemmeno in tempo a girarmi che sbattei contro qualcosa, o meglio qualcuno.
Mi sbilanciai talmente tanto che stavo per cadere all’indietro, se una mano forte non mi avesse trattenuta per un braccio, mentre i miei  libri si spargevano sul pavimento chiaro del corridoio.
-Io… mi dispiace tanto…- balbettai senza rendermi conto di chi avevo davanti. Quando alzai lo sguardo però mi accorsi che davanti a me c’era un ragazzo, con dei bellissimi occhi azzurri che mi fissavano sconcertati e un’espressione sul volto molto innervosita. Rimasi senza parole quando capii che ero andata addosso alla persona più influente e importante della città, quella che controllava tutto. Edward Masen.
Per poco non mi venne un infarto…
  
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