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Autore: Montana    04/11/2011    4 recensioni
Una ragazza scampata alla strage della sua famiglia a soli 5 anni, non parla, si esprime solo con la musica.
Il suo serial killer è tornato a cercarla.
Ma questa volta con lei ci sarà un ragazzo dai capelli castani, e la sua squadra di esperti, pronti a proteggerla.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Veronika Gordon 2007-2012'
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Minuetto; prestissimo, in crescendo, con attenzione
 
Quando riportai Veronika ai suoi nonni, mi ringraziarono più piangendo che altro. Probabilmente avrebbero voluto stare con lei, sgridarla e consolarla, ma la ragazza fu letteralmente sequestrata da Hotch e dallo sceriffo Jeck, portata in cucina e interrogata per quasi due ore.
Riuscimmo a cavarle di bocca solo che era scappata di casa perché si sentiva oppressa e non ne poteva più, ma mentiva. Lo sapevamo, l’avevamo capito, ma nonostante gli anni passati a svolgere quell’onorata professione non riuscimmo a farle dire la verità. Che poi, un po’ la sapevo, anzi la immaginavo. Probabilmente non ne poteva più, pensava che se avesse incontrato l’SI e lui l’avesse uccisa tutto sarebbe finito, ma non aveva fatto i conti coi tre giorni.
Se poi l’avesse incontrato oppure no, non lo sapevo.
Quando Hotch glielo chiese, Veronika divenne impenetrabile come un blocco di marmo. Per i graffi sul viso aveva una scusa, disse che correndo era caduta sui rami, e non potevamo smentire questa versione nemmeno impegnandoci a fondo. Per lo spartito, disse semplicemente che ne aveva preso uno dal suo studio per accendere il fuoco se e quando ne avesse avuto il bisogno.
Come se una pianista appassionata come lei pensasse veramente di usare uno spartito per tali scopi.
Fatto sta che alla fine, notate le occhiaie, il tremore e lo strascicare le parole della ragazza, fu JJ a strapparla dalle grinfie di Hotch convincendolo a mandarla a letto, proponendo di continuare l’interrogatorio la mattina seguente.
Noi ovviamente rimanemmo in cucina a discutere del suo comportamento.
“Domani non deve nemmeno avvicinarsi alla porta. Devo forse ricordarvi che giorno sarà?” disse Hotch.
“No Hotch, lo sappiamo. Domani è il terzo giorno, Veronika non sarà così fortunata.” gli rispose Morgan.
“Dobbiamo trovare Sanders prima che uccida di nuovo!”
“Ma come facciamo? Insomma, manca qualche ora a mezzanotte, e non sappiamo dove cercare.”
“Ma non possiamo nemmeno lasciargli uccidere un’altra famiglia innocente!”
Rossi si alzò in piedi a chetare la discussione tra me e Prentiss “Ragazzi, ragionate. Attacca sempre la notte, sì, ma del terzo giorno. Poco prima che scatti il quarto. Quindi abbiamo tutto domani per cercarlo, e ovviamente trovarlo.”
Rossi era un po’ troppo ottimista, a mio parere, ma mi astenni dal comunicare le mie impressioni al resto della squadra come mi capitava un po’ troppo spesso ultimamente.
“Ragazzi, non so voi ma io ho un sonno tremendo. Buonanotte, ci vediamo domattina.” disse Prentiss, stiracchiandosi e alzandosi.
A poco a poco tutti la imitammo, ci demmo la buonanotte e andammo nelle nostre camere. Entrai in silenzio, Veronika dormiva della grossa sepolta dalle coperte di lana e dai peluche.
Solo quando la vidi così profondamente addormentata mi resi conto di quanto ero stanco anch’io.
Mi misi il pigiama e mi stesi nel letto, sperando di riuscire a dormire nonostante lo stress.
 
Fui svegliato nel cuore della notte da un rumore secco, improvviso e sordo.
Un rumore che avrei riconosciuto tra mille.
Quello di un colpo di pistola.
Per qualche secondo credetti di averlo solamente sognato. Poi la porta si socchiuse, lasciando entrare un filo di luce e le voci concitate e assonnate dei miei compagni al piano inferiore.
“Reid! Svegliati, Reid!” esclamò la voce di JJ.
“JJ? Cos’è successo?!” chiesi, mettendomi a sedere.
“Non hai sentito quel colpo di pistola? È stato sparato qua fuori, vieni subito giù!”
Corsi giù così velocemente che mi ricordai di non aver guardato se Veronika era nel letto o no se non quando arrivai di sotto e vidi i signori Gordon in cucina, abbracciati e tremanti.
Non poteva essere.
“JJ, c’è una vittima?” mormorai.
Lei, pallida come immaginavo essere anch’io, scosse la testa “Non lo so, quando sono uscita dalla camera Hotch mi ha detto di venire a chiamarti. Non ne ho idea. Credi che...?”
Scossi la testa “Non lo so, non c’ho guardato.”
“Reid, JJ, siamo nel granaio!” gridò la voce di Morgan.
Corremmo fin là, col cuore in gola.
Non lei, continuavo a pensare. Non lei.
Entrammo come furie nel granaio. C’era Prentiss vicino alla porta, Morgan e Rossi inginocchiati per terra al centro della stanza, Hotch al cellulare in un angolo.
Andai verso Rossi e Morgan. Loro si spostarono.
Steso per terra, con un proiettile piantato nel cranio e un lago di sangue attorno alla testa, c’era un cadavere.
Ed era quello di Ronald Sanders.
 
Mi sentii improvvisamente molto, molto più leggero.
Sapere che Veronika era viva, e soprattutto che il suo serial killer non lo era più, mi fece sentire improvvisamente molto più in pace con il mondo.
Poi la voce di Morgan mi riportò alla realtà.
“Questa è una 9mm.” disse, sollevando l’arma con un fazzoletto bianco “E ce l’aveva in mano, il dito sul grilletto, un colpo alla testa. Sembrerebbe suicidio.”
La voce mi uscì strozzata e tremante “Sembrerebbe?”
“Non possiamo esserne certi.”
Morgan si alzò “Reid, dov’è Veronika?”
Per la prima volta in vita mia mi venne spontaneo mentire “In camera sua.”
Morgan mi guardò “Sei sicuro?”
Annuii “Certo, sicurissimo. Se vuoi torno di sopra a vedere.”
“Eh, è meglio se vai. E già che ci sei, se c’è, dalle la buona notizia.”
Tornai di sopra, chiedendomi come mai mi fosse venuto in mente di mentire così ai miei compagni. Era forse colpa di quella vocina così fastidiosa nel mio cervello, che mi diceva cose alle quali non volevo nemmeno pensare?
Entrai nella camera di Veronika e fortunatamente quella vocina maledetta si zittì; la ragazzina era nel letto, addormentata, abbracciata come sempre ai suoi peluche.
Accesi l’abat-jour e mi sedetti sul materasso accanto a lei.
“Veronika sono Reid, svegliati!”
Lei si mosse appena, poi socchiuse gli occhi e con voce assonnata disse “Reid? Che c’è, è ancora notte..”
Le sorrisi “Scusa se ti ho svegliata ma ho una splendida notizia da darti.”
Istintivamente lei si tirò su a sedere, e una gamba scoperta dal pigiama uscì dalle coperte “Davvero? Cos’è successo? C’entra Sanders vero?”
Ero talmente felice, una felicità spropositata per chiunque, figuriamoci per una persona così distaccata come me, che per esserlo di più avrei dovuto essere due persone. Così abbracciai Veronika forte, fortissimo, senza nemmeno dirle cos’era successo.
Mi separai da lei e una mia mano si appoggiò sulla sua gamba scoperta.
Era fredda. Molto fredda. Troppo fredda per essere rimasta scoperta solo per un minuto o due.
La vocina ricominciò ad urlare, questa volta nel silenzio più totale, mentre alzavo lo sguardo su Veronika e la ritrovavo a fissarmi spaventata.
Non le chiesi niente. Non mi disse niente.

L’unica cosa che fece fu abbassare lo sguardo, e fu anche la peggiore.

  
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